
Come generare un'idea
Impara a trasformare l'osservazione in innovazione e a scegliere la giusta idea imprenditoriale
13min

Impara a trasformare l'osservazione in innovazione e a scegliere la giusta idea imprenditoriale
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Episodi di Dall'idea all'azienda
Come si genera un'idea? In realtà ci sono due categorie di persone, nella mia esperienza: quelle che hanno sempre mille idee, ma poi non sanno quale scegliere, non sanno quale funziona, oppure partono con un'idea e poi si rompono le palle e mollano, saltano da un'idea all'altra. E quelle che invece proprio non hanno idee. Ci sono queste due categorie di persone e vanno bene tutte e due, in realtà ci sono imprenditori che sono molto effervescenti, creativi, e imprenditori che invece no: hanno avuto due idee in vita loro e hanno fatto magari due aziende. È assolutamente soggettivo. Però, in generale: come si genera un'idea? Io vi dico quattro esempi, adesso, di startup che ho fatto, di cui due sono in corso, una ha funzionato bene e una ha fallito miseramente. Vedrete la generazione dell'idea, la procedura della generazione dell'idea vista da qua, da dietro le quinte, come è partito il tutto, eccetera. Con una premessa importante: quando si genera un'idea parte tutto non dall'idea, ma dall'osservazione. Non è che per avere l'idea del secolo mi metto qua e penso, nel buio della mia cameretta: “Che cosa potrei fare? Palloni che sollevano gli elefanti? No. Luci psichedeliche per centri anziani? No.” Non è così, parti sempre da un'osservazione. Ti esponi all'esterno, osservi, provi a vedere dov'è che ci sono dei problemi da risolvere e su quelli provi a capire se tu puoi essere una persona in grado di offrire una soluzione, se quel tipo di mercato ti sta bene addosso – perché magari vedi un problema nel mondo delle scommesse online e tu non vuoi avere niente a che fare con le scommesse online. Oppure vedi un problema, e problema poi si intende per un certo tipo di persone, non è un problema macro dell'universo, c'è un problema per i fltri delle sigarette e magari tu potresti offrire una soluzione, ma magari non vuoi avere nulla a che fare con il mondo del tabacco e via dicendo. Quindi valuti se c'è un problema, osservi, vedi se tu puoi essere in grado di offrire una soluzione, se quel tipo di mercato e di problema ti sta bene addosso (importantissimo, molti si dimenticano questo aspetto ma è importantissimo!) e vedi, soprattutto, se esiste un mercato disposto a pagare non tra vent'anni ma nell'immediato. Perché uno può dire: “La gente sarà disposta a pagare per avere, che ne so, uno psicologo per il proprio robot!” Sì, fantastico, ma magari avviene tra vent'anni, perché la gente ancora non ce l'ha il robot e non ha bisogno dello psicologo. È giusto tutto, tu magari fai lo psicologo, sei bravissimo, sei specializzato in robotica... è tutto perfetto ma è sbagliato il tempo. Fine della storia. Una volta che tu hai questa capacità di osservazione, tutto diventa una potenziale startup, basta che guardi, basta che osservi come si comportano i tuoi amici, basta che osservi le persone quando sono in un negozio, in un ristorante. Cosa fanno? Quali scelte compiono e che cosa vorrebbero? Puoi parlare con le persone e magari in base a un argomento che ti piace particolarmente puoi cercare di capire quali sono le principali diffcoltà che incontrano, cosa vorrebbero. Poi non conta spesso quello che ti dicono, perché le persone dicono di tutto rispetto a quello che vorrebbero o non vorrebbero, ma magari non lo sanno bene neanche loro, ma conta la loro reazione. Quando le vedi che sono magari super coinvolte rispetto a un'attività, a quel punto dici “interessante”. Non so, tempo fa camminavo per Brighton, sul lungomare – faccio un esempio – e c'è un tizio che fa le bolle gigantesche, fa quelle bolle di sapone e i bambini si fermano... è un momento di magia. Allora è evidente che uno osservando quello può dire: “Caspita, interessante!” Qual è il problema, in quel caso? Il problema è che le persone e i bambini hanno bisogno di giocare o hanno bisogno di un momento che stacchi da quella che è la quotidianità e in una cosa così semplice, come un tizio che fa delle bolle giganti, è in grado di creare una magia. Dici: “Sai cos'è? Metto in piedi una realtà che lungo tutti i lungomare del mondo mette i tizi con le bolle giganti”. Fantastico. Magari è una roba che funziona, un business che