
L'agenda non basta
Scopri perché gli spazi vuoti non devono farti paura
10min

Scopri perché gli spazi vuoti non devono farti paura
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Episodi di Ritrova il tuo tempo
Possiamo riempire l'agenda con mille impegni e sentirci comunque vuoti. Possiamo pianificare tutto nel minimo dettaglio, ma non vivere niente per davvero. Perché non è solo questione di organizzazione. Quello che ci serve davvero è una direzione. Ciao amici, sono Giuseppe Castagna. Bentornati nel mio corso di formazione in formato podcast. Ricordo ancora il momento in cui ho avuto la mia prima vera agenda. È successo più o meno 15 anni fa, quando ho iniziato a lavorare prima come praticante, poi come avvocato. E me la ricordo ancora questa agenda, era rossa, con la copertina in pelle, con scritto Agenda legale e il nome dell'avvocato del mio Dominus di allora stampato in lettere dorate. Ciò che non sapevo ancora è come quel piccolo, semplice oggetto avrebbe completamente stravolto la mia vita. Perché è la prima cosa che si fa quando si prende un'agenda è usarla male. Si inizia a riempirla di cose, si inizia a riempirla di appunti, si inizia a riempirla di cose da fare, to-do's come direbbero gli americani. E subito si perde quello che è il vero senso di quello strumento di cui parleremo tra poco. Ma almeno per quanto riguarda la mia di esperienza, l'agenda era anche la controprova del mio successo lavorativo. Vedere l'agenda vuota mi faceva pensare di non essere un professionista sufficientemente impegnato, o sufficientemente bravo, sufficientemente di successo. E questa è una cosa che alcune volte mi succede ancora adesso. Mi è rimasto quell'attaccamento, quella piccola ansia nel dire “oddio non ho abbastanza udienze”, oppure non ho abbastanza appuntamenti. E col tempo quell'agenda, prima cartaccia, poi molto in fretta diventata digitale, sono sempre stato molto attento alle evoluzioni tecnologiche o a modi per semplificarmi almeno un minimo la vita, era diventata un posto dove scaricare tutte le idee, tutto quello che mi veniva in mente. E soprattutto era diventata un posto dove c'era confusione, dove non riuscivo a capire cosa dovessi fare e quando. E quindi un bel giorno ho realizzato, forse l'avevo letto su un libro o visto su un video di YouTube, che l'agenda serve unicamente a segnare gli appuntamenti. Cosa fare, dove farlo e a che ora farlo, né più né meno. Tutto il resto deve sparire da quello strumento. E quindi dopo il mio primo approccio con l'agenda è arrivato il mio primo approccio con la pianificazione. Ho iniziato man mano a creare strumenti, framework, modalità, per organizzare in maniera sempre più dettagliata tutto il mio tempo. Perché, oramai l'avrete capito, il tempo per me è centrale nella mia vita. La paura del tempo che passa, di cui parleremo tra qualche puntata, veniva in qualche maniera attenuata da quella sensazione di controllo e quasi di onnipotenza che avevo e che provavo ogni volta che riuscivo a organizzare, a incastrare, a infilare quante più cose possibili in una specifica giornata. Finalmente, alla tenera età di 33 anni circa, ero diventato efficiente. Riuscivo a prevedere e programmare in quale esatto minuto di quell'esatto giorno sarei andato a pranzo o a cena con quegli amici. E potete immaginare che il risultato nel giro di qualche tempo non è stato esattamente grandioso. Sono arrivato al punto di passare un sacco di tempo a programmare e a rifinire per poi trovarmi, sistematicamente, a sforare gli orari, a riorganizzare, a rispostare. Insomma, anziché fare qualcosa di veramente costruttivo e di valore per me, mi trovo a spendere un sacco di tempo a programmare come fare qualcos'altro. E lì ho capito che saper pianificare non significa saper scegliere e che il rischio, che per me era diventato una certezza, è che essere super efficienti ti porti ad esserlo in cose completamente inutili. La mia efficienza per un sacco di anni è stata un'efficienza completamente fine a sé stessa. E questo sicuramente non mi faceva stare bene, tutt'altro. E quindi a un certo punto mi sono dovuto fermare. Mi sono dovuto chiedere ma perché sto facendo tutto questo? Perché sto riempiendo così tanto le mie giornate? Ma soprattutto