Factfulness

Pensa a questa domanda: negli ultimi 20 anni, come è cambiata l'estrema povertà nel mondo? È raddoppiata, è rimasta stabile o si è quasi dimezzata? La risposta corretta è che si è quasi dimezzata. Eppure, pochissime persone lo sanno. Negli Stati Uniti, solo il 5% degli intervistati ha risposto correttamente, mentre nel Regno Unito la percentuale sale appena al 9%. Ma perché anche persone istruite e competenti sbagliano così clamorosamente queste valutazioni? La colpa è dei cosiddetti "megapregiudizi", cioè convinzioni profondamente radicate che deformano la nostra percezione della realtà globale. Uno dei più diffusi è l’idea di una frattura netta tra Oriente e Occidente, una mentalità da "noi contro loro" che divide il mondo tra paesi "sviluppati" e "in via di sviluppo". Questo schema obsoleto, però, ignora i profondi cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni.

Durante le sue lezioni, Hans Rosling ha incontrato molti studenti convinti che i Paesi orientali fossero ancora bloccati da tassi di natalità incontrollabili e da barriere culturali e religiose che impediscono il progresso. Un alunno una volta commentò: "loro non potranno mai vivere come noi." Ma chi sono esattamente "loro"? Il Giappone è ancora parte dell'Oriente arretrato? Le metropoli moderne come Città del Messico rientrano in questo "mondo in via di sviluppo"? Cina e India non stanno forse costruendo città all'avanguardia? Per capire il progresso reale, basta osservare un indicatore chiave: la mortalità infantile. Nel 1965, ben 125 Paesi registravano un tasso di mortalità infantile superiore al 5%, rientrando così nella categoria dei Paesi "in via di sviluppo". Oggi, quel numero si è ridotto a soli 13 Paesi.

Questi dati dimostrano quanto la vecchia divisione tra "Occidente e resto del mondo" non sia più valida. È tempo di aggiornare il nostro modo di vedere il mondo e abbracciare una visione più accurata e basata sui fatti, anziché su preconcetti superati.