Imparare nella formazione personale
Come viene declinato l'apprendimento nella formazione personale
13min
Come viene declinato l'apprendimento nella formazione personale
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Episodi di Vince chi impara
Ne “L’ultimo saluto di Sherlock” quel grande di Sir Arthur Conan Doyle regalò al suo detective una battuta immortale: “Non si finisce mai di imparare, Watson”. C’è una verità più grande di questa? E anche se Sherlock Holmes lo ha detto in modo più memorabile, noi “persone moderne” abbiamo provato a riassumere questo concetto così importante nell’espressione lifelong learning. O, in maniera forse un po’ meno cool, formazione permanente. Questa determinazione ad allargare sempre di più il set di informazioni, abilità e nozioni che ci portiamo dietro non è affatto scontata e, oggi più che mai, è diventata un pilastro della nostra vita. Infatti, una delle mie teorie è che se non hanno mai provato a venderti un corso di formazione personale, probabilmente vivi sul fondo dell’Oceano Atlantico. Il fatto è che il mondo è in costante espansione e le cose che possiamo toccare con mano nella nostra quotidianità non bastano a farci sentire preparati per le sfide di tutti i giorni. E, soprattutto, non bastano per restare al passo con gli stimoli a cui siamo esposti e gli interessi che intendiamo coltivare. Per questo dobbiamo tornare idealmente tra i banchi di scuola ogni volta che le circostanze lo richiedono.
Ed ecco che scende in campo il nostro amico lifelong learning, che - da definizione del Ministero dell’Istruzione italiano - comprende “qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale, informale, nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale”. Un’indicazione interessante, specialmente nella sua seconda parte, che riguarda i motivi per cui la formazione è così importante per noi. E cioè: in prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale.
Quindi non si tratta di studiare solo perché è necessario in certi aspetti della vita, come la scuola, l’università o il lavoro. Si tratta piuttosto di un apprendimento che investe ogni parte di noi, di ciò che siamo e di quello che potremmo diventare grazie a nuove conoscenze, capacità e competenze. Questo include tutto: anche lo studio senza nessun’altra finalità se non la curiosità. E come dico nel mio libro, Vince chi impara: “chi sa adattarsi in fretta, chi sa studiare, chi sa imparare, ha un vantaggio competitivo talmente grande da sembrare ingiusto”. Anche il titolo è un suggerimento tutt’altro che scontato: vince chi impara, perché solo in questo modo possiamo evitare di sentirci esclusi dal giro di giostra che è il mondo di oggi.
E aggiungo: vince chi continua a imparare, senza paura, senza limiti né di tempo né di ambiti d’esplorazione. Bene, ora che ti ho agganciato con queste belle frasi, ti ricordo che alla fine di questa puntata del podcast puoi cercare il mio libro in pillole qui su 4books, letto da me (così non soffri di sindrome da abbandono dalla mia voce). Ma, momento di autosponsorizzazione a parte, torniamo a noi. Quando parliamo di lifelong learning, parliamo di un percorso di sviluppo continuo dal punto di vista umano e sociale. In sostanza, diventiamo più complessi ma anche più interessanti… e tutto questo, inevitabilmente, si traduce in migliori competenze e maggiori possibilità. Facciamo attenzione, però: la crescita personale non è un concetto pseudo-motivazionale utile solo a ripetere come automi che “se insisti e resisti raggiungi e conquisti”, senza fare nulla di concreto per arrivare all’obiettivo. Con buona pace di Trilussa. Pensiamo invece agli aspetti più pratici: come si fa a studiare senza nessun’altra finalità se non quella dell’interesse personale? E come può questa cosa aiutarci nella vita di tutti i giorni? Entra qui in ballo l’acquisizione delle famosissime “soft skills”, o competenze morbide, come mi piace chiamarle. Tutte le abilità che hanno a che fare con il mindset, le capacità relazionali e le inclinazioni personali sono strumenti preziosissimi nel quotidiano e supporti fondamentali all’apprendimento. Pensaci un attimo: le capacità professionali e tecniche sono facili da verificare e misurare, ma che mi dici delle abilità di problem solving?
Del modo in cui si possono mediare i conflitti o di come si affronta una novità? Questi sono elementi molto complessi da definire, eppure vitali. Sono loro che ci permettono di impostare e perseguire i nostri progetti. Difficili da trasmettere, ancor più difficili da imparare, le soft skills sono ricche di sfumature e il miglior modo per acquisirle, lo abbiamo detto anche nella puntata precedente, è coltivarle proprio come competenze tecniche. Rigore, costanza e atteggiamento critico sono necessari anche nel mondo della crescita personale: non dimenticarlo.
