
Vespasiano, amministratore e riformatore
La storia del primo imperatore di origini umili che riuscì a risanare Roma
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La storia del primo imperatore di origini umili che riuscì a risanare Roma
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Episodi di I grandi dell'antichità
Tornado a Roma dall’Egitto, in cui si trovava, Vespasiano fu accolto fra due ali di folla di gente che lo acclamava. In ogni città, in cui si fermava lungo la strada, veniva salutato come colui che avrebbe salvato Roma. E quando, finalmente, giunse presso quest’ultima, l’accoglienza che trovò fu gloriosa, trovando la città addobbata come un tempio e una marea di persone affollatesi per salutare il suo arrivo.
Siamo nel 69 d.C. e Tito Flavio Vespasiano è stato eletto imperatore di Roma dopo un anno molto difficile: il cosiddetto “anno dei quattro imperatori”; così chiamato perché, prima che lui diventi imperatore, rimanendo saldamente al potere per circa 10 anni, altri tre si sono contesi il trono lasciato vuoto da Nerone. Galba, Otone e Vitellio non sono riusciti in ciò che invece riuscirà proprio Vespasiano. Il suo arrivo sul trono di Roma, proprio perché preceduto dall’instabilità e dalla guerra civile, verrà salutato festosamente da molti. Il suo governo non solo inaugurerà una nuova dinastia, quella Flavia, destinata a restare al potere fino al 96 d.C.; ma riuscirà nell’intento di risanare Roma dalle turbolenti politiche che negli anni precedenti l’avevano mandata in gravi difficoltà, soprattutto finanziarie. Non solo, il suo arrivo al comando sarà una novità per tanti altri motivi, primo fra tutti le sue origini.
Vespasiano, infatti, sarà il primo imperatore a non avere nobili origini, provenendo da una famiglia di radici contadine e poco o per nulla conosciuta a Roma. Tramite nuove leggi e una vasta gamma di riforme, non solo riuscirà a risanare la situazione di Roma, ma sarà il primo imperatore ad assumere il potere tramite la legge “Lex de imperio Vespasiani”, che lo aiuterà nel suo intento di rafforzare e accentrare il potere imperiale.
La sua è la storia di un uomo definito da più parti come un “homo novus", un uomo la cui famiglia non era mai stata importante a Roma e che, nonostante ciò, riuscì a raggiungere il gradino più alto del potere che un uomo del suo tempo potesse aspirare a possedere.
Siamo nel lontano 9 d.C. e presso Rieti, nella regione della Sabina, nasce Tito Flavio Vespasiano. I suoi genitori sono Flavio Sabino e Vespasiana Polla. Il padre è esattore delle imposte, mentre la madre è la sorella di un senatore. A parte questa parentela, però, la sua è una famiglia di origini umili e contadine, pressoché sconosciuta alla vita politica.
Proprio per questo, quando in futuro Vespasiano riuscirà a prendere il potere, verrà chiamato “homo novus”. Per arrivare a governare Roma e fondare una nuova dinastia, infatti, dovrà intraprendere una lunga scalata, tanto politica quanto militare. Così, già da giovane va a combattere in Tracia e assume la carica di Questore nelle province di Creta e Cirene.
Sotto Caligola diventa edile e pretore. Sotto l’imperatore Claudio prende parte alle sue prime campagne militari come comandante, riportando vittorie e trionfi molto importanti. Proprio in questo periodo si guadagna anche il favore del potente liberto Narciso, che lo aiuterà e lo favorirà in più occasioni. Nel 63 ottiene il proconsolato in Africa e sotto Nerone, dopo un primo periodo difficile, viene mandato a sedare la ribellione giudaica.
Ovunque venga spedito si mostra abile nel dimostrare le sue qualità di amministratore. Le stesse qualità che poi lo aiuteranno nel risanare Roma una volta divenuto imperatore. Insomma, quando Vespasiano arriva al potere, pur non avendo nobili natali, ha tutte le carte in regola per stare lì.
Siamo tornati al 69 d.C., dopo un anno concitato in cui si sono susseguiti tre imperatori diversi, Vespasiano riesce finalmente a farsi conferire dal Senato tutti i poteri, grazie all’appoggio delle legioni orientali. In questo frangente, infatti, è l’esercito, più che il Senato, a decidere chi deve governare Roma.
E lo stesso Vespasiano, per tutta la sua vita, riconoscerà sempre questo aspetto, indicando come data di inizio del suo governo il 1° Luglio del 69, quando le truppe lo acclamano come successore, e non il 21 Dicembre, quando i suoi poteri sono ufficialmente riconosciuti dal Senato.
Questo aspetto è molto importante, considerato che il Senato ha sempre avuto un ruolo fondamentale nel conferire i poteri ad un imperatore fino a quel momento. Rientrando a Roma viene acclamato come colui che, finalmente, sembra riuscire a porre fine alle crisi e alle guerre civili. Il popolo, infatti, spera che con lui Roma possa tornare ad un periodo di pace e prosperità.
Ed effettivamente quelle speranze non sono mal riposte perché l’impero di Vespasiano, nonostante alcune crisi e ribellioni, si presenterà come un momento relativamente pacifico. A questo punto, però, Vespasiano riesce a far promulgare una legge, la Lex de imperio Vespasiani che segna un importante punto di svolta nella storia dell’impero romano. Con essa Vespasiano si fa assegnare in blocco tutti i diritti di cui avevano goduto gli imperatori a lui precedenti.
Da quel momento in poi, quindi, gli imperatori successivi governeranno in base ad una legittimazione giuridica e non divina, come era accaduto prima. In breve, pur mostrando un atteggiamento di rispetto verso il Senato, Vespasiano riesce comunque ad attuare una politica di rafforzamento del potere imperiale, diversa rispetto a quella dei suoi predecessori.
