
Migliorare la produttività applicando al lavoro le dinamiche dei giochi
Competenze e soft skills per la tua produttività
15min

Competenze e soft skills per la tua produttività
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Episodi di Il tempo che manca
Per essere assunti in un’azienda o potersi vendere come professionista è importante possedere determinate caratteristiche tecniche, necessarie per svolgere un determinato lavoro.
Se un’azienda ha bisogno di un ingegnere, cercherà un ingegnere. Se una persona ha bisogno di uno psicologo, cercherà uno psicologo. Essere un ingegnere o essere un psicologo richiede percorsi di formazione radicalmente diversi, il cui scopo è acquisire e padroneggiare le cosiddette hard skills. Tuttavia, al giorno d’oggi è diventato sempre più evidente che la qualità di un ambiente di lavoro non è data solo dalle capacità tecniche di chi ne fa parte. Ad un ingegnere ed uno psicologo sono richieste hard skills diverse, ma in base al contesto possono aver bisogno delle stesse soft skills, come empatia, gestione del tempo, team leading, leadership e molte altre.
Se dunque avere hard skills è “banalmente” un requisito minimo per essere assunti in un’azienda o trovare clienti con un problema che dunque possiamo risolvere, è tramite le soft skills che possiamo alzare l’asticella della qualità. Due Data Analyst possono ad esempio avere le stesse competenze tecniche, ma solo uno dei due può aver sviluppato la Leadership necessaria per dirigere un gruppo. In base al ruolo è infatti possibile il dover prediligere le competenze “soft”, le quali possono essere apprese esattamente come le “hard”.
La capacità di apprendere è una delle competenze più importanti che possiamo sviluppare oggi e possiamo usare la Gamificazione per ottenere risultati immediati.
Con Gamificazione si intende l’uso dei principi dei giochi all’interno di un’attività, con lo scopo di ottimizzare il processo ed evitare perdite di tempo e risorse. L’apprendimento rapido è una delle Soft Skills più importanti di oggi ed in ottica di produttività personale è oggi sempre più fondamentale.
La Gamificazione si rivela utile per ottenere questo vantaggio perché attiva e rende costante le motivazioni innate di una persona. Utilizzare premi e punizioni per incentivarsi è il primo step e di sicuro il più semplice per stimolare l’apprendimento. Ma di motivazioni ne esistono di tanti tipi diversi, così come esistono molti altri principi di cui far tesoro se intendiamo usare la Gamificazione per la formazione personale.
Il Player’s Journey è ad esempio il principio per cui esistono diverse fasi in un gioco, che sono Discovery, Onboarding, Scaffolding ed Endgame, ciascuna delle quali richiede un impegno diverso.
Per gamificare l’apprendimento possiamo dunque iniziare con lo stabilire l’Endgame, ovvero il risultato formativo che vogliamo raggiungere, e strutturare poi un piano d’azione basato sulle tre fasi precedenti. In una prima fase è importante preoccuparsi soprattutto di stabilire delle buone abitudini ed evitare di “fallire”.
Quando un gioco è troppo difficile da imparare preferiamo abbandonarlo e lo stesso accade nella costruzione di nuove abitudini.
Se le nostre aspettative non sono realistiche, sarà facile fallire e a quel punto sarà difficile andare avanti. Per Gamificare un’attività è invece importante ragionare per step e mettere al centro del lavoro le attitudini naturali e le motivazioni innate di chi parteciperà al gioco.
Il Time Management è di sicuro una delle Soft Skills più utili, soprattutto per i professionisti indipendenti.
Il tempo è la risorsa più importante a nostra disposizione e imparare ad usarlo può fare la differenza tra il vincere e il fallire.
Nel suo “Letting go of Laziness” John Ward insiste molto sull’importanza di sviluppare il Time Management per evitare la procrastinazione e la frustrazione che ne deriva. Gestire il tempo significa sostanzialmente 3 cose:
Questi 3 punti influenzano moltissimo la qualità della produttività personale e andrebbero ottimizzati costantemente. Ad esempio, non riuscire a pianificare il lavoro porta inevitabilmente a ritardi, a concentrarsi sulle priorità sbagliate. Non avere una buona routine quotidiana può portare a dormire poco, svegliarsi tardi, avere poco tempo. Per fortuna anche in questo caso la Gamificazione può aiutarci a costruire rapidamente nuove abitudini.
Ad esempio, se vogliamo imparare a svegliarci prima possiamo mettere la sveglia prima, ovvio. Ma può non bastare.
Possiamo ragionare come in un gioco, allora, stabilendo un compito da svolgere appena svegli (come dover rifare il letto) che deve essere propedeutico per fare colazione.
E finché non facciamo colazione non potremo leggere le mail o pubblicare un post sul nostro account social di lavoro. Questa strategia si ispira alle missioni secondarie dei videogiochi, che sono spesso legate tra loro e si “sbloccano” solo seguendole in un certo ordine. Potrebbe essere un ottimo modo per stimolare la tua motivazione!
