
Cosa ci motiva
Bisogni, valori e identità sono la giusta spinta capace di sostenerti nel tempo
10min

Bisogni, valori e identità sono la giusta spinta capace di sostenerti nel tempo
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Studiare anni per un sogno, passare notti insonni per un progetto, allenarsi duramente giorno dopo giorno… Cosa permette ad alcune persone di mantenere accesa la fiamma così a lungo? La motivazione va e viene… è un sentimento e come tale non possiamo farci affidamento… e spesso è l’effetto delle nostre azioni e non la causa. Quello che ci fa davvero muovere è molto più profondo… In questo episodio andiamo oltre i luoghi comuni e analizziamo le nostre leve più profonde. Capire cosa ci muove è il primo passo per creare una spinta che duri nel tempo. La nostra società è stata costruita per stimolare soprattutto la motivazione estrinseca, ossia quella legata alle ricompense e punizioni. Fin da bambini veniamo educati così: il voto alto se studiamo bene, la punizione se non lo facciamo; l’applauso se vinciamo una gara, la panchina se perdiamo. Anche da adulti il meccanismo resta lo stesso: lo stipendio, il bonus, la promozione, oppure al contrario la paura di deludere, di perdere la posizione o il riconoscimento degli altri. Questo sistema può funzionare nel breve periodo: ci spinge ad agire anche quando non ne abbiamo voglia. Ma ha un grande limite: la spinta viene dall’esterno, non dall’interno. È fragile, dipende da fattori che non controlliamo davvero, e quando la ricompensa o la penitenza spariscono, ecco che la motivazione si spegne. Restiamo senza carburante, e spesso ci chiediamo cosa non vada in noi, quando in realtà è il modello stesso a non reggere sul lungo termine. E non solo: in alcuni casi la motivazione estrinseca diventa addirittura controproducente. Troppa pressione da premi e punizioni può trasformarsi in ansia, stress, paura di sbagliare. Invece di spingerci in avanti, ci blocca. La tensione cresce così tanto da impedirci di esprimere davvero il nostro potenziale. Ma allora la domanda è: cosa ci muove davvero? Qual è la forza che ci spinge ad agire anche quando non ci sono premi in palio o punizioni da evitare? Per rispondere dobbiamo scendere più in profondità, sotto la superficie delle ricompense, e osservare le nostre leve interiori. Quelle che non dipendono dagli altri, ma che nascono dentro di noi: i nostri bisogni, i nostri valori, la nostra identità. È qui che si costruisce una motivazione solida, capace di durare nel tempo. La prima leva che andiamo ad esplorare è quella dei nostri bisogni. Tutti li abbiamo, tutti siamo spinti a soddisfarli, ma è il modo in cui li soddisfiamo a fare la differenza. Un modello molto pratico e immediato è quello proposto da Anthony Robbins che individua sei bisogni fondamentali dell’essere umano: certezza, cioè la sicurezza e la stabilità; varietà, il bisogno di cambiamento e novità; significato, sentirsi importanti e riconosciuti; connessione o amore, cioè il bisogno di relazioni profonde; crescita, il migliorarsi costantemente; contributo, il lasciare un impatto positivo sugli altri e sul mondo. Comprendere quali sono i bisogni che più guidano le nostre scelte e come il cammino che vogliamo intraprendere possa soddisfarli in modo sano e costruttivo è la chiave per creare una spinta che duri davvero nel tempo. Passiamo quindi alla seconda leva da esplorare: quella dei valori. I bisogni li abbiamo tutti, ma è il sistema di valori a determinare come scegliamo di soddisfarli. Per esempio, il bisogno di sicurezza può portarci a costruire una famiglia stabile, oppure a rinchiuderci in delle routine che non ci appartengono; il bisogno di significato può spingerci a fare carriera per prestigio o a dedicare la vita a una causa più grande di noi. Quando un obiettivo è in linea con i nostri valori, la fatica diventa più leggera, le difficoltà hanno un senso, e la motivazione non dipende più da stimoli esterni: è radicata in ciò che siamo e in ciò che per noi conta davvero. Salute, per esempio: chi ha questo come valore centrale sarà motivato ad allenarsi, mangiare bene, dormire a sufficienza. La spinta non arriva dalla voglia di “fare sport”, ma dal fatto che ogni scelta è collegata a un valore profondo: proteggere la propria salute. Famiglia: per qualcuno il motore più forte è dare tempo, energia e sicurezza ai propri cari. Anche un lavoro faticoso o sacrifici personali diventano sostenibili se li vediamo come un modo per onorare questo valore. Libertà: una persona che mette la libertà in cima ai propri valori sarà motivata a costruire un lavoro indipendente, a viaggiare, a non sentirsi intrappolata in schemi troppo rigidi. Creatività: chi