
Concretizza il tuo speech
Come creare e mettere in atto un discorso efficace
14min

Come creare e mettere in atto un discorso efficace
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Eccoci qui, una volta che abbiamo visto qual è la mentalità giusta, non abbiamo paura della paura, conviviamo con la paura, sappiamo gestire la nostra paura, abbiamo allenamento, sappiamo che siamo in questo regime di allenamento permanente della comunicazione, siamo consapevoli della nostra voce, degli strumenti della nostra voce, del nostro corpo... a questo punto dobbiamo pacchettizzare tutto dentro per fare un bel discorso in varie situazioni: può essere un'offerta, può essere un discorso a un evento, può essere un video, no? Lo puoi fare in mille modi. Allora, un primo aspetto pratico è quello di fare una scelta: tu un video, se prendiamo l'esempio di un video o un keynote, un keynote speech, un discorso, lo puoi fare in tanti modi. Lo puoi fare vestito in mille modi diversi, lo puoi fare a velocità mille, lo puoi fare super lento e passionale... lo puoi fare in mille modi. Va presa una decisione. A volte decidi bene, a volte decidi male. Anche su questo mettiamoci l'anima in pace, non è che decidi sempre giusto. Le varianti sono infinite, ne parlavo con Pietro Valsecchi e parlavamo di Checco Zalone. Pietro Valsecchi, storico produttore cinematografico, diceva: Checco Zalone è sempre indeciso. La scena la rifà venti volte e qualcuno poi alla fine deve dirgli: “Basta, fermati, va bene così.” Qua è la stessa cosa: facciamo una scelta, decidiamo, proviamo e poi capiamo che cosa modificare. Numero 1, fare una scelta. Numero 2, avere una scaletta il più semplificata possibile, all'inizio. Più diventi brava e bravo e più puoi avere tante variazioni e avere un modo di raccontare che attraversa tante situazioni diverse. Adesso facciamo un esempio, all'inizio, però, è più facile avere una scaletta semplice. Se io volessi fare un video sul mercato del lavoro che in questo momento è molto problematico, causa Covid... ok, il video ha tre parti, that's it. Un'introduzione con il problema: “Oggi il mercato del lavoro è in seria difficoltà, ci sono il 75% di persone in più che non hanno lavoro”, invento. Introduzione. Svolgimento: “Vediamo però 3 esempi di lavori che stanno tirando molto. Esempio 1, esempio 2, esempio 3.” Ok? Questa è la seconda parte. Conclusione: “Come disse il saggio, il lavoro non è bello se non è litigarello.” conclusione di merda... Questo può essere un esempio molto, molto scheletrico, semplice e banale di una scaletta di un video. Trovate poi online miliardi di possibili svolgimenti. Se vi piace il tema della scrittura autoriale, dello storytelling, trovate un sacco di ipotesi di scalette possibili e immaginabili: Il viaggio dell'eroe, Campbell... vi lascio approfondire poi nel report le risorse che vi piacciono di più. Però il concetto di base è fare una scelta a livello proprio tuo di quale emozione vuoi trasmettere, qual è il messaggio che vuoi trasmettere e qual è la tua modalità fisico-vocale migliore per riuscire a trasmettere quel messaggio. Perché, alla fine dei conti, ti interessa che gli altri capiscano quello che stai dicendo e siano mossi nella direzione che vuoi. Se vuoi che donino dei soldi ad Emergency, alla fne è quello l'obiettivo che vuoi raggiungere con il tuo discorso, non “fare un bel discorso”, non esiste il bel discorso o essere bravi quando parliamo. Chi se ne frega? Non è neanche un fatto estetico, tu puoi anche essere spiacevole o poco comprensibile e ugualmente essere un grande oratore. Oppure, non so, ho visto un'intervista a Marlon Brando o Noam Chomsky... hai gente molto competente nel loro settore ma non è che... Marlon Brando aveva una voce quasi fastidiosa, per dare un'idea, però era il grande Marlon Brando. Da questo punto di vista, una volta che hai preso una decisione, cerchi di orientarti su una scaletta che sia il più semplice possibile e che ti permetta di “deliverare”, parola bruttissima, il tuo risultato. Un consiglio su questo fronte è quello di avere sempre anche un piano B. Il piano B può esserti utile perché magari ti dimentichi qualcosa. Sapete quante volte io sto parlando e mi dimentico completamente qualcosa? “Cosa stavo dicendo? Non mi ricordo, però era lì un attimo fa e ora non c'è più.” Ok, allora che cosa posso fare nei momenti di difficoltà? Il piano B è avere, tipicamente, una batteria di argomenti di riserva, di