
La Comfort Zone
L'importanza della comfort zone nella formula della felicità
11min

L'importanza della comfort zone nella formula della felicità
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Episodi di 7 ingredienti per la felicità
Ciao ragazzi!
Non so come iniziare un podcast, però forse questo è il tono di voce giusto. Questo è l’episodio 0, io sono Giuseppe di Progetto Happiness e oggi iniziamo un percorso alla scoperta dei 7 ingredienti della formula della felicità.
Qui con me c’è Lorenza che è la mia psicologa da anni, psicologa di Stimulus Italia, che mi aiuta a capire un po’ i miei viaggi. Ha questo onore e questo onere più che altro, per cui benvenuta Lorenza.
L: Ciao Beppe, grazie, sono molto emozionata e molto felice di essere qua, quindi sono intema oggi.
G: Sì, di solito ci sentiamo sempre al telefono. Tu mi hai aiuti a capire un attimo, digerire le mie esperienze, farmi capire quello che sto vivendo, però io ho bisogno di te per comprendere, per sviscerare tutte quelle esperienze che mi hanno portato a battezzare un ingrediente della formula della felicità e in questo percorso che facciamo con tutti i nostri amici all’ascolto ne approfondiremo 7
L: 7 scelti da noi
G: Sì, da noi, dai miei viaggi. Da dove partiamo?
L: È la domanda che ti devo fare io: da dove partiamo? E anche un po’ da dove sei partito?
G: Ecco, forse questa è la domanda giusta, perché forse partire dal mio primissimo viaggio, dal viaggio che ha cambiato tutto, perché io dopo l’università parto, decido di fare il mio primo giro del mondo. E quindi vado, parto dalla Turchia, vado in India, sono stato in India 3 mesi, dopo l’India sono stato in tutto il Sud Est Asiatico, in Thailandia, Laos, Vietnam, Cambogia, posso stare qui per ore, ho visitato, scoperto luoghi e culture diverse e lì la mia vita è cambiata completamente, ho capito che tipo di vivere avrei voluto vivere, ho capito che volevo vivere una vita degna di nota, che racchiudesse più vite in una. E sicuramente questo potrebbe essere l’inizio della nostra conversazione.
L: Quindi il tuo viaggiare, il tuo andare, il tuo sperimentare è un po’ la tua motivazione, quello che ti ha mosso, ma la mia domanda è sempre questa: ma da dove sei partito? Tu mi stai raccontando dove sei arrivato, io invece voglio sapere da dove sei partito.
G: Sì forse ci ho girato intorno ma non ti ho risposto, forse perché sono partito, da dove sono partito, qual è stata la spinta che mi ha fatto partire… beh dopo l’unversità avevo capito che non era quello che volevo, la vita che stavo vivendo. Mi sentivo molto annoiato, sentivo che stavo buttando la mia vita, il mio potenziale, quello che tutti hanno. Lì ho deciso di fare una scelta che mi faceva molta paura, avevo paurissima di abbandonare tutto e tutti e partire per un viaggio nell’ignoto, perché immaginati il viaggio in giro per il mondo è proprio la scoperta per eccellenza, il viaggio per eccellenza alla scoperta di se stessi. E quindi forse ilmotore è stata la paura di rimanere intrappolato in una vita che non volevo, però sono andato incontro anche aun’altra paura, dell’ignoto, era una paura che mi schiacciava da tutti e due i lati
L: La paura qua è la parola chiave, quindi altro che felicità! Qui siamo partiti dalla paura. La paura è stato come dici tu il tuo motore. Spesso oggi si nota che la paura è un’emozione che viene evitata, nessuno ama la paura, nessuno vuole più avere paura, ma come tutte le emozioni ci aiuta e noti quanto ti ha aiutato la paura? La paura è stata quella cosa che ti ha spinto ad andare, eppure mi dici “è stata anche quella cosa che mi tratteneva”, come se avesse avuto una doppia valenza, un po’ mi spingeva ad andare e un po’ mi faceva restare. Come sei uscito da questa impasse?
G: Forse perché quella che mi spingeva ad andare via era più forte. Sentivo che non riuscivo ad accettare quella che mi tratteneva quella che mi tratteneva nella mia vecchia vita, ma riuscivo ad affrontare la nuova paura, la paura dello sconosciuto. Quindi forse quello che ha fatto la differenza, mi sentivo pronto ad affrontare la nuova paura e poi mi sentivo pronto a uscire dalla mia comfort zone. Sai, tutti quanti parlano di questa comfort zone, ormai è inflazionatissima… però è vero, io mi sentivo incastrato, io mi sentivo incastrato dentro quel cdrchio che era diventato troppo piccolo. Io avevo bisogno di scoprire il mondo, mi sentivo come un pesciolino rosso dentro uno stagno e per tutta la vita fino ai miei 23 anni sentivo che quello stagnetto poteva bastare e poi ho capito che no, sai un pesciolino rosso più lo stagno è grande e più può crescere… ecco mi sentivo proprio così
L: Hai detto una cosa che mi ha fatto pensare a un altro tipo di sensazione, emozione: il coraggio. Tu hai messo sulla bilancia queste due paure e hai visto che una era più forte dell’altra e tu sei buttato. Tu sei stato coraggioso perché tendenzialmente la sicurezza batte l’ignoto 0-1, l’uomo vuole stare al sicuro, vuole una vita tendenzialmente abitudinaria, senza cambiamenti forti, l’abbiamo visto questo anno, ci sono stati n cambiamenti: pandemia, lockdown, tutto ciò che è successo intorno al nostro mondo ci ha sconvolto. L’uomo ama la vita abitudinaria, non importa se la sicurezza sia bella o brutta, anzi a volte se è brutta è anche meglio, perché garantirsi l’infelicità è molto facile e ci si riesce anche con poco sforzo e anzi più è brutta la tua sicurezza più e meglio, perché ti puoi anche lamentare: hai tutto il diritto di lamentarti. L’uscita dalla comfort zone è un po’ questo, nel senso che la comfort zone - l’hai nominata e anche un po’ bistrattata, poverina …
G: Beh sì un po’ tutti odiamo la nostra comfort zone, la comfort one è qualcosa da rompere, da distruggere, da evitare, tu non devi stare nella tua comfort zone. Ecco, io mi sentivo così in quel momento
L: È un moto, quello che ti è arrivato è un moto quasi di frustrazione e di odio per quella situazione che ti faceva sentire incatenato. Però proviamo a vedere la comfort zone anche in un altro modo, cioè la comfort zone è la nostra amica, la nostra base sicura, il nostro cerchio dove noi sappiamo dove siamo, cosa stiamo facendo, le risorse che abbiamo e cosa sappiamo fare bene. È da lì che dobbiamo partire, è il nostro trampolino di lancio. Proviamo a vederla così, perché se noi vediamo la comfort zone come una gabbia da cui scappare arriva anche la frustrazione e altre emozioni che non ci aiutano. Vediamola invece come il nostro trampolino di lancio verso l’oltre, verso qualcos’altro, verso l’ignoto. Però per fare quel salto hai bisogno della comfort zone. E poi ci devi mettere anche altri ingredienti, però ne hai bisogno.
