Episodi di The Bull
Bentornati a The Bull for 4books! Continua il nostro viaggio nel mondo della finanza personale e per chi ci segue da un po' di episodi, beh, ci sono già state un po' di rivelazioni che dovrebbero avervi portato a modificare il vostro rapporto con i soldi. Se così non fosse, ma perché continuate ad ascoltare questo podcast? E per la mia voce? Beh, non credo ne valga la pena. Chi invece pensa che la voce non sia granché, che come podcaster, così così, ma che alla fine racconto cose utili su ciò che ha a che fare con risparmio e investimenti, beh, secondo me fa bene a continuare a seguirci perché continuerà ad imparare un sacco di cose funzionali a migliorare la propria situazione patrimoniale.
Allora, finora abbiamo spiegato che se vivi in Italia e non programmi una strategia di risparmio e investimento a lungo termine, eh, mi spiace, ma le prospettive sono abbastanza grigie. E ascoltati l'episodio 2 per capire perché. Poi abbiamo detto che dobbiamo sfruttare il superpotere dell'interesse composto.
Se volete capire in che senso, episodio 3, prego. Siccome poi sappiamo che molti di coloro che ci ascoltano non capiscono una cippa di investimenti, abbiamo spiegato quali sono le principali asset class e quali sono i tipici errori di investimento dell'italiano medio. A quel punto abbiamo introdotto i nostri migliori amici, i fondi comuni a gestione passiva, meglio noti come Exchange Traded Fund, o meglio, ETF, uno degli strumenti più efficienti ed efficaci per investire sui mercati finanziari, che vantano costi bassi e performance allineate ai mercati a cui fanno riferimento, per chi se lo fosse perso.
Abbiamo spiegato per file per segno, veramente ad un livello così basic che più basic di così mi dovevo mettere a fare i disegni, come impostare un asset allocation e infine come scegliere i migliori ETF per il proprio portafoglio personale. Se vi siete persi, tutto questo è davvero un peccato, quindi consiglio di tornare indietro, ascoltarvi tutto dall'inizio ed entrare così a far parte dell'1% più finanziariamente colto d'Italia, un paese meraviglioso per tante cose, ma che da questo punto di vista primeggia per la sua diffuse ignoranza. Fatto il bigino delle puntate precedenti, torniamo a noi e affrontiamo il tema di oggi.
Per farla breve, una volta che avete capito tutta sta roba che vi ho spiegato negli episodi precedenti, adesso avete tipicamente tre opzioni. Opzione 1. Aprite un deposito titoli presso un broker online e in totale autonomia vi dedicate a gestire il vostro portafoglio di investimenti. Opzione 2. Non avete voglia di farlo da soli oppure non ve la sentite, oppure preferite affidarvi a dei professionisti? Come sapete, forse la banca non è esattamente la prima scelta, però potete invece utilizzare un cosiddetto rob-advisor, e in Italia ce ne sono almeno un paio e vi spiego tra poco come funzionano.
Ovviamente si spenderà un po' di più che non facendo da soli, però sicuramente meno che con una banca. Opzione 3. Vi affidate ad un consulente finanziario indipendente, ossia pagate una fee annuale ad una persona esperta di queste tematiche, ma non legata ad alcuna banca o alcuna società finanziaria, che vi fa da tutor e vi aiuta a investire al meglio, non avendo conflitti di interesse perché non ha nulla da vendervi. In pratica la prima opzione è la più economica, ma richiede un po' più di attenzione, impegno e ovviamente un po' più di preparazione.
La seconda è zero fatica, impostato una volta e poi potete anche dimenticarvi che esiste, ma ovviamente costa un po' di più e ha una serie di inefficienze fiscali. La terza costa più o meno come la seconda, ma per motivi che vi spiegherò probabilmente vi garantirà risultati migliori. Quindi veniamo un po' a queste tre opzioni più nel dettaglio, così poi decidete quale fa per voi e cominciate a investire sul serio.
Allora broker online, quale scegliere? Fondamentalmente avete due possibilità. Potete scegliere una banca che fornisce il servizio di deposito titoli, che è quello che vi serve per comprare, vendere azioni, obbligazioni, etf e tutto il resto, oppure un broker specializzato in trading online. Se vi interessa avere tutti i servizi tipici della banca, cioè il conto corrente, le carte di credito, la possibilità di aprire un mutuo e così via, insomma tutte le varie cose che fanno le banche, ci sono alcune banche italiane con una spiccata vocazione per i servizi digitali che possono fare al caso vostro.
