Imparare nel mondo del lavoro
Come viene declinato l'apprendimento nel mondo lavorativo
14min
Come viene declinato l'apprendimento nel mondo lavorativo
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Episodi di Vince chi impara
Il mondo della formazione non riguarda solo il pezzetto di vita in cui siamo considerati studenti. Le occasioni di apprendimento ci circondano in ogni momento, specialmente nel contesto professionale, e noi abbiamo bisogno di strumenti validi per coglierle. In particolare, ci sono tre momenti della nostra vita lavorativa in cui l’apprendimento diventa un asso nella manica. E sono:
Abbiamo visto all’inizio di questo podcast che imparare è l’atto di applicare strategie, tecniche, atteggiamenti per acquisire, modificare o sviluppare conoscenze e competenze in risposta a un obiettivo (interno o esterno) e per cambiare in relazione ad esso.
In sostanza, cogliamo le occasioni di apprendimento in maniera strategica e le trasformiamo in conoscenze e competenze che per noi sono necessarie in un determinato momento o in una determinata situazione. Sul lavoro, questo processo è praticamente VITALE.
Quello che succede quando costruiamo un nuovo set di abilità, è che siamo in grado di esplorare meglio il settore professionale con cui ci stiamo relazionando. Lo comprendiamo sempre più in profondità e per questo riusciamo a muoverci al suo interno con sicurezza. Stiamo costruendo sostanzialmente una zattera che ci aiuti prima a restare a galla e poi a navigare.
Se siamo bravi, tassello dopo tassello, passeremo da una zattera a una barca e da quella a una bella e solida nave di competenze.
Per fare questo, dobbiamo ricordarci di non abbandonare mai ciò che impariamo nel mondo astratto delle idee: metterlo in pratica il prima possibile, e tenerlo sempre “fresco” e disponibile nella mente è l’obiettivo. Non possiamo permetterci di perdere informazioni. Ed ecco così che entra in campo il principio della proattività.
Ne abbiamo parlato qualche puntata fa, ma anche in questo caso è importante ribadirlo: senza un certo tipo di approccio alla formazione, fatichiamo a ingranare.
Raccogliamo solo poche briciole di informazioni, e lasciamo indietro una gran quantità di roba che potrebbe esserci DAVVERO utile. Nell’apprendimento dobbiamo avere un atteggiamento critico, attivo e concentrato: in sostanza, dobbiamo lasciarci coinvolgere dalla materia. Altrimenti, lo abbiamo visto, possiamo dire addio a quei processi chimici nel nostro cervello che aiutano a sedimentare le informazioni nella memoria a lungo termine. Attenzione, motivazione, curiosità ci spingono ad approfondire gli argomenti e più scendiamo in profondità, più ci appassioniamo, più informazioni siamo in grado di raccogliere e mantenere. Ma non finisce qui. Ormai me lo hai sentito dire già diverse volte (e questa non sarà certo l’ultima): per imparare qualcosa, non ti basta “assorbire” nozioni, devi anche creare qualcosa di tuo.
Quindi armati di carta e penna o dispositivi digitali e SCRIVI: note, appunti, riflessioni, domande. Mettere del tuo in quello che stai imparando ti aiuta ad allontanare la passività e ad alimentare l’interesse. Ma per quanto questa attività possa avere tutti i risvolti positivi del caso, non possiamo restare nella “fase amanuense” per sempre.
Dobbiamo passare il prima possibile alla pratica. Se devi approcciarti a una mansione nuova, non lasciarti stordire dalla confusione iniziale e dalla naturale tentazione a resistere al cambiamento: impara a conoscere il tuo nuovo campo d’azione e rimboccati subito le maniche. Per riassumere, il tuo mantra deve essere: comprendi, decidi, agisci. Comprendi tutte le informazioni di cui hai bisogno, anche se questo ti porta via più tempo del previsto. Decidi intenzionalmente di raccogliere solo le nozioni che ti servono e di tenertele strette attraverso uno studio mirato. E poi agisci: adotta un approccio attivo, partecipe all’apprendimento e applica tutto ciò che di nuovo hai imparato sin da subito.
E fin qui possiamo orgogliosamente dire di aver costruito le nostre basi. Ora è tempo di passare a due tattiche pratiche per la formazione in ambito lavorativo: l’organizzazione e il confronto. Andiamo con ordine e partiamo dall’organizzazione.
Voglio iniziare da qui per un motivo molto semplice: gli ostacoli da superare per acquisire nuove conoscenze e competenze professionali non sono pochi. E la pianificazione è il salvagente che ci tiene a galla. Pensaci: abbiamo poco tempo prima e dopo la nostra effettiva giornata lavorativa, la vita privata non sempre ci permette di studiare abbastanza a lungo, il ritmo da mantenere deve essere bello alto, per non rischiare di restare indietro. E tutto questo ci porta dritti verso un sovraccarico di stress e frustrazione.