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Letting Go Of Laziness
Come già spiegato nei paragrafi precedenti, la Gamificazione si basa soprattutto sulle Motivazioni innate delle persone.
L’idea di fondo è che le persone preferiscono giocare invece di lavorare non solo perché si divertono, ma soprattutto perché vengono stimolate nel modo più naturale possibile.
Non a caso ci sono tanti giochi diversi ma non esiste nessun gioco che possa andar bene per qualunque tipo di giocatore. Jeff Haden affronta il tema della motivazione nel suo libro “The Motivation Myth”, in cui spiega magistralmente come essa sia risultato di un processo e non un impulso a sé.Questo processo può essere stimolato proprio grazie alla Gamificazione.
Giocare a carte e giocare a calcio richiede impegni diversi, attitudini diverse, motivazioni diverse. Se vogliamo migliorare la nostra produttività personale attraverso la Gamificazione possiamo dunque ragionare come fossimo dei Game Designer e “scegliere” la motivazione più adatta a noi tra i vari tipi che possiamo usare nella Gamificazione.
Esistono persone che hanno bisogno di sapere con certezza cosa otterranno se si impegnano, mentre altre preferiscono non avere “spoiler” e godersi il viaggio.
C’è chi ha bisogno di sentirsi sotto pressione per dare il massimo e chi lavora meglio in un contesto rilassato. Queste attitudini diverse prendono il nome di Core Drive e ognuno di noi può imparare a conoscere la propria leva motivazionale per sfruttarla. Se ad esempio non ti piace deludere una persona con cui hai preso un impegno, puoi motivarti tramite la pratica detta “Impegno pubblico”, in cui annunci a qualcuno che stimi un obiettivo da raggiungere.
Questo ti metterà nella condizione di “non voler deludere” quella persona e ti stimolerà tantissimo. Se vuoi gamificare la tua produttività personale ti basta pensare a un gioco che ti piace, prenderne le meccaniche e usarle per rendere più stimolante il tuo modo di lavorare.
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The Motivation Myth
Questi 3 elementi sono i più semplici da usare per portare la Gamificazione all’interno di qualunque contesto.
In questo caso puoi attribuire dei punti alle attività che devi svolgere, come lo svegliarsi presto, il lavorare in modo costante ogni giorno, o persino fare attività fisica quotidianamente.
I punti, come in un gioco qualunque, possono essere accumulati e scambiati con dei premi che stabiliremo noi. Non solo.
Possiamo anche immaginare di inserire dei Trofei, come avviene ormai per qualunque videogioco. Ad esempio, se ti svegli presto per 5 volte di fila ottieni un trofeo a cui hai associato un premio. Se invece ti svegli per 10 volte, un Trofeo più grande (e un premio più gustoso!). Sembra una cosa stupida, eppure numerosi studi hanno dimostrato che il desiderio di vincere, il mettersi in gioco, il “completare” una sfida numerica sono motivazioni potentissime.
Per rendere il tutto ancora più stimolante possiamo persino coinvolgere degli amici e creare una Classifica settimanale in cui metterci in mostra tramite l’impegno e i risultati ottenuti. Nonostante tutto, elementi come la competizione ed il desiderio di condividere con altri un’attività rimangono sempre motivazioni straordinarie. Che funzionano persino nel caso della nostra salute!
Questo è il nome che Jane McGonigal ha dato al gioco che ha inventato per superare gli effetti di una dolorosa commozione cerebrale.
La McGonigal è l’autrice di un libro fondamentale sulla Gamificazione chiamato “Reality is Broken”. Grazie a Superbetter è riuscita a rimettersi in sesto in poco tempo e nel frattempo si è anche divertita. Ma come? Semplice: ha individuato quali erano le routine che potevano farla stare meglio e le ha trasformate in un episodio di… Buffy, l’ammazzavampiri! Proprio così.
Ad esempio, si è accorta che se stava alla finestra e guardava fuori si rilassava, mentre se leggeva le mail di lavoro il suo mal di testa aumentava.
Quindi ha immaginato dei premi da ricevere dopo un numero preciso di volte in cui adottava comportamenti positivi ed evitava quelli negativi. Ha coinvolto i suoi amici, dando a ciascuno un ruolo (ispirato ai protagonisti di Buffy) e chiedendo loro di spronarla, farla ridere, consigliarla.
Quando chiedeva a qualcuno di darle una mano raccontava sempre di volerli coinvolgere in un gioco chiamato “Jane, Concussion Slayer!” (ispirato ovviamente a Buffy, Vampire Slayer).
Superbetter nel tempo è diventata un’app di successo e puoi usare i princìpi dietro questo gioco per costruire abitudini e migliorare la tua gestione del tempo.
Il Core Drive che ne guida il funzionamento è il cosiddetto “Epic Meaning & Calling”, ovvero la sensazione positiva che si ottiene nel far parte di un’avventura più grande.
