L’Eco-ansia è una cosa buona
Affronta l'eco-ansia con coraggio e scopri come può motivarti
16min
Affronta l'eco-ansia con coraggio e scopri come può motivarti
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Episodi di Guida all’eco-crisi
Ulisse ha l’ansia. Non riesce a pensare ad altro. È da anni che cerca di tornare a casa, vuole rivedere la sua fedele Penelope, gli amici… il cane! Chissà se campa ancora… Uliisee pensa che ha pure vinto la guerra che cavolo. Però non ci riesce proprio. Cioè lui e i suoi compagni sanno navigare bessimo verso Itaca, pure a occhi chiusi! Però prima i ciclopi, poi le sirene, poi la maga circe, Scilla e Cariddi, poi… e ogni volta Ulisse perde degli uomini, degli amici. Così inizia a pensare all’impensabile, e se non ce la fanno a tornare a casa? Ehhh… come fa a dirglielo ai suoi compagni che lui sotto sotto, lui lo sa di chi è la colpa di tutti quei guai. La colpa, in effetti, è soltanto sua.. Perché è lui che ha fatto arrabbiare il dio degli oceani. Fa finta di no, ma i sensi di colpa sono nascosti sotto al suo bel faccione. Ce la faranno a tornare a casa? Ulisse c’ha l’ansia.
Quando io leggevo le storie di personaggi che erano molto forti ma molto sfigati sentivo sempre che mancava un pezzo. Ed è per questo che io amo riprendere le storie antiche e immaginarmele con dei dettagli di realtà. Perché secondo me Ulisse, che viene sempre rappresentato come tutto d’un pezzo, convinto di ciò che fa, in realtà, nel viaggio di ritorno…. ha dormito pochissimo. E allora perché Ulisse è un eroe? Perché pure se, come penso io, aveva l’ansia, lui la mattina si alzava presto e iniziava le sue difficili giornate.
E qui c’è il punto interessante. La maggior parte delle persone al posto di Ulisse ha due reazioni: o abbozza, come si dice dalle parti mie. Cioè continua a navigare evitando di pensare all’ira del dio degli oceani che lui sa incombere su di lui colpevole, oppure altra reazione sprofondano nell’angoscia più totale, si chiudono in un angolino, staccano la spina col mondo e si disperano.
L’ansia è un’emozione che ha sempre accompagnato noi umani, non è una cosa di oggi. “Oddio, che ansia domani devo partire!”, “L’esame, mi mette un’ansia!”, “Sei in ansia per l’operazione, vero?” Poi però ci sono i disturbi d’ansia, che è quando l’ansia condiziona la nostra vita quotidiana: non si dorme, non si mangia, si hanno attacchi di panico, umore a terra insomma più o meno sappiamo che sintomi dà sta roba.
L’eco-ansia, secondo te è diversa? Intanto, un primo aspetto è che non è detto abbia una vero e proprio ‘quadro clinico’, nel senso che c’è la possibilità che sia legata a traumi già presenti - come dire qualcosa di irrisolto già c’era, però ci sono persone che hanno vissuto una vita tutto sommato equilibrata, soddisfacente da un punto di vista emotivo e psichico finché a un certo punto della loro esistenza si sono scontrate con l’idea del collasso ambientale globale. Ad esempio fra gli amanti della montagna è tipico il sentimento della solastalgia, che è la tristezza profonda che ti prende quando vedi, per esempio, crollare o scomparire un ghiacciaio di fronte a te, da una stagione all’altra: tu sai che è esistito per millenni e non tornerà con i prossimi inverni. E sai che non esiste niente che tu possa fare per evitarlo. Niente.
Siamo quindi entrati nel discorso sull’eco-ansia. Però - qui ci sono tanti però - siamo seri, un conto è preoccuparsi per il futuro, vabbè capita a tutti, un conto è vivere male. Come si vive male per una gastrite cronica, la differenza fra un mal di pancia e un male cronico che hai da 3 anni, sono cose che ti cambiano la vita. E in peggio. Ed ecco la differenza con le preoccupazioni che tutti abbiamo. Infatti il dizionario Oxford ci dice che è “una sensazione di preoccupazione per i pericoli ambientali come l’inquinamento e il cambiamento climatico”.
