Mi salvo?
Scopri come puoi contribuire personalmente alla lotta contro la crisi climatica e fare la differenza. Non aspettare che altri risolvano i problemi!
14min
Scopri come puoi contribuire personalmente alla lotta contro la crisi climatica e fare la differenza. Non aspettare che altri risolvano i problemi!
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Episodi di Guida all’eco-crisi
Da ragazzo - non ho mai frequentato gli scout ma ne ero incuriosito. Hanno questa immagine retrò, con quei pantaloncini e i calzini tirati su che manco il CAI. E io poi penso pure che c’avrei avuto del potenziale, conoscendomi… sarei stato un bravo scout: rispettoso, esperto di vita all’aperto e di tanti piccoli trucchi, e poi un costruttivo spirito di gruppo. Ora che sono adulto è successo che l’estate scorsa mi hanno invitato a tenere dei workshop sulla crisi climatica a gruppi di scout fra i 16 e i 19 anni. Facevano parte della divisione laica, che poi ho scoperto essere quella originale, e si trattava dell’incontro nazionale con ben 1700 giovani in mezzo alla natura, un evento molto bello e anche ben organizzato. Il primo dei 6 workshop che avrei tenuto è stato quello che ricordo di più. Nel gruppo c’erano due ragazze, entrambe molto educate. Una piuttosto sulle sue, partecipava ma era un po’ assente, provavo a rivolgerle domande perché avevo avuto questa impressione che lei fosse nonostante l’atteggiamento di facciata interessata al tema. L'altra ragazza invece faceva domande e gestiva anche il resto del gruppo. FComunque che alla fine entrambe mi fecero la domanda delle domande: “scusi, ma lei pensa che alla fine ci salveremo? Quanto brutto sarà?” BAM!
Devi sapere, che negli anni ‘60 uscì un importante saggio dal titolo “Apocalittici e integrati”. Lo aveva scritto da Umberto Eco che divideva gli intellettuali appunto fra gli apocalittici che criticavano la cultura di massa perché secondo loro era una rovina per la cultura vera e gli integrati che invece erano ingenuamente ottimisti a riguardo. Sembra la storia del dibattito sul clima: due posizioni estreme ma che arrivano alle stesse semplificazioni fatalistiche. Oggi sappiamo che la cultura di massa, la tivvù, la radio, la stampa hanno fatto cose buone e cose cattive, soprattutto hanno fatto cose che nessuno aveva prevista fra chi viveva negli anni ‘60.
Anche sul tema Clima Terrestre ci sono i catastrofisti. Sono quelli che hanno già deciso che la terra ha gli anni contati quindi agire è semplicemente inutile. Sono quelli che il metano rilasciato dal permafrost farà sicuramente diventare il pianeta un inferno invivibile per ogni specie vivente. Siamo spacciati quindi diamoci all’inazione. Apro e chiudo parentesi: la quantità di metano che sta finendo in atmosfera è un problema enorme, lungi da me sminuirlo, anzi. Però
Se consultiamo il rapporto del 2018 dell'IPCC, dal titolo: "Limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius" scopriamo che ci sono diversi risultati possibili di questi modelli. Indicano che, se le emissioni di metano rimangono invariate, Business-as-usual, le temperature globali potrebbero aumentare di 0,2-0,3 gradi entro il 2030 e di 0,5-0,6 gradi Celsius entro il 2050. Quindi si tratta come vedi di un problema enorme, ma emissioni di metano non significano apocalisse.
Dall’altra parte ci sono quelli che Umberto Eco chiama integrati, quelli che ha fatto sempre caldo, che non sarà la mia moto a far grandinare, ma anche quelli che la tecnologia ci salverà. La conclusione è di nuovo: agire per il clima è inutile e anche un po’ da ragazzini eco-invasati.
Come vedi esistono due posizioni estreme, che però entrambe arrivano a decidere che è meglio non far niente. Ovviamente io la penso diversamente e ti spiego perché.
E forse ti starai chiedendo cosa io abbia risposto al gruppo di scout.
Eeeeehhh io ho risposto così: ho iniziato dicendo che la loro generazione cresce sentendosi dire in continuazione frasi come: c’è il cambiamento climatico, abbiamo raggiunto un nuovo record di temperature o di livelli dei mari, che è stata una tempesta mai vista, un mega incendio senza precedenti, le cavallette, ommioddio!!! Ormai i giovani crescono dentro al libro del guinness dei primati. Ma come definiamo un evento estremo se poi lo sono tutti?
Ho proseguito spiegando loro che alcuni di noi sviluppano un certo distacco verso tutte queste brutte notizie, un po’ perché ogni persona ha i suoi livelli di sensibilità un po’ anche per autodifesa, si pensa ad altro, è giusto! Anzi, è fisiologico! E poi che io non ho mai creduto alla storia che i giovani salveranno il mondo. Il mondo va salvato adesso, vecchi, giovani, belli e brutti. Troppo facile e sbagliato rimandare al futuro, mica sono i compiti che li faccio la domenica sera!
