
Conosci le diverse piattaforme
Capire le piattaforme social per sfruttarle al massimo
20min

Capire le piattaforme social per sfruttarle al massimo
20min
Parliamo di piattaforme, sapendo che nel bonus – si dice così? - nei video allegati, trovate poi lo spaccato piattaforma per piattaforma con la rifessione e l'analisi rispetto ad ogni piattaforma. Che, però, ricordiamoci, cambiano nel tempo. Le funzionalità cambiano e non ha senso mettersi lì a fare la lista della spesa che domattina è diversa, ma cerchiamo di avere dei principi di base e poi, se volete approfondire, andate ad approfondire e fatemi sapere. Il primo principio è che bisogna capire quando postare, su queste piattaforme. Io ho fatto test di ogni tipo, negli anni, per trovare l'orario preciso e perfetto. Alle 7:35 del sabato pomeriggio... bam. In realtà è facile, perché chi ne sa di questi argomenti ti dice “Vai a vedere gli analytics e quando le tue audience sono online lo vedi, posta in quel momento lì”, giusto. Come avevo fatto a non pensarci prima? Il problema è che nella maggior parte dei casi il pubblico che segue il tuo video segue anche il video di un altro e di un altro ancora. Gli analytics sono combacianti, e voi direte “Monty, ma che stai dicendo?” che in realtà tu posti un video quando il tuo pubblico è disponibile... peccato che mentre posti tu postano anche 1700 realtà. Per cui hai questo semplice paradosso per cui se tu posti un video quando vuoi essere da solo o in pochi a postare, posti in orari dove non c'è gente. Se invece posti quando c'è gente sai che insieme a te postano altri mille bastardi che vogliono, come te, avere visibilità. Per cui alla fne dei conti, facendo miliardi di test su miliardi di piattaforme, la mia conclusione fnale è che sì, sicuramente ci sono orari migliori e peggiori e giorni migliori e peggiori e ognuno di noi li scopre sulla sua pelle e vede anche a istinto quali funzionano meglio. A volte sei confortato dai dati, altre volte no e lo capisci dopo un po', capisci che alle 4 di pomeriggio ti funzionano meglio che alle 11 di mattina, oppure il sabato non funziona e la domenica sì. Ognuno di noi è diverso, su queste cose, la verità è che dopo un po' ti abitui a dire: “Sai cos'è? Io ho fatto questo contenuto, lo butto fuori e dopo non è che faccio la corsa solamente per avere le views in quel momento lì”. Se il contenuto è valido, ho una buona quantità e ho creato la mia costellazione di social che comunque rilancia e amplifca la visibilità del mio contenuto, dopo un po' alcuni contenuti andranno bene e altri contenuti andranno male. A prescindere dall'orario in cui li hai postati. Io ho provato a fare tutti gli orari possibili e immaginabili e, oggi, la mia flosofa è posto. Quando? Sempre. Questo è un modo molto semplice per affrontare il problema. Secondo principio di base: come postare. Esistono un sacco di strumenti per pubblicare su tutte le piattaforme, ad oggi quello che faccio e suggerisco di fare è usare gli strumenti nativi delle piattaforme. Ad esempio YouTube ha YouTube studio da APP, che è abbastanza grezza, ma ti dà la possibilità da mobile di caricare il tuo fle e poi lo personalizzi, scrivi il titolo, la descrizione, metti i tag, cambi la miniatura, puoi settare una serie di opzioni. Oppure la Facebook Business Suite per pubblicare su Facebook. Peraltro c'è l'altra APP di Facebook che si chiama Creator Studio dove carichi un video, se lo vuoi monetizzare te lo monetizza in automatico, ti carica la parte di advertising se il video dura più di 3 minuti. Instagram, direttamente da Instagram. Oppure Facebook ti dà la possibilità di postare su Facebook e Instagram direttamente da desktop, sempre nella APP Creator. Allora vedete che il caricamento nativo nelle piattaforme è quello che in genere è più palloso e più lungo ma è anche quello che ti dà più il polso di quello che è la direzione della piattaforma, le funzionalità della piattaforma. Ad esempio, quando era uscito Reels avevo visto una diversa attenzione proprio nell'interfaccia di Instagram, rispetto a quello che voleva essere Reels. Sai che la piattaforma ti sta dicendo: “Oh, guarda che questa cosa mi interessa, a questo darò più visibilità” e infatti pubblicando subito i primi reel avevo fatto milioni di views immediatamente. Per cui questo è un aspetto importante. Tenere d'occhio gli strumenti nativi di pubblicazione perché ti aiuta ad annusare dove tira il vento. Tik Tok, ovviamente, usi l'editor nativo. L'unica differenza, forse, è per i podcast: io attualmente