Purtroppo, come un po' Enea si aspettava, ormai la girandola di ricordi e di riflessioni si era attivata. La musica alla radio non si stava rivelando troppo efficace nel distrarlo. Anzi, quasi favoriva il suo flusso di pensieri. Enea ripensò così alla conversazione appena avuta con la sorella Marika. Era consapevole che parte delle loro difficoltà fosse dovuta proprio alla sua partenza da Modena.
Sapeva bene, infatti, la patata bollente che la sorella si era ritrovata tra le mani quando Enea se n'era andato… i loro genitori. Tra il padre e la madre, infatti, i rapporti erano sempre stati tesi. Litigi, discussioni, piccole incomprensioni quotidiane. A poco a poco i genitori si erano allontanati. Il loro rapporto di coppia era insoddisfacente. Ormai ricoprivano solo il ruolo di genitori. Enea, in particolare, era finito per diventare il confidente della madre, quel complice che non aveva trovato nel marito.
Il percorso di terapia aveva aiutato molto Enea. Aveva capito quanto il rapporto tra i genitori avesse reso complicata la sua crescita. Diventare autonomo e indipendente avrebbe infatti costretto i genitori a rimettere al centro la questione di coppia.Nemmeno dopo la sua partenza da Modena, però, i genitori avevano preso in mano la loro relazione. Avevano piuttosto preferito riversare le loro energie nella relazione con la sorella. Marika oggi si ritrovava così, proprio come Enea in passato, a difendere con le unghie e con i denti i propri spazi, conquistati faticosamente negli anni. Ed Enea era sicuro che di questo Marika incolpasse anche lui.
Che cos'è la sindrome da nido vuoto? E come possiamo vivere al meglio la relazione con i genitori e far valere i nostri spazi? Per rispondere a queste domande esploreremo il complesso mondo della relazione tra genitori e figli, anche in età adulta.
La sindrome da nido vuoto consiste in sentimenti di tristezza, solitudine e perdita che molti genitori sperimentano quando i loro figli lasciano casa per diventare indipendenti. Questo è un fenomeno molto comune, in particolare tra i genitori che hanno dedicato gran parte della loro vita alla cura e all'educazione dei propri figli. E quando questi sono pronti a lasciare il nido, improvvisamente i genitori si trovano con un senso di vuoto, una mancanza di scopo. Lasciare andare un figlio, infatti, può essere davvero difficile. Per diversi anni i genitori hanno investito molte delle loro energie e delle loro risorse nel crescerlo al meglio. E proprio queste risorse ora devono essere reindirizzate. Per alcuni genitori l'abbandono del nido può rappresentare la fine simbolica di una fase della loro vita. In altri, invece, può anche emergere la paura di perdere il ruolo genitoriale e di non essere più necessari nella vita dei propri figli.
Questa fase delicata, quindi, richiede una nuova riorganizzazione familiare, una ridefinizione del ruolo dei genitori che non può più basarsi solo sull'accudimento e la cura di qualcun altro. Ed è proprio questo che obbliga la coppia genitoriale a doversi riscoprire.
Il nostro protagonista ci fa capire come tutti i membri della famiglia siano coinvolti in questa dinamica. Senza dei confini chiari e senza la consapevolezza della situazione, infatti, i genitori di Enea hanno riversato le loro energie su Marika e hanno continuato così a ritardare le questioni legate alle loro difficoltà di coppia.
Enea ci ha aiutato a capire come anche i figli possono trovarsi in difficoltà ad abbandonare il nido e possono provare sensi di colpa e preoccupazioni.
Questo può dipendere da vari fattori, ad esempio dallo stile di attaccamento sviluppato durante l'infanzia, proprio perché influenza profondamente la capacità dei figli di prendere le distanze dai genitori.
