Enea imboccò l'uscita per Modena Nord ed uscì dall'autostrada. Ormai il suo viaggio era quasi al termine. Complice il suo ritardo, i piani erano cambiati. Anziché passare a prendere la sorella e i genitori, si sarebbe recato direttamente alla cerimonia. Non sapeva ancora stabilire con certezza se il fatto di entrare in chiesa da solo lo avrebbe fatto sentire più o meno a suo agio rispetto ad un ingresso in compagnia dei familiari. A ridursi dei chilometri che lo separavano dalla destinazione, infatti, stava crescendo di pari passo l'ansia di re-incontrare Chiara. Non la vedeva da sei anni. Sei anni in cui era riuscito ad attraversare quella che per una vita intera era stata la sua paura più grande, la solitudine.
Ricordava ancora bene quella sensazione di timore misto ad angoscia che aveva accompagnato le ultimissime settimane della relazione con Chiara. Era atterrito dal vuoto che sapeva lo avrebbe atteso dopo la loro separazione. Aveva cercato di ritardare il più possibile l'epilogo ormai inevitabile della loro storia, ma alla fine quel momento era arrivato. Chiara alla fine lo aveva lasciato, come aveva già più volte tentato in precedenza.
Fu proprio in quelle primissime settimane dalla rottura che, inaspettatamente, il suo capo gli aveva presentato l'opportunità di trasferirsi nella sede centrale dell'azienda, a Milano. Aveva l'occasione di poter seguire uno dei progetti di punta di quel momento. Al vuoto appena lasciato da Chiara si era così aggiunta la prospettiva di lasciare affetti, amicizie e punti di riferimento per ritrovarsi in un contesto completamente nuovo. E, soprattutto, per ritrovarsi solo, come non lo era mai stato in vita sua.
“The only way out is through”. La sola via d'uscita è attraverso. Era la frase che Mario continuava a ripetergli in quei giorni. Era stato il suo psicoterapeuta, anni prima, a dirglielo, all'inizio del suo percorso di terapia. Fu lo stimolo che spinse Enea a decidere di provare ad affrontare la sua paura e ad accettare l'offerta.
Perché abbiamo paura di rimanere soli? Come possiamo riscoprire il senso di solitudine al giorno d'oggi? In questo episodio parleremo della solitudine, un tema universale che da sempre caratterizza l'esperienza umana. Esploreremo poi la paura di rimanere soli e come poterla riscoprire grazie a nuovi punti di vista.
Sicuramente, almeno una volta, ti sarà capitato di sentirti solo. La solitudine e il senso di solitudine riguardano tutti, in momenti e per ragioni diverse. Potresti sentirti solo dopo un cambiamento importante nella tua vita, come ad esempio un trasferimento, una separazione o la perdita di una persona cara. Oppure anche dopo una rottura sentimentale, a volte anche senza una ragione evidente.Potresti sentirti solo anche quando sei circondato da persone, quando non ti senti compreso, accettato o supportato. E potresti sentirti solo anche per alcuni brevi momenti, oppure per molto tempo. La solitudine, infatti, non è solo la mancanza di compagnia fisica, l'essere quindi “fisicamente soli". La solitudine è soprattutto la sensazione di non avere connessioni significative con le altre persone.
Ciò che rende la solitudine così complessa è che è una sensazione soggettiva, ma comune a tutti gli esseri umani. In psicologia esistono due fobie specifiche legate alla solitudine, la monofobia e la nuptafobia. La monofobia è caratterizzata dalla paura intensa e irrazionale di rimanere soli. Le persone che ne soffrono possono sperimentare ansia e disagio estremi, che compromettono la loro qualità di vita e anche il loro modo di vivere tutte le relazioni. Tendono infatti a buttarsi in legami superficiali pur di non restare soli, oppure ad avere ansie legate al confronto con gli altri o ancora a non godersi le relazioni per paura che finiscano. Similmente, la nuptafobia è la paura costante di rimanere single. Riguarda quindi esclusivamente le relazioni amorose e la paura di non trovare un partner. È anche chiamata sindrome di Bridget Jones, un personaggio che immagino tu conosca. Bridget è una donna single sui trent'anni, spesso preoccupata per la sua condizione di single e ansiosa di trovare un partner. Il suo personaggio è diventato un simbolo delle pressioni sociali legate al matrimonio e alle relazioni amorose. Spesso infatti sono anche le pressioni esterne a farci sentire il bisogno costante di trovare qualcuno.
