Imparare all'università
Come viene declinato l'apprendimento all'università
12min
Come viene declinato l'apprendimento all'università
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Episodi di Vince chi impara
E qui si arriva allo sforzo massimo di studio, lo studio universitario. È il più potente, il più lungo, in un certo senso anche il più difficile, sebbene quello scolastico, come abbiamo visto, presenti non poche sfide… La scelta universitaria è sempre più dibattuta, e dato che in molti casi la laurea non è necessaria per entrare nel mondo del lavoro alcuni decidono di non prendere nemmeno in considerazione l’idea di proseguire con gli studi.
Ed effettivamente sì, non è necessaria, ma al di là del lato puramente utilitaristico se affrontata col giusto atteggiamento l’università può trasformarsi in un’enorme opportunità per crescere come individui e arricchirsi non solo dal punto di vista “culturale” ma anche proprio sotto l’aspetto “umano”.
Di sicuro bisogna essere mossi da una forte motivazione intrinseca, argomento che abbiamo già affrontato nelle scorse puntate, non è una scelta che si può prendere alla leggera.
A questo punto, fatte salve tutte le regole e i principi che abbiamo trattato precedentemente, dobbiamo concentrarci sulle specificità del percorso universitario. In particolare, dobbiamo parlare di metodo di studio vero e proprio, dell’importanza delle lezioni, della pianificazione e della sostenibilità a lungo termine: questi saranno i quattro punti su cui mi concentrerò in questa puntata.
Per l’università non bastano i principi, ci vuole un metodo di studio strutturato e completo. Ho dedicato gli ultimi dieci anni della mia vita a sviluppare un metodo ideale per l’università a partire dalle evidenze scientifiche, e sono arrivato al PACRAR, che è poi il modello che insegno nei miei video e nei miei corsi.
L’acronimo PACRAR riassume le 6 fasi del “metodo di studio definitivo”, ovvero Pianificazione, Acquisizione, Comprensione, Rielaborazione, Applicazione e Ricordo – che vanno eseguite in quest’ordine.
Vediamole brevemente una per una. Ho già parlato di pianificazione in merito al Masterplan, uno strumento che può davvero far fare un salto di qualità alla tua produttività, ma l’organizzazione di uno studente universitario dev’essere molto più ampia.
Non si tratta solo di gestire al meglio i cicli di studio (pause incluse, ovviamente), ma anche di raccogliere e selezionare i materiali, decidere quali fonti sono primarie e quali secondarie, imparare a sfruttare intelligentemente tutto il tempo “extra” che ci si trova tra le mani passando dalle scuole superiori all’università – su questo ci torniamo tra un attimo. Dopo la fase preliminare arriviamo ad Acquisizione e Comprensione, che in genere spiego separatamente per essere più esaustivo ma sono fasi che avvengono contemporaneamente. In queste due fasi la memoria non ha un ruolo cruciale, ciò che conta davvero è avere un’attenzione focalizzata, sfruttare i principi della lettura efficace (che potete trovare nel mio manuale gratuito “Leggere per sapere”) e creare appunti con il preciso obiettivo di rielaborare le informazioni e rendere più fluido tutto il processo di apprendimento anche nelle fasi successive.
Se vuoi che il ricordo rimanga stabile nella tua memoria anche dopo l’esame non puoi prescindere da Acquisizione e Comprensione, è qui che si gettano le basi per una vera svolta nel proprio metodo di studio. Sviscera gli argomenti finché non sono chiarissimi nella tua testa, applica strategie come la “Tecnica di Feynman” che ti ho spiegato nella quarta puntata, anzi, vai a riascoltarla se ti sei già dimenticato di cosa si tratta. Non essere approssimativo, qui è fondamentale scendere in profondità.
La “R” sta per “Rielaborazione”, aspetto di cui ho parlato ampiamente in questo podcast: quando si studia non si possono subire passivamente i concetti, bisogna rendere proprie le informazioni, e lo strumento più utile per farlo sono senza ombra di dubbio gli schemi, che sfruttano il principio di “dual coding” (anche in questo caso, se non ricordi cos’è il dual coding vai a fare un ripassino riascoltando la quarta puntata!). La memoria acquisisce un ruolo preponderante nella lettera “A” di “Applicazione”, che consiste nel mettere alla prova le informazioni che abbiamo imparato fino a quel momento attraverso il testing.
Pratica e recupero attivo dei concetti sono le basi su cui si costruisce questa fase, in cui lo sforzo cognitivo è sicuramente notevole – ma l’ho ripetuto allo sfinimento che senza fatica non c’è apprendimento, ormai dovrebbe esserti chiaro. Quindi via di esercizi, quiz, simulazioni, tutto ciò che costringe il cervello a consolidare le informazioni studiate recuperandole di continuo.
Arriviamo quindi all’ultima fase: il “Ricordo”. Gli elementi fondamentali sono due: mantenere ciò che si è imparato attraverso i ripassi programmati e aggiungere i dettagli tecnici … Come?
Grazie alle fantomatiche “tecniche di memoria”.
Sì, perché la vera utilità di strumenti come il palazzo della memoria non è quella di immagazzinare quantità enormi di dati, interi schemi o mappe mentali: le tecniche di memoria servono solo per dettagli tecnici specifici, elenchi o formule. Punto. Riassumendo: Pianificazione, Acquisizione, Comprensione, Rielaborazione, Applicazione e Ricordo. Questa dev’essere la struttura fondamentale di un metodo di studio davvero efficace.
