Episodi di The Bull
Bentornati a The Bull for 4books! Dopo questo breve e intenso viaggio spero che un po' di nubi si siano dissipate e che tu abbia qualche consapevolezza in più su come gestire al meglio i tuoi risparmi e i tuoi investimenti. Ottimizza il risparmio e investilo il prima possibile, il più possibile e il più a lungo possibile in un portafoglio allineato ai tuoi obiettivi, alla tua pianificazione e al tuo profilo di rischio. Conoscere questi concetti essenziali probabilmente farà già due terzi del lavoro, ma prima di lasciarci dobbiamo ancora aggiungere un tassello importante per consolidare l'impianto della nostra pianificazione finanziaria, ossia come gestire la nostra pensione.
Fin dai primi episodi di questo podcast abbiamo parlato della minaccia che grava sulle nostre italiche teste, ossia l'idea che quando andremo in pensione magari tra 20, 30, 40 anni, troppi pochi lavoratori purtroppo finanzieranno magre pensione di troppi pensionati. Pensare fin da oggi alla previdenza complementare, cercando di comprendere come sfruttare al meglio un fondo pensione, è quindi una decisione non rimandabile. Ora, non è che un fondo pensione sia strettamente necessario, anzi periodicamente si aprono accesi dibattiti sul tema.
È meglio dedicare risparmi ad un fondo pensione o concentrarli tutti in un portafoglio di investimento? E non credo ci sia una risposta univoca, né ritengo che provare a stimare i rendimenti attesi tra le due opzioni sia di grande aiuto, perché come quasi tutto ciò che riguarda la finanza personale, in ultima istanza non si tratta quasi mai di matematica, si tratta di decisioni soggettive che devono armonizzarsi in primo luogo con la nostra predisposizione personale, i nostri obiettivi e le nostre esigenze. Lascerò a te decidere il da farsi, però non senza prima averti dato tutte le informazioni fondamentali. Che cos'è intanto un fondo pensione? Un fondo pensione è uno strumento di investimento gestito tipicamente o da società senza scopo di lucro, come nel caso dei fondi di categoria previsti dai principali contratti collettivi di lavoro, che sono chiamati anche fondi negoziali, oppure da società private, banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio e via dicendo.
Ed è caratterizzato da una specifica regolamentazione con l'obiettivo di fornire un'integrazione nel momento in cui si raggiunge l'età pensionabile prevista dalla legge. Tipicamente un fondo pensione offre quattro comparti, ossia quattro diversi portafogli composti da fondi comuni di investimento con diverse asset allocation che vanno dalla più conservativa, spesso una linea garantita a bassissimo rischio e rendimento 100% obbligazionaria, alla più aggressiva, che di solito viene chiamata dinamica ed è composta da una quota di azioni che raramente va oltre l'80% del portafoglio. Anche qui ovviamente la scelta di un comparto piuttosto che un altro dovrebbe seguire i medesimi criteri di cui abbiamo parlato nel podcast, maggiore l'orizzonte temporale e la propensione al rischio, tanto più si tenderà a scegliere un comparto a prevalenza azionaria, mentre man mano che ci si avvicinerà l'età pensionabile, o qualora la propria tolleranza al rischio sia bassa, si propenderà per un comparto più conservativo e quindi con più obbligazioni.
Una volta scelto un fondo pensione tipicamente si versa per tutta la vita lavorativa una certa quantità di contributi che saranno investiti nel comparto selezionato e che nel tempo andranno a costituire il montante, cioè il capitale complessivo che ti garantirà una rendita integrativa dal momento della pensione fino, beh, finché, come si dice, non passerai a miglior vita. Esistono tre tipologie principali di fondi pensione, i fondi di categoria, i fondi aperti e i PIP, i piani individuali pensionistici. Come dicevamo i fondi di categoria sono quelli propri dei diversi contratti collettivi nazionali del lavoro e ogni CCNL ha il proprio.
Gli altri due invece sono accessibili a chiunque, lavoratore dipendente o meno, e sono emessi da società private. In questa sede lasciamo da parte i PIP che sono fondamentalmente degli strumenti assicurativi e concentriamoci sui primi due partendo da due aspetti fondamentali. Il primo riguarda il TFR, cioè il trattamento di fine rapporto per i dipendenti.
