Bentornati a The Bull, for 4books. Siamo finalmente giunti al cuore di questo podcast. Finora abbiamo posto le fondamenta di tutta la struttura che deve sostenere la gestione delle nostre finanze. Se abbiamo capito che l'unico modo serio di costruire ricchezza capitalizzando le nostre finanze richiede una collaborazione organica, organizzata e sistematica tra il tempo che dividiamo i nostri investimenti per crescere, la quantità di risparmio che riusciamo a investire e il rendimento dei nostri investimenti, in base al livello di rischio che è più corretto assumerci, allora abbiamo centrato il bersaglio grosso e fondamentalmente il grosso del lavoro è fatto. Ora però si tratta di capire in concreto come costruire un portafoglio di investimento che ottimizzi appunto tempo e risparmio e rendimento.
In questo episodio cercheremo di introdurre le basi di come si investe utilizzando il buonsenso. Questo tema sarà diviso in tre parti. Nella prima ci occuperemo degli strumenti ritenuti più efficienti per un investitore privato come me e voi, chiamati Exchange Traded Fund o più semplicemente ETF. Nel prossimo episodio invece vi presenterò i principi che regolano la composizione del portafoglio di investimento più adatto alle nostre esigenze, ossia parleremo di asset allocation e infine parleremo di esempi famosi di portafogli e anche di che strumenti utilizzare fisicamente per comprare gli strumenti che lo vanno a comporre. Insomma prima ci occupiamo degli ingredienti e poi della ricetta.
La prima cosa da fare quindi è capire cosa sia un ETF perché è probabilmente lo strumento più adatto per l'investitore privato non professionista. Allora un ETF è un fondo comune di investimento quotato in borsa. Adesso senza entrare troppo nel dettaglio tecnico immaginatevelo come un contenitore di asset quotati che vengono chiamati sottostanti che ha l'obiettivo di replicare il più fedelmente possibile il loro andamento sui mercati. Nella sua forma più semplice quindi investire in ETF significa investire in maniera passiva in un certo mercato di riferimento limitandosi a copiarlo. Tipicamente un ETF replica un indice ossia un insieme di determinati asset che in qualche modo dovrebbe fotografare l'andamento di un certo mercato.
Gli indici a loro volta sono redatti da società di market intelligence quali Morgan Stanley Capital International che per brevità da qui in poi chiameremo MCI oppure Financial Times Stock Exchange che sempre per brevità chiameremo FUZI o la famosa Standard & Poor's S&P poi abbiamo Bloomberg e così via ce ne sono altre. E insomma hanno lo scopo di fornire delle rappresentazioni sintetiche dei mercati di riferimento che tracciano. Facciamo alcuni esempi così da rendere più chiaro di cosa stiamo parlando. Tra gli indici azionari ci sono il FUZI All World che tiene traccia della performance in borsa delle oltre 4000 più grandi società quotate in 46 paesi, assegnando a ciascuna un peso proporzionale alla sua capitalizzazione. L'MCI World invece tiene traccia della performance in borsa delle circa 1500 più grandi società quotate in 23 paesi sviluppati sempre pesate per capitalizzazione. Abbiamo poi lo S&P 500 che traccia la performance delle 500 società più grandi degli Stati Uniti o lo Stock 600 che tiene traccia della performance delle 600 società più grandi d'Europa sempre pesate per la loro dimensione in borsa. Oltre a queste ci sono poi innumerevoli indici che replicano i singoli mercati azionari nazionali. Altri sono di natura settoriale o si aggregano le performance di società appartenenti a specifici settori industriali. Altri ancora si basano su criteri più complessi come specifici requisiti di bilancio, dimensioni, performance recenti e via dicendo. Insomma solo su borsa italiana sono quotati oltre 1000 ETF azionari dai grandi ETF globali generali agli ETF di nicchia adatti a strategie di investimento particolarmente specifiche.
Abbiamo poi gli indici obbligazionari come per esempio il Bloomberg Euro Aggregate Treasury che tiene traccia della performance di una vasta selezione di titoli dell'Eurozona. Anche qui come per gli indici azionari gli indici obbligazionari sono numerosissimi e replicano diverse categorie di obbligazioni raggruppate per tipologia di emittente ossia governative, societari o un mix delle due, per geografia quindi europee globali ma anche nazionali oppure per scadenza media, da meno di un anno a oltre 20 anni, così come per rating e per altri criteri ancora più specifici. Infine il Bloomberg Commodity è un noto indice delle materie prime e tiene traccia dell'andamento dei prezzi di un basket di materie prime energetiche, di metalli, cereali, bestiame e così via.
