
Impara ad utilizzare il tuo corpo
Ottieni il massimo dal tuo corpo e dalla tua presenza quando parli in pubblico
12min

Ottieni il massimo dal tuo corpo e dalla tua presenza quando parli in pubblico
12min
Oltre alla voce abbiamo il corpo, no? Questo è l'altro strumento che abbiamo a disposizione quando parliamo. Peraltro vi faccio notare quanto sia interessante questo aspetto del parlare in pubblico, se cominci ad appassionarti. Perché in fn dei conti se uno fa un video come questo non ha nulla a disposizione. Quando io vedo i video dei vari youtuber che hanno la possibilità, non so, di andare in giro sulle automobili più veloci o fare qualunque tipo di scenografa o stare lì con dei prodotti pazzeschi che ti fanno vedere... è facile, perché l'attenzione va su quello. Se io faccio un video sulla mozzarella o sul Parmigiano Reggiano, ti faccio vedere il Parmigiano e tu dici: “Cacchio, figata”, se ti piace da mangiare. Nel mio caso, come nel caso di molti, tu puoi solo parlare, non hai nient'altro. Hai solo quello che dici, il contenuto – chiaramente – la modalità espressiva, quindi la tua voce che abbiamo visto prima e il tuo corpo. Ci sei solo tu, non c'è nient'altro. Che è pazzesco, da un lato quanto sia difficile – diffcilissimo per me – e dall'altro lato quanto sia incredibile il risultato che uno può avere. Per cui, concentriamoci sul fatto che abbiamo due strumenti e cerchiamo di usarli al meglio. Ripetiamolo: non per arrivare ad essere diversi o ad essere “non spontanei”, è il paradosso opposto: più abbiamo consapevolezza e più abbiamo la possibilità di essere spontanei. È come se uno dicesse: “Vedi, per recitare, De Niro deve essere spontaneo. O Di Caprio deve essere spontaneo, Maryl Streep deve essere spontanea.” ma che cazzata è? Per arrivare a essere spontanea sul set, deve essere super preparato e super competente. Avere la totale padronanza di qualunque tecnica comunicativa per arrivare ad essere spontaneo. La preparazione, nel mondo del public speaking, è quello che ti permette di essere te stesso, di essere poi quello che vuoi essere. Ti permette di evitare – questo è un aspetto importante – di essere frainteso, perché se tu non hai consapevolezza, magari sei qua così, non ti rendi conto che la tua espressione è, come dire, alla “ma che cazzo vuoi?” e stai parlando e magari invece vuoi trasmettere un'idea di grande interessamento. Semplicemente non sei consapevole. Ho un amico che un po' di tempo fa è venuto a recitare qua, esattamente nel mio studietto, non so perché, si è messo a registrare una roba... e allora si è messo qui e lui non aveva mai parlato davanti a una camera. La sua espressione, nel video, era incredibile, diceva tutto. Ma diceva l'opposto di quello che lui voleva trasmettere, d'accordo? Non per cattiveria, semplicemente perché non sapeva bene come gestirsi. Quindi ricordiamoci: voce e corpo sono i nostri due strumenti principali per arrivare a essere il più possibile in controllo della situazione, per quello che è possibile. Poi ricordiamoci, come abbiamo visto nell'aneddoto iniziale, le cose vanno storte e quindi uno deve abituarsi anche ad allenarsi sui piani B, ne parliamo dopo. Allora, per quello che riguarda il corpo, quali sono gli elementi che abbiamo a disposizione? Be', anzitutto abbiamo la gestualità. Noi italiani siamo noti per la nostra gestualità, ci sono alcuni elementi che vi segnalo: un elemento è quello, semplicemente, di rendersene conto che in automatico gesticoliamo e la stragrande maggioranza delle persone non si rende conto. Così come non si rendono conto che magari vanno a un evento e quando parlano passeggiano, avanti e indietro. Non se ne rendono conto e continuano a muoversi in modo totalmente inconsapevole. La gestualità è un altro aspetto importante. Non vi tedio con i vari gesti, il significato dei gesti... qua ci sono interi libri, intere branche che si possono esplorare. Se vi interessa andateveli a vedere: ogni gesto ha, chiaramente, una