Se invece non vi interessano i vari servizi bancari, potete utilizzare direttamente un broker online. C'è una società che vi fornisce il conto titoli, l'accesso ai mercati finanziari e la possibilità di investire in autonomia in quello che vi pare. Quello che non fa è ovviamente darvi tutti gli altri servizi di gestione del risparmio.
Tipicamente i costi dei broker sono più bassi di quelli delle banche avendo servizi un po' più essenziali. Qui si dirà ma poi un ulteriore bivio che riguarda la gestione fiscale dei vostri investimenti. Perché, come sapete, bello fare i soldi in teoria, però a un certo punto le tasse bisogna pagarle.
Se avete deciso per la banca, direi che praticamente qualunque banca italiana che offre servizi di trading online offre anche il servizio si chiama di regime amministrato. Cioè fa da sostituto d'imposta, vi trattiene direttamente tutto ciò che dovreste pagare in tasse e verse in automatico al fisco italiano senza che dobbiate fare nulla. I broker puri invece sono di due tipi.
Quelli italiani solitamente offrono questo servizio. I broker esteri invece sono in regime spesso si dice dichiarativo. Cioè a giugno dovete pagare le tasse sui vostri investimenti insieme alla dichiarazione dei redditi e dovete pensarci da soli.
Alcuni di questi però forniscono un report precompilato che contiene già tutti i conti fatti che basta riportare sul modello per la dichiarazione dei redditi oppure darlo al cafo, al commercialista se usate questi per fare la dichiarazione dei redditi per versare correttamente tutte le imposte. Tipicamente un investitore può scegliere di investire con un broker estero perché hanno dei costi più vantaggiosi rispetto a quelli italiani. Sconsiglierei invece di utilizzare broker esteri che non forniscono il servizio di reportistica fiscale perché altrimenti passerete dei momenti di passione a districarvi con i vari conteggi per capire esattamente che tasse dovrete pagare e come compilare il 730 oppure dovrete pagare qualcuno per farlo al posto vostro.
Se avete compreso i concetti di questo podcast e magari vi siete pure messi ad approfondire qualcosa che ne so, ascoltandovi il riassunto di qualche grande libro di finanza qui su 4books che non sarebbe una cattiva idea e ve la sentite di iniziare ad investire in autonomia beh, una di queste tre può essere la strada. Se invece nonostante tutto non ve la sentite o non avete voglia di stare dietro i vostri investimenti allora vediamo una soluzione in cui non dovete fare assolutamente nulla. I robot advisor sono, diciamo così, piattaforme che automatizzano i vostri investimenti utilizzando dei portafogli modello che tipicamente vanno da formule più conservative prevalentemente obbligazionarie a formule più aggressive prevalentemente azionarie.
Il servizio giustamente non è gratuito solitamente si paga tra lo 0,7 e l'1% di commissioni all'anno sicuramente molto meglio del 2-3% che si paga sui fondi comuni di investimento ma chiaramente l'erosione di un punto percentuale sul rendimento annuo non è cosa da poco. Se investite 10.000 euro per 10 anni in un portafoglio che rende mediamente il 7% all'anno questo punto percentuale vi costerà quasi un quinto del rendimento totale. L'altro potenziale limite invece che non è solo dei robot advisor ma di tutte le gestioni patrimoniali è che per legge questi devono pagare le tasse sulle plusvalenze ogni anno cioè sulla differenza tra il capitale inizio anno e il suo valore a fine anno se è positivo naturalmente, se è in perdita no.
Questa cosa non succederebbe se investiste direttamente in etf perché sareste tenuti a pagare le tasse solo quando vendete effettivamente delle quote e realizzate dei guadagni. Finché non vendete invece il vostro intero capitale continua a crescere grazie all'interesse composto e voi pagherete le tasse solo sulle parti che a un certo punto vorrete vendere. Se invece ogni anno viene trattenuta una parte del vostro capitale per questa ragione fiscale il rendimento reale sarà sempre inferiore a quello del mercato di riferimento.