funziona, magari no. È un'osservazione, noti che c'è un problema – ripetiamolo, il problema non è un problema di salute o altro, è un problema rispetto a quell'esigenza specifca di quel mercato lì – magari tu sei dentro il mondo delle bolle di sapone e dici: “Sai, offro quel tipo di soluzione” e a quel punto bisogna capire se il mercato è disposto a pagare e via così. Questo è il punto da cui parto sempre: osservo, antenne alzate e osservo e lo “matcho” rispetto a quello che voglio fare. Quattro esempi pratici di vita vissuta. Il primo era Blogosfere, e Blogosfere, in pratica, si proponeva come un network di blog professionali. Quando siamo partiti noi il problema del mercato era molto semplice: per fare un giornale online tu dovevi essere un grande editore, avere un sacco di soldi o avere una compagine societaria organizzativa enorme. Potevi essere Murdock che faceva Sky, potevi essere Il Corriere, Repubblica, ANSA... cioè, dovevi essere molto grosso, con i giornalisti, eccetera. Quello che era evidente, però, è che c'era tutta una fetta di lettori molto insoddisfatti, perché se tu leggi un giornale tradizionale, leggevi un giornale tradizionale in quel momento, avevi il giornalista generalista che, ad esempio, parlava di tecnologia. Ma che ne sa lui di tecnologia, no? Ne sa molto di più, magari, l'esperto di sicurezza, però l'esperto di sicurezza doveva sempre passare per il tramite del giornalista che, a quel punto, prendeva le parole, semplifcava, faceva il titolo acchiappa views e tu avevi sempre questa manfrina senza la fonte diretta. Il problema è che mancava un contatto informativo con la fonte diretta e l'idea è stata: Creiamo un network di blog che non vengano usati come diari personali - al tempo i blog erano usati solo così, privatamente, a livello di amatori. L'idea era quella di metterli insieme in un network che al posto di essere scritti da giornalisti erano scritti direttamente dagli esperti. Il problema che noi cercavamo di risolvere era: “Ti diamo l'informazione direttamente da chi ne sa. Saltiamo il media tradizionale e creiamo un media a sé stante.” quella era stata l'osservazione e la generazione dell'idea. In realtà, all'inizio, l'idea era partita come piattaforma: “Creiamo una piattaforma che dà accesso a tutti quelli che vogliono scrivere”, in sostanza, e poi siamo arrivati - vedendo i primi risultati - a questa valutazione di dire: “No, scegliamo noi, facciamo una selezione noi. Sennò si perde il valore e c'è di tutto. Scegliamo noi e ti selezioniamo i migliori esperti che scrivono e tu puoi abbeverarti dalle loro informazioni.” Seconda startup che mi viene in mente, si chiamava Augmendy fallita miseramente, ma l'intuizione iniziale era corretta. Era il momento in cui, dopo l'ondata dei blog, uscivano i social network. Che non è che erano sempre esistiti, non esistevano. Era uscito Friendster, era uscito Tribe, ne erano usciti un po'. E a quel punto l'idea era: “Ma scusa, se i blog sono riusciti a entrare nel mondo professionale, magari anche questi social network che nascono per essere usati in modo privato possono essere usati dalle aziende per comunicare.” Questa era l'intuizione. Quindi abbiamo creato quest'azienda che era una delle prime social web agency: al posto di farti il sito internet, ti aiutiamo a comunicare sui social. Fallita miseramente, esecuzione pessima, mille casini. Quindi questo è un leitmotif, una considerazione da tenere sempre a mente se vuoi lanciare un progettino o una startup, un'azienda di qualunque tipo: una volta che hai l'idea bella, tutto quello che poi fa la differenza è l'esecuzione. Abbiamo visto, nel caso delle agenzie di social media, realtà partite magari dopo di noi che però hanno fatto numeri pazzeschi, hanno avuto grandi risultati, eccetera. Perché? Perché sono stati più bravi, perché l'hanno eseguita meglio. L'idea, alla fne, era anche un'idea banale, semplice, però in quel momento non era scontata, ecco, questo è sempre un aspetto importante: è il tempismo che fa la differenza. Noi avevamo proprio preso l'inizio dell'onda. Era il momento giusto, esecuzione pessima, in quel caso. Altre volte puoi prendere il momento sbagliato, perché son già arrivati tutti, però tu l'esegui in modo diverso e migliore rispetto agli altri. Altra startup: 4Books, in corso, per altro sta andando molto bene. 4Books nasce anche qui da un'osservazione: in questo caso nasce da un punto di vista privilegiato e