Oltre le fallacie
Perché non dobbiamo diventare i "poliziotti delle fallacie"
10min
Perché non dobbiamo diventare i "poliziotti delle fallacie"
10min
E così siamo giunti all’ultima puntata di questo podcast, nel quale spero di aver fornito alcuni strumenti utili che ti aiuteranno ad orientarti meglio nel dibattito pubblico e a sfuggire da alcuni degli sgambetti argomentativi più frequenti e subdoli. Chiaramente non abbiamo esaurito l’enorme mole di fallacie possibili che sono molte di più di quelle da noi affrontate. Per chi volesse approfondire l’argomento sono disponibili in diversi testi di teorie dell’argomentazione che trattano il tema. Ma rimando ovviamente anche al mio canale social White Whale Cafè, dove settimanalmente pubblico contenuti sulla comunicazione e sulla filosofia. Vi aspetto anche di là, ma intanto buon ascolto.
Dunque, al termine di queste nostre chiacchierate mi sembrava opportuno concludere con un importante osservazione finale. Dovremo infatti ricordarci per riprendere il titolo di ubn famoso film con Totò, che siamo uomini e non caporali, e cioè che se da un lato è certamente vero - ed è ciò che continuamente abbiamo ribadito - che dobbiamo impegnarci per migliorare la correttezza dei nostri ragionamenti, imparando a riconoscere gli errori commessi nel dibattito pubblico e privato, dall’altro lato non dobbiamo correre il rischi di trasformarci in una sorta di “polizia delle fallacie”, sorda a qualsiasi argomento che contenga storture logiche e pronta a puntare il dito verso l’interlocutore sempre e comunque. E quest’osservazione è valida per almeno tre motivi che ti vorrei spiegare meglio. Il primo motivo è che se è vero che le fallacie sono un ostacolo pericoloso in molti ambiti comunicativi, ne abbiamo visti diversi in questo podcast, dalla politica, all'alimentazione, all’ambientalismo, alla filosofia, e ce ne sarebbero moltissimi, è anche vero che non sempre esse sono un male, ci sono infatti alcuni casi particolari dove il gioco retorico è così evidente e così esplicito che l’utilizzo di questi stratagemmi diventa uno strumento positivo. Il miglior esempio è quello della comicità. Abbiamo già ascoltato nella scorsa puntata il dialogo di Woody Allen tratto da Amore e Guerra, che ci è servito per parlare della fallacia del gergo e delle fallacie filosofiche, ascoltiamo ora un altro breve dialogo da un altro famosissimo film che molti di voi conosceranno.
[Contributo audio]
Il film è ovviamente “Tre uomini e una gamba”, capolavoro di comicità di Aldo, Giovanni e Giacomo, che in questo dialogo utilizzano proprio la stessa fallacia del gergo. Cioè utilizzano un vocabolario alto e ricercato per mascherare una verità molto più umile. Ebbene, questi casi sono casi di fallacie? Beh, certo, da un punto di vista linguistico sì, ma in qualche modo sono come serpenti a cui è stato estratto tutto il veleno, quindi incapaci di nuocere. Cioè nessuno di fronte a certe battute cadrebbe nell'inganno, e anzi qui l'artificio retorico è utilizzato per amplificare il riso. Potremmo dire, è una fallacia utilizzata a fin di bene. Sono moltissimi gli esempi che si potrebbero fare e la stessa cosa vale anche per altri contesti di tipo artistico / creativo. Abbiamo già parlato in una delle prime puntate del rischio di utilizzare un linguaggio scorretto in pubblicità, ma a volte anche in quell’ambito gli stessi meccanismi logici che si nascondono dietro alle fallacie possono essere utilizzati per amplificare senza effetti collaterali l’effetto comunicativo. Pensiamo a un claim divenuto storico per pubblicizzare la propria salsa, l’azienda Pomì inventò un visual che contrapponeva un pomodoro fresco a un vasetto di conserva, con sotto la famosa scritta “O così, o Pomì”. Ecco, questo slogan utilizza una falsa dicotomia: o il pomodoro nudo e crudo, o la nostra salsa, non c’è via di mezzo. O così, o Pomì. Eppure, anche qui, nessuno cadrebbe nell’inganno di pensare davvero che non esista altra valida alternativa per la propria pasta al sugo. Il meccanismo fallace ha un utilizzo puramente creativo. Ecco allora la prima importante specifica: quando ci troviamo di fronte un artificio retorico, dovremmo sempre chiederci se davvero quel particolare artificio è pericoloso per il dibattito o se il suo scopo è da ricercare altrove.