Collabora sì con la classe senatoria, ma allo stesso tempo la riforma, rimuovendo membri da lui ritenuti indegni e inserendo persone da lui ritenute migliori e fidate. Così facendo, non solo permette l’entrata in scena di nuove famiglie, anche di origini provinciali e non propriamente nobili; ma riuscendo anche a controllare meglio questo importante organismo della vita politica. Inoltre, per impedire crisi simili a quella da lui fronteggiata, designa come suoi eredi ufficiali i figli Tito e Domiziano.
L’aspetto più importante dell’impero di Vespasiano, però, è il risanamento di Roma e dell’impero. Egli infatti, è consapevole che, dopo le crisi degli anni precedenti, ciò che il popolo vuole è pace e stabilità. Per questo attua una politica amministrativa ed economica ben precisa, andando a riformare tutti gli aspetti più importanti della vita di Roma. E sarà proprio questo l’aspetto più ricordato di lui. Non per niente, ad essere rinomato è proprio il suo programma finanziario, l’aspetto più critico che si trovò a fronteggiare.
Le casse dell’impero, infatti, vengono da anni che le hanno devastate e Vespasiano, secondo quanto raccontato dallo storico Svetonio, calcola che per metterle a posto sono necessari circa 40 milioni di sesterzi. Per questo Vespasiano aumenta o addirittura raddoppia le imposte e non esita ad introdurne di nuove. Molto famosa è quella sull’urina. All’epoca, infatti, l’urina veniva usata dai conciatori per lavorare le pelli, data l’alta concentrazione di ammoniaca in essa contenuta.
La tassa, quindi, veniva pagata da coloro che venivano mandati a raccogliere l'urina presso i bagni pubblici. Un altro esempio di tassa creata da lui fu il “fiscus iudaicus”. Questa tassa veniva pagata dagli ebrei assoggettati all’impero romano. Ogni ebreo, di religione ebraica, era obbligato a pagare ogni anno la somma di due dracme. Non solo tasse, fra le altre cose ridusse anche le spese della casa imperiale e le distribuzioni pubbliche ai poveri e al popolo. A causa di questa sua politica amministrativa così drastica, per molti aspetti, Vespasiano è stato spesso ritenuto avaro. Tuttavia, è proprio grazie a queste riforme che, non solo, riuscì a risanare le casse dello stato; ma anche a dare vita a nuove opere pubbliche, tra cui la più importante di tutte è l’inizio della costruzione dell’Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto come Colosseo, che poi verrà inaugurato sotto il regno del figlio Tito.
Non solo il Colosseo, Vespasiano dedica i suoi sforzi anche nella costruzione o ricostruzione di altre importanti opere: come il tempio di Giove Capitolino, il foro e il tempio della Pace, l’arena di Pola e opere di pubblica utilità, come i nuovi bagni pubblici, i cosiddetti “vespasiani”. Infine, ma non meno importante, pur essendo un uomo profondamente pratico, essendo ben conscio dell’importanza dell’arte e delle lettere nella cultura romana, decide di assegnare diecimila sesterzi annui agli insegnanti di lettere latine e greche e predispone degli stipendi per i poeti, i filosofi e gli artisti in generale, in modo che possano continuare a lavorare e produrre serenamente.
Le riforme non mancano neanche in campo militare. Vespasiano aumenta il numero delle legioni e ricostruisce e riduce il numero della Guardia Pretoriana, le guardie del corpo dell’imperatore.
L’anziano imperatore tentò di rialzarsi dal letto. Era una calda giornata di Giugno e Vespasiano si trovava nella sua villa estiva, presso le terme di Cotilia nella Sabina.
La stessa regione dov’era nato. Era stanco e malato ma ciò non gli impediva comunque di lavorare. All’improvviso però, sentendo che la sua ora stava per arrivare, si alzò ed esclamò: “Un imperatore deve morire in piedi”. E mentre diceva quelle parole, morì accasciandosi fra le braccia di chi si trovava lì con lui. Vespasiano muore all’età di 69 anni, nel mese di Giugno del 79 d.C., dopo quasi 10 anni di regno. È già malato da tempo, ma ad aggravare la sua situazione, secondo quanto raccontato da Svetonio, pare sia stata una grave indigestione.
A succedergli sarà il figlio Tito, come da lui stesso predisposto. Nonostante non sia stato famoso al pari di altre figure della storia romana, Vespasiano è stato comunque una parte importante della storia che ha vissuto. Non solo perché fu il primo imperatore di origini umili che riuscì a conquistare il potere. Ma perché ci arrivò facendo una lunga gavetta, tanto politica che militare; e presentandosi, a tutti gli effetti, come un uomo che si era fatto da solo.
Pur guadagnandosi la fama di avaro, a causa delle sue numerose norme fiscali, gli studiosi sono d’accordo nel riconoscere che fu proprio grazie a quelle norme che riuscì a risanare le casse dell’Impero che, alla sua morte, erano tornate ad una situazione perfettamente stabile.
Non si occupò solo delle riforme fiscali o della riorganizzazione dell’esercito e della vita politica, riuscendo a riformare finanche il Senato; ma diede ampia importanza anche all’altro lato della vita civile di Roma, quello artistico, architettonico e culturale, facendo costruire nuove opere importanti, fra cui il Colosseo, e riconoscendo l’importanza di artisti e letterati. Infine, tramite la Lex de imperio Vespasiani, fu il primo imperatore di Roma che riuscì a legittimare giuridicamente il proprio potere politico.
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