Never Say You Can’t Survive

Se c’è una cosa che riesce a far superare, a moltissime persone, momenti di crisi e difficoltà è la possibilità di creare degli universi letterari paralleli in cui rifugiarsi. Riconoscere lo storytelling come un porto sicuro in cui lavorare sui propri sentimenti, una sorta di santuario per la propria mente è il primo passo per “archiviare” il mondo reale e potersi rifugiare nel molto più attrattivo mondo parallelo creato dalla propria testa e con le proprie parole.

Specialmente se si fa parte di un gruppo oppresso o marginalizzato, inserire un personaggio che fa parte del proprio gruppo di appartenenza ha una valenza politica ancor più forte di quel che ci si può aspettare. La rappresentazione in narrativa non è solo una questione accademica di giustizia, ma di sopravvivenza.

Sebbene la scrittura sia un’attività solitaria, si tratta anche di un modo per sentirsi connessi al mondo, di riconoscersi negli altri o semplicemente in un modo diverso rispetto a spendere dieci ore sui social media.

Il senso di comunità salverà le persone nella vita reale, ma le storie a proposito di comunità che uniscono le forze possono essere delle vere e proprie ancore di salvezza: le persone infatti hanno il potere di creare veri e propri mondi paralleli, dove i mostri sono spaventati dalle persone e non il contrario.