La paura di rimanere soli però non è una questione recente. L'essere umano, in quanto animale sociale, ha un bisogno naturale di relazioni. Da sempre cerchiamo la compagnia dei nostri simili per un semplice motivo. In passato, vivere in gruppo significava maggiori possibilità di sopravvivenza, offriva protezione e collaborazione. Il nostro cervello quindi si è evoluto per considerare l'isolamento come una grave minaccia. Oggi però ci troviamo ad affrontare una nuova sfida, l'iperconnessione. Viviamo in un'era in cui i social media e la tecnologia ci tengono costantemente in contatto con gli altri. Paradossalmente questo può aumentare il nostro senso di solitudine. Ad esempio ci capita di vedere le vite perfette degli altri sui social e ci sentiamo esclusi, inadeguati e isolati. L'illusione di connessione offerta dai social media spesso manca della profondità e della qualità delle interazioni faccia a faccia. Sta diminuendo il contatto umano. Possiamo quindi sentirci soli in mezzo alla folla.
Possiamo sentirci soli in una relazione anche se siamo seduti a fianco del nostro partner. Possiamo sentirci soli con centomila follower. Ma questo com'è possibile? Enea riflette su due tipi di solitudine, due tipi di distanza. La distanza fisica dovuta all'allontanamento tangibile dei propri cari, al cambio di città. E la distanza emotiva, il vuoto, la solitudine, lasciata dalla rottura con Chiara.
Ma come possiamo affrontare e riscoprire la solitudine in modo positivo? Ecco tre consigli pratici che possono offrire nuovi punti di vista sul tema della solitudine:
Self-compassion. Pratica la compassione verso te stesso. Ricorda che sentirsi soli è una condizione umana comune. È fondamentale prenderne consapevolezza. Senza però essere severi con se stessi o giudicanti. Accetta quindi la solitudine come una parte naturale della vita e utilizzala per crescere personalmente. E nei momenti in cui prevale il senso di solitudine, puoi anche provare a praticare la gratitudine. Concentrati quindi sulle persone costanti nella tua vita e sulla tua rete sociale, non importa quante sono.
Cambia prospettiva. I momenti di solitudine possono portare a benefici per il corpo e per la mente. Cerca di passare del tempo da solo in modo equilibrato. Questo permette di riscoprirsi e di vivere in maniera più consapevole anche le relazioni con gli altri.Impara ad associare la solitudine al fare qualcosa di piacevole, come cenare fuori oppure andare al cinema. In questo modo potrai ridimensionare la paura di rimanere solo e riscoprire nei piccoli momenti di solitudine un'occasione per connetterti con te stesso.
Relazioni di qualità, non quantità. Cerca di costruire relazioni autentiche e significative. Non è la quantità delle relazioni che conta, ma la loro qualità. Partecipa a gruppi oppure a club sui tuoi interessi. Prova anche a fare volontariato. Sentirsi utile per gli altri infatti riduce la percezione di solitudine e ci fa sentire valorizzati e connessi. Ogni tanto cerca di prendere una pausa dai social network, la famosa digital detox. Questi piccoli cambiamenti possono veramente aiutare a creare connessioni profonde e significative, e aiutare a sentirsi meno soli.
In questo episodio abbiamo esplorato la solitudine, una compagna spesso indesiderata ma inevitabile dell'esperienza umana. La paura di rimanere soli non è una condizione permanente, ma un vissuto che si può imparare a gestire e a comprendere. Può essere trasformata in un'opportunità di crescita personale, ed è un'occasione per rafforzare il legame con noi stessi.