sente forte questo valore trova energia nello scrivere, dipingere, creare contenuti o innovare nel lavoro. Anche quando è faticoso, il valore stesso diventa il carburante che mantiene viva la spinta. Crescita personale: allenarsi, leggere, studiare, affrontare nuove sfide; chi ha questo valore non lo vive come obbligo, ma come necessità vitale. Capire quali sono i nostri valori fondamentali è cruciale per capire quale percorso intraprendere. Passiamo quindi alla terza leva: la nostra identità. Non agiamo solo in base a ciò che vogliamo ottenere, ma soprattutto in base a chi crediamo di essere. Dire “sto cercando di smettere di fumare” non ha la stessa forza di dire “non sono un fumatore”. Dire “devo allenarmi” non pesa come dire “sono una persona che si prende cura del proprio corpo”. Quando un comportamento diventa parte della nostra identità, smette di essere una scelta quotidiana che richiede energia e forza di volontà: diventa naturale, quasi inevitabile. Ecco perché lavorare sulla nostra identità è così potente. Se ci vediamo come studenti curiosi, continueremo a imparare. Se ci vediamo come sportivi, continueremo ad allenarci. Se ci vediamo come persone disciplinate, anche le piccole scelte quotidiane andranno in quella direzione. In poche parole: le azioni seguono sempre l’identità. Un conto è dire: “Voglio correre tre volte a settimana per prepararmi alla maratona”. Un altro è dire: “Sono un corridore”. Nel primo caso ogni uscita richiede motivazione, pianificazione, forza di volontà. Nel secondo, l’azione diventa naturale: se sei un corridore, correre fa parte di ciò che sei. Non è più un obbligo, è un riflesso della tua identità. Un conto è dire: “Devo leggere di più perché fa bene”. Un altro è dire: “Sono un lettore, sono una persona curiosa che cresce leggendo”. Il primo approccio richiede sforzo continuo, il secondo trasforma la lettura in un’abitudine inevitabile, coerente con l’immagine che hai di te stesso. Bene… analizzate queste tre leve e compreso come poterle sfruttare per creare una spinta sana e costante, andiamo adesso a scoprire insieme un secondo tipo di motivazione, molto più potente e duratura: la motivazione intrinseca. È la spinta che proviamo quando agiamo in linea con i nostri bisogni, valori e identità, e lo facciamo non per premi o punizioni esterne, ma lo facciamo perché ci diverte, ci appassiona, ci stimola, ci fa sentire vivi. Un bambino che gioca per il puro piacere di scoprire, un musicista che si perde nelle note, un insegnante che insegna perché ama farlo, uno sportivo che corre non per la medaglia ma per la sensazione di libertà: questa è motivazione intrinseca. Ed è fondamentale sul lungo periodo perché non dipende da fattori esterni, che possono svanire, cambiare o deluderci. Se il motore è interno, la spinta resta. Ed è quella che ci permette di continuare anche quando non c’è nessuno ad applaudire o a premiarci, quando i risultati non sono immediati ma il processo stesso ci nutre. Ma attenzione: questa motivazione è delicata e va protetta. Può venire intaccata infatti da quella estrinseca. Quando iniziamo a fare qualcosa che ci piace per un premio esterno — soldi, voti, riconoscimenti — rischiamo di perdere il piacere per l’attività stessa. È il paradosso del bambino che amava disegnare, ma che smette di farlo quando diventa solo un compito da valutare. O dell’artista che fa della propria arte il suo mestiere, perdendo mano a mano entusiasmo… Ma la buona notizia è che la motivazione intrinseca può essere coltivata e tenuta viva! Il primo strumento utile consiste nel ricollegare le attività alle nostre leve: chiederci in che modo le attività che svolgiamo vadano a soddisfare i nostri bisogni, in che modo siano connesse ai nostri valori e alla nostra identità. Ricordarci il perché facciamo quello che facciamo è il miglior carburante per la nostra fiamma interiore. Metterlo per iscritto, nero su bianco, lo rende ancora più efficace e ci dà anche chiarezza riguardo al percorso giusto da seguire. Il secondo strumento riguarda invece il cercare il senso del gioco: creare delle micro sfide e coltivare il divertimento in quello che facciamo è fondamentale. Ci permette di ricordare che non tutto dev’essere un dovere ed è benzina per la nostra motivazione intrinseca. In breve, la motivazione intrinseca non è questione di “spingere di più”, ma di scoprire perché un’attività è significativa per noi. Quando capisci quali sono i tuoi bisogni più forti, i valori che contano davvero e l’identità che vuoi costruire, la motivazione smette di essere un mistero. Non è più una spinta da cercare, ma una conseguenza naturale delle scelte che fai ogni giorno. Ti aspetto nella prossima e ultima lezione.