
Decidi il giusto format
Dai vita al tuo podcast: esplora e sperimenta con diversi format
12min

Dai vita al tuo podcast: esplora e sperimenta con diversi format
12min
Una volta che abbiamo chiaro qual è il titolo e l'argomento del nostro podcast, dobbiamo scegliere il format. Il format signifca: che cosa succede quando io ascolto il tuo podcast? Quando clicco play su Spotify, su iTunes, che cosa succede? C'è un tizio che parla? C'è un'intervista? Qual è il format? Allora vediamo i format più ricorrenti. Format numero 1, più facile dal punto di vista produttivo e il più diffcile dal punto di vista esecutivo è il monologo. Signifca che mi metto qua e parlo, faccio un monologo. Ora, è facile dal punto di vista produttivo perché ci sono solo io, arrivo nel buio della mia cameretta, accendo il pc (e poi vediamo la parte produttiva), clicco REC e parlo. È facile, non devo coinvolgere nessuno. Dall'altro lato, fare un monologo che sia interessante, accattivante, anche solo per 10 secondi non è facile per niente. Chi è che, secondo me, può fare grandi monologhi? Be', chi ha questa capacità oratoria coinvolgente. Ecco, se Vittorio Sgarbi si mette a fare un podcast, è chiaro che è un grande oratore. Barbero è un discreto oratore, ha quelle caratteristiche che tengono l'interesse del pubblico alto a prescindere dall'argomento. Il bravo oratore, in grado di fare un monologo all'interno di un podcast, è quello che ti fa interessare ad un argomento che sennò sarebbe palloso. Rosario Fiorello può fare monologhi, cioè, gente che ha questa capacità o di intrattenere o di raccontare o di avere un qualche storytelling. Matthew McConaughey che ho intervistato di recente, è un altro personaggio strepitoso, ha una voce che si presta molto bene ed è un ottimo raccontatore (raccontatore mi piaceva), storyteller, insomma. Seconda tipologia di podcast che vediamo sui podcast è invece la modalità a intervista. La modalità a intervista è l'opposto del monologo, è più facile dal punto di vista esecutivo e più diffcile dal punto di vista produttivo. Chiaramente stiamo facendo una semplifcazione, perché in realtà intervistare le persone è un'arte molto complessa, lo dico intervistando una marea di gente essendo completamente negato. Infatti io non faccio interviste ma faccio chiacchierate. I grandi intervistatori, i grandi giornalisti, i grandi Letterman della storia, chiaramente hanno una competenza, una capacità, un tempo, un ritmo che li contraddistingue da tutti gli altri. Non è che chiunque si mette lì ed è stimolante a essere il partner di qualcuno che è l'ospite dello show, però dal punto di vista produttivo hai bisogno di più organizzazione perché devi semplicemente mixare le agende di tutti e non è facile. Soprattutto quando hai a che fare con nomi di alto livello, i tempi sono di mesi, anni, potenzialmente, fno a che non si libera quell'ospite. Allora se devi avere un palinsesto devi riuscire a coordinare le agende di tutti e non è affatto facile. Monologo, intervista. Questi sono i due standard principali, poi all'interno di questi puoi avere tante variazioni. Può essere un format dove magari hai un'apertura tua, a monologo: “Eccoci, oggi parliamo di matematica con l'ospite che ha vinto 7 medaglie Fields di matematica e cercheremo di approfondire le regole segrete del teorema di Feldman (non so...) e ne parliamo dopo aver ringraziato i nostri sponsor Piripacchio, Matematics e Matematics 2 perché i matematici come sponsor hanno solo i numeri. E adesso vi lascio con il mio podcast”. Bam, quello è il tuo monologo iniziale e poi parte l'intervista dove c'è questa chiacchierata. Oppure puoi avere l'intervista con più persone: non sei da solo, hai un co-intervistatore. All'interno del format puoi decidere di avere un tono determinato. Può essere un format comico, può essere un format a challenge come se fosse il “Lascia o Raddoppia” o “Rischiatutto”, un quiz. Puoi stabilire dei format e lì si apre l'universo di format possibili che sono al pari dei format televisivi. Possono essere dei romanzi raccontati, vari generei: horror, action, sexy, qualunque tipo di settore, argomento, tone of voice. Poi gestirla come vuoi tu, però devi scegliere qualcosa. Il mio suggerimento è: parti da qualcosa che sia semplice, fattibile e sia in linea con le tue caratteristiche. Se sei un pessimo oratore, non c'è problema, fai parlare gli altri. È più facile! Io sono pessimo in inglese, a fare monologhi, intervisto e faccio parlare gli altri. Sono loro bravi, sono i miei ospiti che sono capaci, io sono una spalla che è lì per valorizzarli, that's it. Questo è il mio compito, non voglio prevalere o prevaricare. Zero. Sono loro i protagonisti e cerco di dare visibilità a loro. Se non sei capace, appunto, magari a fare monologhi, il fatto che parlino altri ti aiuta ad avere ugualmente un podcast. That's it. Dall'altro lato, però, se sei negato a intervistare e proprio le persone ti stanno sulle palle... a quel punto non fare interviste, perché si vede. Oppure ci sono persone che fanno interviste e ogni due minuti interrompono, interrompono, interrompono... ma fallo parlare ogni tanto quest'ospite! Questo è il mio personalissimo giudizio. Nel mio caso li faccio parlare a oltranza. In generale perché mi piace sentire le persone e penso che più parlano e più si rivelano, se tu invece continui a interrompere interrompi questo fusso che sta andando in profondità e continui a riportarli sulla loro impalcatura originale. Allora