Capito cos’è vado subito alle conseguenze. La risposta tipica all’ansia può essere sintetizzata nella formula “fuggi o combatti”. Se vedi l’orso ti viene da fuggire per istinto oppure lo fronteggi, alzi le braccia, cacci lo spray al peperoncino. Ma se il pericolo è l’intera foresta dove ti trovi? Oppure l’oceano dove Ulisse sta navigando? Dove Fuggi, cosa combatti?
Fuggi, cosa fuggi non c’è modo di scappare cantano i Baustelle.
Quindi l’eco-ansia non è una questione mia interiore che devo risolvere con il mio analista o con un viaggio in India. Cioè va bene, nulla in contrario con la psico-analisi. Il mio punto è che l’eco-ansia ha l’origine del mio stare male nella realizzazione che il nostro supporto alla vita, la biosfera, ci sta crollando attorno. La casa in fiamme di cui parlava Greta Thunberg.È come UIisse, lui non è che aveva dei problemi interiori: bravo combattente, leader, determinato e astuto, si voleva bene con i compagni di avventura, era pure creativo sapeva costruire benissimo dei cavalli di legno giganti… fighissimi!
Allora il fatto che io non riesco a dormire la notte perché ho letto delle emissioni di metano da scioglimento del permafrost oppure il fatto che decisioni fondamentali per me, tipo, avere o non avere figli vengano condizionate dall’eco-ansia non significa che ho un problema interiore e che lo stia manifestando con il terrore del degrado ambientale. Quindi se tu hai mai avuto l’impressione di provare queste sensazioni, non dovresti cercare di dimenticarle e di distrarti, non devi provare imbarazzo. Se provi una cosa che chiameresti eco-ansia significa che a te importa. Significa che tu hai una sensibilità verso il futuro e verso gli altri. E forse dovresti esserne fiera, o fiero. Perché questo sentimento non è un limite, non sei una persona ossessionata che deve separare tutta l’immondizia, bensì un segno di maturità che non tutti hanno.
Noi dobbiamo essere fieri della nostra eco-ansia!
E questo è il messaggio con cui inizio il podcast: sìì fiero, o fiera, della paura che provi per il futuro. Perché stai dimostrando di aver capito dove e in che epoca stiamo vivendo.
Una cosa è certa, con l’eco-ansia non ci si nasce. E non è neppure ereditaria. Ma ci si arriva, in due modi possibili.
Ad esempio abbiamo visto un documentario a scuola, abbiamo letto un libro, un servizio alla tv, poi abbiamo googlato per approfondire, o una persona me l’ha spiegata.
Ma può anche essere che io vivessi a Passo Rolle, in Trentino e la tempesta Vaia nel 2018 abbia scoperchiato il tetto di casa mia mentre ci stavo dentro. Io stesso ho intervistato una signora anziana che ha vissuto esattamente questa esperienza e che mi ha raccontato che dopo è andata in analisi, aveva sempre paura dei rumori di ferraglia e cose così. Quindi ha vissuto un avvenimento shock e adesso sa che può ricapitare da qui è venuto il suo disturbo di eco-ansia. Però c’è anche da dire che oggi c’ha il tetto nuovo e più resistente adesso! La sua comunità si è fatta in quattro per aiutarla ed è diventata più unita. Su questo punto tornerò più avanti nel podcast.
Quello che ti ho descritto descrive un prima e un dopo nella vita di tutti noi.
Come il covid è stato il primo momento in cui quasi tutti gli umani della terra avevano lo stesso problema, il declino ambientale è quello in cui tutti di nuovo ne hanno uno e tutti hanno esperienza dell’eco-ansia. Non è detto che questa ansia ecologica sia manifesta, anzi, di solito, quasi sempre, c’è però la teniamo dentro di noi.
Anni fa si bollava l’eco-ansia come “first-world-problem” cioé siccome hai la panza piena, la casa, il lavoro, i week end fuori porta, le vacanze e forse ti annoi nella vita, allora ti sei trovato un grande problema fra i tanti del mondo. Ancora si tende ad identificarla come questione solo dei giovani, un fenomeno di passaggio.
C’è un ricerca del 2021 pubblicata su The Lancet, quindi super autorevole. Durante l’indagine hanno chiesto a 10k ragazzi di 10 paesi come si sentissero rispetto al climate change. Quelli delle Filippine sono i più preoccupati. Subito dopo venivano i ragazzi e le ragazze inglesi. I primi sono in una regione colpita da sempre più violenti tifoni e alluvioni direi quelli shockati, i secondi hanno sviluppato una coscienza collettiva rispetto al problema degli altri, prima diiii noi italiani, per esempio, ma ci stiamo arrivando anche noi.
