Nella nostra società la compassione verso sé stessi è molto rara. Ci si dimostra comprensivi e amorevoli con gli altri, ma con noi stessi siamo spesso spietati. È come se ci sentissimo in dovere di rimproverarci e pretendere il massimo; mentre l’atto di perdonarci, o di essere morbidi nei confronti dei nostri sbagli ci fa sentire menefreghisti o superficiali. Ma questo atteggiamento rigido, irreprensibile nei nostri confronti ci fa solo male. Crea tensione e ansia nelle nostre vite. Per questo ognuno di noi dovrebbe lavorare su se stesso per sviluppare gentilezza e compassione nei propri confronti. Sì, ci si può lavorare. L’amorevolezza indirizzata alla propria persona non è un dono innato, che alcuni di noi ricevono alla nascita. L’amorevolezza è una capacità. Possiamo crearla dentro di noi, farla nostra. E da quel momento le cose saranno molto più facili.
Se ci pensiamo , l’autocompassione è la cosa più naturale e facile del mondo. Per dimostrare la veridicità di questa affermazione facciamo un esempio concreto: siamo in cucina e stiamo tagliando delle verdure. A un certo punto ci distraiamo e ci facciamo un taglietto sul dito. Qual è la prima cosa che facciamo? Disinfettiamo la ferita e ci mettiamo un cerotto. Non esitiamo nemmeno un secondo a farlo. Non stiamo a rimuginare sul fatto che ci siamo auto medicati. Lo facciamo e basta. Perché è giusto. Ecco, perché non dovrebbe succedere la stessa cosa quando la sofferenza, invece che fisica, è emozionale? Se avvertiamo una sensazione negativa, brutta, la respingiamo, la rifiutiamo, non ci autorizziamo a provarla. Invece di prenderci cura di noi stessi in un momento di sofferenza, ci sentiamo in colpa, vogliamo scacciare quel sentimento. Lo trattiamo come un nemico esterno. Ma questo atteggiamento di resistenza e opposizione non fa che amplificare i sentimenti che ci danno fastidio. E così ci troviamo presto in un vortice di negatività e pessimismo. Quello che dovremmo fare invece è gestire questi momenti nel modo in cui gestiamo un taglietto al dito: accettiamo ciò che è successo e, con amorevolezza, ci prendiamo cura di noi.