Consigli per una carriera di successo dall’(ex) CPO di Ogilvy
Una chiacchierata su Clubhouse con l’ex Chief People Officer di Ogilvy
12min
Una chiacchierata su Clubhouse con l’ex Chief People Officer di Ogilvy
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Episodi di Non è mai troppo tardi
A parlare di carriere e di consigli per raggiungere la posizione che si desidera, è Brian Fetherstonhaugh, fino a qualche anno fa il Chief People Officer di Ogilvy, una delle più grandi agenzie multinazionali di marketing. La sua prospettiva – maturata in più di 25 anni di esperienza in multinazionali come IKEA, Unilever e Nestlé – è unica e originale: definita da lui stesso “The long view”, la sua filosofia di carriera parte dal fatto che non si considera mai abbastanza quanto sia lunga la vita lavorativa di ciascuno di noi.
Riflettendo su quest’anno incredibile, pieno di cambiamenti causati dal Covid-19 o comunque accelerati da questo fenomeno, ci fa notare come si stia diffondendo un nuovo modo di pensare al lavoro e di come questo si inserisca nelle nostre vite, ma ci ha dato anche l’occasione per pensare al futuro del lavoro.
Per poter superare questo momento di crisi – non per forza inteso in senso negativo, ma in quello di catarsi, ricco di possibilità – è importante aver sviluppato delle skills universali, delle capacità spendibili in qualsiasi posto di lavoro: chi è riuscito a esercitarle al meglio ha accumulato un “capitale” che potrà portare con sé nel prossimo step della sua carriera e usarlo come leva per progredire. Fetherstonhaugh ne elenca cinque, secondo lui fondamentali:
«Se vuoi andare sulla luna, avrai bisogno di tantissimo carburante»: con questo paragone particolarmente efficace, Fetherstonhaugh evidenzia il valore di questo insieme di skills; più se ne accumulano negli anni più “carburante” si ha a disposizione per fare una carriera lunga e fruttuosa.
La chiave di tutto questo sta nella resilienza: un termine che sembra abusato, specialmente in questo periodo, ma che dà senso a questo elenco di skills. Ad esempio, mantenere relazioni di qualità con i colleghi, anche e soprattutto quando cambiano lavoro, non solo assicura uno scambio di idee proficuo, ma consente anche di prepararsi il terreno in un’altra azienda o di poter contare sul loro sostegno nel caso di perdita dell’impiego.
Anche la giusta comunicazione delle proprie capacità è importante: se lo si fa nel modo giusto, sarai tu ad attrarre proposte di lavoro all’altezza delle tue aspettative e ambizioni e non dovrai più sentirti dire frasi come “lei è troppo qualificato per questo lavoro”, perché impostando la propria narrativa sarà già chiaro alle aziende qual è la mansione migliore per te.
Se i risultati non arrivano quando li si vorrebbe – dopo averci magari messo energie e tempo con molta intensità – mantenere la concentrazione sull’obiettivo e la motivazione nel raggiungerlo non è una questione affatto semplice.
Tantissimi professionisti, specialmente nel settore del marketing, sperimentano la pressione di guadagnare maggiori bonus in base alle proprie performance, che non si chiudono però con la conclusione di un progetto, bensì si rinnovano di giorno in giorno, senza fine.
Per mantenere un buon livello di motivazione, che dia soddisfazione nello svolgere il proprio lavoro quotidiano, bisogna verificare questi tre aspetti:
Per adesso, solo le grandi aziende hanno piani strutturati per integrare al proprio interno le minoranze di qualsiasi tipo, ma molto presto le nuove generazioni porteranno un cambiamento anche in questo senso: quando saranno loro le figure chiave delle aziende, non ci saranno più progetti per la diversità da finanziare con grandi budget, perché questa questione farà parte naturalmente di un’azienda, fin dalle sue fondamenta.
In questo caso, rispetto i fondamentali di cui parlavamo prima, forse il fattore delle relazioni umane ad oggi è quello più rilevante per chi fa parte di una minoranza: saranno le persone con cui tessi relazioni significative a darti quella spinta in più che ancora è necessaria.
Una questione, poi, che riguarda specificamente le donne sono gli impegni familiari – perché nella maggioranza dei casi sono loro a farsene carico – che possono diventare un problema nel lungo percorso di una carriera. In questo caso la tecnica suggerita da Fetherstonhaugh per ridimensionare il problema, dato che questo oggi non possa essere evitato, è supplire con una buona capacità di contrattazione che si riassume nella formula Non dire no senza un perché e non dire mai dei sì incondizionati. Ad esempio, se si riceve un’offerta per un lavoro a cui bisogna rinunciare, è importante spiegare il perché della scelta ed evidenziare come soltanto il momento temporale sia sbagliato, non la persona né il posto di lavoro in sé. La risposta dovrà essere allora “non adesso”, non semplicemente “no”: fin troppe donne rifiutano soltanto senza offrire motivazioni, ma provando a chiedere un’opportunità per il futuro, una volta liberi dagli impegni familiari, si può porre le basi per una prossima ripresa della propria carriera. L’altra strategia è quella di non rispondere mai sì incondizionatamente a richieste extra che risultano gravose: limitare il proprio impegno a certe condizioni è ragionevole e lascia l’impressione di una certa disponibilità, ma anche della capacità di gestire al meglio il proprio tempo. Sarà capitato mille volte a ogni donna di sentirsi chiedere un lavoro dell’ultimo momento: rispondiamo con le nostre condizioni per renderlo fattibile, ad esempio limitando lo straordinario nel weekend a un certo numero di ore oppure con orari conciliabili con la famiglia.