Un altro consiglio spassionato che mi sento di darti, se sei uno studente universitario, è quello di frequentare le lezioni. Non farlo infatti è forse l’errore più grande che si possa fare. Certo, esistono eccezioni e casi di necessità, basta pensare agli studenti-lavoratori.
Si stanno anche diffondendo sempre di più le università telematiche (a cui tra l’altro ho dedicato un video sul mio canale YouTube, se il tema ti interessa ti invito a darci un’occhiata), ma nella maggior parte dei casi frequentare le lezioni è un enorme vantaggio, e porta principalmente 5 benefici:
In genere è comunque meglio frequentare, perché non andare a lezione tende ad alienare, a favorire lo studio dell’ultimo minuto e a rendere meno evidenti le proprie lacune fino a poche settimane prima dell’esame, quando la preparazione è ormai ampiamente compromessa.
Per sfruttare al massimo le lezioni bisogna creare i propri appunti e farlo utilizzando il metodo adatto, a mio avviso il migliore è il Cornell, che oggi ti spiego un po’ più nel dettaglio. Innanzitutto bisogna prendere un foglio e dividerlo in tre aree, di cui la principale è quella sulla destra, in cui vengono presi gli appunti veri e propri. Ricorda che nessuno è in grado di trascrivere esattamente ogni singola parola pronunciata dal professore e contemporaneamente capire a fondo gli argomenti spiegati, quindi piuttosto di sprecare la propria capacità d’attenzione per replicare fedelmente il discorso dell’insegnante è decisamente più utile creare un “proto-schema” utilizzando solamente le parole chiave che catturano l’essenza dei concetti. Nella parte sinistra invece, che occupa meno spazio, immagina di essere un insegnante che deve interrogare su quell’argomento e segnati quali domande potrebbero essere fatte.
Non preoccuparti se non riesci a farlo durante la lezione, puoi anche scriverle una volta conclusa. Questo renderà molto più efficace la fase di testing.
Infine scrivi anche un breve sommario nella parte in basso, che oltre a servire per rielaborare ulteriormente le informazioni ti permetterà di capire velocemente di che lezione si tratta quando la quantità di appunti aumenterà man mano che prosegue il corso.
Il metodo Cornell richiede un po’ di allenamento, ma una volta che ci si prende la mano diventa uno strumento potentissimo per la propria efficienza nello studio.
Come dicevamo prima, l’università non scherza, bisogna essere preparati. Il passaggio dalle superiori all’università è infatti spesso traumatico per gli studenti, perché se non si ha un certo grado di organizzazione nello studio e non si gestisce bene il proprio tempo ci si ritrova a fare sessioni disperate prima dell’esame in preda all’ansia.
Ecco che la fase “P” del PACRAR diventa fondamentale, e una delle prime cose da fare è decidere quali esami preparare studiando in parallelo alle lezioni, e quali invece studiare una volta iniziata la sessione. A mio avviso è più vantaggioso sfruttare al massimo lo spacing con gli esami più difficili e con più crediti, preparando idealmente non più di due esami in pari con le lezioni.
Quindi di volta in volta dovrai studiare gli argomenti corrispondenti sul testo di riferimento (o qualsiasi sia la fonte primaria che hai scelto) e mantenere solida la memoria facendo ripassi programmati. Per gli altri esami puoi limitarti a prendere bene gli appunti nel caso decidi di frequentare e stabilire delle sessioni di ripasso periodiche in modo da non dimenticarti completamente gli argomenti trattati. Dopodiché, una pianificazione efficace si basa sull’avere chiaro cosa, quando e quanto studiare.
È chiaro che i tempi possano subire delle variazioni, ma di volta in volta si può diventare sempre più precisi ed efficaci; il mio consiglio è di strutturare la pianificazione in tre livelli:
Per i veri malati di produttività come me si potrebbe aggiungere un quarto livello con gli obiettivi per ogni singolo ciclo di studio, ma già con i primi tre la tua produttività aumenterà notevolmente, questo è certo. Ricorda poi che non puoi pretendere di pianificare con precisione millimetrica fin dall’inizio, l’obiettivo è quello di modificare e aggiornare continuamente le proprie previsioni in base a come procede lo studio e man mano che si conoscono meglio le proprie tempistiche. Mi raccomando, non sottovalutare questa fase del metodo di studio, è una risorsa enorme.
L’ultima dritta che mi sento di darti è quella di avere cura del tuo stato psicofisico, perché studiare è più simile a una maratona che a uno sprint, e se la propria routine non è sostenibile nel lungo periodo si può incorrere in delle conseguenze estremamente negative. Non è sempre chiaro cosa significhi prendersi cura di sé stessi, ma ci sono degli indicatori da prendere in considerazione per capire se si sta studiando troppo (o troppo poco!)
Non sono un medico e non voglio fare delle diagnosi, ma sicuramente se ti rivedi in almeno un paio di questi sintomi devi cominciare a fare più attenzione al tuo stato di benessere e dare maggiore priorità al recupero sia fisico che mentale. Bene, questo era quanto avevo da dire sullo studio universitario, spero di averti dato degli spunti interessanti su cui riflettere … Nella prossima puntata affronteremo invece il mondo del lavoro, a presto!
di 5