01. Una panoramica sui fattori che generano ansia e stress sul lavoro
Negli ultimi anni l’attenzione al benessere sul posto di lavoro è cresciuta molto, tanto che ogni azienda che vuole raggiungere un buon livello di produttività non può fare a meno di prendersi cura del benessere psicologico dei propri dipendenti.
L’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro ha identificato alcune delle cause che più di frequente generano ansia e stress sul lavoro.
Tra queste troviamo:
- carichi di lavoro eccessivi;
- salari bassi;
- fobia sociale;
- paura di sbagliare e del fallimento;
- precario equilibrio vita-lavoro;
- scarse opportunità di crescita o avanzamento di carriera;
- richieste contrastanti e mancanza di chiarezza sui ruoli;
- scarso coinvolgimento nei processi decisionali;
- gestione inadeguata dei cambiamenti organizzativi o precarietà del lavoro;
- comunicazione inefficace, mancanza di sostegno da parte dei colleghi o dei superiori;
- manager tossici;
- molestie psicologiche e sessuali, violenza.
Oltre a questi elementi, anche la personalità individuale può avere un impatto sullo stress lavoro-correlato.
Nella categoria dei fattori soggettivi rientrano ad esempio:
- propensione all’ansia;
- scarsa autostima;
- strategie di coping (ovvero di fronteggiamento dello stress) inadeguate;
- scarso supporto sociale;
- incapacità di staccare dal lavoro.
Su 4books puoi trovare diversi approfondimenti che ti aiuteranno a trasformare lo stress in risorsa. Ad esempio l’analisi del libro di Kelly McGonigal “Il lato positivo dello stress”.
Vediamo ora nel dettaglio le tre grandi categorie di fattori in grado di provocare ansia: fattori soggettivi, fattori legati all’ambiente lavorativo, fattori legati al contesto socio-culturale.
Come gestire lo stress e trasformarlo in un punto di forza
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Il Lato Positivo dello Stress
02. Fattori individuali che generano ansia sul lavoro e come gestirli
Tra i fattori soggettivi che generano ansia sul lavoro è possibile annotare:
- caratteristiche di personalità;
- scarso senso personale di autoefficacia;
- strategie di coping.
Ognuno di noi ha una propensione maggiore o minore a sviluppare ansia sul luogo di lavoro. Ciò dipende da alcuni aspetti di personalità (come la predisposizione all’ansia) e dagli atteggiamenti individuali. Un aspetto importante riguarda ad esempio il coping, ovvero l’insieme di strategie che mettiamo in atto per affrontare una situazione ansiogena o stressante.
Prendiamo due situazioni tipicamente in grado di generare ansia sul posto di lavoro: la possibilità di perdere il posto e il sovraccarico lavorativo. Di fronte al sovraccarico lavorativo la persona può iniziare a lavorare più del dovuto, sentirsi stressata e “con l’acqua alla gola”. Strategie di coping inefficaci in questo caso sono lavorare oltre l’orario stabilito, saltare i pasti e non dormire a sufficienza. Strategie di coping adeguate includono invece: programmare gli impegni per priorità, cercare di rimanere focalizzati sul compito senza distrarsi, delegare e chiedere un supporto nello svolgimento delle mansioni.
Se invece il posto di lavoro è precario, la strategia più efficace è iniziare a cercare altre opzioni e rinnovare le proprie competenze, invece di ignorare il problema.
L’ansia è il nostro sistema di allarme e come tale ci segnala potenziali pericoli e minacce. In tal senso, cercare di eliminarla potrebbe essere un obiettivo poco funzionale. Molto meglio tentare di regolarne l’intensità, magari con l’aiuto di uno psicologo.
Fattori ambientali che generano ansia sul lavoro
In alcuni contesti lavorativi anche persone meno propense all’ansia possono percepire un forte stress. È il caso di ambienti governati dai manager “tossici”. I manager tossici sono persone con stili di leadership autoritari, rigidi e inflessibili, con poca sensibilità e scarsa empatia verso i propri collaboratori. In genere questi leader:
- sono poco disposti al confronto;
- evitano di assumere responsabilità;
- hanno un atteggiamento ostile;
- fanno favoritismi.
Altro elemento di contesto in grado di provocare ansia sul lavoro è quello del mobbing, una pratica sistematica di bullismo tra dipendenti della stessa azienda (o tra superiore e dipendente) che può generare assenteismo, turnover del personale e dimissioni da parte di chi lo subisce.
03. Le conseguenze dello stress-lavoro correlato sulla salute
Le persone che sperimentano ansia sul luogo di lavoro rischiano di sviluppare sintomi su quattro livelli: cognitivo, emotivo, comportamentale e fisiologico.
