Tutti noi impersoniamo vari ruoli a seconda delle occasioni, grazie alla nostra innata capacità di sviluppare stili diversi, di adeguarci alle novità e di fare scelte creative.
Purtroppo, però, siamo abituati ad associare a determinate situazioni dei comportamenti specifici, a ritenerli appropriati e a non sentire il bisogno di cambiarli, cosa che impedisce di progredire - per esempio - nella leadership.
Da adulti, quando ci viene chiesto di fare qualcosa che non abbiamo mai fatto prima, quando abbiamo bisogno di andare oltre le nostre attuali capacità, spesso abbiamo paura di provare, ci fermiamo e un enorme potenziale va perduto. Quando facciamo qualcosa di nuovo e usciamo dalla zona di comfort, ci esibiamo in una performance come “chi siamo” e “chi non siamo” allo stesso tempo.
I bambini sono soliti interpretare ruoli quando giocano, è il loro modo di esprimere l’immaginazione. Nessuno di loro sente il bisogno di chiedere: "Ero convincente nel ruolo di Superman?"
Non c'è nulla di giusto o sbagliato: è soltanto il modo naturale in cui noi esseri umani esprimiamo la nostra immaginazione, essendo chi siamo e chi non siamo contemporaneamente. Il segreto è proprio nella capacità di interpretare un ruolo mantenendo intatta la nostra autenticità.
Il concetto di essere nello stesso momento chi siamo e chi stiamo diventando si basa sullo studio dello psicologo sovietico Lev Vygotsky, che analizzò tra il 1920 e il 1930 la lingua e il gioco dei bambini in quanto elementi fondamentali nello sviluppo delle capacità di apprendimento. Come animali sociali, secondo Vygotsky, siamo forzati a crescere tramite le nostre tradizioni, sulla base dell'ambiente, del sesso, dei retroscena sociali e familiari insieme ai bambini che fanno parte della stessa comunità. Smettiamo di crescere, secondo lui, quando smettiamo di prendere parte a spettacoli che ci incoraggiano ad essere un palmo più alti di quello che siamo. In altre parole, crescendo ci si trova a ripetere degli schemi prestabiliti senza superare i limiti delle aspettative, interpretando passivamente i nostri ruoli.
Diventiamo degli esperti nell'essere chi siamo e ci teniamo alla larga da comportamenti che potrebbero metterci in difficoltà: sbagliare, sperimentare, mostrarsi sciocchi. Sul lavoro, ancor più spesso, veniamo spesso spinti ad auto-definirci in senso ancor più stretto, sotto etichette che ci classificano e nello stesso tempo ci limitano.