
Finanzia la tua idea
Impara a reperire fondi efficacemente per il tuo progetto imprenditoriale
15min

Impara a reperire fondi efficacemente per il tuo progetto imprenditoriale
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Episodi di Dall'idea all'azienda
Soldi. C'è bisogno di soldi quando porti avanti un'azienda ed è, come dire, una strada obbligata. La benzina che porta avanti la tua “cadrega”. Allora, quali sono le modalità economiche? Modalità numero 1: fare un prodotto che incassa dal giorno 1 e utilizzare quegli importi per proseguire quella che è l'attività. Per investire, pagare i collaboratori, i costi, eccetera. E questa è una strada. A volte uno se ne dimentica perché abbagliati dal modello Silicon Valley, l'idea è: raccolgo piogge di milioni, creo delle strutture planetarie che crescono alla velocità della luce e uso i soldi degli altri, no? E dal prodotto non guadagno una lira, infatti se noi guardiamo la maggior parte delle piattaforme vendute... lo YouTube di turno o il Tumblr di turno non hanno mai fatturato un penny quando sono state acquistate, sono state acquistate, però, magari per un miliardo o cifre così. Quindi è importante ricordarsi che invece uno può realizzare una startup che dal giorno 1 vende un prodotto – il prodotto non è gratis, lo vendo – incasso soldi e quei soldi sono la benzina per portare avanti l'attività. Mi viene in mente un amico, Marco Corradino di Volagratis che all'inizio non avevano investitori: erano semplicemente loro che portavano avanti l'attività perché incassavano e coi soldi che guadagnavano facevano crescere il business. Ora, si potrebbe partire anche con pochissimo, oggi, ed è oggettivamente possibile. Se tu sei da solo e magari volevi fare un progetto tipo 4Books... be', avresti potuto farlo anche da solo. Anch'io avrei potuto farlo anche da solo, cioè, avrei potuto spendere i soldi per un dominio (4Books.it, non so, 10 euro), più i soldi per la landing page iniziale (10 euro o 15 euro al mese), due lire per prendere un template di design per gli abstract (50 euro), sto andando così, facendo un calcolo spannometrico: con meno di 100 euro avrei potuto avere il minimo necessario da unire poi al mio tempo. Avrei potuto mettermi lì, scrivere gli abstract dei libri, mettere su il sito, caricare le immagini, fare tutto quanto da solo e a quel punto se dal giorno 1 iniziavo a vendere e cominciavo a macinare da subito, con quei soldi poi avrei potuto – a quel punto – iniziare a coinvolgere collaboratori, team, eccetera, ok? Quindi non è impossibile partire da soli. Ci sono dei casi dove parti a zero lire, da solo e subito il prodotto imbrocca e a quel punto funziona, però non è facile. Ipotesi 2, invece, è quella di andare a scegliere o trovare degli investitori esterni che ti aiutino. Nell'ipotesi 1 c'è ovviamente la possibilità che se tu hai dei soldi di tuo, investi e spendi per far crescere un progetto perché ci credi. Magari in quel momento vuoi restare unico socio e investi in quel progetto. Nel caso di Competenze io sto investendo: non ho dei soci, non ho degli investitori. Sono io che in prima persona investo, copro i costi e il progetto se e quando sarà profttevole mi ripagherà il tutto. Quindi è una scelta che uno fa, ci sono vantaggi e svantaggi, chiaramente, ne abbiamo già parlato nel discorso iniziale: se vuoi essere un imprenditore da solo e avere il 100% della società o se vuoi, invece, avere più soci e a quel punto anche tra i soci parliamo di investitori. Secondo modo di affrontare la risoluzione del problema dei soldi è quella di andare a trovarli da qualche parte. Se tu come investitore non sai trovare dei soldi... è meglio che tu non faccia l'imprenditore, questa è la verità, perché i soldi li trovi convincendo dei clienti a comprare il tuo prodotto o servizio, trovando i loro soldi, in sostanza o convinci qualcuno – che sia una banca, che sia la tua famiglia, la tua fdanzata, un'investitore – a investire su di te. L'abilità di riuscire a fare fundraising è una delle abilità fondamentale del fondatore di una startup. Devi saper presentare la tua azienda, devi saper raccogliere fondi o saper vendere, devi avere quella capacità lì o avere un socio che a quel punto sappia farlo, sennò è un casino. Questi soldi da dove arrivano? Se non vendi e non hai investitori, chiudi baracche e burattini. Allora, possibilità iniziale per recuperare degli importi è di andare dal cosiddetto “family and friends”. Vai dai genitori, vai dagli amici e dici: “Guarda, io ho questo progetto. Mi dai 50mila euro, 10mila euro, 7 miliardi di euro – a seconda della famiglia che hai – e mi fai giocare a questo gioco?” e vedi se hai questo importo. Io sto sempre lontano, se volete che sia sincero, dal “family and friends”, perché i rapporti si bruciano alla velocità della luce, quindi preferisco