utilizzo Spreaker che pubblica sia su iTunes che su Spotify (e anche su altre piattaforme). Carichi l'audio su quella piattaforma e lei lo spalma su tutte le altre, e può essere forse l'unica eccezione dove io non carico nativamente un contenuto perché è molto più comodo farlo così. Per il resto YouTube, Facebook, Instagram, anche LinkedIN ha una APP nativa, Clubhouse ti obbliga a caricare contenuto audio nella room, peraltro è sincrono, Pinterest allo stesso modo. Twitch che io non bazzico, però ancora una volta, pubblicazione nativa. Altra considerazione collegata è la diretta. La pubblicazione nativa un'altra eccezione che può avere è se fai un contenuto live, allora per un contenuto live puoi usare uno strumento come StreamYard, ad esempio, ma ne hai anche altri, dove colleghi tutte queste piattaforme e poi pubblichi lo stesso video in diretta su tutte le piattaforme. Io, in questo momento, ho fatto un setup dove pubblico in diretta su tutte le piattaforme (Instagram, Facebook, YouTube, LinkedIN, Twitch e Clubhouse) direttamente da un unico stream e riesco poi – tramite tutti i miei settaggi – a far ritornare anche l'audio delle domande di Clubhouse all'ospite e l'ospite e il pubblico che guarda i social sente gli audio di Clubhouse e Clubhouse sente le risposte dell'ospite, per cui è un “reti unifcate” che diventa molto interessante. Qual è il vantaggio? Il vantaggio è che in un colpo solo pubblichi su tutti i social. Ora qua inizia la solita discussione: “Sì, però, Monty, sarebbe meglio pubblicare in maniera personalizzata su ogni social.” Sì, è vero, sarebbe meglio, però devi fare il calcolo con quelle che sono le tue risorse, il tuo tempo, le persone che hai a disposizione con competenze specifche per ogni piattaforma. Idealmente ogni piattaforma richiede una personalizzazione, ma nei fatti, nella realtà di tutti i giorni questo non è facile. Allora strumenti come la diretta possono aiutare ad avere comunque un presidio su tutte le piattaforme sapendo che paghi un prezzo che è il prezzo della standardizzazione. Quindi sei presente, ma non sei presente come lo saresti se tu fossi solo su quella piattaforma con contenuti personalizzati e precisi per quella piattaforma lì. Facciamo l'esempio di Clubhouse: un format come quello che faccio io a intervista, “4 chiacchiere con...” in realtà non è il massimo, per Clubhouse. Perché il pubblico di Clubhouse è lì ad ascoltare quando in realtà vuole parlare, questa secondo me è la grande confusione che c'è su Clubhouse. La gente che non lo conosce pensa che sia un social network audio per ascoltare. No, tu ti rendi conto che la gente vuole parlare, allora l'algoritmo premia stanze dove conversano tante persone, dove porti sul palco tanta gente che parla e arrivano le notifche ai suoi contatti “Guarda che Monty è in questa stanza” e arriva altra gente. È un modo per fare questa mega conversazione tutti insieme. Un format come il mio dove tu ti metti lì e ascolti e poi infondo metto anche delle domande, è chiaro che si presta meno, per cui so che dal momento in cui volessi fare numeri migliori in una room di Clubhouse dovrei farlo nativamente nella piattaforma, dove siamo entrambi visibili (io e l'ospite) e dentro tutte le persone a fare la chiacchierata, perché la piattaforma vuole nativamente il contenuto, vuole che tu sia lì in sostanza e basta. Però quello è l'interesse della piattaforma, allora la domanda è: “Seguo le regole della piattaforma ma deturpo quello che è il mio processo produttivo e anche quello che è il migliore impiego del mio tempo oppure trovo un compromesso?” Alla fne, per me è sempre la ricerca del miglior compromesso. Il miglior compromesso tra quello che la piattaforma mi obbliga a fare e quello che voglio fare io. Ovviamente, più mi stacco su quello che voglio fare io e più, potenzialmente, i numeri diminuiscono. Più mi avvicino alla piattaforma e sì, magari i numeri li ottengo, ma magari perdo il controllo di tutto quello che è il mio business complessivo e la mia attività complessiva. Altra considerazione importante: quando si parla di social il risultato è il risultato complessivo. Non è: “Vado forte su Tik Tok”, chi se ne frega? L'argomento è: la tua comunicazione complessiva, su tutte le piattaforme su cui hai deciso di giocare, che risultati ha portato in termini di brand, di costruzione della tua reputazione, della tua credibilità, del fatto che sei conosciuto/a al pubblico che vuoi raggiungere? E in campo di transazione? Economica perché lo monetizzi. Transazione