domande di riserva, di momenti che ti aiutano a gestirla. Prima di entrare nel piano B, però, un aspetto che volevo sottolineare rispetto alla struttura del nostro discorso e della nostra offerta, è quella di provare a spacchettizzarla in diversi moduli e segnare a ogni modulo che cosa succederà. Facciamo un esempio: riprendiamo il nostro caso della scaletta in 3 passaggi. L'introduzione, magari - immaginiamo che sia un discorso che facciamo a un evento – la facciamo da soli sul palco, senza slide. Schermo nero e solo l'introduzione. Il secondo passaggio è lo svolgimento, abbiamo 3 esempi, allora ti faccio vedere quelle che sono le mie slide. Magari una è un'immagine, una è un video e una è una scritta, per esempio solo la scritta di un dominio, così hai un'alternanza anche visiva che aiuta a tenere l'attenzione, no? Sono tanti momenti di attenzione, questo è un altro aspetto importante. Non c'è un unico momento, ogni tot di tempo, che può essere ogni 15 secondi, ogni 30 secondi, ogni minuto... dipende anche da quanto uno è capace a tenere l'attenzione, entra un nuovo elemento. Perché nei videoclip musicali ogni 3 secondi staccano? Perché l'attenzione continua a portarti di qua e di là. E poi magari il terzo elemento, la conclusione, che ne so, uno decide di scendere dal palco e andare in mezzo al pubblico e chiude in mezzo al pubblico. È un esempio, sto improvvisando. Come vedete, ogni momento ha una sua dinamica e allora puoi decidere in ogni momento qual è la gestione della voce, la gestione del tuo corpo, che tipo di postura hai in quel momento. Magari nella fase di introduzione sei seduto, nella fase di spiegazione sei in piedi e nella fase finale ti sdrai per terra. Non lo so, ognuno può decidere. Il bello della comunicazione è che uno ci gioca. Allora puoi decidere quali sono i momenti e che cosa succede in quel momento. Ad esempio uno potrebbe dire che nella fase iniziale hai un oggetto, ecco: “Il mercato del lavoro...” perché magari questo microfono identifica il mercato del lavoro nella microfonia “... è in grande crisi” ok? C'è un oggetto. Nella seconda parte, invece, non c'è più un oggetto ma ci sono delle slide in alcuni momenti e in altri momenti non le hai, oppure potresti dire, se sei a un evento: “Prevedo un momento in cui vado in mezzo al pubblico e coinvolgo qualcuno”, oppure prevedo un momento in cui al posto di parlare io, siete voi a parlare. “Quanti di voi hanno mai comprato un microfono?” e siete voi a parlare. Ogni fase del discorso va sotto-indicizzata in base alla voce che voglio avere, alla corporeità che voglio avere, agli strumenti audio-visivi che voglio utilizzare, al livello di coinvolgimento del pubblico che voglio utilizzare. Mettendo insieme, un po' come un Lego, queste componenti, possiamo arrivare ad avere il nostro miglior discorso facendo ancora una volta delle scelte. Chiudiamo sul piano B, avere un piano B è importante. Tipicamente, se vado a un evento e devo moderarlo, anche se ormai ne modero sempre meno, però ne ho moderati tanti nella mia vita, ma questo vale anche se devo parlare. Magari va via la corrente. A me una volta è successo: a un mega evento è saltata completamente la corrente nel mentre l'amministratore delegato stava facendo la presentazione della cosa più importante della vita di quell'azienda e nel messaggio clou... buio. Panico totale. E in quel caso, il mio compito da moderatore è saltare sul palco e improvvisare. Improvvisare può voler dire che o improvvisi in quel momento, ti guardi in giro e trovi un aggancio di qualche tipo, oppure improvvisi perché hai una batteria di battute pronte o di attività pronte da fare. Oppure improvvisi perché arrivi e dici: “Un applauso agli elettricisti all'ascolto” e togli quell'attimo di freddo nell'attenzione. Oppure, una volta mi ricordo che stavo facendo uno speech a un evento molto “aziendalese” e lo facevo con una lavagna, ero su un palchetto molto stretto e c'era questa lavagna dove io scrivevo che era molto scricchiolante. Mentre io scrivevo, a un certo punto spingo un po' troppo e la lavagna cade indietro, va giù dal palco e si sente un botto pazzesco, come una bomba, ok? Allora in quel momento panico totale, perché tutta la mia presentazione era basata sulla lavagna e in quel caso nulla, improvvisi. Improvvisi, vai dal pubblico e puoi prenderla anche come preferisci tu di carattere. In quel caso credo di aver detto una cosa del tipo: “Be', questo è il momento