I fondi pensione consentono infatti di versare al loro interno il TFR che in questo modo godrà di una fiscalità agevolata dal 15 al 9 per cento a seconda di quanti anni si versa nel fondo. Il TFR andrà a sua volta ad alimentare il montante investito in base ai rendimenti del comparto di investimento scelto. Il secondo tema fondamentale riguarda la fiscalità perché tutti i lavoratori, quindi sia dipendenti che liberi professionisti, hanno diritto a delle deduzioni fiscali fino a 5164,57 euro all'anno di contributi.
Deduzione fiscale cosa vuol dire? Vuol dire che questi contributi andranno a ridurre la base imponibile su cui vengono calcolate le imposte IRPEF. Ad esempio se guadagni 40.000 euro l'ordine all'anno e versi 5.000 euro nel fondo pensione, allora è come se pagassi le tasse solo su 35.000 euro. Inoltre la tassazione dei rendimenti finanziari è al 20 per cento nei fondi pensione anziché 26 per cento come succede di solito, con la solita eccezione dei titoli di stato che sono sempre tassati al 12,5 per cento.
Per i lavoratori dipendenti poi c'è un importante vantaggio, cioè la possibilità di ottenere un contributo aggiuntivo da parte del datore di lavoro. Questa cosa è possibile però solo a condizione di scegliere il fondo negoziale di categoria del proprio ccnl oppure di aderire ad un fondo aperto con il quale il proprio datore di lavoro abbia però sottoscritto una convenzione. Qualora un lavoratore dipendente aderisse al fondo negoziale o al fondo convenzionato e, oltre al versamento del tfr, che è obbligatorio in questo caso, decidesse di versare il contributo aggiuntivo minimo definito da ciascun fondo, allora avrebbe automaticamente diritto a percepire dal datore di lavoro un ulteriore contributo.
Facciamo un esempio, il contributo minimo previsto dal fondo negoziale del ccnl del settore terziario che si chiama fonte è dello 0,55 per cento della retribuzione annua lorda e questo dà diritto ad un contributo del datore di lavoro dell'1,55 per cento. Perché è un grande vantaggio? Per due motivi. Il primo è il fatto di avere un'ulteriore integrazione nel montante del fondo pensione.
Il secondo è che anche il contributo del datore di lavoro è deducibile dalle tasse. Come dico spesso in questi casi, usando un gergo tecnico molto rigoroso, sono soldi gratis. Ma non è tutto oro quel che luccica, i fondi pensione hanno infatti anche degli svantaggi.
In primo luogo hanno dei costi mediamente più alti rispetto ad esempio ad un investimento fatto tramite ETF. I fondi negoziali di categoria sono nettamente più economici rispetto ai fondi aperti e i PIP, ma in generale nessuno è competitivo rispetto al costo medio di un ETF. Diciamo che il costo medio di un fondo negoziale è quasi sempre inferiore all'1 per cento all'anno, mentre i fondi aperti hanno costi che vanno dall'1 a circa il 2,5 per cento all'anno e i PIP possono avere costi anche ben superiori, oltre il 4 per cento all'anno.
Ora, a questo punto avrai già capito perfettamente che i rendimenti futuri di un investimento finanziario, essendo incerti, lasciano un po' il tempo che trovano, mentre i costi sono una certezza ineluttabile. Quindi tenere più bassi possibile i costi è la singola cosa più importante per massimizzare il rendimento a lungo termine di qualunque investimento. Negli ultimi dieci anni, chiaramente tutti gli strumenti con una maggiore esposizione azionaria hanno prodotto rendimenti migliori, ma ovviamente in futuro le cose potrebbero andare diversamente, quindi avere costi più bassi possibile è la migliore garanzia che abbiamo per portarci a casa i maggiori rendimenti del mercato.
