
I quattro pilastri dei social
Posizionamento, contenuti, quantità e qualità, piattaforme: gli aspetti fondamentali per conquistare i social
15min

Posizionamento, contenuti, quantità e qualità, piattaforme: gli aspetti fondamentali per conquistare i social
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Allora, le quattro gambe del mondo social sono: 1. Posizionamento; 2. Contenuti; 3. Quantità e qualità; 4. Piattaforme; Partiamo dal posizionamento: il posizionamento non se lo fla mai nessuno, perché uno dice: “Ma sì, perché devo stare lì a pensare, a posizionare?” è come, non so, si compra il frigorifero. Di recente mi si è rotto il frigorifero e tu ti metti lì e non hai voglia di stare a guardare il manuale: cominci a fare tipo Fonzie, gli dai due legnate e dici: “Ma non va il frigorifero?!” Invece devi metterti lì, con calma e studiare prima di mettere le mani nel frigorifero. Tra parentesi l'ho risolto in un modo clamoroso, era di una diffcoltà pazzesca! Il posizionamento signifca che ti è molto chiaro dove vuoi andare a parare. Ti è molto chiaro come vuoi essere percepito dal tuo potenziale cliente. Ti è molto chiaro qual è o quali sono quelle parole chiave alle quali vuoi essere associato. Quando uno ti dice “elettrico” a cosa pensi? Automobili, portatili, design, architettura. Qual è il primo nome che ti viene in mente? Eh, il nome che ti viene in mente dipende dall'attività di comunicazione che sono state fatte da quell'azienda per riuscire a posizionarsi nella tua testa in quel modo. Il posizionamento è la chiave di tutto. A me non era chiaro per niente il mio posizionamento, quando ho iniziato a fare social. Sono partito così, per divertimento, per sfogo, per psicoterapia... non so perché sono partito. Però producendo video, producendo contenuti, guardando quelle che erano le reazioni delle persone mi si è chiarito sempre di più quale fosse il mio posizionamento. Sopratutto quale fosse il posizionamento che mi interessava avere. E torniamo alle domande del video precedente: mi deve essere molto chiaro dove voglio andare a parare. Quali sono i miei clienti e anche cosa sono disposto a fare. E adesso vediamo poi sul posizionamento alcuni suggerimenti, alcune indicazioni. Una seconda gamba di questa sedia dei social è quella che riguarda i contenuti. Nel momento in cui parlo di contenuti, ogni giorno ci sono miliardi di contenuti che vengono prodotti. Che cosa vuol dire “contenuti”, però? Vuol dire che devo essere in grado di mettere in piedi una macchina che produce contenuti. Non è il contenuto in sé. Devo creare una macchina che produce contenuti, è un lavoro diverso. Non sono l'attore che deve recitare in un flm, sono Disney che deve pianifcare i prossimi trenta mega flmoni e serie televisive Marvel, ok? L'universo degli Avengers. Devo costruire la macchina in grado di produrre contenuti. Questo è un errore che vedo fare spesso, si pensa che il contenuto sia semplicemente “mi metto lì e faccio il contenuto”. No! Qual è il tuo processo e quali sono le tue persone – se ci sono o se sei da solo – quali sono i tuoi sistemi, quali sono i tuoi strumenti che ti permettono, ogni giorno, di produrre contenuti. Vi faccio un esempio: quando è partito Sky TG24, la cosa che a me ha colpito di più all'inizio, che non c'era niente a Roma, in Via Salaria, è che quando hanno messo su tutto l'ambaradan, quello era una macchina organizzativa, una macchina di contenuti. Con i montatori, i desk, le camere, gli studios, i redattori... era una macchina da contenuto che prescindeva dal singolo giornalista. Quella roba lì doveva andare avanti 24 ore al giorno. Allora io sui contenuti ragiono così. Quante persone, azienda, però, ragionano in questo modo? Non ragionano da media. Le aziende, magari anche tu, in questo momento pensi: “Ok, se io vendo caffè o bicchierini per caffè... devo anche fare i social.” No, è il contrario. Tu fai di professione il media che parla di caffè e bicchierini di caffè e – tra parentesi – vendi anche caffè e bicchierini del caffè. È il contrario, come impostazione: tu sei un media, in primis e in secundis (non so se si dice) sei anche quello che produce quello che stai producendo. Se uno riesce a ribaltare la piramide e parte dalla fne e la fne è il contenuto fnale che è uscito, è molto più facile capire anche il prodotto come cambia, l'impostazione dell'azienda come cambia. E, guardate, a volte parlo con aziende che vi dicono: “Sì, però questa è estrema come visione. Io non ho quella venatura da media, contenuti... ho il fglio del Giorgio che fa i contenuti.” Se tu c'hai il fglio del Giorgio che fa