Insomma ci sono indici praticamente per ogni cosa sia su scala globale sia a livello di singoli paesi e questi permettono di replicare l'andamento di qualunque mercato o sottomercato di azioni, obbligazioni, materie prime, strumenti monetari, immobili, criptovalute, eccetera. Cosa significa però in concreto replicare l'andamento di un mercato? Per esempio nel caso di un certo mercato azionario, ciò significa che la società che emette l’ETF compra tutte o comunque la maggior parte delle azioni delle società inclusi in un indice, rispettandone il peso proporzionale basato sulla loro capitalizzazione, deposita i titoli in una banca terza, divide l’ETF in quote e infine le metta a disposizione in borsa, così ciascun investitore può comprare anche una singola quota però rappresentativa magari dell'andamento di centinaia di migliaia di società, in alcuni casi.
Se volessi fare la stessa cosa comprando direttamente giusto per fare un esempio le azioni di tutte le 500 società incluse nell'S&P 500 mi servirebbe un investimento plurimilionario, per non parlare poi dei costi di transazione per effettuare almeno 500 operazioni in borsa e di tutta la complessità legata al mantenimento di un portafoglio simile. Un semplice ETF che replica l'S&P 500, invece, può permettermi di ottenere il rendimento medio di tutte le società dell'indice con un investimento iniziale anche di poche decine di euro. La stessa cosa naturalmente avviene in maniera simile per tutte le altre asset class.
Fissiamo intanto questo punto con gli ETF è possibile replicare in maniera economica ed efficiente l'andamento di qualunque asset class in qualunque mercato. Adesso cerchiamo di mettere a fuoco i vantaggi di questi strumenti. Gli ETF sono uno strumento obiettivamente molto valido soprattutto per un investitore non professionista perché presentano, tra le varie, queste caratteristiche virtuose. Intanto la prima caratteristica è la diversificazione. Essendo composti di norma da centinaia di singoli titoli gli ETF permettono di eliminare il rischio specifico derivante dall'investimento in singole società o in singoli titoli di stato o in singole materie prime. Se ad esempio volessi investire nel mercato azionario globale ma non sapessi quali sono le migliori società su cui scommettere né come evitare al contrario quelle che potrebbero fallire comprando un singolo ETF che replica l'intero mercato azionario globale eviterò questo duplice rischio sia quello di investire in una società in declino sia quello di non investire nelle migliori. In secondo luogo hanno costi molto bassi. Comprare quote di ETF è probabilmente il modo più economico che esiste per investire nei mercati finanziari. Esistono due tipologie di costi che vanno considerati quando si investe in ETF quelli di transazione che sono applicati dalla tua banca o dal tuo broker online e quelli di gestione che sono applicati dalla società che emette le ETF. Lasciando momentaneamente da parte i primi l'insieme dei costi di gestione di un ETF si chiama Total Expense Ratio, detto anche TER, e corrisponde ad una percentuale del capitale che annualmente risulta investita nello strumento. La stragrande maggioranza degli ETF più grandi utilizzati in Europa ha un TER medio compreso tra 0,1 e 0,3 per cento all'anno del capitale. Un altro grande vantaggio degli ETF è l'essere quotati in borsa. Questo unito al fatto che hanno spesso in gestione grandi masse di denaro fa sì che siano mediamente molto liquidi e possono essere comprati e venduti quasi all'istante sempre durante gli orari di apertura della borsa stessa ovviamente. Tipicamente più un ETF è grande e più è scambiato quotidianamente sul mercato più è liquido e più un prodotto finanziario è liquido più ci offre due vantaggi. Il primo consiste nel poter sempre comprare o vendere i titoli sulla base delle decisioni che ho preso per il mio portafoglio senza correre il rischio di non trovare una controparte disposta rispettivamente a venderli o comprarli. Il secondo vantaggio riguarda il cosiddetto spread ossia la differenza tra il prezzo a cui ho quotato un certo prodotto e quello effettivo a cui posso comprarlo o venderlo. Più un ETF è liquido minore sarà lo spread. Gli ETF sono inoltre efficienti ossia replicano in maniera molto fedele l'andamento di un certo mercato offrendo così all'investitore un'esposizione precisa a quello stesso mercato. Se per esempio volessi avere un'esposizione alle più grandi società dei paesi dell'eurozona comprando quote di un ETF che replica un indice chiamato Euro Stocks 50 sarò certo che il mio investimento andrà di pari passo con l'andamento delle 50 società più grandi in quel mercato. L'ultimo non trascurabile vantaggio è che mentre un fondo comune di investimento non quotato ha facoltà di decidere e modificare la sua composizione interna sulla base delle decisioni del gestore, l’ETF si limita a replicare il proprio indice, come dire fotografando fedelmente quello che avviene sul mercato e senza alcun gestore umano che prenda decisioni per alterarne la composizione. Quando compro quote di un ETF so in cosa sto investendo, che poi la mia decisione di investimento sia giusta o sbagliata è tutto un altro discorso, ma sul fatto che ci sia corrispondenza tra le mie intenzioni e ciò che fa l’ETF, beh, non ci sono dubbi.
