
Traiano, il migliore fra gli imperatori
La storia di Traiano, l’Optimus Princeps che inaugurò l’età dell’oro di Roma
14min

La storia di Traiano, l’Optimus Princeps che inaugurò l’età dell’oro di Roma
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Episodi di I grandi dell'antichità
Un’antica leggenda, riportata anche da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, racconta che, mentre l’imperatore Traiano, in sella al suo cavallo, era in partenza per la guerra in Dacia, venne fermato per strada da una vedova. La donna, disperata, chiese all’imperatore giustizia per l’assassinio di suo figlio. Traiano, che era conosciuto per la sua saggezza e per il suo profondo senso di giustizia, le assicurò che al suo ritorno avrebbe provveduto a che gli assassini venissero puniti. La vedova, però, gli fece notare che sarebbe potuto non tornare dalla compagnia militare e che anche se se ne fossero occupati i suoi successori, lui non avrebbe adempiuto alla sua promessa personalmente. Allora l’imperatore, convinto da quelle parole, scese da cavallo, cercò i colpevoli, li punì e solo dopo che giustizia fu fatta ripartì per la guerra.
Siamo nel 101 d.C. e Traiano, imperatore di Roma da qualche anno, è in procinto di partire per quella che sarà la campagna militare che più di tutte gli procurerà onori, notorietà e ricchezze. È un uomo nel pieno degli anni: alto, forte, vigoroso e con i capelli foltissimi. Viene descritto, inoltre, come un uomo calmo, assennato ed empatico. Infine dà molta importanza alla giustizia, come dimostrato dall’aneddoto appena raccontato. Sembra essere, a tutti gli effetti, come gli storici, nel corso dei secoli, lo hanno sempre identificato, ossia un Optimus Princeps, uno dei migliori imperatori che la storia di Roma abbia mai avuto insieme ad Augusto.
Ma cosa ha fatto esattamente Traiano per meritarsi un tale titolo? La rinascita economica e sociale di Roma è sicuramente una delle ragioni. Grazie ad un vasto programma di riforme e ricostruzione, infatti, Traiano riesce nell’impresa di ripristinare la ricchezza e quindi la potenza dell’impero che, in quel periodo e negli anni a seguire, vivrà una vera e propria età dell’oro. Non solo, è ricordato anche perché fu durante il suo governo che l’Impero raggiunse la massima espansione territoriale verso est.
Infine, quella che è forse è la sua impresa più importante, riuscirà lì dove molti prima di lui avevano fallito: andare d’accordo con i tre poteri importanti su cui si fonda Roma, ossia il Senato, le legioni e il popolo. Traiano, infatti, proprio grazie alla sua personalità, riesce a farsi stimare da tutti e tre. Stabilendo amicizie e rapporti importanti, dando la giusta considerazione all’esercito e mostrandosi generoso e giusto con il popolo, riuscirà non solo a guadagnarsi l’appellativo di migliore fra gli imperatori, ma a dimostrare che, spesso, un carattere equilibrato è il migliore alleato che una persona possa avere.
Siamo nel 53 d.C. e presso Italica, antica provincia spagnola, nell’odierna Andalusia, nasce Marco Ulpio Traiano. La sua famiglia è di rango senatorio, suo padre, infatti, che porta il suo stesso nome, è un uomo importante di Roma. Senatore, console, proconsole in Asia e governatore in Siria, Marco Ulpio Traiano padre appartiene alla Gens Ulpia, che ha origini italiche. Di Traiano, infatti, si è spesso detto che fu il primo imperatore con origini provinciali e ispaniche. Tuttavia, questo non è del tutto vero perché la sua famiglia aveva salde origini italiche pur essendosi trasferita lì.
A parte che per via della carriera politica e militare del padre, dell’infanzia del futuro imperatore si sa molto poco. Sappiamo che iniziò la sua carriera militare in Siria, insieme a suo padre, formando gran parte dell’esperienza che poi lo aiuterà in futuro. Si sa, inoltre, che, probabilmente, porterà a termine il percorso necessario alla carriera politica, diventando pretore in Spagna prima e questore e legato poi, fino ad essere nominato governatore dell’Alta Germania nel 96.
Ed è proprio durante la sua permanenza qui che l’imperatore Nerva decide di adottarlo, nominandolo, quindi, suo successore.
Il governo di Nerva, infatti, ha difficoltà a mantenere l'equilibrio e il potere. Ecco perché, bisognoso di appoggio, l’imperatore decide di adottare un comandante militare che lo aiuti. Traiano, che è già molto amato dall’esercito ed è considerato uno dei migliori comandanti, fa proprio al caso suo. Così, quando Nerva muore, nel 98, Traiano, suo figlio adottivo, diventa nuovo imperatore di Roma.
Quando Traiano diventa imperatore non si affretta a tornare a Roma e ritiene più opportuno restare in Germania per sistemare la situazione lungo i confini sulle rive del fiume Reno. Tuttavia, per assicurarsi che a Roma tutto resti stabile e tranquillo, decide di mandare alcuni dei suoi uomini più fidati, in modo da assicurarsi l’amicizia del Senato.
Solo un anno dopo, nel 99, decide finalmente di rientrare e quando lo fa viene acclamato finalmente imperatore. A questo punto, inizia effettivamente il suo periodo di governo, destinato a durare quasi 20 anni, durante i quali Traiano riesce a guadagnarsi la fama di ottimo imperatore che è giunta fino a noi oggi.
Decide, infatti, di impegnarsi su più campi non tralasciando niente. Il suo carattere, che gli storici hanno descritto come assennato e tranquillo, oltre che carismatico, giusto e generoso, gli permetterà di stabilire un clima di concordia con tutti e tre i principali poteri di Roma, ossia il Senato, le legioni e il popolo. Impresa tutt’altro che facile e che solo Augusto, prima di lui, aveva pienamente vinto.