Proviamo a vedere insieme cosa intendiamo con stile di attaccamento. Semplificando potremmo dire che esistono principalmente due tipi di attaccamento: sicuro e insicuro. Un attaccamento sicuro si sviluppa quando il bambino percepisce che i suoi bisogni emotivi sono costantemente soddisfatti dai genitori, ad esempio quando piange e viene consolato, oppure quando riceve degli abbracci o delle interazioni quotidiane che lo fanno sentire protetto, al sicuro appunto, o ancora quando riceve delle risposte coerenti dai genitori. Tutto questo permette al figlio di sviluppare una sana indipendenza e una fiducia in se stesso. Un attaccamento sicuro tende a mantenersi anche in età adulta e può facilitare i momenti di cambiamento, come l'abbandono del nido. Per il figlio significa essere in grado di affrontare il distacco, sapendo che può sempre contare sul supporto emotivo dei propri genitori, anche se a distanza. Per i genitori, sapere che il figlio è sicuro e capace di affrontare le diverse sfide può ridurre l'ansia e il senso di perdita.
Al contrario, un attaccamento insicuro può svilupparsi quando i bisogni relazionali del bambino non sono stati adeguatamente soddisfatti. Ad esempio, se i genitori si comportano ogni giorno in modi diversi e imprevedibili o anche se il piccolo assiste ad episodi di conflitto e di scontri che minano la sua stabilità. Questo può portare a sentimenti di ansia e insicurezza nella relazione. I figli con un attaccamento insicuro possono avere difficoltà a prendere le distanze dai propri genitori. Ad esempio, temono l'abbandono oppure si sentono incapaci di gestire la sempre maggiore autonomia. D'altra parte, i genitori possono provare preoccupazione rispetto alla capacità del figlio di cavarsela da solo e intensificano così il loro senso di perdita e preoccupazione.
In quale di queste due rappresentazioni vi ritrovate maggiormente? Più si è consapevoli di queste dinamiche familiari, più è facile intervenire per vivere al meglio l'evoluzione della relazione. Ed è proprio a questo che fa riferimento Enea quando riflette su come la terapia abbia aumentato la sua consapevolezza.
A prescindere dal vostro stile di attaccamento, vediamo alcuni consigli che possono esservi utili se state affrontando delle difficoltà nell'equilibrio e nella relazione con i vostri genitori.
Comunica in modo chiaro e rispettoso.Esprimi i tuoi bisogni di figlio in modo chiaro e rispettoso. Sia aperto al dialogo e, anche se difficile, prova sempre a spiegare come ti senti. Più sarai chiaro e più sarà facile per loro comprenderti e abbracciare le tue esigenze. Ascoltali. Il loro punto di vista può essere utile per avvicinarvi, così da trovare compromessi e soluzioni che giovino a tutti.
Definisci dei confini netti e aiuta i tuoi genitori a rispettarli. Spiega chiaramente quali sono i tuoi confini personali e perché sono importanti per te. Assicurati di essere stato compreso e sii fermo nel farli rispettare. Sia che tu viva ancora con i tuoi genitori, sia che tu abbia abbandonato il nido, cerca sempre di non cedere sui tuoi spazi. Ad esempio, puoi far notare con gentilezza quando questi confini non vengono rispettati. Di fronte ai grossi cambiamenti, puoi anche provare ad abituare gradualmente i genitori ai nuovi equilibri.
Crea occasioni per passare tempo di qualità insieme. Soprattutto se vi state allontanando molto, trova il modo per condividere tempo di qualità con i tuoi genitori. Resta in contatto con loro. Non ci sono ovviamente delle regole standard da seguire. Create però le vostre abitudini, a partire proprio dalla vostra relazione. Ad esempio, non forzarti di doverli chiamare tutti i giorni per poi magari rispondere male e non avere nulla da dire. Trova il tuo modo di vivere serenamente la tua indipendenza e la tua relazione con loro.
È naturale, ci vorrà tempo e pazienza. Ma grossi cambiamenti possono anche aprire a nuove opportunità, ad esempio dando la possibilità alla coppia genitoriale di riscoprirsi o ancora vedere sotto una nuova luce il tuo rapporto con loro.
In conclusione, riconoscere che la relazione è la base sulla quale si fonda la famiglia può aiutarci a salvaguardare i nostri confini, sia da figli che da genitori, a vivere grossi cambiamenti come l'uscita da casa e a non sentirsi persi di fronte a nuove distanze.