intellettuale perché vuoi far passare delle idee? Transazione politica perché vuoi lanciare un partito politico. Transazione attivistica, perché vuoi muovere le persone a fare delle azioni per delle cause sociali che ti interessano. Allora questo è il gioco, è un gioco di valutazione complessiva. Però se prendiamo Twitch o prendiamo Clubhouse dobbiamo ricordarci che piattaforme come queste ci vogliono lì h24 in modalità sincrona. Cosa vuol dire? Che non posso fare un contenuto e picchiarlo su. No, Clubhouse mi dice: “Vieni qua, stai qua, apri la room o partecipa a una room e stai qua” e stai qua è un casino, perché se sei l'amministratore delegato di un'azienda stare un'ora in una room di Clubhouse non è facile. Se sei un professionista che deve lavorare non è facile, è un impegno enorme. Quanto vogliamo giocare a quel gioco? Quanto ci conviene? Sono delle considerazioni che dobbiamo fare. Altro principio di base: che cosa postare. Non il format che abbiamo deciso di scegliere, ma il cosa postare dal punto di vista della lunghezza di quel contenuto. Qui c'è il solito, enorme, dibattito tra l'attenzione del pianeta che ormai abbiamo l'attenzione del pesciolino rosso (che non è neanche 7 secondi, adesso è 3 secondi, no, è 1.8) e quello che è il tuo posizionamento e quello che vuoi far passare tu, quello che interessa a te. Anche qui è un altro compromesso. Io lo so che se facessi delle interviste più brevi avrebbero più visualizzazioni, perché se guardo gli anaylitics, capisco che c'è una perdita di attenzione inevitabilmente dopo un tot di tempo, ma personalmente non me ne frega un bel niente, perché voglio avere delle conversazioni più lunghe con delle persone che per me sono interessanti. Fine della storia. Se a te non interessano è un problema tuo, non è un problema mio. Uno dice: “Ok, Monty, la tua è una caratteristica diversa” però di fatto porto avanti quello che è il mio messaggio e il mio posizionamento e spero che venga apprezzato da un certo tipo di pubblico. Il pubblico che si stufa dopo 10 secondi, il pubblico che dice: “Ah, però hai messo la pubblicità del tuo servizio dentro il tuo video”, il pubblico che dice: “Ma perché passi da un ospite all'altro? Ma perché ti interessi di così tante cose?” non è il mio pubblico. A me non interessa parlare con queste persone, possono andare da un'altra parte, non me ne frega niente. A me interessa parlare con un pubblico di persone interessate, curiose, che decide di spendere del tempo per capire, per ascoltare, che non si accontenta di avere solo gli ospiti di sport ma vuole avere anche quelli di flosofa, di biologia, di intrattenimento, di cultura, lo scrittore, l'ingegnere... cerco dei pazzi furiosi come me, questo nel mio caso. Allora basta, io parlo a quel pubblico lì. È un pubblico suffciente per giustifcare tutte le mie attività e mi porta risultati? Sì, nel mio caso sono felice, soddisfatto e contento così. Però, ve lo faccio notare, non è il pubblico più grande al quale potrei ambire. Se io volessi ambire a numeri molto più grandi, a quel punto farei video completamente diversi. Intervisterei persone totalmente differenti e avrei format totalmente differenti. È un fatto di scelte. Ognuno trova la scelta che gli dà la migliore soddisfazione, però dal mio punto di vista è fondamentale non prostituirsi agli algoritmi pur di avere i numeri, le views, eccetera. Tanto se tu fai i contenuti giusti e hai centrato il pubblico giusto e hai il talento, le caratteristiche e la costanza di stare sempre presente, aggregherai la tua community. Inevitabilmente. Poi se la tua community sono solo gli appassionati di ping pong, sarà piccola così, se è gli appassionati di calcio, sarà grande così. Questo dipende dal settore che hai scelto e da tutte queste caratteristiche, ma hai raggiunto un risultato stando fedele ai tuoi valori, ai tuoi ideali, senza sputtanarti, con il miglior posizionamento e una visione del lungo periodo che ti ripagherà un sacco negli anni. Per chiudere, poi vi ripeto che se volete approfondire gli argomenti delle singole piattaforme vi rimando al video bonus di approfondimento e che troverete da qualche parte. Alcuni trend che ci saranno, inevitabilmente saranno da un lato un trend audio. Per me vedremo sempre di più un bottoncino audio “alla Clubhouse” che tu oltre poter leggere o guardare un video su Facebook clicchi un bottoncino e apri una tua stanza dove parli con altri. Oppure entri in una lista di stanze dove stanno parlando altri e tu puoi ascoltare o