più imbarazzante della mia vita, ho veramente bisogno di un applauso di incoraggiamento. Sia io che la lavagna.” e via così. Oppure ti sposti su di loro. Nel mio caso, mentre scendevo per andare a prendere la lavagna dicevo: “Sai cos'è? La lavagna lasciamola qua. Meglio così.” approfitti della gag, del momento di difficoltà per cercare di costruirci qualche cosa, perché un altro aspetto importante è: i momenti di maggiore imbarazzo sono i momenti di maggiore connessione col pubblico. Il pubblico, quando ti guarda, in realtà non si relaziona a te quando sei un fenomeno, si relaziona a te quando sei lì con le mutande calate, sul palco, che è successa una roba che dici “mannaggia!” e a me ne sono successe tante. Ai tempi di Piazza Duomo, ogni giorno arrivava l'urlatore di Piazza Duomo. Io facevo il mio bel discorsetto, arrivava l'urlatore di Piazza Duomo, si sedeva, molto garbatamente iniziava a urlare mentre io parlavo. Io cercavo di parlare sempre più forte e questo continuava ad andare avanti finché i miei non andavano a recuperarlo e a dirgli: “Senti, ragazzo, vai a urlare da un'altra parte” e lui “No!” e urlava ancora di più. Ad esempio. E via così, ogni due minuti ce n'è una. Una volta ero ad uno IAB Forum, è entrato uno nel pieno del momento clou del mio discorso, per farsi pubblicità travestito da donna e urlava non so che cosa, tipo un messaggio pubblicitario. Un'altra volta ho fatto un evento forse a Bolzano che è andato malissimo. Avevo tutto il mio discorsetto e parte del mio discorso prevedeva il coinvolgimento di qualcuno del pubblico sul palco. Io ho tirato su una persona che mi sembrava interessante e questo era un pazzo furioso, ma non positivo, nel senso negativo del termine. Ha preso il microfono e ha cominciato a sparare a zero su tutto e tutti, su qualunque cosa, e io non riuscivo più a staccarlo. Continuavo a dire alla regia: “Taglia il microfono!” non riuscivo più a toglierglielo, fisicamente, era impossibile. Ogni due minuti ti succedono cose del genere, allora lo devi sapere e devi essere pronto ad avere un piano B. Il piano B è prepararsi, in quella evenienza, che cosa potresti fare. Puoi coinvolgere qualcun altro, puoi avere la battuta pronta che spesso non hai, puoi chiedere al pubblico una domanda o fare un sondaggio veloce. Puoi avere un video di backup. “Ok, allora vediamo il video” e via col video. Per farvi un esempio, una volta a Sky TG24, avevamo questa puntata con “20 video pazzeschi”, la trasmissione durava 21 minuti ed era tutta sui video pazzeschi, più curiosi della rete. Allora mi ricordo che avevo questo auricolare nell'orecchio, perché in televisione hai l'auricolare e la regia ti parla. Dico: “Ecco il primo video, vediamolo” e il video non parte. Tu sei lì, in onda, live e la regia dice: “Il primo video non c'è, improvvisa.” e allora dicevo: “Nel primo video c'era un bambino che faceva questo e questo, ma non c'è problema, adesso vediamo il secondo video che è straordinario. Non potevo aspettare un altro momento per poterlo vedere...” e non parte il video. La regia mi dice: “Monty, non ci sono i video, improvvisa.” Tutta la puntata era basata sul far vedere i video, non avevo nient'altro. E allora 20 minuti a improvvisare. “C'era il terzo video, ve lo faccio vedere così: avete presente una finestra...” tutto così. Oppure un'altra volta mi ricordo che doveva essere ospite Di Pietro. Monografica su Di Pietro, lui è arrivato e poi per qualche motivo, non so, si è arrabbiato, aveva avuto un'urgenza, ha preso ed è andato via... quindi io ero live con la monografica su Di Pietro e non sapevo che cosa fare. Improvvisi. Oppure parti con quelli che sono i piani B: il servizio di riserva, oppure “Aspetta, abbiamo in studio qualcuno!” e arriva in studio uno che si mette giacca e cravatta al volo. “No, perché volevamo anche la tua opinione, George!” così. Cerchi di improvvisare, però avendo un piano B. La parte di messa in atto del discorso è la parte più divertente, dal mio punto di vista. Ma tanto più hai avuto consapevolezza, ti sei preparato bene a monte, ti sei allenato, hai ripetuto, le prove meticolose... tanto più, quando arrivi, è solo un fatto di lasciati andare e di fare del tuo meglio e di divertirti anche in quel momento, sennò parlare in pubblico sarebbe una rottura di coglioni cosmica. Quanto più, invece, non hai fatto il lavoro dietro le spalle, non ti sei allenato prima, tanto più, invece, è un'esperienza a volte drammatica.