Con le legioni, ad esempio, con cui aveva già dato prova di essere un eccellente comandante, si mostra sempre molto abile ed equo durante quelle che saranno le due campagne militari più importanti del suo governo: la compagna contro i Daci guidati da Re Decebalo; e la campagna contro il regno dei Parti.
La campagna in Dacia, in particolare, tra il 101 e il 106 d.C., di cui possiamo ammirarne il racconto descritto sulla Colonna Traiana a Roma, non solo estende ulteriormente l’impero ma, cosa più importante, da a Traiano enormi tesori e ricchezze. Saranno proprio queste ricchezze che verranno poi usate dall’imperatore per risanare e far ripartire economicamente l’impero.
Traiano, infatti, non si focalizza solo sulle imprese militari ma decide di rilanciare l'economia dell’impero attraverso un vasto programma di riforme amministrative, economiche, agricole e sociali.
Investe i soldi per migliorare gli scambi e i commerci; fa si che i senatori investano almeno un terzo dei propri patrimoni nel settore agricolo; mette in vendita alcuni dei beni dei precedenti imperatori per poter poi reinvestire il ricavato; rinnova la classe nobiliare sostituendo le famiglie antiche con altre di nuova nomina e di provenienza provinciale.
Una delle riforme più ricordate, però, è sicuramente quella degli “alimenta”. Attraverso questo provvedimento Traiano fa sì che parte delle casse dello stato e del suo patrimonio personale vengano concesse in prestito ai proprietari terrieri con un tasso d’interesse molto basso. Questo permette agli agricoltori di lavorare aumentando la produttività; e fa sì che il denaro ricavato con gli interessi venga poi reinvestito per sostenere i bambini bisognosi e orfani dell’impero.
Con il popolo, quindi, secondo gli storici, Traiano è molto bravo nel mostrarsi sempre giusto e attento. Secondo le fonti, infatti, pare che Traiano si occupasse spesso personalmente delle richieste dei suoi sudditi che potevano recarsi da lui se ritenevano di aver subito un’ingiustizia.
Non solo, dimostra di essere anche colto e amante delle arti, della cultura e dell’architettura.
Un esempio sono le numerose opere artistiche e architettoniche che ha lasciato ai posteri: il Foro di Traiano; l’arco celebrativo a Benevento; la costruzione del porto di Fiumicino e di Ancona; l’ampliamento della via Appia; la costruzione di nuovi acquedotti.
In campo politico, come detto, è molto abile nel rapportarsi con il Senato senza farsi odiare, come invece era capitato spesso in passato, uno degli ultimi esempi era stato Domiziano. Restituendo al Senato parte dei suoi poteri e mostrandosi collaborativo riesce a guadagnarsi il suo appoggio.
L’imperatore, che ormai aveva più di 60 anni, non curante del cattivo tempo, cavalcava al fianco dei suoi soldati. La pioggia si abbatteva sulle legioni e Traiano, che pure avrebbe potuto evitare di stare sotto l’acqua scrosciante, non ci badava perché si trovava nelle stesse terre dove il grande Alessandro Magno aveva cavalcato molto tempo prima di lui.
Siamo nel 114 d.C. e Traiano si trova impegnato in quella che forse è una delle imprese militari più importanti della sua vita: la campagna militare contro il Regno dei Parti.
Desideroso di emulare le gesta del grande Alessandro Magno, Traiano riuscirà a conquistare l’Armenia e la Mesopotamia arrivando fino al Golfo Persico. Tuttavia, questi successi non bastano, perché subito dopo scoppiano numerose rivolte nei territori circostanti. Traiano, costretto a fronteggiarle, capirà che ormai la sua età e le sue forze, molto diverse rispetto a quelle del giovane Alessandro Magno, non gli permettono di proseguire i suoi disegni di conquista.
Decide, quindi, di concentrare gli sforzi contro i ribelli. Proprio durante queste campagne, però, si ammala gravemente, secondo alcuni perché troppo abituato a cavalcare sotto la pioggia, sottoponendosi alle intemperie insieme ai suoi soldati. Gli viene quindi consigliato di fare ritorno a Roma.
È il 117 d.C. e Traiano, sulla via di ritorno, muore presso Selinunte, in Cilicia, dopo quasi 20 anni di governo.
Con la sua morte, secondo gli stessi suoi contemporanei, se ne va uno dei migliori imperatori che la storia di Roma abbia mai avuto.
Grazie al suo carattere assennato, al suo senso di giustizia e riuscendo ad andare d’accordo, facendosi amare e rispettare da tutti e tre i poteri maggiori di Roma, Traiano fu effettivamente un Optimus Princeps, ossia il migliore fra gli imperatori, come i suoi stessi contemporanei lo chiamavano. Fu grazie alla sua personalità che riuscì a mantenersi sempre in equilibrio. Equilibrio con cui poi governò l’impero espandendolo e, cosa più importante, arricchendolo e rilanciandone l’economia.
Da questo punto di vista la sua storia insegna che spesso è proprio la personalità, il modo con cui si agisce verso le cose, le persone e le situazioni, che cambia radicalmente le sorti personali e, nel caso di Traiano, di un impero.
Lo testimonia il fatto che, da quel momento in poi, i nuovi imperatori verrano salutati dal Senato con l’augurio “Felicior Augusto, melior Traiano” che significa “Possa essere tu più fortunato di Augusto e migliore di Traiano” a segnare i due capisaldi a cui ogni imperatore e governatore che si rispetti deve aspirare per essere degno di essere chiamato tale.
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