Nel 2007 Laura Coleman ha 24 anni. Si considera una ragazza normale ma si sente un po’ persa. Non sa il perché. Vive in Inghilterra. Ha una laurea in storia dell’arte. I suoi genitori sono psicologi. Ha una sorella e due fratelli, ognuno di loro è una persona di successo agli occhi di Laura. È single e lo è stata per la maggior parte della sua vita. Mangia e fuma quando è nervosa. E le capita spesso di essere nervosa. Laura sta attraversando un periodo di crisi personale. E così, dopo aver provato mille lavori diversi, senza mai trovarne uno che la soddisfi realmente, decide di partire per tre mesi in Bolivia, zaino in spalla. La speranza è che questo viaggio le permetta di trovare la sua strada, un po’ com’era successo a Elizabeth Gilbert, l’autrice di Mangia Prega Ama. Laura confida nel fatto che una volta tornata tutto le sarà più chiaro. Non solo avrà capito cosa vuole dalla vita ma sarà anche quel tipo di persona che pensa di voler essere: fiduciosa in se stessa, una futura moglie e madre, una donna in carriera la cui timidezza è ormai solo un ricordo lontano.
Dopo circa due mesi di viaggio, però, le cose non sono cambiate. Laura è sempre la stessa persona, con le stesse difficoltà di quando era partita. A questo si aggiunge anche la stanchezza di vivere tra un ostello e un altro, districandosi tra le varie “trappole” per turisti. Decide così di andare verso nord, in una di quelle località per turisti che tanto non sopporta. Ha letto che a nord c’è un posto in cui godersi la vita su un’amaca, guardando i delfini rosa di fiume e sorseggiando latte di cocco. Il pensiero la solletica ma una volta arrivata là si rende conto che la realtà è ben diversa. Passano così due settimane di solitudine in riva a un fiume fangoso dove di tutto quello che aveva letto non c’era traccia. Stanca e senza più voglia di proseguire il viaggio, si reca in un internet caffè per anticipare il suo volo di rientro in Inghilterra. Qui però qualcosa attira la sua attenzione. In un flyer legge che un’associazione animalista boliviana cerca volontari per prendersi cura degli animali selvatici salvati dal commercio illegale. Spinta più dal desiderio di non rinunciare al suo viaggio, decide di passare l’ultimo mese nel Santuario della fauna selvatica di Ambue Ari, un parco situato nella foresta amazzonica boliviana.