Non solo ci stiamo spingendo al di fuori della nostra zona di comfort, ma lo stiamo facendo anche in circostanze che ci caricano di pressione.
L’apprendimento, lo abbiamo detto molte volte, comporta necessariamente uno sforzo, un qualche tipo di difficoltà. Continuare a lavorare come abbiamo sempre fatto, con lo stesso bagaglio di informazioni che abbiamo già riempito e sistemato, è rassicurante. Cercare di organizzare un nuovo set di conoscenze, invece, ci spaventa.
È normale: ma imparare significa anche cercare e usare strumenti che ci permettano di superare questa paura. Ancora una volta: Applicare strategie, tecniche, atteggiamenti per acquisire, modificare o sviluppare conoscenze e competenze, giusto? In questa situazione, quindi, saper organizzare e gestire il nostro tempo diventa fondamentale per combattere la confusione. Partiamo da un punto che è banale solo all’apparenza: dobbiamo darci degli obiettivi. Ma attenzione: non parlo di obiettivi generici e vaghi come “voglio imparare l’inglese”. Parlo di obiettivi concreti e precisi, qualcosa del tipo “voglio imparare a scrivere testi semplici in inglese e ho un mese di tempo per farlo”.
Gli obiettivi quindi devono essere: precisi, concreti, flessibili. Precisi, perché devono indicare esattamente cosa vuoi imparare e quanto tempo hai a disposizione per farlo. Concreti, perché pensare a cose irrealizzabili come “voglio imparare due lingue in una settimana” non ti porta da nessuna parte. E flessibili, perché se scriviamo sulla pietra di voler raggiungere un traguardo senza considerare gli imprevisti, stiamo andando dritti verso l’insuccesso… e la frustrazione.
L’ideale, quindi, è lasciare un buon margine d’errore e aggiornare il punto di traguardo strada facendo. Ma come monitoriamo questi buoni propositi?
Ci serve uno strumento di pianificazione che ci consenta di “incasellare” i nostri obiettivi e di tenere traccia di quello che facciamo per raggiungerli. Ci serve un masterplan settimanale, ovvero un piano studiato per raggiungere un risultato complesso e che prevede diversi obiettivi più piccoli. Il masterplan ci permette di impostare una suddivisione delle giornate in fasce orarie in cui inserire non solo gli impegni, come in una normale agenda, ma TUTTO quello che facciamo, anche nel tempo libero. Compresa la doccia delle 7:30 e la maratona Netflix delle 21. In questo modo prendiamo il controllo del nostro tempo a disposizione e siamo pronti ad adattarci agli inconvenienti quotidiani.
E per portare a termine i micro obiettivi che abbiamo disseminato nel nostro masterplan? Anche qui non può mancare un certo grado di organizzazione del tempo e delle energie. Facciamo un esempio: consulti il masterplan e trovi uno spazio di due ore libere. La tentazione è quella di buttarsi a capofitto in questi 120 minuti di full-immersion matta e disperata, giusto? E invece no. Sbagliato.
Specialmente se quelle due ore sono incastrate all’interno di una giornata di lavoro. Per consentire alle informazioni di farsi spazio nella nostra mente e “mettersi comode” abbiamo bisogno di PAUSE. Il riposo è fondamentale per il consolidamento: è così che le nozioni si trasformano in conoscenze. Ma questo non è l’unico motivo per cui abbiamo bisogno di fermarci ogni tanto. Un altro aspetto da non sottovalutare è l’affaticamento.
Durante lo studio sforziamo la mente e la nostra capacità di concentrazione. E se arriviamo al punto di non ritorno, cioè il momento in cui siamo troppo stremati per proseguire, otteniamo solo un aumento dello stress e della pressione. La soluzione, quindi, sarebbe fermarsi sempre un po’ prima del limite, pianificando delle micropause (sì, anche queste da inserire nel masterplan). Una buona proporzione tra tempo di focalizzazione e tempo di stacco è quella suggerita dalla tecnica del pomodoro, te la ricordi? 5 minuti di pausa ogni 25 minuti di attività intensa e via verso l’obiettivo finale. In questo modo riusciamo a gestire al meglio le nostre risorse cognitive dando valore a ogni intervallo di studio. Consiglio bonus: se il tempo è davvero, davvero poco, non sottovalutare i ritagli di tempo. Anche 15 minuti liberi possono bastare per un ripasso o una brevissima sessione di testing.
