Intelligenza emotiva: cos'è e perché è così importante in psicologia

Impara a governare le tue emozioni con l'intelligenza emotiva per trasformare te stesso e le tue relazioni

Nel nostro mondo, costantemente connesso, ma anche, a volte, estremamente distaccato, l’intelligenza emotiva fa la differenza nelle relazioni così come nel lavoro: ecco le cose da sapere

Il termine “intelligenza emotiva” può suonare un po’ strano se non si ha familiarità con il concetto: se le emozioni sono la parte più “incontrollabile” dell’essere umano com’è possibile razionalizzarle e com’è possibile che esista una sorta di intelligenza che le controlli? 

Per intelligenza emotiva si vuole intendere e definire quella capacità di creare un equilibrio, un’armonia tra quelle che sono le decisioni della mente e quelle che sono le scelte del cuore: in altre parole di fare un uso intelligente delle emozioni, gestendole nel miglior modo possibile.

Saper riconoscere e dare un nome alle emozioni che quotidianamente proviamo e che guidano le nostre decisioni e le nostre giornate è fondamentale per poter dare significato a quello che accade, non solo attorno a noi ma anche (e soprattutto!) dentro di noi.

In estrema sintesi l'intelligenza emotiva è la capacità di comprendere gli altri oltre che se stessi; usare e gestire le proprie emozioni per alleviare lo stress con un approccio positivo; comunicare in maniera efficace; entrare in connessione empatica con gli altri; superare le sfide che ci troviamo davanti e saper disinnescare i conflitti. 

Di seguito esploreremo insieme le sei cose da sapere per poter usare la propria intelligenza emotiva a proprio favore nella vita di tutti i giorni e, soprattutto, allenarla per riuscire a rendere più semplici le relazioni interpersonali in qualsiasi situazione.



Il valore dell’intelligenza emotiva

 "La fiducia, come l'arte, non viene mai dall'avere tutte le risposte, ma dall'essere aperta a tutte le domande". - Earl Grey Stevens

Bisogna sempre tenere a mente che le emozioni possono arrivare a occupare il sedile del conduttore, quando si tratta del comportamento umano. Le emozioni hanno un impatto non indifferente sulle persone e imparare a gestirle (sia le nostre che quelle altrui) è fondamentale per poter vivere una vita migliore.

Il punto di partenza è quindi quello di mentalizzarsi come esseri umani in possesso dei propri stati mentali oltre che emotivi, così come tutte le altre persone che ci circondano. L’intelligenza emotiva però non serve solo per avere delle migliori relazioni interpersonali, ma anche per perseguire in maniera efficace i propri obiettivi sul piano interiore, connettendosi con i propri sentimenti. 

Ci sono studi che si contraddicono tra loro: alcuni suggeriscono infatti che si tratti di una caratteristica che può essere appresa e rafforzata, mentre altri sostengono che si tratti di una caratteristica con cui ci si nasce e non c’è altro modo di “allenarla”.


Da dove arriva il concetto di intelligenza emotiva

Il principio fondamentale della vita sociale: le emozioni sono contagiose”. – Daniel Goleman 

Il concetto di intelligenza emotiva è stato introdotto per la prima volta dai professori Peter Salovey e John D. Mayer che, nel 1990, ne parlarono nel loro articolo “Intelligenza emotiva”, sulla rivista “Imagination, Cognition and Personality”.

Nel loro articolo i due esperti intendevano l’intelligenza emotiva come “la capacità di controllare i sentimenti e le emozioni proprie e altrui, distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”.

Cinque anni più tardi lo psicologo e giornalista scientifico Daniel Goleman pubblica il libro che è diventato una lettura obbligata quando si affronta il tema: “Intelligenza emotiva: che cos’è e perché può renderci felici”, rendendolo un tema molto più noto sia sul piano sociale che sul piano professionale.


L’intelligenza emotiva secondo Goleman

"Il cervello emotivo risponde a un evento più rapidamente del cervello pensante". - Daniel Goleman

Secondo Goleman l’intelligenza emotiva è il frutto dell’unione di competenze fondamentali per il nostro benessere, sia personale che sociale: chi possiede queste capacità fondamentali è più incline a instaurare migliori rapporti sociali e mantenere un livello di autostima elevato, frutto della soddisfazione che prova per la sua situazione.

L’autore ha sviluppato una struttura di cinque componenti chiavi fondamentali per spiegare cosa sia l’intelligenza emotiva, insieme a una serie di abilità che possono essere migliorate e sviluppate, così da permettere a chiunque di diventare emotivamente più intelligente.

