Quando andiamo in pensione, cambia improvvisamente il nostro ruolo nel mondo. Bisogna costruirsi una nuova vita, capire come si vuole occupare il proprio tempo, reinventarsi. Tutto, intorno a noi e dentro di noi, si modifica inesorabilmente e ci costringe ad adattarci a una nuova realtà. Bisogna comprendere che il pensionamento non è un evento, ma un processo. Si tratta di un fenomeno molto più lungo e complesso di quanto pensiamo ed è giusto dedicargli un’attenta analisi. Il ricercatore Robert Atchley individua, in particolare, cinque fasi che una persona attraversa dopo aver lasciato il lavoro. La prima fase riguarda il prepensionamento: si lavora ancora, ma si è consapevoli di dover abbandonare presto e si cominciano a fare delle riflessioni su ciò che succederà. La seconda fase potrebbe essere definita come la luna di miele; si è liberi, ben contenti di non vivere più sotto stress e impazienti di fare cose nuove. Si viaggia, ci si dedica alla cura della casa, si fanno lunghe passeggiate. Lo step successivo prevede una sorta di disillusione: i giorni cominciano ad apparire vuoti, e ci si sente un po’ disorientati per aver perso un ruolo e una mansione precisa. Ci si rende conto, non senza un pizzico di ansia, che i soldi in uscita sono più di quanto ci si aspettava. Il penultimo passaggio riguarda il riorientamento. Ci si sente pronti a prendere una qualche direzione e ad attivarsi per portare avanti un progetto. Si fa qualche esperimento e si prende consapevolezza che è il momento di immaginarsi in altre vesti. L’ultima fase è quella della stabilità; ci si sente di nuovo produttivi e si raggiunge un buon equilibrio. Una nuova avventura, non priva di ostacoli, è appena cominciata.