Quando siamo noi i protagonisti siamo più responsabili, ci sentiamo chiamati in causa, soprattutto se il gioco che giochiamo è bello.
Una delle differenze più grandi tra un videogioco e la realtà è che nel primo caso, quando “muori” puoi ricominciare daccapo e fare meglio.
Pensa a un gioco come Super Mario.
Puoi cadere in un burrone, essere colpito da un avversario, finire l’ossigeno quando sei in acqua.
E se succede, ricominci.
Ma come sarebbe invece se al primo fallimento il gioco smettesse di funzionare e tu non potessi giocarci mai più?
Sarebbe assurdo!
Eppure, è così che spesso ci relazioniamo con impegni e decisioni.
Stabiliamo un obiettivo e nel caso in cui non lo soddisfiamo alla perfezione ecco che rinunciamo e ci lasciamo andare ai sensi di colpa. Il che incide enormemente sulle nostre performance successive e sulle nostre decisioni. L’errore però è pensare che i feedback negativi non possano essere utili.
È l’idea di fondo di “La trappola della felicità” di Russ Harris, in cui l’autore di spinge a vivere il presente nella sua interezza, tenendo conto anche di errori, fallimenti ed emozioni spiacevoli. Il che si traduce nel trasformare questi feedback negativi in una regola del nostro gioco personale.
Ad esempio, puoi stabilire una serie di obiettivi quotidiani per migliorare la tua produttività personale. Nel caso in cui tu non riesca a soddisfarne uno, perdi una vita, come fosse una partita a Super Mario.
Puoi usare questa strategia per evitare il senso di colpa e imparare ad analizzare anche il “perché” tu abbia perso una vita, come appunto si fa nei videogiochi. Puoi anche stabilire un Game Over, ovvero una punizione da dover subire nel caso tu perda tutte le vite che hai assegnato a un obiettivo. Più “forte” sarà la punizione, più alta sarà la motivazione a cui attingere per non subirla!
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La trappola della felicità
Una delle caratteristiche più stimolanti dei videogiochi è rappresentato dai potenziamenti e dalla possibilità di imparare nuove tecniche e abilità. All’inizio hai sempre a disposizione strumenti basilari, la tua mobilità è limitata, le opzioni scarse. Ma poi fai esperienza, cresci, impari nuove abilità e progressivamente le aree di gioco accessibili diventano più grandi, i nemici più facili e così via. Il bello dei videogiochi è anche questo: più ti impegni, più le tue capacità aumentano in modo visibile.
Ma un potenziamento può essere anche la “stella” di Super Mario, che per un breve periodo ti rende immortale e più veloce.
Come possiamo applicare questi elementi per gamificare la produttività personale?
Possiamo considerare i power up come dei premi da concederci nel caso riuscissimo a soddisfare degli obiettivi in modo costante.
Ad esempio, è possibile programmare i post su un Social network, il che è un vantaggio enorme in ottima di gestione di un brand. Ma per stimolarci possiamo “concederci” questo vantaggio solo a patto di scrivere almeno 5 o 10 post. Agire in questo modo ci abituerà a creare contenuti e stimolerà a fare meglio.
Ma un power up può anche essere il concederci una giornata di riposo dal lavoro, a patto di raggiungere dei KPI stabiliti a monte. Altri tipi di potenziamenti possono essere legati a servizi con cui ottimizzare i flussi di lavoro, possibili collaborazioni con altri professionisti o strumenti con cui migliorare la tua postazione di lavoro.
In definitiva, Gamificare un’attività significa migliorare il contesto all’interno del quale una persona deve lavorare.
Nel caso specifico di questo articolo, ovvero la produttività personale, la Gamificazione è una strategia dalle potenzialità pressoché infinite.
L’ultimo consiglio che possiamo dare è quello di ragionare come ragionerebbe un Game Designer: il gioco va sempre costruito tenendo a mente il giocatore che lo vivrà. Ogni giocatore è infatti diverso e occorre sempre scegliere le soluzioni e le meccaniche più adatte.
Abbiamo visto che esistono diversi tipi di motivazione, di potenziamenti, di soluzioni.
Che possiamo immaginare di guadagnare premi nel caso di comportamenti positivi e di subire punizioni nel caso di fallimenti. Le soluzioni sono infinite ed è per questo che è importante che tu rifletta attentamente su quali sono le regole, le dinamiche e le meccaniche che rendono stimolante, per te, un gioco.
Uno strumento molto utile in tal senso può essere il concepire il percorso da compiere come fosse un Viaggio dell’Eroe, in cui compiere errori, trovare compagni di cui fidarsi, avere un antagonista da combattere e delle sfide da vincere è parte integrante del fascino.
In questo caso il tuo Viaggio non sarà solo ciò che ti porterà a raggiungere i tuoi obiettivi, ma anche il percorso che ti farà scoprire chi sei, come funzioni, cosa ti motiva e cosa sei disposto a fare per raggiungere i tuoi sogni. Perché in fondo il gioco più bello è sempre quello in cui possiamo essere chi siamo davvero.
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