Domandone: Che fare?
Ora dico due cose, la prima, ti annuncio, è spiacevole, ma prometto che la conclusione sarà d’aiuto.
La prima è che non risolveremo la crisi climatica. Semplicemente perché è un processo già iniziato, ci stiamo in mezzo. Se per miracolo domani, e non lo stiamo facendo, ma se per miracolo dovessimo interrompere le emissioni e gli inquinanti - lo scioglimento dei ghiacci, del permafrost, i mega-incendi etc gli eventi estremi climatici continuerebbero, appunto perché abbiamo attivato queste modifiche al clima che è un sistema con una forte inerzia. La seconda cosa, più positiva, è che questo non è detto che debba rendere le nostre vite brutte da vivere.
In che senso? Immaginate l’Odissea in cui Ulisse, terminata la guerra di Troia torna a casa dalla sua Penelope, il viaggio va alla grande. Tutti lo stavano aspettando, è tornato il re, evviva evviva! Che storia noiosa. L’Odissea non sarebbe mai stata un racconto epico. Ulisse non avrebbe avuto la soddisfazione di risolvere con l’astuzia tutti i suoi guai, non avrebbe visto ne ascoltato le sirene live! Vuoi mettere? Ora non voglio dire che dobbiamo essere felici, ma che dovremmo cercare dei motivi per andare avanti, tipo affrontare con grinta una delle sfide più grandi dell’umanità.
Allora torniamo all’ Eco-ansia e cosa fare. Prima regola: calma e sangue freddo.
Se sei giù di morale, ci sta. Certe volte dobbiamo languire nella notte fino a toccare il fondo della nostra anima, per poi poterci dare la spinta per risalire. E perché a un certo punto dovrai risalire, capito? Vai fuori! Esci! Due luoghi puoi cercare: la natura, che ti fa bene, gli animali, ora c’è la moda del forest bathing… l’altro luogo e cercare un gruppo di persone attive.
La ragione per cui tutto ciò può aiutare, io dico può perché ci sono davvero persone paralizzate dal pensiero del futuro e non voglio sminuire le loro sensazioni. Cmq la ragione, dicevo, è che uno dei motivi scatenanti dell’eco-ansia è constatare che il mondo va male e poi vedere che tutti fanno come prima! Anzi peggio: se ne vanno in giro con la borraccetta dell’acqua però poi prendono l’aereo una volta al mese! Arrrgghhhhrhrhrh. Quindi tu pensi: ma perché nessuno urla per strada in preda alla disperazione più totale? Oppure le persone che dovrebbero proteggerti: i tuoi genitori, i politici, gli insegnanti a scuola o l’azienda in cui lavori tendono a tranquillizzarti e ti raccontano che tutto è sotto controllo. Mentre le notizie al telegiornale ci raccontano l’esatto opposto. Quindi un gruppo di persone che come te ha la capacità di capire in che tempi stiamo vivendo Quel gruppo ti fa sentire meglio. Sai il detto latino: Mal comune mezzo gaudio.
Quelli che ti ho detto non sono soluzioni ma strategie per convivere con l’eco-ansia. Infatti non esistono soluzioni finali. Mi dispiace. Anzi se ti aspettavi un podcast con i 5 consigli per combattere… scordatelo. Il clima è una sfiga di proporzioni colossali. Facci pace con questo pensiero sennò ti logora. Te lo dico.
Quindo ho detto: stare a contatto con natura e animali e frequentare persone che la pensano come te sull’argomento, che magari fanno attivismo ambientale. Ma qui c’è un caveat, un avvertimento, una controindicazione in quest’ultimo caso: esistono studi, ma si capisce anche senza studi, che se ti esponi a continue notizie, aggiornamenti o persone che ti parlano di notizie climatiche finisci per vedere tutto nero. E manco quello va bene. È la storia dell' occhio non vede cuor non duole.
A te la scelta. Puoi fermare questo podcast e passare all’altro, utile, ispirante, per migliorare le due abilità di leadership, marketing, oppure puoi scegliere la pillola rossa di Morpheus e aprire gli occhi. Magari riesci a liberarti.