G: È interessantissimo quello che hai detto, io ho sempre visto la comfort zone come una nemica da sconfiggere, da evitare. Mentre se cambi la percezione è la base, la comfort zone ti permette di ampliare la tua comfort zone, non di uscirne ma di renderla ancora più grande. Se non hai la base della comfort zone non puoi raggingere gli obiettivi.
L: Tu non staresti qua, probabilmente Progetto Happiness non l’avresti creato in quesot modo se non avessi fatto tutte le tue esperienze. Ma le esperienze passano, il tempo passa e spesso cancela un po’ quello che è successo. Da una parte può essere un been, però s noi ci fermiamo e riflettiamo sulle cose che abbiamo fatto è lì che creiamo veramente la nostra comfort zone, ci dobbiamo anche un po’ lavorare per crearla, per mantenerla, per arricchirla perché poi diventi una base sicura e non una gabbia.
G: Cavoli, non era da programma ma questo potrebbe essere già un ingrediente:uno degli ingredienti della felicità è la comfort zone, credo non l’abbia mai detto nessuno.
L: Eh no, poverina, tutti i motivatori tendono a dirti “distruggi la tua comfort zone, esci, vai”, da una parte ci sta fare quel salto, ma devi essere sicuro da dove parti secondo me. Devi essere ben sicuro del tuo trampolino per fare un salto che può essere anche più alto, lungo o lontano di quel che avresti fatto senza la tua base sicura.
G: E poi hai detto una cosa bellissima: non è tanto uscire dalla comfort zone, ma ingrandire la comfort zone. Tutto quello che c’è dentro la comfort zone ti rende sicuro. Visto che questa è la puntata 0 in realtà e per ogni puntata vorrei lasciare qualcosa di concreto ai nostri ascoltatori, che esercizi possiamo consigliare di fare a tutte le persone che ci stanno ascoltando per abbracciare la comfort zone, per renderla nostra amica.
L: Prima di tutto è importante capire che cos’è la nostra comfort zone, dove si colloca, dove siamo nella nostra comfort zone. immaginamola come un cerchio intorno anoi e dentro a questo cerchio ci siamo noi, le nostre capacità, le nostre risxrese, quello che sappiamo fare e quello che ancora non sappiamo fare. Dobbiamo renderci concsapevoli della nostra confprtm zone, poi noi siamo qua anche per fare anche quel salto di cui abbiamo parlato. Tu sei qui perché hai fatto quel salto, quindi dobbiamo farlo se vogliamo. E allora come possiamo fare? Prima di tutto procediamo per gradi, non possiamo fare un salto enorme senza aver fatto altri piccoli passi prima, quindi procediamo per gradi: decidiamo dove vogliamo andare e facciamo dei piccoli passi ogni giorni. L’altro consiglio che mi vien da dare è: ogni tanto smettiamo di pensare e pianificare. Il consiglio che una persona a me cara mi ha dato e che mi ha veramente cambiato la vita è stato: “ogni tanto buttati!” Basta pensare, basta star lì a ragionare se sei in grado oppure no, se sei bravo oppure no, fallo e basta e vedrai che ce la fai. Questo è un consiglio molto prezioso che voglio lasciare. L’ultimo consiglio che per me è molto liberatorio è un proverbio, cioè “non c’è un male che non sia un bene”. Le cose possono andare male, possono andare peggio di prima, possono succedere veramente tante cose anche negative, cosa può succedere di così grave? Va bene anche se fai un passo avanti e fallisci, hai allargato comunque la tua comfort zone e quindi va bene lo stesso.
G: mi piace questa puntata 0, è come se avessimo dato gli strumenti giusti a tutte le persone che ci stanno ascoltando per lanciarsi con noi in questo percorso, quindi secondo me abbiamo iniziato bene.
L: Bene!
G: Nel prossimo episodio però parleremo del primo ingrediente della ricetta della felicità, lo spoileriamo?
L: Vai!
G: Parleremo di gratitudine. Alla prossima puntata ragazzi!
L: Ciao a tutti!
G: Ciao!