E, proprio per questo, voglio parlarti di una cosina che si chiama “time management” e che potrebbe darti una mano, o anche due. Mi piacerebbe dirti che applicare il time management è un modo per diventare Signori del Tempo (mi prendo un momento per ringraziare chi coglie l’omaggio a Doctor Who). In realtà, sto parlando di una cosa noiosa, ma cruciale: l’organizzazione.
Siamo convinti di saper gestire al meglio le nostre giornate, eppure ci ritroviamo a sera distrutti e senza aver portato a termine quello che speravamo… Questo perché non abbiamo una visione consapevole del nostro tempo. Hai mai pensato che potremmo fare (e imparare) molto di più partendo da una pianificazione strategica? Per esempio: quanto siamo bravi a sfruttare i tempi morti della giornata? Se sei qui su 4books sei sulla buona strada: ascoltare pillole di informazioni tratte da libri e saggi è un ottimo modo per restare al passo anche quando il tempo è poco. Ma non basta: devi pianificare tutte le parentesi di tempo che hai a disposizione.
E per farlo hai bisogno di costruire metodicamente i tuoi obiettivi. Il trucco sta nel porsi sfide: misurabili, concrete, stimolanti, e, soprattutto, strutturate su più livelli: un enorme obiettivo a lungo termine è molto più spaventoso di una serie di microsfide in sequenza. In altre parole, gli obiettivi presuppongono che ci sia della strada da fare prima di arrivare alla meta: fai in modo di percorrere quella strada serenamente, altrimenti ti fermerai molto presto. Un altro step da compiere in questa direzione è l’eliminazione del multitasking. Anzi, data la natura “infestante” di quest’abitudine a saltellare da un’attività e l’altra, direi che dobbiamo procedere con una completa ERADICAZIONE. Pensi davvero che essere multitasking significhi fare più cose contemporaneamente? Ho una pessima notizia per te. Può funzionare (in parte) quando svolgi attività automatiche, che non richiedono fini ragionamenti, ma è da evitare tassativamente nei compiti più “pesanti” per la mente. Per dedicarti davvero alla tua formazione personale, devi concentrarti al 100% su ciò che vuoi imparare, altrimenti puoi aspettarti solo distrazioni, stress a valanga, confusione. Un buon modo per cominciare la tua operazione di disinfestazione di multitasking è allontanarti dalle distrazioni.
Ti faccio un esempio: hai scelto di ritagliarti mezz’ora per leggere quel libro figo di Cal Newport sulla concentrazione e il focus, si chiama Deep Work se ti ricordi bene. Sei alla scrivania, o in poltrona, o sui mezzi verso l’ufficio e… ti vibra il cellulare. Notifica dei social. Puoi anche sforzarti di ignorarla, ma nel tuo cervello ormai c’è un tarlo. L’unica soluzione per evitarlo è isolarsi quanto più possibile dalle fonti di distrazione, almeno quelle che dipendono strettamente da noi. (L’altra soluzione, invece, è continuare a leggere Deep Work di Cal Newport). Tutto questo ci riporta a un’unica, grande verità: per essere costanti nel percorso di formazione personale dobbiamo agire con intenzionalità. Non possiamo affidarci al destino e sperare che ci piova dall’alto qualche ora di tempo libero e una buona dose di motivazione.
Dobbiamo individuare e selezionare bene il tempo da dedicare all’apprendimento libero. Potrai dirmi che gli imprevisti capitano, che gli straordinari a lavoro non sono solo una leggenda metropolitana e che scuola e università richiedono una quantità di studio che spaventerebbe i più temerari, ed è vero. Ma è anche a questo che serve un approccio concreto alla formazione: se gli impegni sono urgenti, potrai sempre riorganizzare i momenti di studio.
Se non lo sono… saprai già di avere un’altra priorità. “Gestisci il tempo” deve essere il tuo mantra. Specialmente quando si tratta di stabilire il piano d’azione: se hai già scelto quali sono gli argomenti o gli ambiti che ti piacerebbe approfondire, evita di buttarti subito a capofitto nello studio. Separare nettamente il momento della scelta dell’approfondimento dal momento dello studio nudo e crudo ci aiuta ad abituarci all’idea di dover dedicare tempo ed energie a una nuova attività. Questo, a sua volta, fa calare la nostra tendenza alla procrastinazione.
Siamo animali pigri, i nuovi impegni mentali ci causano sempre qualche problema di aggiustamento, se non sappiamo come e quando affrontarli. È anche per questo che fatichiamo a rimanere costanti.
Nelle prime puntate del podcast ho parlato molto di quanto sia potente lo spacing. Dedicare mezz’ora al giorno all’apprendimento, con rigore, senza provare a fare “tutto e subito”, premia sempre. Non è semplice, lo so: tendiamo a sopravvalutare quello che possiamo fare in un arco di tempo ridotto.
