Storie di vita di giovani pronti a cambiare il mondo
La storia di 5 ragazzi che hanno partecipato al GSEA con l’obiettivo di cambiare il mondo.
17min
La storia di 5 ragazzi che hanno partecipato al GSEA con l’obiettivo di cambiare il mondo.
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Episodi di Non è mai troppo tardi
Negli ultimi anni le Pitch Competitions si sono sviluppate sempre di più come mezzo per far conoscere le idee di giovani imprenditori su più larga scala. Il documentario della National Geographic “La mia sfida: cambiare il mondo”, ci racconta le esperienze e la vita di cinque di questi giovani, provenienti da cinque angoli diversi del pianeta e della loro partecipazione ad una delle competizioni internazionali per giovani studenti imprenditori fra le importanti del mondo. Il documentario verte sulla storia di Daniela Blanco, Henry Onyango, Santosh Pandey, Alondra Toledo e Jason Hadzikostas, tutti giovani diversi e lontani fra loro, ma le cui vite sono accomunate da un fattore: impegnarsi affinché, attraverso la propria esperienza, i propri studi e aspirazioni, possano riuscire a contribuire al miglioramento e al cambiamento del pianeta e della società.
Per capire la loro storia, occorre conoscere un po’ meglio anche quella della GSEA. Quest’ultima è, infatti, una delle principali competizioni globali dedicata agli studenti imprenditori che possiedono o gestiscono un’impresa mentre frequentano l’università. Fondata nel 1998, presso la John Cook School of Business (oggi Richard A. Chaifetz School of Business) della Saint Louis University, questo programma è diventato una vera e propria occasione di incontro per i giovani imprenditori che si trovano a competere contro colleghi provenienti da tutto il mondo.
Ognuno di loro porta la propria idea di business e fa di tutto per presentarla al meglio alla giuria durante dei Pitch ben preparati e organizzati. Possono partecipare tutti coloro che possiedono o gestiscono un’impresa da almeno 6 mesi. Si parte partecipando a competizioni locali e nazionali, in città e paesi sparsi in tutto il pianeta. Chi riesce a vincere queste semifinali, si qualifica per partecipare poi alle finali. Nel 2019, anno di in cui è stato girato il documentario della National Geographic, le finali si sono tenute a Macau.
Dal 1998 in poi il programma è riuscito a crescere sempre di più, ampliando ogni anno le scuole partner, gli studenti e i paesi partecipanti, tanto che, questi ultimi, nel 2019 sono diventati 56.
Il vincitore riceve un premio in denaro di 100.000 dollari, che può usare per migliorare e far crescere il proprio progetto imprenditoriale.
La storia della giovane Daniela Blanco è una delle più interessanti ed emblematiche di come spesso, nella vita, occorre superare molte avversità con forte coraggio e determinazione per riuscire a perseguire i propri obiettivi. Daniela vive negli Stati Uniti, paese che rappresenta alle finali di Macau della GSEA, ma in realtà è una migrante Venezuelana, paese in cui è nata e cresciuta, ma da cui è dovuta fuggire a causa della difficile e pericolosa situazione che il Venezuela si è trovato ad affrontare negli ultimi anni a causa del collasso economico e sociale. Collasso che ha reso la vita difficile, pericolosa e per molti quasi invivibile.
Figlia di una madre single, ingegnere civile, dopo un’infanzia felice ha deciso di intraprendere gli studi di ingegneria chimica, proprio mentre la situazione ha iniziato a farsi sempre peggiore. Quando ha capito di non essere più al sicuro, Daniela ha deciso che era tempo di partire e si è diretta negli Stati Uniti, dove è stata accettata per un dottorato all’Università di New York.