sua validità. Guardate i politici quando magari indicano o quando vogliono avere un certo concetto, usano una certa tipologia di gesto. Senza entrare nel merito della tipologia del gesto il mio consiglio è: facciamo attenzione a come gesticoliamo. L'errore più facile da togliere è quello della ripetitività. Tutti noi abbiamo la tendenza a gesticolare in uno stesso modo in continuazione, e magari, appunto, c'è chi gesticola sempre con la mano destra e va avanti così, quando parla ripete sempre un gesto. O c'è chi, come me, ogni due minuti vedi queste cazzo di mani e dici: “Ma cosa sta facendo Monty?” boh, sono gesti incontrollabili, vedete com'è fastidioso se non c'è controllo? Allora l'idea è farci attenzione e ricordarsi che per ogni momento del discorso può esserci una diversa gestualità, non è che devi gesticolare sempre nello stesso modo. E poi ognuno troverà quella che è anche più incline alle sue caratteristiche personali, al suo carattere. Gestualità, gestualità, gestualità. Un altro aspetto sulla gestualità che magari può essere un consiglio utile, è quello di tenere un gesto per un certo periodo di tempo. A volte i gesti sono fastidiosi perché passano così, non hanno nessun significato se non sfogare la tensione, perché sei teso e gesticoli o perché sei abituato così. Se, invece, il gesto ha un significato, è diverso, perché nel momento in cui parli e hai un gesto che resta e ha un significato perché magari stai ponendo l'attenzione su un argomento, magari avete presente quando i relatori sono seriamente concentrati, stanno pensando... (indicarsi la fronte) è un gesto pensato ma vero e ha un suo tempo, no? Resta nel tempo. Allora questo può essere già un aspetto utile, che cambia il valore e il peso di un gesto. Altro elemento fondamentale è la postura. Vi parla uno che ha una postura così merdosa che faccio fatica a descriverla: sono sempre un po' gobbo, sembro un po' cifotico, sempre “Gobba? Quale gobba?” ecco, però è evidente che la postura – a prescindere che sia una postura corretta della tua colonna vertebrale o meno – è fondamentale. Anche qui, al posto di provare a capire quale sia la postura giusta, che è una cosa che poi viene anche col tempo, già notare come ci mettiamo quando parliamo è utile. Ti renderai conto che alcune persone, in automatico, magari sono spostate, stanno con il baricentro completamente da una parte. O, come dicevamo prima, alcune persone quando parlano su un palco passeggiano. Altre persone quando parlano hanno una postura di questo tipo. Sapete quanti oratori, manager e amministratori delegati di grandi aziende ho intervistato e che magari prendono il microfono, gli dai il gelato in mano e questi iniziano a parlare così (sottovoce, con il capo verso il basso) e tu dici: “Ma porca di una miseriaccia zozza... ma almeno ti rendi conto che quella postura lì è veramente orribile da guardare, in generale, esteticamente?” Trasmette un senso di chiusura totale, non è per niente empatica rispetto al pubblico e quindi ti scandalizzi. Dall'altro lato, se invece è una postura voluta... perché di nuovo la parola chiave è “consapevolezza”. Sei consapevole? Puoi fare quello che vuoi. Puoi mettere le mani in tasca, scarugiarti il naso sul naso, puoi metterti le dita nelle orecchie, mangiare... fai quello che vuoi. Se sei Robert Downey Jr., lui può fare quello che vuole, perché è in controllo della situazione. Sa esattamente cosa vuole trasmettere. Vuoi imbarazzare il tuo intervistatore? Allora avrai Billy Bob Thornton, che l'ho visto una volta in un intervista incazzato con l'intervistatore e la sua postura era di totale chiusura, lo sguardo era assolutamente come a dire “Sei un coglione”, ma è voluta. Se invece uno è inconsapevole rischia semplicemente che la postura trasmetta qualcosa che non c'entra niente con quello che è il messaggio. Un altro aspetto importante può essere lo sguardo: anche in questo caso ci sono intere scuole di recitazione sullo