vantaggioso, che è il mio attuale. Avendo una grossa community di riferimento e facendo tanti contenuti, quello di cui mi sono reso conto un bel giorno è che facevo magari un video su – non so – un libro che ho letto o quel che è e vivendo in Inghilterra il libro ce l'avevo sempre in inglese. Qui non ho neanche un libro in italiano, sono solo in inglese, non perché voglio fare il fgo ma perché mi sono abituato così e cerco anche di migliorare il mio inglese, quindi leggo solo in inglese. A questo punto fai un video e citi un libro in inglese, il primo commento che arriva qual è? “Ma non c'è anche in italiano, questo libro? Ah. Secondo commento: “Ma non c'è anche in italiano?” Ah. “Eh, però non capisco l'inglese.” Mh. Oppure, altro tipo di commento ricorrente, non per un giorno ma per mesi: “Sì, però io non ho tempo di leggere, Monty. Citi questi libri ma io non ho tempo di leggere.” Allora guardandomi intorno esistevano già dei player di riferimento che facevano questa attività di business book abstracts, dove in pratica sintetizzi i concetti principali di un libro di business all'interno di un formato testo o audio, e allora l'idea è stata quella di dire: “Scusa, facciamolo!” Lo facciamo inizialmente solo per il mercato italiano e poi oggi è in italiano, inglese e spagnolo. Abbiamo preso questo concetto e l'abbiamo proposto. All'inizio, per altro (lo vediamo nella fase successiva di questo corso), c'era una pagina e quattro PDF. Fine della storia. Non c'era niente, e quindi c'era proprio una roba così scarna... oggi se guardo l'APP che abbiamo fatto è un'APP molto ben fatta e con una marea di abbonati. Però, l'intuizione, in quel caso è semplicemente stata un'osservazione: contenuti che ti arrivano, messaggi che ti arrivano, richieste che ti arrivano e una valutazione del mercato per vedere se sul mercato era una cosa che esisteva già e funzionava, come collocarsi diversamente e a quel punto realizzazione. Quarta e ultima casistica, così, per parlare di cose pratiche, di come sono nate delle idee e magari trovi degli spunti utili per te. Competenze. Competenze, anche in questo caso, nasce da un'osservazione del mercato: il mercato della formazione online che è un mercato che bazzico da anni, eccetera, come utente o come docente, a seconda dei casi. Io, poi, non sono un docente e non mi è mai piaciuto questo, quindi non faccio il formatore. Casualmente, a volte, mi capita – come in questo caso – che mi costringono a fare di corsi e li faccio, sennò non è quello che faccio io, io faccio la startup che poi magari ti offre dei corsi. In questo caso mi ricordo che stavo guardando MasterClass.com che è un progetto bellissimo, con dei grandi personaggi che insegnano degli argomenti. Stavo guardando, mi pare, Steve Martin e ho pensato: “Ma cacchio, è bellissimo!” Però ha un problema: primo, è in inglese, quindi in Italia la maggior parte delle persone non lo capisce. Ma se anche tu inizi a sottotitolarlo o fare dei voice-over, l'esperienza di quei personaggi lì spesso ha delle radici molto lontane dall'Italia o dall'italiano, ecco. Perché poi l'idea è che gli italiani sono in tutto il mondo e abbiamo un substrato culturale ben specifco e abbiamo dei personaggi che risuonano con noi molto più di altri. Magari Claudio Bisio, faccio un esempio, funziona molto di più rispetto a Steve Martin, perché uno dice: “Di Claudio Bisio ho visto magari mille flm, e l'ho visto mille volte. Steve Martin, invece... sì, è quell'attore lì ma l'ho visto due volte.” per cui è una cosa diversa. Allora in quel caso l'osservazione è stata: non è possibile fare un progetto in cui andiamo a individuare tutta una serie di eccellenze italiane che vanno a creare dei corsi su questa piattaforma che per gli italiani nel mondo possano funzionare? Questa è un po' l'idea, perché risolviamo due problemi, un problema di lingua e un problema di riferimenti e anche di personaggi che per te sono importanti e che conosci meglio e che ti attivano di più, ti ispirano di più, ti possono spingere di più. Quindi questa è l'idea, da lì è nato Competenze. Ancora una volta: osservazione di un problema, benchmark rispetto il mercato e poi individuazione di quella che poteva essere la nostra nicchia di posizionamento e ora, devo dire, è partita da poco Competenze ma sta andando molto bene e siamo contenti. Prossimo passaggio: andiamo a vedere nel merito come affnare quella che è la nostra idea usando il business model canvas.