
Tutto ciò che sai sull’intelligenza è sbagliato
Ognuno - se lo vuole - può essere un genio
14min

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Episodi di Forma mentis
È importante per prima cosa dire che non esiste una definizione univoca di intelligenza. Alcuni autori fanno riferimento a definizioni generali e vedono l’intelligenza come una peculiarità tipica della specie umana. L’intelligenza sarebbe quindi l’abilità nel risolvere problemi e la capacità di adattarsi alle sfide che l’ambiente pone.
Altri autori adottano definizioni più specifiche e vedono l’intelligenza come un insieme di processi e capacità:
Alla luce delle difficoltà nel trovare una definizione condivisa di intelligenza, alcuni autori hanno preferito partire dal basso, realizzando veri e propri test di intelligenza. Sulla base dei dati ottenuti, gli sperimentatori hanno condotto analisi statistiche specifiche, al fine di estrapolare le dimensioni tipiche dell’intelligenza.
Il primo autore a sviluppare un test di questo tipo fu lo psicologo Charles Spearman. Nel 1927 Spearman applica l’analisi statistica allo studio dell’intelligenza, scoprendo che le prestazioni degli individui in vari tipi di test erano in relazione tra loro. Da questo dato Spearman dedusse l’esistenza di due tipologie di fattori in grado di definire l’intelligenza di una persona:
Spearman non definì mai il fattore G con il termine di “intelligenza”, per lui troppo generico. Parlò invece di 3 princìpi fondamentali che componevano il fattore G:
Grazie all’utilizzo di tecniche di analisi più avanzate, nel 1966 lo psicologo Raymond Cattell fu in grado di identificare 2 tipologie di intelligenza:
Il modello dello psicologo Howard Gardner (1983) rifiutò l’idea di un singolo tipo o pochi tipi di intelligenza. Secondo Gardner esistono infatti numerosi tipi di intelligenza, selezionati nel corso dell’evoluzione e il cui valore varia a seconda della cultura di appartenenza. Se in Occidente si valorizzano l’intelligenza logica e matematica, nelle isole della Micronesia - abitate da popoli marinareschi - sono più importanti l’intelligenza spaziale e quella cinestesica (relativa al movimento del corpo). A Bali, dove le prestazioni artistiche fanno parte della vita quotidiana, si privilegia non solo l’intelligenza cinestesica ma anche quella musicale.
In generale, Gardner ha identificato 9 tipi di intelligenza. La prima è quella Logico-Matematica, in cui si nota una maggiore sensibilità e capacità di distinguere schemi logici o numerici e l’abilità di gestire catene di ragionamento. Poi c’è l’intelligenza Linguistica, ovvero l’abilità nel saper padroneggiare le parole essendo sensibili al loro suono e al loro significato. In terzo abbiamo l’intelligenza Spaziale ovvero l’abilità nel percepire e rappresentare oggetti visivi, muovendoli nella mente. Nell’intelligenza Naturalistica è la capacità di comprendere schemi in natura a predominare sulle altre.
In quella Cinestesica la fa da padrona la capacità di usare il corpo a fini espressivi e di maneggiare oggetti con destrezza. L’intelligenza Musicale è quella in cui i soggetti hanno la capacità di comprendere e creare composizioni musicali. Poi ancora, abbiamo l’intelligenza Intrapersonale, ovvero la capacità di capire se stessi, avere consapevolezza delle proprie abilità, emozioni, pensieri e intenzioni. L’intelligenza Interpersonale è definita come la capacità di riconoscere le differenze fra le persone e comprendere emozioni, intuizioni e motivazioni altrui.
In ultimo, l’intelligenza Esistenziale ossia la capacità di trascendere l’esistenza umana, attraverso l’analisi della vita e della morte.
Nella prospettiva di Gardner non ha quindi senso dire che una persona è più intelligente di un’altra, perché l’intelligenza non è un concetto unitario. Ogni essere umano presenta in grado diverso le 9 forme di intelligenza e, a seconda del contesto socio-culturale, alcune saranno valorizzate e altre lo saranno di meno.
Il ruolo delle emozioni è fondamentale nell'intelligenza intrapersonale e in quella interpersonale. Nel 1990 i professori Peter Salovey e John D. Mayer coniarono il termine intelligenza emotiva, definendola come:
“L’abilità di percepire ed esprimere le emozioni, integrandole nel proprio pensiero, comprendendo e ragionando sulle emozioni stesse, nonché regolandole in se stessi e negli altri”.
Questa definizione sottolinea la stretta interconnessione tra emozioni e pensiero: le emozioni possono arricchire il pensiero e il pensiero può aiutare a capire alcune emozioni. Secondo alcune ricerche, alti livelli di intelligenza emotiva si tradurrebbero in maggiore fiducia in se stessi, adattabilità ed empatia, contribuendo al successo sociale e professionale dell’individuo.
Un autore che ha poi approfondito ulteriormente il concetto di intelligenza emotiva è stato Daniel Goleman, autore contemporaneo che continua tutt’oggi a svolgere ricerche in questo ambito.
Secondo Goleman l'intelligenza emotiva ha 3 componenti principali:
L'intelligenza emotiva sociale comprenderebbe invece empatia e abilità sociale. L’empatia è la capacità di riconoscere le emozioni e i sentimenti degli altri, di porsi nei loro panni e comprenderne punti di vista, interessi e difficoltà. Essere empatici significa percepire il mondo interiore dell'altro come se fosse il proprio, mantenendo tuttavia la consapevolezza della sua diversità. L’abilità sociale invece implica il saper gestire le relazioni sociali grazie alle capacità di essere socievoli, collaborativi e attenti agli altri.
Secondo Goleman l'intelligenza emotiva si può sviluppare attraverso un adeguato allenamento, diretto soprattutto a cogliere i sentimenti e le emozioni nostre e altrui, indirizzandole in senso costruttivo. In particolare, se l'intelligenza legata al QI tende a stabilizzarsi nella tarda adolescenza, l'intelligenza emotiva può essere migliorata nel corso di tutta la vita. Infine, Goleman sottolinea come QI e intelligenza emotiva non siano competenze opposte, ma solo distinte: tutti noi siamo dotati sia di abilità intellettuali che emozionali e in ogni nostra azione, reazione e comportamento esse si fondono in una totalità.
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