i contenuti andrai fuori dal mercato, perché domattina se Chiara Ferragni e Fedez si impallinano di bicchierini del caffè, loro hanno già il media per promuovere i loro bicchierini del caffè. E se la gente compra i loro... non comprano i tuoi. È molto facile. Oggi chi ha marketing e innovazione... le famose due leve dell'azienda e blabla, però è vero. Se tu oggi hai l'innovazione, il prodotto, tutta la tecnologia e hai la capacità di avere il prodotto valido, veramente tecnologicamente forte e in più hai un livello di comunicazione superiore agli altri... a quel punto sei inarrestabile. Uno può avere un ottimo prodotto ma senza quel livello di comunicazione non va da nessuna parte. Quando diciamo Elon Musk – ne parlo sempre e mi prendono anche per il culo su questo – è un caso clamoroso. Lui, oltre ad avere un prodotto pazzesco nelle varie attività che fa, ha un marketing pazzesco che è sé stesso, in quel caso. Fa un piccolo tweet e sposta il prezzo dei Bitcoin, questo è il livello. Quando hai quel tipo di impatto tu riesci a veicolare i prodotti e i servizi che vuoi, allora è per quello che va ribaltata. È un po' come Amazon: se deve fare un prodotto (lo sapete, la famosa storiella) parte dal comunicato stampa, partono dalla fne. “Come lo comunichiamo, alla fne, questo prodotto?” partiamo da lì, raccontiamocelo come lo racconteremmo a un giornalista e poi in base a quello andiamo a costruire il prodotto e tutto quanto. Gamba numero tre dei contenuti: qualità e quantità. Questo è il grande problema, secondo me, ditemi come la vedete voi. Se parli con qualcuno abituato a fare contenuti in modo tradizionale, parla sempre della qualità del contenuto. Che è ovvio, la qualità del contenuto è super importante, certo, lo so anch'io. Però oggi noi viviamo in un mondo che è dominato da un'enorme quantità. Se io apro Instagram non è che c'è un'immagine sola, ce ne sono tre miliardi ogni giorno! Tik Tok? Quasiliardo di video! Clubhouse? Uno striliardo di room! Allora come faccio a competere con la mia bella qualità? La qualità è un ovvio punto d'arrivo, ma non può essere il punto di partenza, anche perché la qualità è un concetto molto soggettivo. Allora cos'è che resta, invece, come punto di partenza controllabile? La quantità. La quantità io la posso controllare. Posso decidere se io oggi faccio dieci post o un solo post, no? Non so decidere, però, se questi dieci post avranno anche una percezione qualitativa. Li posso fare al meglio delle mie caratteristiche, chiaramente, quindi io controllo la quantità, controllo la mia preparazione – che per un'azienda può essere “controllo il livello del mio prodotto” - e poi butto fuori contenuti e lascio valutare al mercato se e quali sono i contenuti che reputano più qualitativi. Ma sapete quante volte, in questi anni, io ho messo fuori dei video che pensavo fossero straordinari e non li ha guardati nessuno, e video che ho fatto così, in bagno al volo, hanno fatto dei numeri pazzeschi? È incredibile. La qualità non la determino io. Qua parliamo di una battaglia quantitativa. La quantità, ricordiamoci, ha un impatto qualitativo sul contesto. Quando Galimberti dice che se piove e cadono due gocce è un conto, ma se la quantità è maggiore, se arriva un uragano... la qualità della mia giornata cambia radicalmente. La quantità cambia. Se qua dentro sono solo è un conto, se arrivano cento persone la qualità dell'aria – in quel caso, e anche della mia comodità – cambia radicalmente. Nel bene e nel male. E allora ricordiamoci: se siamo in uno stadio... proviamo a pensarla così, noi sui social è come se fossimo in uno stadio pieno di gente di tutti i tipi. Il nostro obiettivo è quello di catturare l'attenzione quantomeno di una parte del pubblico presente. Come facciamo? C'è chi decide di fare esplodere una bomba. Che ne so, gli estremisti, i complottari, c'è un pubblico che fa quella strategia. Via, la togliamo perché in base ai nostri primi video di questo corso sappiamo che sono i valori, la nostra etica a fare la differenza sul lungo periodo. Allora no, non possiamo seguire quella strada. Ci sono quelli che urlano, e anche quella è una strada che non vi suggerisco, però non so, Sgarbi urla. Peraltro persona molto intelligente, però nella sua comunicazione urla per cercare di avere l'attenzione. L'urlatore di Piazza Duomo: cattura l'attenzione perché urla, alza la voce. Gli insulti, la tecnica di Trump, questo è un altro taglio che io non consiglio, però c'è. Oppure le altre possibilità sono che io inizio a lavorare sulla mia creatività. Magari la tecnologia. Se invento qualcosa di completamente