Il secondo motivo per il quale dovremmo mantenere un atteggiamento moderato è che come abbiamo già detto in una precedente puntata, non dobbiamo confondere la verità di una tesi con la correttezza di un ragionamento. Rischieremmo infatti di gettare il bambino insieme all’acqua sporca. Mi spiego meglio. È importante tener sempre ben distinti i concetti di verità e validità, che hanno significati differenti. La verità ha infatti a che fare con le tesi, con le proposizioni. Una frase come “in questo momento a Milano sta piovendo" può essere una frase vera o falsa, ma non si può parlare di validità, perché la validità ha a che fare invece con l’argomentazione, cioè con l’arte di concatenare più proposizioni in un ragionamento. Se dico “quando piove la tenuta dell’asfalto è minore, a Milano sta piovendo, quindi fai attenzione a prendere l’auto” sto producendo un'argomentazione valida, mentre se dico “la pioggia a Milano porterà certamente a un aumento del livello dei fiumi che esonderanno e copriranno Piazza Duomo di fango”, sto producendo un'argomentazione fallace. E in questo caso la fallacia usata è quella della brutta china o del terreno scivoloso.
Bene, se ti è chiara questa distinzione bisogna fare attenzione a un fatto e cioè che alle volte alcune tesi vere possono essere portate avanti da argomentazioni fallaci. E questo succede spesso quando il dibattito si trasforma in lotta ideologica, i toni si alzano e la retorica prende il posto della dialettica, come succede spesso nei talk show, in TV, sui social e via dicendo. Ma se ci trasformiamo in poliziotti delle fallacie, rischiamo di scartare assieme alle argomentazioni scorrette anche le tesi vere che ci stanno dietro, perché a tutti noi volenti o nolenti capiterà di commettere qualche errore, non dobbiamo dunque cadere nella fallacia della fallacia, ovvero nella tentazione di giudicare falsa una tesi solo perché per sostenerla sono stati commessi errori. dovremmo invece evidenziare le scorrettezze dell'interlocutore senza però rinunciare a portare avanti un dibattito il più possibile virtuoso e privo di pregiudizi.
L'ultima riflessione, ma non meno importante, è che non dobbiamo perdere di vista il nostro scopo ultimo, il nostro obiettivo finale, ovvero quello di migliorare il dibattito pubblico, un obiettivo che non possiamo raggiungere con il fanatismo comunicativo, bensì con una sana dose di pragmatismo. Dobbiamo insomma considerare che se ci ergiamo nel piedistallo dei professori di dibattito, ci distanzieremo da quella che è la realtà della comunicazione, una realtà che è fatta anche di compromessi, di chiaroscuri e di scale di grigio. La comunicazione ideale è senz’altro una comunicazione lucida, razionale, priva di tranelli e di inganni, ma la comunicazione ideale è una direzione verso cui dobbiamo tendere sempre di più, senza dimenticarci che noi non viviamo nell’iperuranio degli ideali, ma in uno scenario reale, in cui la voce del serpente potrà sì essere contrastata, combattuta, mostrata per ciò che é, ma non potrà mai essere totalmente messa a tacere. E con questa cosa, con queso pragmatismo, con questa realtà, dobbiamo fare i conti tutti i giorni. Sta dunque all’arte del comunicatore il complesso compito di capire, di calibrare, l'utilizzo degli strumenti retorici, e la consaopevolezza che sì, se vogliamo rispondere con prontezza alle sfide che il futuro ci riserva non possiamo che farlo con le armi più potenti di cui noi esseri umani siamo dotati: la razionalità, il linguaggio e l’argomentazione. e nella consapevolezza anche che ogni tanto la retorica è importante per sprizzare nei nostri argomenti un tocco di profumo, che non deve mai trasformarsi in un vuoto contenitore pieno di inganni.
Io spero in queste puntate di aver fatto la mia piccola parte, soprattutto di aver instillato la giusta curiosità che spinga a studiare e approfondire questo argomento così importante. Grazie quindi per avermi ascoltato fin qui e grazie ancora a 4books per aver ospitato questo podcast. Noi, chi lo sa, ci riascolteremo magari in futuro. Nel frattempo buoni dibattiti a tutti. Alla prossima!