Ora io lo so che avete un dubbio che vi frulla per la testa, lo so che vi state chiedendo ma qual è il senso di investire in tutto un mercato, se l’ETF si limita a copiare l'andamento di un certo mercato senza selezionare singoli asset, come potrò ottenere un rendimento positivo e com'è possibile che il rendimento derivante dall'investimento in tutto un mercato sia statisticamente superiore a quello in singoli titoli selezionati da un professionista? Eh, spieghiamolo. Allora definiamo investimento passivo quello che viene fatto tramite ETF mentre chiamiamo attivo un qualunque investimento che non si limita a copiare un certo mercato in cui l'investitore o più probabilmente il gestore di un fondo imposta una determinata strategia. Prima dell'introduzione degli ETF esistevano solo i fondi comuni di investimento gestiti da banche, da società di gestione del risparmio, da hedge fund e via dicendo. Tipicamente un fondo comune di investimento dichiara un benchmark ossia un mercato di riferimento nei confronti del quale si propone di ottenere una performance migliore e questa cosa viene chiamata in gergo battere il benchmark. Istintivamente chiunque sarebbe portato a ritenere che un fondo gestito da un esperto e competente asset manager supportato da un team di super analisti e da tutta la tecnologia di cui oggi la finanza dispone sia in grado di prendere decisioni vincenti e quindi battere il benchmark, fare meglio della media del mercato. Beh non è così.
Per quanto assurdo possa sembrare in media la stragrande maggioranza dei portafogli attivi, ossia basati su decisioni umane, non è in grado nemmeno di eguagliare la performance media del rispettivo mercato di riferimento. Come viene riportato ogni anno da un report di Standard & Poor's chiamato SPIVA Scorecard, negli ultimi 10 anni meno di 3 fondi su 100 sono riusciti anche solo a pareggiare il rendimento medio dell'indice azionario globale. Ma com'è possibile che investire alla cieca semplicemente copiando un indice genera in media un rendimento maggiore che non affidandosi ad un investitore esperto che per lavoro gestisce fondi comuni di investimento? I motivi sono fondamentalmente due. Il primo riguarda i costi. Investire in un ETF che replica il mercato azionario globale costa in media lo 0,2% del capitale investito all'anno. Investire in un fondo gestito, che in quanto tale ha dei costi nettamente superiori da sostenere, costa in media il 2% del capitale investito all'anno. Ora, la differenza tra uno 0,2% e un 2% può non sembrarti granché in termini assoluti, però devi considerare che il rendimento medio anno di un investimento in un indice azionario globale, come per esempio l'MCI World, è stato storicamente nell'ordine dell'8%. Facendo i conti un po' alla buona, perché un fondo che costa il 2% e si è in grado di battere un ETF con lo stesso benchmark, il gestore deve essere così bravo da ottenere almeno un rendimento del 10%, dato che il 2% viene poi eroso dalle commissioni di gestione. Ma ottenere il 10% invece che l'8% equivale a conseguire un quarto di rendimento in più rispetto alla media. E questo significa che anche solo per pareggiare il risultato ottenibile con un ETF, il fondo dovrebbe realizzare una performance eccezionale e mantenerla per diversi anni. È stato dimostrato, sia da dati empirici che da innumerevoli paper accademici, che la probabilità che un fondo gestito sia in grado di battere il proprio mercato al netto delle spese di gestione tende tanto più a zero quanto più lungo l'orizzonte di investimento. E considerato che l'orizzonte di investimento che non abbiamo in mente si dispiega per decenni, è difficile anche solo concepire di poter scegliere un fondo gestito così bene da ottenere una significativa sovra performance rispetto al benchmark per i prossimi 30-40 anni.