non coinvolgere nessuno nei miei rischi. In un progetto come Competenze, ad esempio, in molti amici mi hanno chiesto di investire, perché hanno detto: “Cacchio, il progetto è fghissimo.” ma io ho detto: “Ragazzi, io ancora non lo so se funzionerà o meno.” Mi sembra che funzioni, insomma, ci sono tutte le caratteristiche e le carte in regola, però preferisco assumermi io il rischio e poi nel momento in cui il progetto funziona e lo vogliamo far decollare e a quel punto magari servono molti più investimenti, le prime persone che contatto sono chiaramente le persone che mi stanno più vicine, che stimo di più o che reputo più valide per il progetto. Per cui, “family and friends” è pericoloso, ma ci sono casi di persone che sono partite con i soldi di mammà o i soldi degli amici, dipende, non è una cosa negativa, è una soluzione con questa problematica da considerare. Ipotesi numero 2 è che fai un saltino in banca e ti fai fare un prestito. Non so, a me è una modalità che – forse perché odio le banche – non è mai piaciuta. Anche perché poi il prestito comunque lo devi restituire, quindi ti accolli tutto il rischio e in più ti accolli anche i soldi che ti ha prestato la banca e se il progetto “foppa” hai anche il debito della banca. Quindi è qualcosa che mi lascia sempre perplesso, però per anni si faceva così. Oppure ti facevi fare il fdo in banca, così almeno sforavi e con quei soldi cercavi di mettere in piedi il tuo progettino. Personalmente ne sto lontano, però è un'ipotesi che segnaliamo. Poi dipende, insomma, da qual è la tua storia imprenditoriale, qual è la tua età, qual è la tua esperienza, e le banche sono più o meno sensibili (o totalmente insensibili, nella maggior parte dei casi) a rilasciare dei prestiti. Però, insomma, c'è tutto il mondo dei prestiti da valutare a seconda dei caratteri. Poi c'è la parte degli investitori di capitale a rischio che si dividono in Angel e VC, poi gli investitori più strutturati si dividono in varie categorie di VC – venture capitalist. Ci sono i venture capitalist privati, ci sono quelli che magari hanno una vocazione più pubblica: in Italia c'è Cassa Depositi e Prestiti che ha un fondo da 1 miliardo, 1 miliardo e mezzo e ha una vocazione più pubblica. Oppure hai anche investitori più privati, più piccolini, con fondi da 10-50 milioni o fondi a miliardi. Quindi dipende, ci sono varie categorie. Gli Angel sono persone tipicamente private o delle cordate di privati che hanno un po' di soldi da investire. Al posto di comprare immobili dicono: “Sai cos'è? Proviamo a investire in qualche startup, magari ne esce qualcosa di interessante.” e il privato mette i primi 50mila, 100mila, 200mila euro, dipende chi è. Spesso nel mondo digitale tech sono fondatori di startup tecnologiche che hanno avuto successo, hanno incassato e a quel punto conoscono questo mondo e sono a proprio agio a prendersi dei rischi, a darti dei soldi. Così, spesso su un'idea, su delle slide, sulla tua bella faccia o su un prototipino, però in una fase molto iniziale del progetto, in cui è ancora diffcile capire se funzionerà o meno. Oppure hai magari privati che distribuiscono i propri investimenti, differenziano i propri investimenti e vogliono investire anche in startup, si affdano magari a un tramite. Non so, in Italia c'era Italian Angel for Growth che è un'associazione di angel privati che investono e non hanno necessariamente una competenza tecnologica, però sai, gli vengono presentati dei deal, delle offerte periodicamente, e decidono se metterci un gettoncino. Magari fanno una cordata e in 10 tiri su mezzo milione o un milione. Altra ipotesi. In questo caso lo scambio che tu fai è: “Ok, mi dai dei soldi, non tantissimi, e io ti do un pezzo della società.” questo è l'accordo, per cui rinunci a una proprietà del 100% della tua azienda, in cambio di benzina che possa fnanziare il progetto, o quantomeno una fase iniziale del progetto. Se scegli questa strada, tipicamente poi vai su una strada di round successivi. Avrai questo primo round con gli angel, poi farai un secondo round, magari di 5 milioni con un investitore o più investitori. Poi magari il progetto cresce, scala a livello internazionale e allora fai un altro round, un altro round e cerchi di allargare sempre di più. Quello che bisogna ricordarsi è che più entrano persone in azienda e più la tua presenza si diluisce. Se tu all'inizio eri 100%, magari quando l'azienda si quota in borsa – se si quota in borsa – o la vendi, magari la vendi e hai l'1%. Spesso questo non viene raccontato, ma i fondatori delle startup che pensiamo siano diventai multimiliardari non lo sono diventati, perché quando hanno venduto l'azienda, avevano dato via talmente tanta parte di azienda che alla fne c'avevano in mano un Ciocorì. Questo è un altro aspetto da considerare. Altra modalità di