Da allora non è più potuta tornare a casa in Venezuela. È proprio qui che, insieme alla sua collega e amica Myriam, ha fondato Sunthetics un’azienda chimica che ha come principale obiettivo quello di usare l’energia solare al posto dei combustibili fossili, usati tutt’oggi dalle altre aziende dell’industria chimica. Proprio attraverso l’energia solare, Daniela e la Sunthetics hanno l’obiettivo di rendere sostenibili tante produzioni ad alto impatto ambientale come quella del nylon, su cui l’azienda di Daniela si è inizialmente focalizzata. Per farlo, però, Daniela e i suoi colleghi si sono trovati ad affrontare moltissime difficoltà, a partire dalle insicurezze dovute al suo status di immigrata. Negli anni, Daniela ha dovuto imparare a focalizzarsi sui propri obiettivi, senza farsi travolgere dalle preoccupazioni legate al fatto che molte delle persone che ama e a cui è legata, prima di tutto sua madre, vivono ancora lontane in Venezuela.
La seconda difficoltà, che lei e Myriam hanno dovuto affrontare, è stata quella di non essere prese sul serio in quanto donne e in quanto giovani. Il mondo delle aziende chimiche, infatti, è un mondo molto chiuso in cui non è facile entrare, figurarsi apportare cambiamenti così radicali come quelli che la Sunthetics intende portare. Molto spesso, sia Daniela che Myriam sono state penalizzate per il loro aspetto, che ha portato molti a considerarle delle ragazzine e che, in quanto tali, non potevano capirne nulla né di aziende, né di finanza, né tanto meno di startup e simili. In breve, per il solo fatto di essere delle giovani donne, non avrebbero mai potuto cambiare il mondo dell’industria chimica. Tuttavia, come ben spiega Daniela, la ferma convinzione nel riuscire ad apportare un cambiamento e un miglioramento nel mondo, per renderlo più pulito e più sostenibile, le ha portate a continuare sulla loro strada con ferma convinzione e coraggio.
Una volta appurato che la loro idea funzionava, hanno lottato e si sono impegnate perché venisse presa sul serio. In tal senso può essere molto interessante leggere la biografia di Ruth Bader Ginsburg raccontata nel libro Notorius RGB di Shana Knizhnik e Irin Carmon. Ruth, sin da piccola, ha dovuto affrontare la disparità di genere e tutte le difficoltà che le donne incontrano quando vogliono entrare nel mondo dello studio e del lavoro, in particolare in determinati ambiti come quello legale, l’ambito di lavoro di Ruth. Proprio gli inizi difficoltosi, in ambienti spesso ostili e proibitivi, l’hanno portata a lottare perché le disparità, di qualsiasi tipo esse siano, venissero abolite. La sua lotta incessante, durata tutta la vita, l’ha portata, con pragmatismo e determinazione, ad ottenere moltissime vittorie e importanti traguardi, primo fra tutti la nomina come giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti.
È stata, infatti, la seconda donna nella storia del paese a riuscire ad ottenere questa nomina. In maniera simile, Daniela ha dovuto affrontare le ostilità che un mondo come l’industria chimica, rivolge alle donne giovani come lei. Tuttavia, nel 2019, presentando il proprio progetto della Sunthetics alle semifinali nazionali, è riuscita a vincere e a portare la sua idea imprenditoriale sostenibile alle finali della GSEA.
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Il secondo giovane studente che riesce a vincere le semifinali del suo paese e a partecipare alle finali del 2019 a Macau è Henry Onyango, giovane studente di Nairobi.
Cresciuto in una piccola cittadina, Henry da piccolo era molto introverso e non amava giocare con gli altri bambini, cosa che gli ha anche procurato svariati episodi di bullismo. Dopo essersi appassionato ai videogiochi, però, è diventato un esperto di programmazione e ne ha fatto il suo ambiente di studio e di lavoro. Il suo obiettivo è quello di essere in grado di trasformare un’idea o un concetto teorico in qualcosa di concreto e che sia di pubblica utilità per tutti. Proprio tale concetto lo ha portato a fondare ROOMETO Limited, una piattaforma che ha lo scopo di aiutare gli studenti del Kenya a trovare alloggi studenteschi in città. In pratica una sorta di Airbnb per gli studenti, come amano definirsi Henry e i suo colleghi.