sguardo. Dal mio punto di vista l'importante è sapere qual è l'emozione che vuoi trasmettere. Qual è l'emozione che vuoi che arrivi? Perché spesso, se tu guardi un oratore parlare, ti rendi conto che dice delle cose magari anche bellissime, ma il suo sguardo trasmette tutt'altro. Allora postura, sguardo, gesti, sono tutti insieme per cercare di trasmettere e veicolare un'emozione, che sia l'emozione giusta. È un discorso molto emozionale? Allora anche lo sguardo dovrà andare in quella direzione. Tutto l'insieme va in quella direzione. Se, invece, è un discorso incazzato per riprenderli, tutti i gesti cambiano. È proprio diverso il modulo comunicativo. Questo è un altro aspetto importante da segnarci, secondo me. Ogni tipologia di emozione necessita di una tipologia di comunicazione. L'errore di molti è che hanno un unico modo di comunicare, fne della storia: così comunicano e così restano. Non c'è nient'altro. Allora anche in politica, c'è quello che urla e urla sempre, non ha altri modelli comunicativi. Il bello della comunicazione, invece, è che più la approfondisci, più la studi, più ti rendi conto che oggettivamente puoi comunicare in tanti modi diversi a seconda della situazione e a seconda del mezzo. Sullo sguardo, una curiosità, se fate video: ne parlavo con Cristiana Capotondi l'altro giorno. È incredibile come gli attori non sbattano le palpebre. Fateci caso? Se io non sbatto le palpebre per più di dieci secondi mi viene una paresi... mamma mia, che fastidio! Però guardate i grandi attori quando sono ripresi, lo sguardo è fsso, perché nel momento in cui sbatti le palpebre, a quel punto si perde la connessione con il pubblico, questa è la teoria di base, ve lo segnalo. Nel mio caso sono sempre a sbattere le palpebre perché mi dà sempre fastidio, a volte vedi della gente che cerca di farlo e sembrano dei serial killer. Quindi prendetelo come uno spunto di rifessione interessante. Poi ci sono altri elementi legati al corpo, no? L'abbigliamento. Se io vado a un meeting di Wall Street così, anche se sono Zuckerberg – come ha fatto – sarò visto diversamente, perché è un contesto in cui sono tutti in giacca e cravatta. Se vado a una reunion di figli dei fori e vado in giacca e cravatta, sono fuori contesto. Ancora una volta: se è voluto, fantastico, fai quello che vuoi. Se sei Salvador Dalì, di cui ho visto ieri una vecchia intervista in cui va con il bastone e tutto forbito, vestito come fosse nel 1300 in un'intervista in televisione... è voluto, perché lui è l'artista, è Salvador Dalì. Avete visto questo gesto (di apertura delle mani)? Non era voluto, ad esempio, è uscito così perché le mani hanno detto: “Basta, Monty, mi sono rotto i coglioni”. I gesti! Gesto mio, non ti conosco. L'abbigliamento è un elemento importante. La distanza. È diverso se io comunico che sono qua (più vicino) o sono qua (distante) e, allo stesso modo, quando comunico in un evento o in una riunione, c'è tutto il discorso della gestione delle distanze. Qual è la distanza giusta per essere in buoni rapporti ma non essere troppo invasivo? Oppure, avete presente quelli che ti toccano in continuazione? Ci sono. Io avevo un amico che ogni due minuti ti parlava e continuava a toccarti, dopo un po' gli dicevi: “Oh, mi hai anche un po' rotto le scatole. Basta toccare, non toccarmi più.” Però anche quella può essere una tecnica che uno utilizza. La gestione delle distanze. Allora, abbiamo visto la voce, abbiamo visto il corpo... è tutto un mondo da studiare. In fondo è come fare una preparazione atletica: ti rendi conto che più fai sport e più devi avere controllo del tuo corpo. Dov'è il tuo baricentro? Dov'è che sei in equilibrio? Dov'è che sei fuori equilibrio? L'importante è che tu ti conosca, lo sappia e poi decidi tu quale sarà l'abbigliamento che vuoi avere, lo sguardo che vuoi avere, se vuoi essere più John Wayne o meno. Alla fine, ripetiamolo, per arrivare alla tua spontaneità, al tuo unico, originale, modo di comunicare.