Dal punto di vista cognitivo, si può verificare un calo dell’autostima e dell’autoefficacia. La persona stressata a causa del lavoro può iniziare a sviluppare ansia e, viceversa, chi è più ansioso può sperimentare un notevole stress se l’ansia si presenta con frequenza. Inoltre, la difficoltà nel mantenere l’attenzione porta a minore produttività e un aumento degli errori.
A livello fisiologico lo stress e l’ansia si possono manifestare con tachicardia, pressione alta, difficoltà respiratorie e tensione muscolare.
A livello emotivo le persone ansiose o stressate possono percepire di non avere più energie, sentendosi svuotate, affaticate o demotivate. Altre manifestazioni dello stress a questo livello sono irritabilità, rabbia e sintomi di depressione. Porre attenzione a questi segnali è importante per evitare il burnout, la sindrome da esaurimento emotivo di cui abbiamo parlato nell’analisi del libro di Emily e Amelia Nagosky. Nel libro, le due autrici raccontano come mai questa sindrome colpisca in modo diverso le donne e forniscono indicazioni utili per uscire dal circolo dello stress.
I comportamenti di un soggetto molto stressato sul lavoro si contraddistinguono per disimpegno, scarsa costanza, calo delle prestazioni lavorative, dipendenze da alcolici o fumo e ostilità. Infine, anche il ritiro sociale - sebbene più difficile da notare durante una pandemia - può essere un comportamento tipico di persone stressate dal lavoro.
Come uscire dal circolo dello stress
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Burnout
04. L’importanza dei fattori socio-culturali nel generare ansia e stress
Quando si parla di ansia sul lavoro, oltre alle caratteristiche individuali e quelle tipiche della specifica azienda, sono cruciali gli elementi sociali e culturali. Le differenze di genere in questo senso hanno un peso rilevante. Da tempo è nota ad esempio la questione del gender gap che vede gli uomini avvantaggiati nella retribuzione ricevuta.
Come se non bastasse, grazie a social network professionali come LinkedIn, sono tristemente note le storie di molte donne penalizzate dal proprio genere. La possibilità di una gravidanza ad esempio scoraggia i datori di lavoro, portandoli a preferire collaboratori di sesso maschile in fase di selezione. Questi temi mettono spesso una donna di fronte a decisioni da “dentro o fuori”, che possono generare una forte ansia e vissuti depressivi.
Lo stesso discorso vale per etnia, appartenenza religiosa e disabilità, che a volte - in maniera più o meno consapevole - orientano le scelte dei selezionatori.
05. Lo stress lavorativo è anche dovuto alla pandemia
La pandemia da Coronavirus ha generato nuovi problemi per tutti i lavoratori. Da un lato le chiusure dovute al lockdown hanno portato a migliaia di licenziamenti, dall’altro chi ha continuato a lavorare ha dovuto adeguarsi al lavoro da casa. Lo smart-working è praticamente diventato la norma, diffondendosi ovunque fosse possibile. Ciò ha posto le persone di fronte a nuove sfide.
I principali problemi di ansia sul lavoro insorti con la pandemia, o aggravati da essa, sono legati soprattutto a tre fattori:
- l’equilibrio vita-lavoro;
- il “super-lavoro”;
- la paura di perdere il posto o di non trovare un nuovo impiego;
- l’assenza di socialità.
Mantenere equilibrata la bilancia tra vita e lavoro può essere complicato durante una crisi globale. Lavorare da casa è complicato per diverse ragioni. Spesso gli spazi non sono adeguati, sono troppo rumorosi o poco illuminati. La connessione di casa può essere scadente o insufficiente per più persone. Le sedie possono essere scomode e provocare dolori muscolo-scheletrici. Come se non bastasse, in molti si trovano a dover gestire tutto il giorno bambini o adolescenti in didattica a distanza (DAD)… Insomma la quota di stress giornaliera a volte diventa davvero eccessiva.
Il lavoro da casa però non ha solo lati negativi. Può favorire infatti una maggiore integrazione tra vita lavorativa e tempo dedicato a se stessi e alla famiglia. Non doversi recare in ufficio permette di svegliarsi con più calma e riservare maggiore spazio per pasti più sani. Inoltre, non dover fare più i pendolari consente di avere più tempo libero.
06. Facciamo valere il diritto alla disconnessione
Lavorando da casa a volte è difficile delimitare i confini tra lavoro e vita privata. Sentiamo di dover essere sempre disponibili, pronti a rispondere a messaggi e telefonate anche a tarda sera e nel weekend e alla fine ci sentiamo comunque esausti.
Alcuni esperti di benessere e nuove tecnologie hanno parlato di “on-life”. Essere on-life significa che l’online è diventato pervasivo nelle nostre vite e ci sentiamo in colpa o poco onesti se decidiamo di non rispondere al telefono e ai messaggi di colleghi e collaboratori.
