Essere felici è probabilmente l’obiettivo ultimo di ogni essere umano. Vivere un’esistenza piena, in pace con sé stessi e in armonia con gli altri, senza rimorsi o rimpianti, non è tuttavia una cosa scontata. Sarà capitato a chiunque, almeno in un momento della propria vita, di sentirsi paralizzato di fronte a degli ostacoli o intrappolato in abitudini nocive causa di disagio e sofferenza. Spesso, in momenti del genere, si è portati a cercare la causa di questi stati in cause esterne, quali possono essere il lavoro, il rapporto con la famiglia, le azioni delle altre persone o brutte esperienze passate. Ancora peggio, in molti casi subentra una certa rassegnazione che porta a esclamare frasi del tipo “È sempre stato così, è il mio modo di essere, non posso cambiare”. In questo modo si finisce con il credere, a torto, che la felicità sia qualcosa di irraggiungibile, perché non è possibile avere il controllo di tutti i fattori esterni che influenzano i nostri stati d’animo o il nostro carattere. L’idea di Wayne W.Dyer è che per quanto sia in effetti impossibile dominare ogni aspetto della vita, lavorando sulle nostre zone erronee possiamo reagire a qualsiasi cosa ci accade in modo costruttivo. Con il termine “zona erronea”, l’autore si riferisce in particolare a dei comportamenti autodistruttivi e ricorrenti assimilati nel corso della vita che intrappolano ognuno di noi all’interno di meccanismi disfunzionali. Uscire da queste zone erronee è un percorso che richiede consapevolezza e impegno, dal momento che esse rappresentano anche delle abitudini confortevoli in cui rifugiarsi. Esse permettono infatti al soggetto di scaricare le responsabilità su cause esterne, evitando così di rimettersi in gioco. Eppure la fatica di affrontare le zone erronee ci ripaga con una verità fondamentale: per uno spirito indipendente, la felicità è un obiettivo che dipende solo dal rapporto con il proprio sé e per questo è sempre raggiungibile.