Potrebbe sembrare una cosa poco innovativa se non si tiene conto del contesto in cui vivono gli studenti in Kenya. Henry, infatti, ha fondato la società insieme ad altri ragazzi partendo da un problema comune a tutti gli studenti della sua nazione e che Henry stesso ha dovuto affrontare una volta giunto a Nairobi, per iniziare i suoi studi di ingegneria elettronica.
Giunto in città, una volta rivoltosi alla segreteria universitaria per ottenere l’alloggio studentesco, gli è stato risposto che gli alloggi erano ormai tutti occupati dai primi arrivati. Lo stesso problema lo avevano avuto anche tantissimi altri studenti come lui, tutti costretti a trovare un alloggio in poco tempo. Facendo altre ricerche su scala nazionale, Henry si è reso conto che in tutti gli atenei del Kenya il problema che si presenta è lo stesso, chi arriva prima occupa gli alloggi e gli altri sono costretti ad arrangiarsi come meglio possono.
Da lì è partita l’idea di Roometo, un’app gratuita che offre agli studenti del Kenya la possibilità di trovare l’alloggio più adatto alle esigenze di ognuno. Iniziata su scala cittadina, l’app si è sviluppata su scala nazionale, con l’obiettivo ambizioso di estendersi in tutto il continente africano.
Henry, grazie alle sue capacità oratorie e alle sue idee chiare, è riuscito a superare le semifinali e qualificarsi per le finali di Macau. Secondo lui, tutti nascono con un scopo e una ragione ben precisa; inoltre, molto spesso, spiega Henry, per ottenere le opportunità in grado di cambiare la nostra vita e la società, bisogna semplicemente lavorare sodo e studiare per crearsele da soli senza aspettare che queste si presentino.
Santosh Pandey è un ragazzo nepalese che viene da Bhaktapur, una cittadina a 25 chilometri da Kathmandu. Pur essendo molto vicino alla capitale nepalese, Santosh racconta che Bhaktapur ha una mentalità piuttosto rurale tanto che, nella maggior parte delle proprietà sono diffusissimi l’allevamento di mucche e capre e l’agricoltura è il maggior mezzo di sostentamento degli abitanti.
Inoltre racconta che, anche per questo motivo, è cresciuto in un ambiente in cui i massimi obiettivi delle persone sono due: o trasferirsi all’estero oppure diventare ufficiali dell’esercito. Tutte cose che lui non ha mai voluto fare, aspirando invece a fare qualcosa di diverso e che riuscisse, nel suo piccolo, a migliorare la situazione sociale della popolazione. Abitare in Nepal infatti, racconta Santosh, significa imparare a convivere con numerosi problemi economici e sociali, che creano enorme frustrazione nella popolazione.
Proprio per questo motivo moltissimi preferiscono trasferirsi all’estero tanto che, secondo le statistiche, nel 2019 erano ben 5 milioni i nepalesi che vivevano in un paese straniero, lontani dalle proprie famiglie e dalle proprie case. In conclusione, negli ultimi 20 anni, su un totale di 30 milioni di abitanti, il 10-15% dei nepalesi lavora fuori e in quasi ogni famiglia c’è una o più persone che vivono lontano.
Ovviamente, il costo sociale che deriva da questa situazione è molto alto, rendendo la vita difficile sia per quelli che restano, che per quelli che se ne vanno. È da qui che è partita l’idea di Santosh di tentare di fare qualcosa per alleviare lo stato di tristezza e frustrazione che deriva dalle separazioni di tutte queste famiglie. Per questo ha deciso di fondare Offering Happiness, una piattaforma online che si occupa di organizzare feste e consegne di regali e sorprese per chiunque ne abbia bisogno.
La maggior parte dei clienti di Santosh sono nepalesi che vivono all’estero e che, non riuscendo a tornare a casa, chiedono a Offering Happiness di organizzare eventi speciali per i propri cari rimasti lì.
