Guardando all’Europa nel 1944, con il secondo conflitto mondiale che sta mettendo a ferro e fuoco il continente ormai da quattro anni - e guardando ai regimi europei dei decenni precedenti, non si può fare altro che chiedersi come i governi – e quindi le società – siano giunti a tanto. Parliamo degli eventi che hanno portato alle grandi tragedie del Novecento, come le due guerre mondiali e l’olocausto: una progressiva riduzione delle libertà individuali che lascia di stucco. Com’è possibile, ci si chiede, che le cose siano scivolate di mano, che regimi brutali abbiano raggiunto la posizione di controllo, che i valori umani più basilari siano stati calpestati? Di sicuro, ci si risponde, è stato a causa di fattori fuori dal nostro controllo. Di sicuro, ci si dice, non era la volontà delle persone, a desiderare un regime totalitario. No: deve essersi trattato di un qualche fattore non controllabile.
Segue la domanda collaterale: come evitare che succeda lo stesso in futuro? Si parla, soprattutto in questi anni, di sensibilizzazione, di insegnamento della storia, di educazione civica. Eppure, lo spauracchio resta - soprattutto quando guardiamo all’ascesa in Europa dei partiti della nuova destra estrema.
L’idea è quella che la situazione che ha portato alla Seconda Guerra Mondiale abbia le sue radici nell’individualismo europeo: quello che nasce dall’antichità classica, che si riorganizza nel Cristianesimo e che dà origine, dopo gli anni bui del Medioevo, ai concetti dell’umanesimo e dell’uomo rinascimentale. È la trasformazione sociale: dalla rigidità dell’individuo che non può ribellarsi all’ordine costituito delle cose (nel Medioevo, infatti, l’individuo rientrava fin dalla nascita in una delle tre classi - contadini, soldati, preti - e lì rimaneva per tutta la vita), a quello che può almeno pensare - quando non addirittura scegliere - di dare una forma personale, individuale, alla propria vita. Con l’umanesimo infatti si apre la strada a tre forme di libertà: personale, politica ed economica. L’uomo può scegliere di andare “a bottega” da un artigiano, ad esempio, o di diventare un soldato di ventura. L’Europa moderna è questa: la liberazione dai vincoli della società a tre ordini, e la nascita di un uomo che può almeno sognare uno stile di vita differente.
Così si arriva, nel giro di trecento anni, al liberismo e alle regole della libertà che hanno pian piano informato ogni strato della società: ancora crude nell’Ottocento, ma con una buona prospettiva di miglioramento. La rivoluzione industriale, il concetto di salario, il boom delle città, ma anche il miglioramento delle condizioni igieniche, i primi passi della medicina moderna: ogni cosa permette all’individuo, sempre più, di “farsi la sua vita”. Il risultato è il Socialismo, un concetto di filosofia politica discusso e perfezionato soprattutto nella Germania di fine secolo: uno Stato, la Germania, i cui intellettuali godevano peraltro di grande rispetto in Europa.
la domanda che il socialismo si fa è questa: com’è possibile pianificare, dare una forma, piegare al bene di tutti, la grande libertà nata con il liberismo?