Un tempo la tua attenzione era solo tua. Oggi non è più così. La nostra attenzione è stata trasformata in qualcosa che può essere monetizzato, scambiato, misurato. È entrata nell’economia come una risorsa preziosa, e le più grandi aziende del mondo hanno un solo obiettivo: prenderne il più possibile, ogni giorno.
Non si tratta solo di pubblicità. Esiste un intero sistema costruito per catturare il tuo sguardo e trattenerlo il più possibile. Ogni app, ogni notifica, ogni contenuto che scorre sullo schermo è progettato per richiamare l’attenzione come fosse una delle famose “sirene” di cui si parla nell’Odissea, solo digitale. E più resti all’interno di questo sistema, più dati produci e più altri ci guadagnano. Non è un caso se il tempo trascorso online è diventato uno degli indicatori di successo più importanti per le piattaforme: più attenzione riescono a trattenere, più valgono.
Quando l’attenzione diventa merce, viene trattata come qualcosa da manipolare, non da proteggere. E noi, spesso senza rendercene conto, ci adattiamo a vivere in funzione di chi riesce ad attirarla di più. Influencer, breaking news, meme, titoli allarmistici… tutto concorre a un’unica cosa, farsi notare. E se non riesci a farti notare, rischi di scomparire.
Per questo è utile iniziare a pensare all’attenzione in modo diverso. L’attenzione, infatti, oltre a essere una risorsa da proteggere, è anche un confine da tracciare. Ogni volta che scegli di ignorare una notifica o spegnere lo schermo, stai scegliendo a cosa destinare il tuo valore. Stai dicendo: “Decido io cosa merita il mio tempo”.
Capire come funziona questo meccanismo è il primo passo per poterlo rompere. Perché finché continuiamo a vivere come se l’attenzione fosse infinita, continueremo a regalarla a chi sa manipolarla meglio. E intanto perdiamo contatto con quello che ci interessa davvero.