chiedere di parlare, questo è un trend che c'è. Come c'è il trend delle storie ormai da parecchio tempo, che all'inizio era una caratteristica di Snap e poi è stata clonata da Zuck senza pietà ed è diventata una caratteristica di tutte le piattaforma. L'audio sarà la stessa cosa, mi aspetto che non resterà tanto tempo per Clubhouse n ella sua solitudine. Esistono un sacco di social network audio, ma la caratteristica audio fatta così me la immagino spalmata sulle varie piattaforme. Un altro trend che mi aspetto inizi prima o poi, ve lo segnalo, è un trend di cui tra addetti ai lavori si comincia a parlare, ed è quello di portare il proprio algoritmo. Bring your own algorithm. Immaginate di entrare su Facebook, ad esempio, e decidere quale algoritmo utilizzare. “Ho l'algoritmo felicità, voglio solo algoritmi felici.” L'algoritmo ping pong, solo contenuti di ping pong. L'algoritmo teorie della cospirazione, solo complotti di tutti i tipi. In base al mio algoritmo la piattaforma mi dà i contenuti. Quanto ancora può andare avanti così, sennò? Quanto ancora può andare avanti che o mi dai il cronologico o mi dai quello che l'algoritmo di Zuck ha deciso che è quello che funziona meglio? Dopo un po' non funziona più, perché purtroppo tutti i social hanno un modello tossico: siccome sono basati sulla pubblicità, devono premiare contenuti che ti tengono agganciato, quali sono i contenuti che ti tengono agganciato? Contenuti che vanno sempre più ad essere contenuti estremi per quello che è l'engagement. Banalmente, se metto un titolo normale non attira attenzione, se metto un titolo urlato o che è particolarmente cospirazionistico, chiaramente attiro l'attenzione. “Tutto quello che non ti hanno mai detto di Joe Biden”, cosa non mi avranno mai detto di Biden? Niente, però intanto il titolo ha catturato l'attenzione e allora questo modello è un modello tossico, nel lungo periodo. Quello che cambierà sarà che inevitabilmente queste piattaforme dovranno evolversi e o trovare modelli di business diversi... Twitter, ad esempio, sta sperimentando la possibilità di pagare per alcuni contenuti, un po' “alla Patreon”, seguire quelli che sono i creatori di contenuti. Clubhouse avrà dei modelli basati sempre sui creatori di contenuti, per creare un rapporto che ti svincola dalla pubblicità e da questo discorso “cerco a tutti i costi di creare contenuti che attirano l'attenzione sparandola sempre più a bomba”, perché questo non funziona. Questi sono un po' i trend che secondo me vedremo a venire, e nel frattempo, se dovessi puntare la sfera di cristallo così... per fare una previsione dei prossimi 5 anni, chi vincerà questa battaglia dei social? Perché è una battaglia, ricordiamolo, l'attenzione è diffcile, oggi, da ottenere. Allora la vince chi si struttura bene per essere un media a tutti gli effetti, con contenuti in linea con la propria storia (personale o aziendale), contenuti qualitativi al massimo di quelle che sono le tue possibilità, creatività al massimo delle tue possibilità, team di lavoro sempre più interessanti, sempre più smart e più capaci. Grande quantità, grande capacità di adattarsi, perché queste piattaforme cambiano ogni due minuti e quindi noi non possiamo pensare che sia sempre uguale. “Ho visto il corsetto del Monty, allora è uguale”, no, domattina è già cambiato, però questi principi ti aiutano ad approcciarlo nel modo giusto e a me hanno aiutato clamorosamente e devo dire che gli i risultati ottenuti in questi anni, da tutti i punti di vista, sono stati straordinari. Non avrei mai pensato di poter avere questo livello di attenzione, contatti, accesso. Perché ricordiamoci, avere una community sui social e una credibilità ti dà accesso ad opportunità di lavoro, ti dà accesso alle persone migliori che vogliono lavorare con te, ti dà accesso ai media, a tutto! Questo è un vantaggio competitivo straordinario. È molto meglio avere accesso a questo livello che avere soldi, perché coi soldi l'accesso non lo compri facilmente, no? Tu puoi avere le tue lirette, ma l'accesso a uno come Elon Musk che è già ricco, non lo compri con i soldi. Non gliene frega niente, ne ha già più di te. Quindi l'accesso lo compri per reputazione, è la reputazione che ti dà accesso. Marques Brownlee che ha accesso a Bill Gates, Obama, Elon Musk, eccetera, ha accesso perché ha una reputazione. Ha creato la sua community e quindi ha accesso, non è un fatto economico. Questo, secondo me, è un aspetto molto sottovalutato che però ho visto sulla mia pelle ed è straordinario.