Si va dalla consegna di regali di ogni tipo, alla vera e propria organizzazione di feste a sorpresa e di eventi su misura. La piattaforma online ha una vastissima varietà di scelta, fra cui anche idee già pre impostate e la possibilità di ordinare, organizzare e pagare il tutto in formato digitale.
Santosh è riuscito a vincere le semifinali e a qualificarsi per la finale. Il suo obiettivo, oltre a quello di riuscire a restare nel suo paese, provando nel suo piccolo a migliorare la situazione sociale, è anche quello di riuscire a sviluppare ancor di più Offering Happiness a livello internazionale.
Anche Alondra, come Santosh, non vuole lasciare il suo paese, Portorico. Alondra vive a San Juan e la sua famiglia ha una panetteria a Bayamon.
Tutti in famiglia sono concordi nel dire che sin da piccola, Alondra, ha dimostrato di avere spiccate abilità di comunicazione che le permettono di fare breccia nelle persone e di riuscire a conquistarsi la loro fiducia. È cresciuta negli scout e racconta che proprio quest’esperienza l’ha aiutata a formare il suo carattere intraprendente, che la porta ad insistere nonostante le difficoltà e a non arrendersi mai. I problemi per lei e la sua famiglia si presentano nel Settembre 2017, quando l’uragano Maria arriva a Portorico lasciando in gravi difficoltà moltissime famiglie.
Dopo l’uragano, infatti, più di 130.000 persone decidono di lasciare il paese, in cerca di migliori fortune all’estero. Alondra e la sua famiglia, però, decidono di restare. È sua intenzione, infatti, lottare per la sua comunità e la sua isola e per tentare di apportare cambiamenti e miglioramenti dopo la devastazione che l’uragano ha lasciato dietro di sé. Grazie al cugino sordo, riesce ad avvicinarsi alla comunità delle persone sordomute e si rende conto delle gravi difficoltà a cui queste vanno incontro, in special modo dopo l’uragano.
Molti di loro soffrono di depressione e non riescono ad accedere ai servizi in grado di dargli adeguata assistenza medica e psicologica. Soprattutto, alcune cure non vengono erogate perché mancano gli specialisti a conoscenza della lingua dei segni.
È da qui che parte l’idea di Alondra, che decide di progettare un’applicazione che sia in grado di permettere alle persone sorde di comunicare con i medici, sia di persona sia a distanza via chat. In breve, una sorta di interprete che possa fare da ponte tra la persona sorda e il medico, dandogli la possibilità di capirsi, anche senza che quest’ultimo conosca la lingua dei segni. Grazie alle sue doti comunicative e al suo spirito resiliente, Alondra riesce a vincere le semifinali del suo paese e a qualificarsi per la finale di Macau. Il suo obiettivo è, non solo aiutare una comunità in minoranza ad accedere a servizi essenziali ed imprescindibili, ma anche dimostrare che, nonostante la devastazione lasciata dall’uragano, ripartire, per l’isola di Portorico, è possibile.
Jason è un ragazzo greco di Salonicco che, insieme a due suoi colleghi, Andrea e Anastasia, ha fondato un’app molto interessante, iCry2Talk, che ha l’intento di tradurre il pianto dei bambini, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale. Anche lui, come Alondra, ha una buona parlantina e un aspetto molto allegro e positivo che riesce a fare breccia nella fiducia delle persone.
Cresciuto in una famiglia a cui è molto legato, subito dopo le scuole superiori il padre si ammala e, mentre frequenta l’università, oltre a studiare decide, insieme al fratello, di occuparsi dell’impresa edile del genitore, dato che quest’ultimo, a causa del peggiorare della malattia, non può più farlo. Grazie a questa esperienza, riesce a ad apprendere e approfondire molti aspetti fondamentali riguardo il mondo imprenditoriale. Per questo motivo, decide di creare qualcosa di suo, un’azienda sostenibile che sia di pubblica utilità. L’idea per iCry2Talk gli viene mentre è in visita in ospedale. Mentre è lì, guardando i neonati e la loro fragilità, si mette nei panni dei neo genitori inesperti, immaginando quanto debba essere difficile avere a che fare con dei bambini così piccoli. Poiché per i greci la famiglia ha un ruolo fondamentale, Jason, pur non essendo padre, decide insieme ai suoi colleghi di documentarsi e studiare riguardo i neonati e il loro mondo. Il risultato è, appunto, iCry2Talk, una sorta di Shazam del pianto, come amano definirsi loro.
