Resilienza: cosa significa e perché è così importante

Da alcuni anni si fa grande uso del termine “resilienza”, utilizzato anche in contesti poco appropriati. Vediamo qual è il suo reale significato e come possiamo applicarlo alla vita quotidiana

Negli ultimi anni il termine resilienza è stato ampiamente usato, a volte anche più del necessario e non sempre in contesti adeguati. Persino il documento dell’Unione Europea per il rilancio dell’economia degli Stati membri dopo l’emergenza sanitaria è stato chiamato PNRR, Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.

Ma al di là delle misure governative e delle mode, cos’è la resilienza? La parola resilienza ha un significato ben più profondo di un tatuaggio o un hashtag di tendenza. Scopriamo insieme cos’è la resilienza e quali sono i diversi significati di questa parola così in voga.   


Resilienza: significato della parola

Secondo il dizionario Treccani, resilienza è un termine femminile con due significati. In fisica, indica “la proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi, rappresentata dal rapporto tra il lavoro necessario per rompere una barretta di un materiale e la sezione della barretta stessa”. Il secondo significato - quello che ci interessa in questa sede - è quello che troviamo in psicologia ed è “la capacità di resistere e di reagire di fronte a difficoltà, avversità, eventi negativi”

Quindi il significato originario della parola resilienza è legato alla scienza dei materiali e indica la proprietà di alcuni elementi di conservare la propria struttura o di riacquistarla dopo essere stati sottoposti a urti, schiacciamento o deformazioni varie. 

In italiano, la parola è apparsa per la prima volta nel XVIII secolo, col significato generico della capacità di alcuni corpi di rimbalzare o ritornare indietro. Nel XX secolo non abbiamo quasi nessuna attestazione del termine resilienza o resiliente.


Resilienza, cosa significa in psicologia

In psicologia, la resilienza viene usata per descrivere la resistenza relativa alle esperienze di rischio psicosociale. Il primo a utilizzare il termine è stato lo psicologo americano Jack Block negli anni ‘50, in uno studio sui bambini. Successivamente, il concetto è stato ripreso dal medico Norman Garmezy, dal sociologo e psicologo Glen Elder e dallo psichiatra inglese Michael Rutter, considerato il padre della psicologia infantile. Quest’ultimo, nel 1985, studiando i bambini nati da madri schizofreniche, definì la resilienza come la risposta positiva di un soggetto allo stress e alle condizioni avverse

Nel corso degli anni, le definizione attribuite alla parola resilienza sono state numerose anche in campo psicologico, ma tutte convergono nel significato generale di “capacità di resistere alle avversità e crescere nonostante gli eventi difficili della vita”.

Non esiste un’unica forma di resilienza, perché è determinata da numerosi elementi, tra cui la predisposizione genetica, i fattori ambientali, le diverse abilità personali e sociali.

La resilienza viene spesso confusa con la forza mentale e la resistenza, ma non è la stessa cosa. La forza mentale è un tratto della personalità che determina il modo in cui le persone affrontano le pressioni e le sfide della vita, indipendentemente dalle circostanze. È sia resistenza che ottimismo, è fiducia e capacità di ricevere tutto quello che capita cercando di imparare e apprendere qualcosa dall’esperienza fatta. La resilienza, invece, aiuta le persone a riprendersi dopo una battuta d’arresto. Un concetto molto vicino alla resilienza è quello di antifragilità, ossia alla capacità di rinforzarsi dopo aver subito un trauma, lo ritroviamo nel best seller Antifragile di Nicholas Nassim Taleb.



Resilienza e ottimismo

La resilienza psicologica è quella caratteristica che permette di affrontare e organizzare in maniera positiva la propria vita dopo aver subito eventi negativi o traumatici. 

L’ottimismo è uno dei fattori fondamentali per essere resilienti. È necessario pensare ai problemi e agli eventi negativi come a componenti inevitabili della vita. Non bisogna mai dimenticare che qualsiasi avversità è temporanea e superabile e, soprattutto, deriva da un intreccio di variabili spesso indipendenti dal nostro controllo.

Questo atteggiamento non è un modo per sminuire i problemi, ma serve a dare il giusto valore agli eventi e a comprendere che la resilienza è una competenza che può essere acquisita o rafforzata.

L’atteggiamento resiliente fa superare una crisi ma è molto utile anche per prevenirla. È necessario attivare tutte le risorse che ognuno possiede dentro di sé e, se necessario, ricorrere anche ad aiuti esterni. Resilienza vuol dire anche circondarsi di persone positive e non farsi trasportare dalla negatività.

Le persone resilienti riescono a rielaborare tutti gli eventi negativi attraverso la lente della positività e dell’umorismo, distaccandosi con lucidità dai problemi e rielaborando le emozioni causate dall’evento traumatico. L’ottimismo è uno dei valori da trasmettere anche ai bambini, perché imparino a guardare il mondo con occhi positivi. Un testo molto importante su questo tema è The Power of Positive Thinking di Norman Vincent Peale



La resilienza si impara fin da bambini

I bambini, infatti, sembrano essere più avvantaggiati nell’attuazione dei meccanismi di resilienza. Crescere i propri figli insegnandogli a essere resilienti significa riuscire a coltivare le loro abilità e i loro punti di forza, per renderli autonomi e pronti ad affrontare le avversità della vita. 

La resilienza nei bambini può essere favorita trasmettendo valori importanti come l’amicizia e le relazioni, sia nell’ambito familiare che sociale. Essere circondati da persone su cui poter contare contribuisce a rafforzare la fiducia negli altri. Il supporto emotivo che deriva dalla famiglia e dalle persone che abbiamo accanto fa crescere bambini sicuri e consapevoli.