a me piace l'idea che possano andare in profondità. Però serve tempo, serve tempo anche per far sciogliere le persone, questo è un altro aspetto che determina la scelta della tua lunghezza. Il format quanto è lungo? È un podcast da 1 minuto? “Ogni giorno le notizie di fotografa in 1 minuto”. Bene, fantastico, quello è il tuo format, 1 minuto di tempo. Chiaramente quel minuto lo dovrai scalettare per far sì che sia interessante e incalzante, come le notizie del TG. “Nikon ha lanciato la nuova camera. La nuova lente della Canon è davvero straordinaria” e via così, allora avrai un ritmo più incalzante perché hai un minuto. Oppure decidi di avere queste lunghe conversazioni che magari durano 3 ore, 5 ore, 10 giorni, 1 ora... scegli tu. Il problema della lunghezza non si pone. A me piacciono – se vuoi un mio feedback – le conversazioni lunghe, perché in una conversazione lunga, dopo un po' si stabilisce più relazione con un ospite. Se io parlo con Matthew McConaughey per 5 minuti... ok, che cosa vuoi che succeda? Niente, non mi conosce, io non lo conosco, lo conosco solo da fan, come tizio che ha guardato i suoi flm. La conversazione non porta da nessuna parte. Ma dopo 40 minuti che stiamo parlando inizi un minimo ad annusarti di più e, a volte, scatta anche più empatia, relazione, cose che magari un ospite di solito si tiene per sé e invece in una conversazione più lunga si lascia più andare e diventa più interessante. Si lascia più andare, nel mio caso, che non sono un giornalista e non mi interessano gli scoop... anzi, il contrario: ho talmente tanti scoop che ho fatto nella registrazione delle chiacchierate che ho tolto volutamente perché non mi sembrava carino nei confronti dell'ospite e non mi interessava cavalcare una visibilità sulle spalle di qualcun altro che si era fatto sfuggire una roba perché a volte capita. Nel mio caso il lasciarsi andare riguarda un livello più profondo della chiacchierata, un signifcato più interessante, un aneddoto che magari non ha mai raccontato e che però è proprio interessante, una storia che di solito non gli viene in mente ma che, invece, in quella conversazione dice: “Ah, aspetta, ma sai che quella volta mi è successo...” Allora quello è forte, è fgo, perché viene fuori quel qualcosa che non viene fuori nelle altre interviste impacchettate che non ti portano da nessuna parte. Quanto è lungo questo format però va deciso. Puoi sperimentare all'inizio, il mio consiglio è che se non hai mai fatto nulla di nulla, eviterei il monologo perché è molto complicato, molto diffcile. Se hai esperienza, invece, ti senti fuente e capace, puoi sperimentare. Magari, ecco, la rassegna stampa è un format interessante, o il tuo punto della situazione sulla notizia d'attualità in base all'argomento. Magari sei un ginnasta, un acrobata e commenti le notizie d'attualità in base alla tua lente acrobatica. Non so, magari funziona. Nel mio caso io commento l'attualità con la mia lente che è un po' business, comunicazione digitale, pongistica, pelata. Ecco, quella è la mia lente. Infatti i miei podcast cosa includono? Includono l'audio estratto dei miei video che sono monologhi, monologhi in cui io dico la mia. Chiaramente mi sento a mio agio così. Non registro dei podcast ad hoc, siccome ho già fatto un video dove ho condensato quelli che sono i miei concetti e io mi trovo bene così, mi viene facile così, accendo la camera e dico: “Aspetta, di cosa parlo oggi? YouTube non è morto.” ok, bam e parlo 10 minuti. Poi quell'audio viene preso e messo all'interno del podcast. Ce l'ho già il monologo, perché non dovrei metterlo? Dall'altro lato prendo quelli che sono gli audio delle interviste che ho fatto. Anche in quel caso perché non dovrei mettere nel podcast queste chiacchierate che, come dire, è già pronto e già fatto? Dal punto di vista produttivo ovviamente potrebbe essere migliorato nel mio caso, però il format che ho scelto è questo qua. Replicare all'interno del podcast gli audio dei video che avevo già elaborato e che secondo me funzionano bene, perché a quel punto tu puoi avere sia l'ascolto di un video da 4 minuti sulla notizia del giorno secondo lo zio Monty – se ti piace sentire la mia opinione, non so, perché qualcuno l'ascolta e magari gli piace, io non l'ascolterei – oppure dici: “No, guarda, ho 1 ora sul mio Peloton che sto andando e mi ascolto il podcast di Monty. L'audio con Matthew McConaughey.” Perfetto. Allora ti do una scelta, nel mio caso va bene così, però va scelto un format. Se non sei a tuo agio coi monologhi partirei con delle chiacchierate, con delle interviste. Una durata che magari è una ventina di minuti. Considera che il mio format in televisione, ai tempi di Sky TG25 durava 21 minuti. Sono lunghi 21 minuti. È un sacco di tempo! 60 minuti è un'infnita. Infatti tanti ospiti che vengono da me, abituati alla televisione, dicono: “Ma di cosa parliamo per un'ora?” Invece non è così, se la conversazione è fuida e funziona tu puoi parlare per ore e ore, se dall'altro lato hai, chiaramente, una persona curiosa che vuole approfondire e che ti lancia degli stimoli di qualche tipo e a quel punto l'ospite ti segue in questo percorso “chiacchierifero”. Prova a pensare qual è il format giusto, qual è la lunghezza, sei da solo o non sei da solo e quali sono per te le modalità che possono funzionare e poi, al solito: trial and error. Prova, sperimenta e alla fne riuscirai a capire dai feedback delle persone quello che è il format che funziona per te.