Per contrastare questa causa di ansia e stress si parla di “diritto alla disconnessione”, ovvero la definizione di momenti della giornata in cui possiamo scegliere di non rispondere a e-mail, telefonate e messaggi da parte dei datori di lavoro.
Questo diritto andrà sempre più rafforzato nel tempo e, gradualmente, dovrà essere garantito da ogni azienda.
07. Nei contesti lavorativi non si parla di ansia
Una ricerca dell’American Psychological Association (APA) sui lavoratori statunitensi ha elencato i motivi per cui le persone non parlano di ansia ai propri colleghi o superiori:
- timore di essere etichettati come deboli;
- paura della reazione dei manager;
- idea che la propria ansia venga considerata un difetto;
- paura di essere presi in giro o non compresi;
- paura di non poter ricevere eventuali promozioni.
08. Le persone affrontano lo stress sul lavoro in modi diversi
La ricerca dell’APA citata nel paragrafo precedente ha rilevato anche le principali strategie scelte dai lavoratori per affrontare ansia e stress. Tra queste, le più comuni erano:
- bere più caffè (31%);
- fumare sigarette (27%);
- fare più esercizio fisico (25%);
- assumere farmaci ansiolitici (23%);
- consumare alcolici (20%).
09. Combattere l’ansia al lavoro si può e si deve fare
Alcune strategie sono più efficaci di altre nel combattere lo stress legato al lavoro. Vediamo quelle consigliate dagli psicologi del lavoro.
- Monitora i fattori stressanti. Prendi appunti per qualche settimana. Cerca di capire quali sono gli elementi che ti provocano maggiore ansia. Nel tempo vedrai che alcune preoccupazioni sono ricorrenti, mentre altre sono momentanee e si dissolvono da sole. Registra i tuoi pensieri, le tue emozioni e i comportamenti. Come hai affrontato la situazione ansiogena?
- Sviluppa risposte sane. L’attività fisica è un’ottima scelta per gestire lo stress. Anche coltivare hobby e passioni può essere di aiuto. Prenditi del tempo da dedicare ad attività piacevoli e distraenti. Inoltre, dormire bene in modo regolare è importante per una gestione efficace dell’ansia. Limita l’assunzione di caffè e l’uso eccessivo di videogiochi, tablet, smartphone e tv prima di dormire.
- Stabilisci dei confini. Dato che siamo sempre online, è facile passare più tempo del necessario inviando e-mail e messaggi. Stabilisci limiti chiari tra vita privata e lavorativa. Potresti ad esempio seguire la regola di non rispondere alle email dopo le 19, o quella di non guardare il telefono durante i pasti.
- Prenditi del tempo per recuperare le energie. Saper tornare allo stato di equilibrio precedente alla situazione stressante è fondamentale per evitare il burnout. Il burnout è il risultato dello stress cronico, che porta a esaurimento psicofisico e disinvestimento dal lavoro. Di tanto in tanto è importante disconnettersi. Passare del tempo lontano dal lavoro e rilassarsi. Se hai ferie a disposizione, usale. Coltiva le attività e gli interessi extra-lavorativi.
- Impara a rilassarti. A volte, pur riuscendo a staccare dal lavoro, risulta difficile rilassarsi, perché il pensiero torna sempre alle cose da fare. In questo caso alcune tecniche di mindfulness o una consulenza psicologica possono essere utili per imparare a stare di più nel presente. Nella nostra analisi dal titolo “Libera la mente” abbiamo riassunto i concetti chiave del libro di Andy Puddicombe su come integrare la mindfulness nella vita di tutti i giorni.
- Parlane con il tuo superiore. Lo sappiamo, non è facile parlare del proprio disagio. Soprattutto se i propri superiori in genere sono poco propensi a discutere di benessere psicologico. Tuttavia, nella discussione puoi far presente che in molte ricerche il benessere complessivo dei lavoratori è stato collegato a una maggiore produttività. Gli investimenti nel welfare aziendale sono quindi un elemento in grado di aumentare in modo significativo la soddisfazione sia del lavoratore che del datore di lavoro.
- Cerca supporto. Sapevi che gli psicologi si occupano di benessere? Spesso si pensa allo psicologo come la figura che lavora sulla patologia, scavando nella storia familiare e nel passato mediante una lunga terapia. Gli psicologi però sono formati per aiutare le persone a sviluppare le proprie potenzialità e ad acquisire strategie efficaci di gestione dello stress. Una consulenza con uno psicologo può aiutarti a ritrovare il benessere perduto.
Se pensi di essere in difficoltà nel gestire ansia e stress, parlane con un professionista del benessere, che saprà ascoltarti nel modo giusto e accompagnarti nella ricerca di nuove strategie di fronteggiamento.
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