Specialmente se una professionista è donna e nera, è molto difficile dire dei no o, al contrario, di pensare di farcela nell’accettare nuove sfide: è importante abbandonare la sindrome del voler essere perfetta, di mostrarsi più che all’altezza di un compito; è vero, per emergere avrai dovuto fare molto più di un collega maschio, ma imparare a riconoscere il proprio valore è fondamentale nello sviluppare una carriera di successo.
«Se c'è un segreto per una grande azienda duratura è la capacità di gestire la continuità e il cambiamento - una disciplina che deve essere praticata con consapevolezza anche dalle aziende più visionarie»: Jerry I. Porras e James C. Collins ci svelano il segreto per un’azienda florida nel loro libro "Built to last".
I due, ricercatori universitari e autori conosciuti di pubblicazioni scientifiche e bestseller sui temi della crescita professionale, si focalizzano in questo testo sulle aziende visionarie, che hanno saputo creare un’organizzazione di successo in grado di prosperare nel tempo.
Secondo i loro studi, ciò che accomuna le grandi aziende più longeve sono due caratteristiche fondamentali:
Ciò significa che è la combinazione di una forte identità con la disponibilità a migliorare ed evolversi che fa la differenza sul lungo periodo: non serve avere un’unica grande “idea vincente” o essere un leader visionario per sbaragliare la concorrenza, cosa che può funzionare sul breve periodo, ma mantenere salda e di successo un’azienda negli anni è ben altra cosa.
«L’ideologia di base rimane costante nel tempo, definisce ciò che l’azienda rappresenta e perché esiste. Il futuro immaginato invece stabilisce ciò che l’organizzazione aspira a diventare e a creare».
Preservare questa ideologia di base significa aver ben chiari l’insieme di valori inderogabili che caratterizzano l’azienda e uno scopo più elevato, cioè la ragione trainante dell'esistenza dell'azienda, che va ben oltre i profitti e risponde alla domanda “perché fai ciò che fai?”.
L’altro elemento – il cambiamento – si concretizza attraverso una potente spinta al progresso che consente di evolvere e adattarsi: le aziende di successo non temono di assumersi impegni coraggiosi e audaci, di puntare a obiettivi ambiziosi, impegnativi e stimolanti, perché sono consapevoli che solo rimanendo sulla cresta dell’onda dell’innovazione potranno mantenere la loro posizione di leadership del mercato.
Non è infatti l’inizio del percorso di un’azienda a fare la differenza nel lungo periodo, ma come l’organizzazione si sviluppa nel tempo. «Le aziende veramente visionarie producono costantemente grandi idee, per il semplice fatto che generano tante idee – spiegano Porras e Collins sempre in «Built to last» – ed essere persistenti conta molto di più che avere una singola idea geniale. Il motivo per cui queste aziende hanno avuto successo è che invece di concentrarsi su un'idea o su un grande leader, si sono concentrate sul processo di ideazione e creazione di leader».
Mantenere lunga e luminosa la “carriera” di un’azienda – ottenendo successo e il superamento dei competitor - è il risultato del porsi continuamente la domanda: "Come possiamo migliorare per fare domani meglio di quanto abbiamo fatto oggi?" «Non importa ciò che [queste aziende] ottengono, non importa quanto riescano a distaccarsi dai concorrenti, le aziende eccezionali non pensano mai di aver fatto abbastanza. Non c’è mai un momento in cui potranno fermarsi e dire: “Ce l’abbiamo fatta”. La realtà è che non ce la faranno mai perché cercheranno sempre qualcosa in più, consapevoli che il compiacimento porta al declino».
Se riflettiamo su questi tre aspetti – nucleo saldo di valori, abbracciare il progresso e avere sete di nuove e buone idee – notiamo un certo parallelismo con quelle skills fondamentali che elencava Brian Fetherstonhaugh nella chiacchierata su Clubhouse. In fondo, anche le aziende sono imprese costituite da uomini: quando questi ultimi si applicano per crearsi una lunga e prospera carriera, fanno anche il bene dell’azienda per la quale lavorano.
Di più, il successo dell’una è un fattore anche del successo dei secondi: assorbire e applicare al meglio quelle cinque skills lo si può fare al meglio in un posto di lavoro valido, dove ad esempio i colleghi sono persone interessanti e stimolanti, dove sono chiare le priorità ed è buona abitudine di tutti portare a termine i propri compiti senza scaricare le responsabilità sugli altri e nelle riunioni è data occasione a ciascuno di presentare i propri risultati.
Ecco allora che emerge, secondo noi, un sesto fattore per una lunga e soddisfacente carriera: saper scegliere bene i posti di lavoro in cui cimentarsi, lasciando senza remore quelli che invece costituiscono ambienti tossici e dove la crescita professionale è limitata.
Le abitudini che contraddistinguono le aziende visionarie 21 minBuilt to Last
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