
Procrastinazione
Vinci la procrastinazione e inizia a fare, senza l’ansia del “dover fare”
7min

Vinci la procrastinazione e inizia a fare, senza l’ansia del “dover fare”
7min
Episodi di Il mito della motivazione
Quante volte hai aperto Netflix invece di metterti a lavorare su quel progetto che rimandi da tempo? Quante volte volevi allenarti e hai finito per scrollare i social sul divano? Beh… ti do il benvenuto nel club. In questa lezione parliamo di procrastinazione; vedremo cos'è, perché si innesca e come vincerla con l'aiuto di strumenti pratici, ma intanto lasciami subito dire cosa non è la procrastinazione. Non è pigrizia… ma è molto più sottile. È rimandare ciò che conta, spesso pur sapendo che ci farà stare peggio. È un meccanismo che il cervello utilizza per gestire l’ansia legata all’iniziare o al portare a termine un compito o una decisione. E fa parte di un circolo vizioso, di cui non è l’innesco. Solitamente funziona così: l’idea di fare qualcosa ci mette paura, da lì scatta la procrastinazione, cioè il rimandare, subito dopo arriva l’autocritica, che ci fa perdere fiducia e alimenta l’ansia, e questa, a sua volta, rinforza ancora di più la paura. Risultato? Torniamo a procrastinare, entrando in un ciclo che si autoalimenta. Ma allora… a cosa serve? Perché procrastiniamo? Non procrastiniamo perché siamo pigri, disorganizzati o perché per natura abbiamo bisogno di una pressione per agire. La verità è che procrastiniamo perché, in un certo senso, ha senso farlo: è il modo con cui cerchiamo di proteggerci dalle nostre paure. Paura del fallimento: se non inizio, non posso fallire. Paura del giudizio: se non mi metto in gioco, nessuno può criticarmi. Paura dell’imperfezione: se non faccio le cose al 100%, è meglio non farle affatto. E persino la paura del successo: sembra assurdo, ma a volte procrastiniamo perché temiamo le conseguenze di un risultato positivo — l’invidia, la pressione di dover mantenere lo stesso livello, o il rischio di allontanarci dagli altri. E non finisce qui. La procrastinazione può essere anche una forma di ribellione silenziosa. Quando qualcuno o qualcosa ci obbliga a fare un compito, rimandarlo diventa un modo per riprenderci un po’ di controllo, come se stessimo dicendo: “Non decidi tu i tempi, li decido io.” La procrastinazione ci regala un sollievo temporaneo da tutto questo. Il cervello abbassa la tensione e risparmia energie. È una piccola fuga momentanea che ci fa sentire meglio sul breve termine. Il problema è che quel sollievo dura poco. E sul lungo termine ha un costo altissimo: più rimandiamo, più il compito diventa pesante, e più energie ci serviranno per affrontarlo. La procrastinazione quindi non è tanto un difetto da correggere, ma un messaggio da decifrare: ci informa che dietro quel rimando c’è qualcosa che aspetta di essere affrontato. Ma quindi… come possiamo vincere la procrastinazione? Intanto imparando ad approcciarla… Un po’ come si fa con un bambino piccolo o un cucciolo… sicuramente non sgridandolo! Dobbiamo cercare di essere gentili e comprensivi con noi stessi… E cercare di abbassare la tensione. Per capire come disinnescare l’ordigno lascia che ti faccia un esempio: Immagina di dover camminare su una linea disegnata a terra: non avresti nessun problema, lo faresti senza neanche pensarci. Adesso però immagina che la stessa linea sia trasformata in un’asta posta a 20 metri da terra. La stessa azione diventerebbe quasi impossibile. Paura, ansia e tensione ti paralizzerebbero. Bene. Ironicamente, a livello psicologico, siamo noi stessi ad alzare questa l’asticella. Trasformiamo i nostri compiti quotidiani in prove del nostro valore, esami sulla nostra accettabilità, test per capire se siamo persone di successo o dei falliti. Facciamo tutto da soli… Il primo passo quindi per rompere questo meccanismo è quello di creare una rete di sicurezza sotto di noi. Parlare a noi stessi chiarendo che “qualsiasi cosa accada, anche nel peggiore dei casi, non moriremo… ma troveremo un modo per farcela, e una via meno dolorosa e più divertente da attraversare.” Dobbiamo creare una rete per difenderci dalle nostre paure auto imposte. E la rete più potente che abbiamo è il nostro dialogo interno. Frasi come: “Devo farlo.” “Dovrei farlo.” “Non voglio, ma mi tocca…” ci fanno sentire vittime, ci caricano di resistenza e stress. Mentre sostituirle con: “Scelgo di farlo.” “Decido di farlo.” “Lo farò.” ci ridà potere e responsabilità. Un altro cambio di prospettiva fondamentale è questo: invece di fissarci sul traguardo finale, concentriamoci solo sull’inizio e sui piccoli passi. “Questo progetto è enorme”. “Qual è il primo micro-step da cui posso iniziare?” “Devo essere perfetto”. “Posso essere perfettamente umano.” “Non ho tempo da perdere”. “Mi prendo il tempo per ricaricarmi, così lavoro meglio.” Perché la verità è che non si supera la procrastinazione con la motivazione, ma abbassando la nostra l’asticella interiore e creando le condizioni per iniziare. Ti fornisco quindi due piccoli strumenti da poter mettere subito in pratica. Il primo, come avrai intuito, riguarda l’andare a lavorare sul tuo dialogo interno. Se abbassiamo l’asticella, se ci parliamo con più compassione, allora diventa più facile agire. E il modo migliore per farlo è quello di mettere i nostri pensieri nero su bianco. Scrivere qualche riga, magari su un diario, scrivendo le nostre sensazioni e le nostre paure, può aiutarci tantissimo a rendere più oggettivo quello che rimarrebbe nascosto nel nostro inconscio, rendendoci consapevoli di come spesso, quelle paure in realtà siano solo delle grandi ombre ingigantite dalla luce… Il secondo è invece uno strumento che va ad unire respiro ed azione. La maggior parte delle difficoltà si superano lasciando andare i pensieri e chiudendo una piccola sessione di lavoro. E allora possiamo aiutarci con una piccola routine: fai un respiro profondo per rilassarti, un secondo respiro lasciando andare i pensieri sul passato, un terzo respiro lasciando andare le preoccupazioni sul futuro, e un quarto respiro per centrarti completamente nel presente. A questo punto, metti in moto la macchina con la tecnica dei 5 minuti: concediti di iniziare l’attività solo per cinque minuti. Niente di più. Non serve diventare una persona che non procrastina mai. La procrastinazione non è un difetto da correggere, ma un segnale da ascoltare. Dietro quel rimando c’è sempre una paura… e la grande opportunità di affrontarla e imparare a conoscersi meglio. Ti aspetto nella prossima lezione.