La vita di Kobe Bryant: cosa ci ha lasciato Black Mamba

La biografia fondamentale da conoscere per scoprire la mentalità che ha permesso a Kobe Bryant di diventare una vera e propria leggenda, del basket e della vita

La vita di Kobe Bryant è uno degli esempi più lampanti di come capire l’importanza del duro lavoro quotidiano aiuti a raggiungere la grandezza e di come sia fondamentale acquisire una mentalità orientata all’eccellenza in qualsiasi ambito per riuscire a ottenere quello che si desidera e per cui si lavora con costanza. La sua tragica scomparsa, il 26 gennaio 2020, in un incidente in elicottero a Calabasas, in California, ha significato un durissimo colpo anche per tutti i suoi fan sparsi per il globo.

Bryant non solo è stato uno degli atleti più affermati e celebrati di tutti i tempi: il suo successo ha attraversato diversi ambiti, non limitandosi a raggiungere l’eccellenza nella pallacanestro. La lettera con cui annunciò il proprio ritiro dal basket nel 2015 è diventata, nel 2017, un cortometraggio animato, “Dear Basketball”, che ha vinto l’Oscar come miglior cortometraggio d’animazione nel 2018. Il cestista di Filadelfia è stato il primo sportivo in assoluto a ottenere la statuetta dorata.

“Figlio d’arte” dell’ex giocatore NBA Joe Bryant (e nipote da parte di madre di Chubby Cox, anche lui giocatore di basket), ha trascorso la sua carriera ventennale come cestista dei Los Angeles Lakers: a 18 anni è stato il giocatore più giovane del campionato, il primo nella storia dell’NBA a giocare almeno 20 stagioni. I premi che ha vinto sono stati tantissimi (e meritatissimi), ma solo per nominarne qualcuno ricordiamo i cinque campionati NBA, due medaglie d’oro olimpiche, quattro premi MVP All-Star Game e diciotto selezioni All-Star.

Il soprannome che si scelse, “Black Mamba”, proviene dal film “Kill Bill: Volume 2”, dove appare il mamba nero, un serpente a cui si sentiva di somigliare, sia per quello che riguardava il modo di giocare che il modo di agire. 

Come giocatore di basket ha ammesso di essersi ispirato allo stile di gioco e alla mentalità di Michael Jordan, al punto che lo stesso Jordan si è complimentato con lui per la sua carriera, sostenendo di “aver rivisto in Bryant molto di se stesso”. 

Bryant è stato d’ispirazione per molti cestisti: Kevin Durant, Dwayne Wade e Derrick Rose lo hanno definito come il Michael Jordan della loro generazione. LeBron James ha più volte ammesso di essersi ispirato a lui, volendo diventare come il Black Mamba all’inizio della carriera. Ma l’influenza di Kobe non si ferma solo al mondo del basket: è stato d’ispirazione anche per molti altri sportivi, tra cui Roger Federer, Neymar e Serena Williams.

La vita di Bryant lo ha portato a vivere e crescere (anche sportivamente) in Italia, tra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e infine in Emilia Romagna, dove ha imparato i fondamentali europei e dove ancora adesso continua a influenzare la carriera sportiva di tantissimi giovani talenti grazie alla sua Kobe Academy. Quando si parla del Black Mamba si parla di uno tra gli sportivi più riconosciuti a livello mondiali, con una delle carriere tra le migliori dello sport professionistico: anche per questo è stato inserito tra i membri del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame.

La sua vita privata (e sentimentale, ancor più nello specifico) è stata movimentata quasi quanto la sua carriera sportiva: si sposò nel 2001 con Vanessa Laine, a 22 anni e anche se il rapporto tra i coniugi non è stato sempre idilliaco (complici i numerosissimi tradimenti di Kobe e l’accusa di stupro del 2003) nel 2014 la procedura di divorzio iniziata da Vanessa nel 2011 venne annullata e i due ritrovarono un equilibrio. Kobe è diventato padre quattro volte: di Natalia Diamante, di Gianna Maria-Onore (deceduta con lui nell’incidente del 2020), di Bianka Bella e di Capri Kobe.

Su 4books potrai conoscere meglio la storia del campione della pallacanestro leggendo la sua biografia “The Mamba Mentality”.


The Mamba Mentality

Kobe Bryant è stato uno dei più grandi giocatori di basket di tutti i tempi. "Black Mamba" in questo libro (il soprannome con cui fu ribattezzato Bryant) racconta le sfide lanciate a se stesso e ai compagni, i retroscena della preparazione alle partite, il rapporto con i maestri, lo studio maniacale degli avversari, la volontà di rinascere ogni volta più forte dopo gli infortuni e i motivi per cui per lui perdere non è mai stata un'opzione.