Riesci ad immaginare cosa significhi essere privato della tua libertà e della tua vita per un crimine mai commesso? Da un giorno all'altro, solo oscurità, rabbia e un profondo senso d'ingiustizia. La storia dell'autore, però, è anche una storia a lieto fine come poche. È una storia di speranza e di forza interiore. Come scopriremo a breve, le uniche colpe di Ray sono state l'essere nero e povero in uno degli stati più razzisti d'America.
Nel 1985, nel corso di due distinte rapine, vengono uccisi con arma da fuoco due manager di ristoranti. Poco importa che Ray stesse lavorando come magazziniere e ci fossero fogli di presenza a testimoniare il suo alibi. Per lo stato dell'Alabama, diventa subito colpevole. La polizia trova un'arma da fuoco a casa di sua madre e nel loro database risulta il suo nome, connesso a un furto d'auto avvenuto anni prima. Un errore di gioventù che gli era costato un breve periodo di prigione, in seguito alla sua piena ammissione di colpa. Ma in questo caso l'artefice degli omicidi non era lui. Tutti coloro che lo conoscevano lo sapevano benissimo. L'arma da fuoco della madre non era mai stata usata, aveva un alibi e le circostanze dei due omicidi portavano in tutt'altra direzione.
Ray verrà rilasciato e dichiarato innocente solo nel 2015, dopo 30 anni di battaglie legali contro i mulini a vento e una lunga agonia chiamata "braccio della morte". La sua autobiografia racconta questo pozzo di disperazione e come è riuscito a non mollare mai. Come dice il titolo, alla fine il sole splende. La speranza è l'ultima a morire.