I bambini devono imparare fin da piccoli che non si può ottenere tutto e subito ma che ogni risultato va conquistato e arriva per gradi, un passo alla volta. Devono capire che nella vita ci sono momenti in cui va tutto bene e altri in cui potrà sembrare di toccare il fondo, e che il cambiamento fa parte della vita

Bisogna insegnare ai propri figli ad accettare la frustrazione e la sconfitta come fasi dell’esistenza, senza sostituirsi a loro per risolvere i problemi nei momenti difficili. 

Imparando ad assumersi le proprie responsabilità, i bambini apprendono anche il concetto di poter controllare le proprie emozioni di fronte agli eventi. Per questo è importante riuscire a dividere tra eventi che sono pura e semplice casualità e altri che invece avvengono come conseguenza di una determinata scelta o azione. 


Tutti possono diventare resilienti

Ciascun individuo possiede dentro di sé i meccanismi per mettere in pratica la resilienza. È molto importante, però, lavorare su sé stessi per apprendere che ci si può rialzare dopo una caduta.

Sono tanti gli eventi negativi e le avversità che la vita ci pone davanti e riemergere dal baratro in cui può capitare di sprofondare può non essere facile per tutti.

La morte di una persona cara, l’insorgenza di una malattia, una separazione dolorosa, la perdita di lavoro sono solo alcuni degli eventi traumatici che possono capitare a una persona nel corso della vita.

Per prepararsi ad affrontarli con la forza adeguata, dobbiamo innanzitutto creare una rete di contatti positivi. Avere amici sinceri e leali e sapere di poter contare sul loro appoggio in caso di difficoltà è un paracadute che consente di sentirci al sicuro in qualsiasi situazione.

È fondamentale imparare ad accettare che la vita è fatta di alti e bassi e che i cambiamenti sono inevitabili. Non dobbiamo guardare ai cambiamenti con sospetto ma accoglierli come parte dell’esistenza.

Dal momento che gli eventi avversi e le crisi capitano in ogni caso, evitare di stressarsi inutilmente contribuisce a rafforzare la convinzione che qualsiasi trauma o episodio negativo è momentaneo e non ha senso farsi sopraffare.

Trovare uno scopo o fissare un piccolo traguardo da raggiungere è un altro modo per tenere impegnata la mente e arricchire la propria anima. Dedicarsi al volontariato o sostenere un amico in un momento difficile accresce l’autostima e la sicurezza in sé e aiuta a costruire la propria resilienza.

Spesso dimentichiamo il potere che ognuno di noi ha sulla propria vita, per cui ignoriamo di avere tutte le condizioni per costruire la nostra resilienza e cambiare modo di reagire alle avversità. Un buon modo per cambiare abitudini, riprendersi il proprio potere e costruire la propria resilienza giorno dopo giorno è descritto nel libro Fattore 1% dello psicologo Luca Mazzucchelli.



La resilienza e il genere

Gli studi sulla resilienza e sul genere suggeriscono che uomini e donne rispondono in modo diverso alle avversità e ai traumi. Ma i risultati sono contrastanti.

Secondo alcuni studi, le donne hanno circa il doppio delle probabilità rispetto agli uomini di sviluppare un disturbo da stress post-traumatico dopo un evento negativo.

La resilienza avvantaggia sia gli uomini che le donne quando affrontano sfide e avversità. Tuttavia, le donne attingono alla resilienza più spesso, per superare i diversi ostacoli che trovano nel corso della vita, come la discriminazione sul lavoro, le molestie sessuali o la violenza domestica. 

La resilienza può proteggere sia uomini che donne da alcune condizioni di salute mentale, come depressione e ansia. Alcune ricerche dimostrano che gli uomini che hanno poca resilienza sono più soggetti a diventare gravemente depressi dopo la perdita del coniuge.


Il significato di resilienza oggi

Da una decina d’anni, la parola resilienza è diventata di uso comune, e viene usata nei contesti più disparati, dai social agli articoli giornalistici, arrivando a essere una delle parole più richieste da tatuarsi sul corpo, anche grazie ad alcuni influencer. 

Nel mondo del lavoro, una persona resiliente trae degli insegnamenti dai propri fallimenti e si rialza andando avanti con una nuova consapevolezza. La caduta viene vista come un momento di crescita e un’opportunità di accrescere la propria autostima.

Il lavoratore resiliente non passa il suo tempo a lamentarsi e autocommiserarsi, ma usa il suo tempo per raccogliere le energie per risollevarsi dopo un momento no. È importante avere piena fiducia in sé stessi e credere nelle proprie capacità, guardando al futuro con ottimismo e capacità.

Sono numerosi i personaggi celebri che hanno fatto della resilienza uno stile di vita. Tra questi, J.K. Rowling, che aveva problemi economici molto seri prima di diventare una scrittrice di fama mondiale: il manoscritto di Harry Potter è stato rifiutato decine di volte prima di essere acquistato dall'editore Bloomsbury. L’attrice Emily Blunt da bambina era balbuziente e solo grazie alla sua forza e al suo impegno è riuscita a diventare una star internazionale. Eminem da bambino è stato vittima di bullismo, ha assistito a violenze domestiche e non ha mai avuto un buon rapporto con sua madre. Grazie alla sua determinazione e alla sua resilienza, è riuscito a incanalare tutto il suo dolore nella musica.


Libri sulla resilienza

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