Un uomo che nella prima parte della sua esistenza non si è distinto per particolari meriti, né ha mostrato spiccate inclinazioni, mentre nella seconda ha accentrato così tanto potere nelle sue mani da influenzare le sorti di un continente intero. Lo storico britannico Ian Kershaw, tra i massimi esperti mondiali del Nazismo, ha esplorato a lungo la figura di Hitler, alla quale ha dedicato molti studi e opere. Hitler e l’enigma del consenso ricostruisce la catena di eventi che ha portato alla sua ascesa in Germania, attraverso la conquista delle masse e delle élite. Trovi questo libro su 4books, nella nostra raccolta di pillole che condensano in 20 minuti i migliori manuali e saggi su sociologia, psicologia, crescita personale e tanti altri argomenti di grande interesse.
Ascesa e declino del fondatore del nazismo 29 minHitler e l'enigma del consenso
Hitler e l’enigma del consenso: la recensione del libro di Ian Kershaw
Nato in una cittadina austriaca nel 1889, Adolf Hitler si spostò a Vienna dopo l’adolescenza, con l’intenzione di studiare all’Accademia di arti grafiche, dove però fu rifiutato per due anni di seguito. Non riuscì a entrare neppure nell’esercito, ma si arruolò da volontario allo scoppio della Prima guerra mondiale. Non aveva particolari talenti e propensioni, non arrivava da nessuna delle famiglie e degli ambienti che per tradizione ricoprivano importanti incarichi politici: proprio per questo, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, è stato oggetto di approfonditi studi che hanno cercato di spiegarne l’ascesa. Il marxismo ha visto nel suo potere l’espressione dei gruppi finanziari e reazionari tedeschi, il liberismo ha letto invece il Terzo Reich come una tirannia personale; altri approcci lo hanno definito un “dittatore debole” oppure hanno considerato il Reich come espressione delle idee hitleriane.
L’autore Ian Kershaw appoggia una visione in cui Adolf Hitler si configura come esempio di “potere carismatico”, una definizione con la quale Max Weber indicava una forma di potere instabile, fortemente legata a eventi esterni sfavorevoli.
I punti cardine della Weltanschauung hitleriana e la conquista del potere
La visione di Hitler era fondata su tre punti: l’antisemitismo, l’idea che la storia fosse una lotta tra razze e il bisogno per la Germania di conquistare lo “spazio vitale” in cui espandersi e prosperare. Divulgate attraverso il suo libro Mein Kampf ma anche nei comizi, fecero breccia nel cuore delle masse grazie alla propaganda e arrivarono poi a conquistare anche alcuni membri delle élite, senza il cui supporto Hitler non avrebbe mai potuto raggiungere il potere. All’interno del Partito nazionalsocialista, pian piano egli divenne il simbolo carismatico del futuro, di una nuova nazione che avrebbe trionfato. Contemporaneamente, il nazionalismo di configurò sempre più come un movimento violento.
La conquista del potere nel 1933
Nel 1933 Hitler divenne cancelliere e l’anno successivo, dopo la morte del presidente tedesco Hindenburg, i militari giurarono fedeltà al Führer, segnando un punto di non ritorno nella storia della Germania. Da quel momento in poi, Hitler usò ogni mezzo a sua disposizione per raggiungere gli scopi a lungo propagandati, per esempio attraverso le leggi razziali contro gli ebrei o con l’annessione dell’Austria. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, Hitler poteva contare su una serie di collaboratori fidati e delle SS, che lo avrebbero seguito anche nel tentativo di realizzare la “soluzione finale”, ovvero lo sterminio totale degli ebrei.
Il potere carismatico di Hitler mostrò il suo vero volto man mano che gli eventi si susseguivano e le forze alleate guadagnavano terreno su quelle tedesche. La forza distruttiva del Reich, del resto, si era scatenata fin da subito sia all’esterno che all’interno della stessa Germania, con il tentativo di epurazione di tutte quelle componenti non ariane e considerate inferiori nella società. Anche Hitler fu in qualche modo risucchiato dal vortice: sempre più paranoico e distaccato dalla realtà, trascorse gli ultimi due anni di guerra chiuso nel suo bunker. Sebbene la sua autorità non fu mai messa in discussione e la maggior parte degli uomini gli restò fedele fino alla fine, nel loro rapportò pesò senza dubbio il fatto che tutti i suoi collaboratori erano stati complici di terribili violenze e atrocità, e che quindi non avrebbero mai potuto tirarsi indietro.
Ascesa e declino del fondatore del nazismo 29 minHitler e l'enigma del consenso
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