Fermo restando che per un dipendente scegliere il fondo di categoria è probabilmente una decisione no brainer, come si dice. Per chi non può avervi accesso, i fondi aperti rappresentano comunque una soluzione valida. E lo stesso vale per chi, pur avendo accesso a un fondo di categoria, per qualche motivo decidesse di non volerci versare il tfr e quindi preferisse la maggiore libertà di un fondo aperto.
Il secondo grande limite dei fondi pensione invece è la loro bassa flessibilità. Le uniche situazioni in cui infatti è possibile liquidare il capitale in anticipo, in parte o completamente, rispetto al raggiungimento dell'età pensionistica, sono questi. Dopo otto anni di contributi per l'acquisto della prima casa e fino a un importo massimo del 70% del montante accumulato, oppure sempre dopo otto anni senza alcuna motivazione ma per un importo massimo del 30%, per invalidità permanente o per gravi e documentate motivazioni di natura sanitaria, oppure in caso di disoccupazione superiore a 48 mesi.
Ora, in caso di disoccupazione è comunque sempre possibile richiedere la liquidazione immediata, però si perderebbero i benefici fiscali e verrà applicata un'aliquota sostitutiva del 23%. L'ultimo limite che hanno i fondi pensione è che lasciano possibilità molto limitate sulla composizione del proprio portafoglio. Strumenti analoghi in altri paesi, soprattutto anglosassoni, consentono di scegliere in cosa investire con grande libertà, mentre in Italia ci si deve accontentare di una scelta ristretta generalmente a tre o quattro comparti, composti tutti da fondi comuni di investimento e quindi con le limitazioni che conosciamo bene.
La domanda che potresti farmi ora è, ma perché dovrei investire anche in un fondo pensione? Non è sufficiente il mio portafoglio di investimento? La risposta tanto per cambiare in finanza è dipende. Per i lavoratori dipendenti, probabilmente i vantaggi fiscali uniti al contributo del datore di lavoro fanno sì che il fondo negoziale sia uno strumento particolarmente interessante da affiancare all'investimento in un portafoglio standard. Nel caso invece di fondi aperti o dei PIP la decisione è molto soggettiva.
In generale è molto probabile che un investimento in ETF per via dei suoi costi inferiori avrà un rendimento atteso superiore a quello di un fondo pensione con la stessa asset allocation. Però più che concentrarti su quali strumenti massimizzino il rendimento, secondo me è importante considerare il fondo pensione come un mezzo destinato ad uno scopo diverso. Tu investi in generale per far crescere il tuo patrimonio nel corso di tutta la vita e per realizzare i tuoi obiettivi.
Però il fondo pensione rappresenta una sorta di assicurazione sul reddito nel momento in cui smetterai di lavorare e quindi non potrai più contare sulle tue entrate da lavoro. Un quarantenne o anche un cinquantenne entro certi limiti può sempre scegliere di cambiare lavoro o prendere altre decisioni professionali per incrementare il proprio reddito. Un settantenne pensionato invece avrà maggiori difficoltà a incidere direttamente sul proprio reddito mensile.
Tutti ci auguriamo che giunti a 70 anni avremo un portafoglio corposo, cresciuto nel corso di decenni di investimenti, ma allo stesso tempo penso che avere la ragionevole certezza di una rendita vitalizia aggiuntiva alla mediocre pensione che l'IMSS potrà garantirci sia per molti una legittima forma di assicurazione sul proprio tenore di vita. Al netto di questa considerazione, tuttavia, la decisione resta comunque strettamente personale e ciascuno deve valutare in base alla propria situazione e in base alla propria predisposizione se si sentirà più propenso a investire il 100% del proprio risparmio in un portafoglio, libero da qualunque vincolo, o se preferirà allocarne una parte per tutelare la propria pensione. Bene, care amiche e cari amici di Forbooks, il nostro breve viaggio nel mondo della finanza personale finisce qua.
Per chi volesse approfondire i temi trattati, la sezione soldi e investimenti di 4books contiene decine tra i migliori libri mai scritti su come gestire al meglio i propri risparmi. Grazie per avermi seguito fino a qui, grazie a 4books per avermi ospitato sulla sua incredibile piattaforma e soprattutto in bocca al lupo per la vostra nuova avventura alla ricerca della libertà finanziaria definitiva!