In una società che celebra l’attività costante e il "fare di più", è fin troppo facile convincersi che il nostro valore sia direttamente proporzionale a quanto riusciamo a produrre. Questa convinzione spinge molte persone in una spirale di incessante produttività, dove il riposo viene visto non solo come un lusso, ma spesso anche come un segno di debolezza o addirittura di fallimento. Ci si ritrova così a vivere in uno stato di allerta perenne, che ci porta a ignorare i segnali d’aiuto che il nostro corpo ci invia. Nel tempo, si arriva a sacrificare il sonno, i momenti di svago e persino le relazioni più significative pur di "fare ancora di più". Questa è la mentalità della produttività tossica e ci porta a credere che ogni singolo momento della nostra giornata debba essere impiegato per raggiungere un obiettivo.
Il problema diventa ancora più serio quando l’ossessione per l’efficienza si infiltra in ogni aspetto della nostra vita. Un progetto nato dalla passione si trasforma in un’altra voce da spuntare nella to-do list. Una passeggiata diventa il momento ideale per smaltire le email arretrate, e persino il tempo con la famiglia si trasforma in un’occasione per fare networking. Questo approccio snatura profondamente il significato di benessere e cura di sé. La mente resta costantemente proiettata verso il prossimo compito o il prossimo traguardo, impedendoci così di vivere il presente e di recuperare le energie.