Ed è così che ci convinciamo di poter imparare una nuova lingua da zero in un mese. La verità, però, è che spalmare nel tempo i momenti di apprendimento è estremamente più efficace di una full immersion. Si procede gradualmente, un passo alla volta, ma sempre in avanti, senza mai rischiare di inciampare su se stessi o sulla propria stanchezza mentale. Essere costanti è cruciale per la formazione personale: d’altronde questo è un campo in cui non abbiamo alcun limite, né regole da rispettare. Siamo solo noi con la nostra capacità di autogestirci per raggiungere i nostri obiettivi.
Ed è meglio essere lenti e costanti, che veloci e inefficaci. Sì, lo ammetto, sto parafrasando il concetto di “Kaizen” giapponese, quel progredire graduale e continuo che è il modo più sicuro per arrivare alla meta e per apportare ogni giorno piccoli miglioramenti ovunque si può: nella vita personale, privata, sociale, professionale. Tutto questo si traduce in un apprendimento vero, solido e, soprattutto, sostenibile nel lungo periodo. Hai notato? Ho usato una parola a cui tengo molto nell’ambito dell’apprendimento, specialmente quello che riguarda la formazione personale: sostenibilità. Quello che abbiamo detto fin ora ha uno scopo ben preciso: aiutarti a raggiungere risultati per te importanti senza mai perdere la rotta.
E il denominatore comune è uno solo: che l’intera esperienza sia davvero realizzabile. Lo studio per se stessi non deve mai diventare una corsa contro il tempo, né un macigno da cui farsi schiacciare. Al contrario, la formazione personale deve darci modo di coltivare curiosità, passioni, interessi anche un po’ bizzarri. E l’unico modo per renderlo possibile è prendersi cura: di sé stessi, del proprio tempo, della sfera sociale e del divertimento, dei momenti di riposo. Sottovalutare questi aspetti ci porta dritti dritti verso una rovinosa caduta in episodi di ansia, stress e sovraccarico mentale.
Risultato: fallimento su tutta la linea. In più, rende molto complicato trasformare momenti di studio, curiosità e approfondimento in un’abitudine. Purtroppo, prendere un impegno serio e costante non è affatto semplice, ma non per questo impossibile. Per farlo devi: passare al setaccio l’abitudine che vuoi costruire, questo caso l’abitudine di studiare o imparare per interesse personale: analizza quanto tempo ti porta via, a che punto delle tue giornate puoi attuarla, quali sono i suoi risvolti positivi e quelli negativi; trova un trigger, qualcosa che ti ricordi di iniziare l’attività; ogni volta che ti trovi nel momento della giornata in cui puoi svolgere il compito e ogni volta che il tuo trigger ti ricorda che è ora di iniziare, procedi in automatico, senza soffermarti troppo.
Vai come un treno. Non hai tempo da perdere, quindi non perderlo. Agisci.
E dopo aver costruito la nostra sana abitudine alla coltivazione della curiosità e dell’interesse personale? Beh, la nostra formazione non si ferma qui. Affatto. Ti ricordi gli alberi delle abilità di cui abbiamo parlato nell’ultima puntata? Abbiamo visto che per ottenere una nuova skill dobbiamo scomporla in parti più piccole. Potresti addirittura scoprire che esistono diversi punti in comune tra ciò che vuoi apprendere per la tua formazione personale e ciò che sai già fare. E l’obiettivo, magicamente, sembrerà più vicino. Oppure potrebbe accadere l’esatto contrario. Per esempio potresti appassionarti all’arte del public speaking e scoprire che quell’abilità, guarda caso, è un supporto utilissimo per migliorare la tua leadership professionale.
Evolvere come persone vuol dire evolvere in ogni aspetto. Anche contemporaneamente. L’importante, in tutto questo, è aver ben chiaro il risultato che vogliamo raggiungere. Cosa vogliamo? Imparare la sottile arte della diplomazia o migliorare il nostro problem solving? Come abbiamo detto dall’inizio: non c’è apprendimento effettivo se non siamo certi di cosa stiamo perseguendo.
Dubita di chiunque parli della crescita personale in maniera fumosa, priva di obiettivi concreti: non ti porterà da nessuna parte. Noi invece abbiamo una meta ben precisa: imparare bene, concretamente, continuamente. …Era una bella chiusa, no? Meglio non rovinarla. Preferisco salutarti così e darti appuntamento alla prossima puntata con le bufale sul mondo dell’apprendimento. Io comincio a prepararmi, ché di cose da dire ce ne sono troppe. Con te invece ci rivediamo sempre qui la prossima volta: a presto!
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