L’app, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, riesce a tradurre il pianto dei neonati e a dire ai genitori se si tratta di pianto che indica fame, sonno, dolore o altro. Grazie a questa app, Jason vince le semifinali greche e vola a Macau per la finale.
Le Pitch competitions, oggigiorno, vanno sempre più aumentando e sviluppandosi riuscendo a dare a molte aziende e progetti nascenti, come quelle di questi cinque ragazzi, la possibilità non solo di farsi conoscere a livello internazionale, ma anche di riuscire a svilupparsi maggiormente e migliorarsi.
Attraverso queste competizioni, ad ogni persona, startup, aziende e così via, viene data la possibilità di promuovere il proprio progetto innovativo. La chiave principale è riuscire a dare quante più informazioni chiave sul progetto, comunicandole in maniera chiara e esauriente, catturando l’attenzione nella maniera più veloce e interessante possibile.
Nel documentario, mentre i ragazzi raccontano le proprie vite e progetti, raccontano anche delle loro esperienze durante le pitch competitions e dei mezzi che li hanno aiutati a prepararsi nel miglior modo possibile.
Daniela, ad esempio, dice che, durante il pitch, per lei è assolutamente fondamentale non lasciar trasparire il nervosismo. Gli stessi giudici, infatti, spiegano che, molto spesso, durante i discorsi si focalizzano non tanto sui progetti in sé, quanto su quale dei partecipanti dimostri di avere il miglior spirito imprenditoriale.
Così, prima della competizione, molti ragazzi spiegano che per loro, durante il discorso, è fondamentale riuscire a trasmettere non solo il succo del messaggio, ma anche le emozioni coinvolte nel progetto. Altri, ad esempio, fanno esercizi fisici di rilassamento e in generale tutti sono d’accordo su una cosa: durante queste competizioni è fondamentale arrivare preparati e essere in grado di raccontare le proprie idee senza per forza seguire un copione già prestabilito.
Daniela, attraverso un’ampia preparazione, è riuscita a vincere nel tempo più di 400.000 dollari, che poi ha destinato a Sunthetics, proprio partecipando alle Pitch Competitions. Da questo punto di vista può essere molto utile leggere il libro Wise Guy di Guy Kawasaki. Nel libro l’autore dà alcune dritte utili per parlare in pubblico e per far sì che una presentazione funzioni al meglio. Fra questi, ad esempio, spiega che, durante queste presentazioni, può aiutare farsi dare una stanza piccola, in modo che si possa riempire più facilmente. Inoltre, una stanza affollata, spiega Guy, durante lo speech, ci aiuta a dare maggiormente l’impressione che la gente sia interessata a quello di cui stiamo parlando e questo infonde ulteriore sicurezza.
Secondo lui, inoltre, può essere utilissimo stringere amicizia con collaboratori come tecnici audio o addetti alla proiezione. Il successo di chi parla dipende anche da come queste persone lavoreranno e, se lo faranno bene, daranno un ottimo apporto alla presentazione. Guy consiglia, fra le altre cose, anche di muoversi fra le persone e di non stare fermi; di informarsi in anticipo sul tipo di pubblico che assisterà, in modo da usare quelle stesse informazioni apprese per rompere il ghiaccio e tentare di coinvolgere maggiormente la platea. Infine, spiega, anche mostrare un legame personale con il contenuto della presentazione, può aiutare a fare breccia nella fiducia del pubblico e dei giudici.
Un perfetto esempio di quest’ultimo punto possiamo vederlo proprio nel documentario stesso, durante i pitch dei ragazzi nella finale di Macau.
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