
I motivi per cambiare lavoro
Oltre la superficie: capire le motivazioni profonde del cambiamento
7min

Oltre la superficie: capire le motivazioni profonde del cambiamento
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L'altro pilastro del cambiamento, quando voglio cambiare un lavoro, è il perché. A me non piace, sapete, la frase “Il nuovo per il nuovo”. Non mi piace e ha anche poco senso. Il cambiamento, a volte, è un cambiamento sbagliato, perché in realtà ti piaceva quel mestiere, era tutto a posto però ci sono state delle condizioni che ti hanno dato fastidio, allora vai a fare anche delle scelte sbagliate. Non è che cambiare lavoro sia sempre corretto e sia sempre poi giusto, quando lo rivedi a distanza di tempo. Ad esempio, uno può cambiar lavoro perché non gli piace il capo, il capo è veramente insopportabile, un pezzo di fango clamoroso e allora cambio lavoro. No, in realtà il problema è devi semplicemente cambiare capo. Con un altro capo era il lavoro della tua vita, ma con quel capo è un lavoro fetente. Oppure, può esserci una situazione di contesto: i colleghi sono insopportabili e lì lavori male, allora cambi. Ancora una volta: cambi contesto, cambi azienda, cambi colleghi e il lavoro riprende a piacerti clamorosamente. Oppure è proprio il settore che non va bene per te. Ti faccio un esempio: l'avvocatura era il settore che non andava bene per me. All'inizio ho provato a cambiare studio legale perché pensavo: “Vedi, a me piace fare l'avvocato, però non mi trovo bene in questo studio legale”, per altro col mio capo siamo rimasti amici negli anni, però io non mi trovavo bene e lui non si trovava bene con me perché ero incapace. Immaginatevi avermi come praticante avvocato... ero un disastro, le robe, le marche da bollo, le fotocopie, le cancellerie, non sapevo dove andare. Un disastro. Ho cambiato studio legale e ho pensato: “E' fatta, sono in uno studio legale con un paio di amici” che peraltro giocavano anche a ping pong, era una situazione perfetta, dal punto di vista del contesto. Ero libero di fare le mie attività, non avevo particolari pressioni o casini, potevo avere anche i miei clienti, appena fatta l'abilitazione al patrocinio. Ma ugualmente non mi andava bene. Era proprio un problema di settore che non mi piaceva e se entravo nel merito del perché non mi piacesse, all'inizio non riuscivo a capire il perché. A distanza di anni ho chiaramente visto che c'erano dei pre-requisiti della professione legale che non facevano per me. Ad esempio, un primo pre-requisito è che un avvocato è in una situazione di contenzioso permanente. In generale, poi non è detto, puoi avere dei settori che invece sono più tranquilli, però inizialmente quand'è che entra l'avvocato? L'avvocato entra quando c'è un problema, non entra quando le persone sono felici. Se tu lavori a Disneyland hai a che fare con persone che entrano per festeggiare e divertirsi, andare sulla montagna russa o accarezzare Paperino. Quando, invece, fai l'avvocato le persone arrivano da te che hanno divorziato, vogliono far causa a qualcuno, sono inviperite come delle pantere del Nebraska... non è una situazione tranquilla, piacevole, celebrativa. E, quel tipo di contenzioso, semplicemente per il mio carattere non andava bene. Secondo aspetto: spesso un avvocato naviga, a seconda dei settori, in argomenti, modalità o persone che magari non fanno parte della cerchia di persone con la quale tu vorresti avere a che fare. Se sei un penalista devi avere a che fare con persone che, magari, hanno una fedina penale sporca, sono banditi, mafosi... ti piace lavorare in quel contesto? Sì o no? Nel mio caso no, non era il mio settore. Era evidente che non era il mio settore, però mi portavo dietro quei due problemi che abbiamo visto nel modulo precedente di identità: io ero un avvocato. Ero uno che sarebbe diventato il principe del foro. Nella mia identità avevo quei tag, quei bollini e me li portavo dietro e tornavo sempre lì. E numero due, avevo dedicato degli anni a fare quel tipo di specializzazione e cosa facevo? Potevo buttare via tutto? No. In più ero padre di famiglia. Questi tre elementi messi insieme, “Il combinato disposto”, ecco, il mio diritorium che viene fuori. Il combinato disposto di questi tre elementi faceva sì che io non potessi, di fatto, cambiare. Quand'è che ho iniziato a cambiare? Quando ho smontato la parte di identità, l'ho analizzata con più calma e ho detto: “Aspetta, però io non sono un avvocato, io sono uno che invece ha una voglia di curiosare. Ho voglia di esplorare di più altri settori, non mi ritrovo nel settore, nell'argomento. Non mi ritrovo con i principi di base di questo mondo, non mi ritrovo caratterialmente bene con persone che hanno sempre problemi di default ed è il punto di partenza della relazione. Voglio stare in un settore che, invece, il punto di partenza è 'vediamo di fare qualcos'altro, vediamo di festeggiare, vediamo di capire come può andar meglio usando questo prodotto o servizio', diverso, ecco” e avevo, soprattutto, una caratteristica che mi ha aiutato tantissimo e che era una caratteristica innovativa. Io mi vedevo come una persona comunque innovativa, eclettica, e lo ero anche quando giocavo a ping pong, mi piaceva l'idea di provare, di sperimentare, di essere avanti rispetto a quelle che magari erano le attività comuni. Essere un po' un early adopter. Allora quel tag mi ha aiutato perché ha iniziato a scardinare gli altri. Secondo esercizio: fermarsi un secondo e capire “Perché non mi va bene questo lavoro?” è fondamentale. Non mi va bene, ripetiamolo, per un problema di amici che ci sono lì? Di colleghi che non vanno bene? È un problema del capo? Se io sono il capo, è un problema del settore che non va bene? È la modalità? È il momento storico? Uno, magari, fa il ristoratore in questo momento di pandemia e dice: “Ecco, basta, voglio cambiare lavoro, non mi piace più”. Ho capito che non ti piace più, c'è una pandemia in corso, ti chiudono i locali ed è una situazione assolutamente allucinante. Nel momento in cui, però, la pandemia passa, però il mestiere ti piace ancora. Capire il contesto, il vero perché, i veri perché, ti aiuta a prendere una decisione più sensata per non cambiare lavoro, cambiare magari soltanto le modalità o i componenti, le pedine all'interno di quel settore, oppure spostarmi in un settore completamente diverso.