Questi piccoli momenti in cui puoi richiamare alla mente le informazioni sono fondamentali. E se con questo pensavi che fosse finalmente arrivato il momento di metterti alla prova con le tue skill professionali… FERMATI UN ATTIMO. Ho ancora un po’ di cose da dirti.
Fin qui abbiamo visto qual è il modo migliore per pianificare e acquisire. Vediamo ora quali strategie puoi adottare per imparare dal contesto lavorativo in cui ti trovi o in cui vuoi entrare. Un buon punto di partenza è mettere subito in chiaro la necessità di tempo. L’apprendimento richiede un investimento di ore ed energie e parlarne chiaramente con i colleghi, il datore di lavoro o il selezionatore è un buon modo per mostrarsi consapevoli dell’importanza della formazione. Un’altra pratica utilissima, che si lega strettamente al principio di proattività di cui abbiamo parlato all’inizio, è FARE DOMANDE. Chiedere spiegazioni ai più esperti, scambiare riflessioni, esternare perplessità ci aiuta a raccogliere nuove informazioni e a consolidare quelle già acquisite. Tutto questo ci porta all’ultimo punto del confronto con l’ambiente e cioè: assorbire informazioni essendo ricettivi sul luogo di lavoro. Ascoltare discorsi, riunioni e scambi tra colleghi può fare davvero la differenza tra un’informazione compresa, interiorizzata e spendibile e una che resta a galleggiare nella nostra testa senza esserci molto utile. Chiusa questa fase di confronto con il nostro ambiente professionale, passiamo ora a qualche altro consiglio pratico da seguire come un piccolo vademecum della formazione lavorativa.
Consiglio numero 1: verifica quali sono le skill che ti servono veramente. Devi fare delle scelte precise per non andare a ruota libera, altrimenti otterrai solo una dispersione di energie e concentrazione. Non si tratta di mettere un freno alla tua curiosità, ma di ottimizzare il tempo che hai rispetto alle tue necessità professionali.
Consiglio numero 2: tratta le soft skill come hard skill. Hai presente le famose “competenze trasversali” di cui si parla spessissimo nei vari carreer day? Sono loro le soft skill: caratteristiche legate agli interessi individuali e alle abilità naturali di ognuno di noi. Sono sempre più centrali nel mondo del lavoro e, proprio per questo, dovremmo cominciare a coltivarle esattamente come facciamo con le competenze tecniche, ovvero le hard skill. Autonomia, capacità di adattamento, organizzazione, creatività e propensione all’aggiornamento sono caratteristiche che ci danno una marcia in più e che aiutano a portare avanti un apprendimento professionale costante, attivo e solido. Non sottovalutiamole.
Consiglio numero 3: esplora aree affini alle competenze che vuoi acquisire. Quando tentiamo di imparare qualcosa di nuovo non ci rendiamo conto che il nostro obiettivo finale è in realtà un puzzle e che ogni competenza che vogliamo acquisire è composta da tante, piccole, skill secondarie. Secondo il principio degli alberi delle abilità, per ottenere una nuova skill dobbiamo scomporla in tanti pezzi quante sono le nozioni, le regole e le procedure che la riguardano. Facciamo un esempio: se voglio imparare a scrivere un testo in inglese, dovrò prima conoscere il lessico e la grammatica e poi mettere insieme queste nozioni in una singola frase. Se parto cercando di scrivere un trattato… potrebbe non andare benissimo, ecco.
Consiglio numero 4: alterna studio e pratica su argomenti diversi ma con punti in comune. Il principio alla base di questa pratica è quello dell’effetto interleaving di cui abbiamo parlato qualche puntata fa. Concentrarci su argomenti diversi, che appartengono però allo stesso ambito, diminuisce la noia e stimola la creazione di collegamenti tra un argomento e l’altro. In sostanza: impari più cose, più facilmente.
Consiglio numero 5: non dimenticarti dello spacing. Arrivati a questo punto del podcast dovresti aver intuito quanto bene voglio a questo concetto, ma preferisco ripeterlo. Per assorbire davvero un argomento dobbiamo lasciarlo sedimentare nella memoria a lungo termine. Se fai studio e pratica un po’ alla volta, coprendo periodi di tempo lunghi, il cervello metabolizza meglio, crea connessioni con altre informazioni e consolida le conoscenze durante il sonno. Insomma, il punto è: fai della tua formazione un’abitudine costante e i risultati non tarderanno. E anche oggi credo di averti inondato di informazioni e concetti che avrai bisogno di digerire… ti lascio un po’ di tempo per chiarirti le idee. Noi ci rivediamo alla prossima puntata con un approfondimento sulla formazione personale! A presto!
di 5