Ho quindi rivelato una cosa che penso. Noi “adulti” abbiamo una responsabilità in più. Tocca a noi affrontare l’argomento con chi è nato dopo di noi. Sederci, parlare del problema e aprirci al confronto: come lo risolviamo questo problema? Non è quello che le famiglie fanno quando un grande problema di fronte? Quindi i giovani non sono i mitici salvatori, ma sono coloro con cui intavoliamo la problematica e li includiamo.
Infine gli ho suggerito di allenare la nostra mente e reagire, allo stesso modo in cui un boxer si allena parare i colpi. All’inizio è lento, ci deve pensare, lo fa male, ma dai e dai i il movimento-reazione diventa automatico. E ti propongo tre pensieri para-colpi:
Primo. Come genere umano siamo bravi a fare tante cose, ma se c’è una cosa che sbagliamo spessissimo è prevedere il futuro. Non il futuro delle temperature medie, anzi in quello la scienza si è dimostrata incredibilmente precisa. Intendo il futuro della storia dell’umanità. Noi non sappiamo se finiremo in un vortice di sconvolgimenti, migrazioni di massa e guerre o in un impeto di collaborazione internazionale.
Secondo. Tempo fa guardavo una serie in tv, stile games of thrones e ho pensato. Cavolo, le persone hanno vissuto epoche in cui da un giorno a l’altro potevi subire l’invasione di un popolo di cui mai avevi saputo l’esistenza o perdere metà della tua famiglia per una malattia di cui non c’era cura. Sembrerà un po’ naive eppure in quei tempi le persone erano positive o negative come lo siamo oggi anche se vivevano più miseramente e con molte meno certezze nel futuro rispetto ad oggi. Quindi su con il morale!
Terzo, e non l’ho aggiunto tanto per fare un elenco a tre punti. Anzi è il punto forse più importante. Ad un certo punto della saga de Il Signore degli Anelli. Il Frodo e il suo amico Sam sono in viaggio verso Mordor, un postaccio, per distruggere l'Anello Unico. Sono stanchi, sono demoralizzati, e Frodo inizia a dubitare della sua capacità di portare a termine la missione. Lui è il personaggio principale: un essere piccolo e debole nell’universo popolato da mostri ed eroi magici fortissimi descritto da Tolkien. Frodo deve portare a termine una missione impossibile e da cui dipendono i destini del mondo intero. È quasi solo. Sì, ok ha un amico fidato che lo accompagna, ma è lui che deve portare il fardello giorno e notte. Insomma ha ragione a perdersi d’animo. In quel difficile momento del suo viaggio il saggio mago Gandalf appare in sogno a Frodo e gli fa un discorsone. Gli dice: “Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi, ma non spetta a loro decidere. Possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso. È questo che fa la differenza". Le parole di Gandalf danno coraggio a Frodo, che riprende il suo viaggio verso Mordor e che… insomma poi continua.
Questa scena mi ispira sempre perché ti ripete quello che già sappiamo: la scelta è tua. Anzi, se ci pensi, è proprio un fatto identitario: noi siamo proprio le scelte che facciamo. O che non facciamo.
Le parole di Gandalf sono anche un invito a non arrendersi mai, anche quando le cose sembrano andare di male in peggio. Anche se le cose per te che ascolti stanno andando peggio di quando io ho registrato queste podcast, la frase scritta da Tolkien continuerà a essere valida.
Questo podcast sta per finire e io mi sento addosso la responsabilità di lasciarti qualcosa che ti sia d’aiuto. Beh, per iniziare sappi che ci sono tanti argomenti che non ho affrontato, ma forse soltanto nominato: le tecniche di geo-ingegneria, l’applicazione dell’AI al clima, le rivoluzioni del cibo e le proteine alternative come i plant-based food che sembrano carne, la carne coltivata in laboratorio, quella stampata, l’incredibile mondo dei funghi. Guida all’eco-crisi è stata pensata come uno strumento a tuo uso e consumo per darti una direzione, poi sta a te approfondire e mettere in pratica gli argomenti che ho toccato.
L’ultima parte prima di chiudere e salutarci è la mia risposta per te alla domanda che è poi il titolo di questo episodio.
E che ne so io? Cioè nessuno lo sa. Dopo tutto il polpettone depressivo sul collasso ambientale, ma mettici anche le crisi finanziarie, geopolitiche, tecnologiche ci viene da chiederci se ne verremo schiacciati come insetti su di un parabrezza. Ma è una domanda sbagliata. Conoscere le brutture del mondo non ci prova che il mondo è o sarà altrettanto brutto per noi.
E quindi va bene, anzi è importante ascoltare un podcast di un tizio che ti spiega il declino dell’unico pianeta vivibile che conosciamo, ma non va bene farci condizionare fino al punto di credere che tutto sia perduto. I catastrofisti non hanno mai fatto cose per migliorare il mondo.
Invece stampati un sorriso sulla faccia, ama la vita e come disse Robert Baden-Powell, Fondatore dello Scoutismo
«Lasciate il mondo un po’ migliore di come lo avete trovato».
Io mi chiamo Daniele Federico e sono stato onorato di esporti la mia Guida all’eco crisi.