I cinque pezzi del “puzzle” che compongono l’intelligenza emotiva secondo Goleman sono: 

  1. Autoconsapevolezza
  2. Autoregolamentazione
  3. Motivazione
  4. Empatia
  5. Abilità sociali



Come esercitare la propria intelligenza emotiva

"Chi non capisce uno sguardo, non capirà nemmeno una lunga spiegazione". - Proverbio arabo

Uno degli esercizi “base” per poter allenare la propria intelligenza emotiva è sicuramente quello di iniziare a descrivere cosa succede dentro di noi quando iniziamo a provare determinate emozioni. È importante provare a identificare almeno un evento scatenante per ogni emozione, così come definire se è un evento oggettivo o se è soggettivo. Il secondo step è quello di descrivere il più accuratamente possibile quello che succede al nostro corpo come risposta all’emozione che stiamo provando.

Teniamo sempre a mente che alcuni eventi possono essere più complessi di altri e scatenare emozioni dai confini meno delineati: non importa se non si riesce a rispondere alle domande; si può passare a un altro evento da analizzare, così da poter continuare l’allenamento.

Un altro approccio allo stesso esercizio per l’intelligenza emotiva può essere quello di ascoltare della musica mentre si fa lo sforzo di descrivere accuratamente le emozioni che si provano (o che si sono provate). La musica è uno stimolo sonoro complesso che può suscitare una vasta gamma di risposte emotive, dalle diverse intensità e spesso decisamente complesse.



L’importanza dell’intelligenza emotiva nella vita di coppia: il lavoro di Gottman

"Prenditi cura delle tue emozioni e non sottovalutandole mai". - Robert Henri

Quando si tratta di relazioni di coppia, una buona intelligenza emotiva adeguatamente sviluppata e fondata sull’attenzione all’altro e sull’abilità di comprendere i sentimenti altrui, rappresenta un elemento preziosissimo e fondamentale per costruire e mantenere un rapporto positivo e in costante crescita positiva.

Nel libro “Intelligenza emotiva per la coppia”, John Gottman, dopo aver studiato 650 coppie nel suo laboratorio d’amore di Seattle (tutti gli incontri sono stati filmati, registrati e analizzati e, durante le conversazioni delle coppie sono stati misurati molti dei loro parametri fisiologici, come ritmo cardiaco, tensione arteriosa e alcune funzioni del sistema immunitario) , ha messo in evidenza tutta una serie di fattori chiave utili e alla base dell’individuazione del modo di costruzione di una relazione emotivamente positiva. Nei suoi anni di osservazione l’autore ha infatti riscontrato una notevole regolarità negli schemi disfunzionali delle coppie in crisi nei momenti di conflitto, che conducevano quasi sempre a una rottura o a un divorzio.

Il lavoro di Gottman non si limitava però solo ai primi incontri: l’autore e la sua équipe hanno rintracciato gli elementi negativi ricorrenti per cercare di stabilire se è possibile (e fino a che punto!) prevedere la riuscita o il fallimento di una relazione romantica, di coppia. 



La differenza tra empatia e intelligenza emotiva 

Abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente. Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale”. – Daniel Goleman 

L’empatia è la capacità di descrivere le emozioni e di saperle esprimere nella relazione con un’altra persona; nei fatti l’empatia coincide con il sapersi mettere nei panni degli altri in maniera spontanea, percependo quelli che sono i moti e i cambiamenti del loro animo, per accoglierli e non per contrastarli o usarli a nostro favore.

Essere empatici invece, da un punto più squisitamente psicologico, significa partecipare agli stati d’animo delle persone che ci circondano, sia quando sono positivi sia quando sono negativi. Si tratta di un elemento di comprensione essenzialmente emotiva, ben diversa da quella logico-razionale: mentre la prima si basa sul sentire quello che l’altro sente e avvicinarsi così al suo stato mentale e d’animo, la seconda è molto più “fredda” e distaccata, rimanendo sul piano intellettivo e non emotivo, molto più diretto e coinvolgente.

L’intelligenza emotiva prevede sì la capacità di esprimere e riconoscere le emozioni, ma aggiunge anche la particolarità di saper leggere gli altri a partire dall’introspezione della propria emotività. Questa introspezione porta a poter fare collegamenti sia tra emozioni diverse tra loro che anche provate da persone distanti da noi. Saper riconoscere il minimo comun denominatore tra emozioni a una prima occhiata non collegate tra loro è un esempio di intelligenza emotiva che permette poi di riconoscere suddetto minimo comun denominatore anche quando le emozioni diverse tra loro sono provate da qualcun altro.

L’empatia però non è semplicemente un’interpretazione “accademica” di quello che succede nella mente dell’altro: non si tratta di un “compitino a casa”, ma un approccio alla vita che permette di andare oltre la superficie concreta e reale del racconto di qualcuno attorno a noi, riuscendo a coglierne il vero “nocciuolo”, la vera anima… del resto non sono le emozioni proprio il linguaggio dell’anima?