A parziale compensazione di questo limite bisogna dire che le gestioni patrimoniali permettono di compensare minusvalenze e plusvalenze anche tra etf cosa che invece non potreste fare con un broker. Cioè cosa vuol dire questa cosa? Vuol dire che se vendo un etf in perdita e uno in profitto dentro una gestione patrimoniale posso compensare la perdita togliendola dalle tasse che dovrei pagare mentre invece se faccio la stessa cosa con un broker questa cosa non si può fare. Comunque in sintesi queste sono valide soluzioni per chi non vuole minimamente pensare ai propri investimenti.
Ti scegli il portafoglio, dai soldi alla piattaforma e loro fanno tutto in maniera eccellente al netto ovviamente dei costi di cui abbiamo detto. Una terza via invece è quella della consulenza indipendente. Un consulente indipendente è un soggetto iscritto all'albo dell'organismo di consulenza finanziaria l'OCF e non può appartenere ad alcuna società che emette prodotti di investimento.
Il vantaggio di affidarsi ad un consulente indipendente è che vi racconterebbe fondamentalmente le stesse identiche cose che vi sto dicendo io. Cioè vi direbbe che i fondi comuni di investimento o gestione attiva sono mediocre e costano l'ira di Dio che comprare immobile e BTP non dovrebbe essere l'opzione di default che gli ETF sono efficienti e così via. Ma inoltre vi aiuterebbe a fare il punto sulla vostra intera situazione patrimoniale sui vostri risparmi, sulla pensione su quali assicurazioni vi servono eccetera eccetera eccetera.
Essendo indipendente al consulente non interessa vendervi dei prodotti. Il loro unico interesse è aiutarvi a ottenere il miglior risultato possibile rispetto ai vostri obiettivi così che ogni anno voi gli rinnovate la collaborazione e gli ripagate la sua parcella. Anche qui tipicamente ci muoviamo nell'ordine dell'1% all'anno del patrimonio investito.
Affidarvi ad un consulente indipendente potrebbe quindi essere una buona idea se siete alle prime armi e se volete un supporto per cominciare ad investire senza paura di commettere qualche errore grave. Vedo solo una piccola controindicazione. Mentre la FII si aggira sull'1% del capitale investito tipicamente questi consulenti chiedono una commissione minima quando i patrimoni sono molto contenuti.
Generalmente per patrimoni inferiori a 50.000 euro potrebbe essere che venga comunque richiesta una fianua di circa 500 euro. Quindi se avete, che ne so, 10.000 euro da investire o peggio ancora se volete fare un piano di accumulo da 100 euro al mese probabilmente non varrebbe troppo la pena investire 500 euro all'anno in un consulente finanziario. Per patrimoni da 50.000-100.000 euro in su allora sicuramente può essere un'opzione da valutare.
Breve recap. Allora, avete capito l'essenziale? Siete sereni? Avete approfondito al di fuori di questo podcast i contenuti? Ora comprendete meglio la materia? Aprite un bel deposito titoli in una banca seria o con un broker affidabile e fatela soli. Oppure non avete la benché minima voglia di star dietro i vostri investimenti? Non volete approfondire? Avete capito che investire in strumenti efficienti come gli ETF è una buona idea ma sul resto volete restare ignoranti e non capirne un tubo? Andate con un robot advisor.
Avete capitali interessanti? Avete paura di commettere cretinate e volete farvi seguire a 360° sulla vostra situazione finanziaria complessiva? Allora un consulente indipendente può essere una buona idea. In generale il consiglio più importante che posso darvi è studiate e approfondite. Non esiste un investimento migliore se non quello in voi stessi.
Pay yourself first, dicono al di là dell'Atlantico. Quindi investi in te stesso e poi il resto verrà di conseguenza. Leggete libri, articoli, paper, seguite podcast, guardate video.
Oggi l'informazione è talmente diffusa che a costo zero uno volendo potrebbe davvero avere una preparazione da PhD in finanza. È solo questione di volontà e applicazione. Un po' come per tutte le cose importanti della vita.
Detto questo siamo quasi giunti alla fine di questo breve ma intenso percorso e manca un ultimo step. Dopo aver messo a posto risparmio e investimenti l'ultima cosa a cui dobbiamo pensare ma non meno importante è il fondo pensione. Alla prossima!