fnanziamento sono gli investitori, quindi i venture capitalist. Ce ne sono una marea, ormai, anche in Italia e sono fondi strutturati e hanno un loro focus: alcuni magari sono concentrarti sul biotech, altri sono concentrati sul turismo, altri sono concentrati sull'e-commerce, altri sul fntech... ognuno si concentra su un settore. Bisogna individuare il soggetto giusto. Il mio suggerimento è di andare da questi signori soltanto quando si ha già un po' di traction, hai un po' di storico, hai dimostrato di avere dei clienti, hai già visto che c'è il cosiddetto product market ft, cioè il mercato è pronto per il tuo prodotto, ha solo bisogno – il tuo prodotto e la tua azienda – di feno in cascina per far girare più velocemente i motori, per portare più traffco al tuo sito, per farlo conoscere di più, ma il tuo prodotto c'è. O magari c'è un pezzetto di quel prodotto ma con quei soldi posso costruire il prodotto complessivo. È meglio andare da un venture capitalist quando sei già in quella condizione, sennò il tuo potere contrattuale è minimo e vieni massacrato. Ricordiamoci che gli investitori non sono enti di benefcienza: è gente che vuole fare piccioli, vogliono fare soldi e devono avere dei ritorni, perché se ho un fondo devo portare dei ritorni a chi ha dato soldi per il mio fondo. Per cui è gente che cerca poi quando entra in azienda di avere tutte le clausole possibili e immaginabili a proprio vantaggio. Non esiste amicizia. “Se vendi, la prima parte dei soldi che ho messo io la riprendo io, poi ho presenza in azienda, poi posso avere una persona on board”, e via così. Un investitore ti mette una serie di paletti, che è un aspetto da considerare. Altra possibilità, dopo gli Angel, è quella di avere un investitore più istituzionale. Poi oggi abbiamo altri strumenti, ad esempio c'è il crowdfunding. Noi abbiamo fatto, su Startup Italia, una raccolta di 3 milioni o LifeGate è vicina a 1 milione di raccolta, adesso. È una raccolta online dove tu dedichi una parte dell'azienda, una parte delle quote aziendali, a un pubblico variegato di investitori che tipicamente hanno delle opzioni di serie b, nel senso che non hanno diritti di voto e non hanno altre tipologie di diritti, e a questo punto questi investitori contribuiscono con 300 euro, 500 euro, 3mila euro, puoi decidere qual è il ticket minimo d'investimento e tu porti a casa un importo senza passare da quello che è il mondo degli investitori più tradizionali. Un ultima possibilità che non ho mai utilizzato ma che vi segnalo è quella, invece, di avere dei fondi che ti arrivano magari dall'Unione Europea o dei fnanziamenti che non devi restituire. O magari fai un concorso dei mille concorsi “startuppari” che ci sono, vinci e vinci 30mila euro, 50mila euro, 100mila euro... ed è, come dire, un cadeau, un regalo che semplicemente ti cade dal cielo e a quel punto hai la possibilità di usufruirne. Nel mio caso, ripeto, non l'ho mai utilizzato ma ci sono una serie di bandi, di challenge, di concorsi, le cosiddette startup competition, dove tu magari puoi vincere dei soldi e in sostanza ti aiutano ad avere un po' di feno in cascina e non devi andare a dar via parte dell'azienda per fnanziarti. Ecco, questo, in linea di massima, è il panorama ad oggi. Poi hai anche il mondo blockchain, adesso meno, però c'era stato il periodo degli ICO che però ha visto anche diverse truffe e quindi è subito passato di moda. Poi c'è il tema dei token, la tokenizzazione... puoi avere anche altri veicoli, altri sistemi per fnanziare la tua startup, però questo lo lascerei ai più addetti ai lavori che sanno che c'è, ad esempio, anche il mondo dei token che è un mondo possibile, ad oggi, per generare risorse economiche per la tua startup. Sennò questi sono i metodi tradizionali. Nella mia esperienza: scegliere, ancora una volta, in base al tuo carattere. Come imprenditore vuoi giocare da solo o non vuoi giocare da solo? A che livello vuoi giocare? A questo punto scegli qual è la modalità migliore. A volte non puoi scegliere, a volte vieni strozzato, non hai una lira, hai bisogno di trovare delle risorse sennò chiudi baracca e burattini e a quel punto inizi a bussare alle porte e cerchi di tappare il buco. E a volte va bene, a volte non va bene e ti ritrovi a gestire mille situazioni problematiche, quindi la parte di reperimento dei soldi è una parte costante della vita imprenditoriale: hai momenti alti e momenti bassi e sei sempre in qualche modo alla ricerca di accesso ai fondi, anche in base alle situazioni, pensiamo col Covid. Uno per portarsi avanti ed evitare problemi di fussi economici magari cerca di andare a recuperare soldi sul mercato perché pensa che sia la scelta giusta da fare a livello cautelativo, quindi sei sempre alla ricerca, in fundraising permanente. Questa è una delle competenze che bisogna avere.