Il secondo motivo è invece più di natura statistica. Il rendimento dell'investimento, soprattutto nel mercato azionario, non è prodotto in parti uguali dai componenti di un certo indice. Se prendiamo come esempio il mercato americano, storicamente solo il 4% delle azioni è stato responsabile del 100% della ricchezza totale creata. Cioè pochissime azioni vanno benissimo, mentre la maggior parte non produce nemmeno un risultato positivo nel lungo termine. Se c'è una probabilità del 4% di indovinare quali saranno le società che avranno un rendimento positivo nel futuro, capite che basta omettere una sola società di grande successo dal proprio portafoglio per vedere compromessa buona parte del rendimento totale. Ciò che a questo punto potreste chiedermi è, ma allora perché non investono tutti in ETF, invece molti scelgono fondi gestiti attivamente, sapendo che la loro performance sarà inferiore? Domanda semplice, molto intelligente, risposta complessa. Tra i motivi che potrei elencarti citerei i seguenti. Intanto la maggior parte delle persone non sa da che parte cominciare a gestire i propri investimenti, quindi ha bisogno di ricorrere al supporto di un esperto, il cui lavoro giustamente deve essere pagato. Poi le banche e le assicurazioni sono incentivate a vendere prodotti di investimento gestito, da cui ottengono una parte delle commissioni di gestione, cosa che invece non accade con un ETF. Un investitore poi potrebbe non essere neanche interessato a conseguire una performance in linea con quella del mercato e invece potrebbe essere più soddisfatto con un portafoglio dal rendimento magari inferiore però più stabile, così potrebbe limitare al minimo i rischi pur rinunciando una parte del rendimento. Infine c'è chi semplicemente non ne vuole sapere di dover gestire in autonomia i propri soldi e quindi accetta di pagare un soggetto terzo per occuparsene. È un po' come chiedersi perché se uno può cucinarsi la carbonara da solo, si compra una versione surgelata precotta. Sono gusti.
Se vogliamo fare un esempio numerico, immaginiamo di aver investito 10.000 euro nel mercato azionario dei paesi sviluppati a inizio 2010. Al 31 dicembre 2023 questi sarebbero diventati circa 36.600 euro con un ETF e solo 29.000 con un fondo gestito attivamente con un costo del 2% all'anno. Stiamo parlando di oltre 7.600 euro persi nell'arco di 13 anni. Certo entrambi gli investitori avranno festeggiato un felice capodanno il 31 dicembre del 2023 ma potendolo evitare è un peccato lasciare per strada oltre 7.000 euro no?
Ultimo passaggio prima di chiudere l'episodio e prima di passare a come cucinare la ricetta.
Indipendentemente dall'asset allocation del tuo portafoglio ci sono alcuni criteri di buon senso da adottare per orientarsi nella vasta scelta di ETF disponibili in Europa, in particolare laddove ci sono decine di prodotti emessi da diverse società di asset management che replicano lo stesso indice su cui uno vuole investire. Di norma i criteri da considerare nella scelta di un ETF una volta individuata l'asset class o una sua sottocategoria in cui si vuole investire sono questi. Uno: le dimensioni a parità di altre condizioni di solito si predilige l'ETF più grande, e comunque è buona norma investire in prodotti che abbiano almeno 500 milioni di euro in gestione. Due: i costi, a parità di altre condizioni anche qui un ETF con un TER inferiore sarebbe da preferire. Tre: la politica di distribuzione di dividendi e cedole. Allora gli ETF che replicano azioni e obbligazioni ricevono rispettivamente i dividendi e le cedole pagati dai titoli sottostanti e possono fare due cose o pagarle a loro volta all'investitore oppure reinvestirle automaticamente nell'acquisto di ulteriori titoli sottostanti. Nel primo caso parliamo di ETF a distribuzione mentre nel secondo di ETF ad accumulazione. Il vantaggio di questi ultimi è che dividendi e cedole vengono reinvestiti senza essere tassati mentre invece quando sono pagati all'investitore viene trattenuta l'imposta sulle rendite finanziarie che è del 26% oppure del 12,5% in caso di titoli di Stato. Per motivi spiegati parlando dell'interesse composto gli ETF ad accumulazione sono preferibili perché fiscalmente più efficienti e quindi nel lungo termine più performanti. Quattro: la modalità di replica. Quando si tratta di grandi ETF su azioni e obbligazioni sono preferibili ETF a replica fisica nei quali i titoli sottostanti sono fisicamente posseduti dall'emittente. L'alternativa è la replica sintetica che permette all’ETF di replicare il sottostante attraverso contratti derivati che vengono chiamati swap con delle controparti. Gli ETF replica sintetica hanno solitamente costi leggermente inferiori e un tracking error minore quando si tratta di replicare indici particolari. Dall'altra parte comportano un rischio leggermente superiore perché il fallimento di una delle controparti degli swap, che sono tipicamente delle banche, avrebbe delle ripercussioni sul valore dell'ETF. Mentre quando si tratta di investire in materie prime o in indici molto particolari la replica sintetica è quasi obbligatoria, nel caso di azioni e obbligazioni è quasi sempre possibile optare per ETF a replica fisica.
Molto bene, se ti ho convinto fino a qua e ritieni che gli Exchange Traded Fund possano effettivamente essere uno strumento interessante per iniziare a pensare a come costruire il tuo portafoglio di investimento, possiamo passare alla chiave di volta di tutto questo podcast, ossia come si costruisce un portafoglio di ETF.
Alla prossima!