diverso dove in questo stadio pieno di persone io emergo dall'alto con un jetpack che mi fa salire, mi irradia completamente come se fossi Magneto... la gente mi guarderà. Allora ho l'attenzione grazie a un'innovazione tecnologica. Oppure posso avere un'attenzione grazie alla mia creatività particolare. E qual è la creatività? Magari mi coloro completamente di giallo fosforescente, in questo casino di stadio la gente mi vede. Però magari scopro che il giallo fosforescente non lo guarda nessuno e allora domattina mi coloro di rosso fosforescente. E non mi guarda nessuno e allora pink fosforescente! Cerco di iterare un contenuto – in quel caso – provando diverse creatività che io non so valutare a priori se funzioneranno o meno. Magari mi stupisco che il blu fosforescente era quello che funzionava, che esempio stupido, però ci siamo capiti. Allora vedete che se lo stadio è così pieno tu hai la possibilità di essere un fenomeno che fa una roba completamente diversa rispetto agli altri, è sbalorditiva e tutti si fermano a guardare o una curva e basta si ferma a guardare, però li hai spiazzati grazie al tuo enorme talento, la tua grande creatività. Questa è una roba rara, diffcile: è il grande artista, la grande canzone, il grande flm, il contenuto geniale, Umberto Eco. Capito? È quella roba che quanti ce ne sono in giro? Pochi. E io non sono uno di quelli, per cui non è che devi per forza seguire quella strada lì. L'altra strada è che nei limiti dei tuoi limiti cerchi, ogni giorno, di metter fuori contenuti che provano a dare il tuo punto di vista, la tua storia personale, la tua storia professionale, il tuo angolo di lettura, il tuo stile, il tuo carisma, il tuo carattere. Cerchi di portare quel contenuto davanti agli occhi del tuo pubblico e all'interno di questa grande quantità che vai a produrre qualcosa verrà fuori, prima o poi, se non hai sfga e se non sei completamente negato. Allora questo è un approccio molto più quantitativo, molto più alla Gattuso vecchia maniera, però è molto più accessibile a tutti quanti. Poi è chiaro che non tutti possono avere visibilità sui social, perché non tutti hanno le caratteristiche, il talento, il taglio giusto, la continuità. Sono tanti elementi. Qui è come, appunto, fare uno sport olimpico stare sui social. Non è un gioco per ragazzetti, è una fatica bestia, ricordiamocelo. È facile come concetto e una fatica bestia riuscire ad applicarlo. Però gli elementi ce li abbiamo lì davanti e il gioco è molto quali- quantitativo. Se tu sei Nembo Kid nel tuo settore e sei un fottuto genio, probabilmente droppi un contenuto al mese, un contenuto all'anno e stai a posto così. Il mondo, la gente, ti conosce, fne della storia. Se, invece, non lo sei, il mio suggerimento è prova questa terza gamba quantitativa che prevede, però, un continuo martellamento, incessante, ininterrotto. Asfssiante. E, ricordati: non esiste la sovraesposizione, perché se il tuo contenuto dopo un po' non piace, semplicemente gli algoritmi non li fanno vedere in giro. Se invece uno il tuo contenuto lo continua a guardare vuol dire che gli piace. Io i video di ping pong li continuo a guardare, non è che dico: “Ah, basta video di ping pong!”, no, dammi ancora video di ping pong! Vasco mi piace e lo continuo ad ascoltare, non è che dico: “Basta, hai rotto i coglioni se hai postato”. No, posta di più, perché questa è la caratteristica che noi cerchiamo. Noi cerchiamo di coinvolgere e di dialogare con persone che vogliono stare sposate con noi. Non vogliamo persone che vogliono una notte e via e poi “basta, stai postando troppo”. Sto postando troppo? Signifca che non vai bene per i miei contenuti. Non sono io che non vado bene, sei tu che non vai bene per i miei contenuti, già non andiamo d'accordo. Questo è un approccio importante: contenuti, qualità, quantità. Decidi tu dove stare, questa però è la mia esperienza e la mia personalissima flosofa. Il quarto e ultimo modulo, la quarta gamba di questa sedia social sono le piattaforme. Allora, le piattaforme c'è di tutto e di più: abbiamo YouTube, LinkedIn, Clubhouse, Tik Tok, Twitch, Podcast e ogni giorno ce n'è una nuova. Però vedete che alle piattaforme ci arriviamo proprio in fondo? Una volta che ti è tutto chiaro ok, so che YouTube ha certe regolette, LinkedIN ne ha altre, domattina cambiano... YouTube adesso aggiunge shorts, le funzionalità di Clubhouse saranno dentro Facebook. Ok, queste sono technicalities, ma non è quello che fa la differenza. La differenza la fa tutto questo insieme di principi di regole e di decisioni che sono poi quelle che portano i grandi risultati.