
Paura di non farcela
Sposta i tuoi limiti un passo alla volta
8min

Sposta i tuoi limiti un passo alla volta
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Episodi di Paura di avere paura
Recentemente sono rimasto positivamente impressionato da un episodio sportivo occorso durante le Nitto ATP Finals di Torino. Un video di una tenerezza disarmante vede protagonista una piccola bambina, a cui tocca il compito di accompagnare Jannik Sinner sul campo in occasione della finale del torneo.
La piccola fanciulla dice di avere molta paura: il pubblico, lo stadio, le luci, gli applausi… ma soprattutto il fatto di dover dare la mano al campione la rendono decisamente spaventata!
Una persona dello staff le suggerisce di chiedere a Jannik se anche lui ha paura e così, appena arrivati a bordo campo, i due si guardano sorridendo e la bimba chiede: “Jannik, ma tu hai paura?”
Senza esitare, il campione di tennis altoatesino - che poi vincerà partita e torneo senza apparentemente troppe difficoltà - rispondo “sì, ho paura anche io”. Con un sorriso da orecchio a orecchio, la piccina vestita di viola schizza via con i capelli che ciondolano da una parte all’altra, rientra nelle aree interne del Pala InAlpi di Torino e corre subito a raccontare che anche lui, il numero uno al mondo, ha paura. Proprio come lei!
Questo piccolo episodio, che arriva dallo sport, ci racconta come spesso attribuiamo alla paura un ruolo negativo per definizione e soprattutto “senza ritorno”. L’obiettivo non è non avere paura ma averla e dominarla, saper navigare da essa verso cosa sta oltre o magari verso cosa sta prima di essa: che cosa scatena la mia paura, cosa c’è dietro, qual è l’emozione retrostante? Di cosa ho veramente paura?
Nel mondo che viviamo sia a lavoro, sia nello sport, sia nel quotidiano, siamo spesso orientati a far coincidere successi e insuccessi con un unico elemento: il risultato finale. Quel piccolo secondo, minuto o giorno determina… tutto! Eppure è incredibile: può un singolo momento soltanto definire tutto quello che facciamo, tutto quello che siamo? Sì, se ci facciamo trascinare dalle regole di mercato, dalle regole dello sport, dalle regole che ci siamo auto-imposti.
Eppure, più attribuiamo significato ad un singolo attimo della nostra esistenza più imponiamo a noi stessi un percorso faticoso. Se tutto ruota attorno ad un momento, il tempo per arrivare a quello stesso momento sarà solo un tempo vuoto, funzionale a qualcos’altro, non ci saranno soddisfazioni o insoddisfazione, ma solo una linea dritta, piatta, uniforme, incolore.
Alcuni atleti, appena rientrati dalle fatiche di Parigi 2024 hanno segnato sul calendario immaginario l’estate del 2028. Los Angeles, le prossime Olimpiadi. Niente di meglio per fare download nella propria vita di file quali: ansia, depressione, stress, fatica, infortuni, scuse, paure.
La vita è adesso e più riusciamo a vivere il presente e meno sentiremo la pressione golosa della paura, che ci allontana dal tempo di oggi e ci avvicina al futuro senza darci l’opportunità di scrutare il bene e il male dell’esperienza attuale. Più ci proiettiamo e più saremo vittime di qualcosa che non saremo in grado di governare: l’imprevisto.
Più guardiamo lontano e più apriamo le porte ad una vocina: non ce la farai mai…
Più la assecondiamo e più accadranno cose che faranno dire a noi stessi “ecco, vedi… te l’avevo detto!”. La profezia che si autoavvera è reale: che tu creda di farcela o di perdere avrai comunque, sempre, ragione.
Certo, lo sport, in questi anni non ha fatto nulla per aiutarci, anzi. Se possibile, ci ha dato mille strumenti per farci sentire inadeguati. Pensate a Michael Jordan: uno dei miei più grandi idoli di sempre, una volta ha detto “Le paure e i limiti sono soltanto delle illusioni”. E così, tu che credi nei valori dello sport pensi “beh, se lo ha detto lui, il più grande di tutti, the greatest of all time… avrà pur ragione!”... peccato che prima o poi la vita ti palesi sullo zerbino del tuo cervello un bimbo in fasce che si chiama limite. Lo farai entrare in casa e sarà molto difficile farlo andare via, ti ci affezionerai. Sarà allora che le parole di sua maestà Michael Jordan riaffioreranno, con il risultato di farti sentire profondamente inadeguato. Lui le paure non le ha, non sa cosa siano, sono soltanto delle illusioni. E tu? Eh no, tu invece le vivi davvero. Chi ha ragione? Io, che mi alzo alle 6 tutte le mattine per preparare le colazioni e poi alle otto sono a lavoro sommerso di scartoffie, o lui, che per anni è stato un numero uno?
La verità? Hai ragione tu. Abbiamo ragione noi che i limiti li abbiamo, eccome. E le paure, anche quelle! Abbiamo ragione noi che ci alziamo ogni giorno e scopriamo quanto è bello spostare un limite un po’ più in là, sapendo che vivremo tra i limiti ogni singolo giorno della nostra vita, perché sarà impossibile azzerarli: siamo perennemente in movimento e quando avremo finito di attraversarne uno, sarà ora del prossimo e poi del prossimo ancora… e ancora… e ancora…
A volte penso che lo sport faccia più danni che benefici, con le sue storie magiche. Penso ai tantissimi detti, proverbi, che nascono dallo sport. Mi viene in mente quello legato alle arti marziali: una cintura nera è una cintura bianca che non ha mai mollato.
Vuoi la verità? Anche tu, che magari sei una cintura verde, non hai mai mollato. E vai bene, anzi benissimo così. Perché il 100% cambia a seconda di chi siamo e, anzi, cambia anche in base a quello che facciamo, come stiamo, cosa accade nella nostra vita. Il mio 100% è solo mio e non lo posso confrontare con il 100% di nessun altro: il mio è diverso dal tuo.
E allora anziché avere paura di non essere all’altezza, spostiamo il nostro sguardo: dal risultato all’impegno. Dal domani all’oggi. Guardiamo i nostri piedi e cerchiamo di fare un centimetro in più ogni giorno, godendo di quel piccolo avanzamento, che ci farà fare molta più strada di quella che avremmo fatto se avessimo guardato solo all’orizzonte.