perché il risultato è che sto così male? Perché molte volte noi ci concentriamo sul fare qualcosa o sul cercare di migliorare qualche aspetto della nostra vita e continuiamo a testa bassa con i paraocchi avanti fino all'infinito senza stare attenti al risultato e alle sensazioni che quella nostra azione sta producendo. Perché poi ogni azione produce una reazione soprattutto nel nostro corpo e nella nostra mente. E quindi è importante fermarsi a sentire molte volte. E quando ho iniziato a sentire veramente le mie emozioni, le mie sensazioni, quando ho iniziato a vedere anche le occhiaie che mi si formavano sotto gli occhi, lì ho iniziato a capire che ciò che è davvero importante, oltre all'efficienza, all'organizzazione, all'agenda e soprattutto alla visione, perché se prima di usare un qualsiasi strumento, anche banale come un'agenda, un semplice calendario, non capiamo qual è la direzione verso la quale vogliamo andare, non riusciamo a chiederci quali sono i nostri valori e non riusciamo a stabilire delle priorità, quello strumento non serve assolutamente a niente. La domanda che devi porti è dove stai andando davvero? Perché se speri che l'agenda ti dia la rotta, stai sbagliando completamente la funzione di quello strumento. L'agenda non dà la rotta, l'agenda segue la rotta. E nel momento in cui mi sono reso conto di tutto questo, e mi piacerebbe dire che sia stata un'illuminazione tipo Buddha che raggiunge il nirvana, ma no, ha richiesto delle settimane o dei mesi addirittura, ma nel momento in cui l'ho capito, ho iniziato a farmi la domanda seguente, ovvero sì o no? Perché ogni impegno che noi mettiamo nell'agenda, ogni volta che scriviamo qualcosa su quel calendario o lo digitiamo al giorno d'oggi, noi stiamo facendo una scelta. Perché ogni volta che noi diciamo sì a qualcosa, automaticamente stiamo dicendo no a qualcos'altro. Ogni volta che scegliamo di impegnare o allocare, come mi piace dire nella mia organizzazione a blocchi, quella specifica ora per quello specifico compito, stiamo automaticamente escludendo qualcos'altro. Ogni volta che decidiamo di lavorare quell'ora extra alla sera, stiamo escludendo del tempo con la nostra famiglia. Ogni volta che decidiamo di passare nel tempo con la nostra famiglia, di fare una passeggiata o di andare ad allenarci, stiamo automaticamente escludendo il lavoro. E questo è il bello, o anche il brutto, un po' dal mio punto di vista, della condizione umana. Il nostro tempo è unico e irripetibile. E uniche e irripetibili sono le scelte che noi facciamo quando decidiamo a quale attività o cosa fare di quel nostro tempo. E quella domanda si e no mi ha portato a elaborare altre due idee che condivido con voi oggi. E che quando noi diciamo no, il no diventa una difesa. Il no diventa un baluardo che protegge la nostra vita. Perché ogni volta che noi diciamo no a un qualcosa che non vogliamo veramente fare o che staremmo facendo per qualcun altro, della quale non siamo convinti, stiamo letteralmente salvando un pezzo della nostra vita. Stiamo salvando un pezzo del nostro unico e irripetibile tempo in questo mondo. E quindi quello che ti dico è, quando ti stai chiedendo se vuoi fare qualcosa o qualcuno ti chiede di fare qualcosa, ricorda che se dici no, stai facendo un gesto eroico. Stai letteralmente cambiando e plasmando la tua esistenza. Ma poi anche sul sì ho elaborato un concetto. Ovvero, ogni volta che decido di fare qualcosa, decido di prendere un grosso pezzo della mia vita e dedicarlo a quell'attività o a quella persona, deve essere un sì, cazzo. Deve essere una scelta che mi porta alla fine della mia giornata a dire ok, sono stanco, distrutto, oppure sono riposato e rilassato ma ho impegnato la mia vita e il mio tempo in una maniera che mi dà soddisfazione. Posso guardare serenamente al giorno passato, alla settimana, al mese, all'anno e dire ok, è passato un altro giorno, un'altra settimana, un altro mese, un altro anno, ma sono passati bene. Sono passati come io volevo e come io ho scelto. Perché se non raggiungiamo questa consapevolezza, non raggiungiamo questa autonomia emotiva e mentale nel decidere come impegnare il nostro tempo, il rischio è che riempiamo la nostra agenda per non sentire. Il rischio è che riempiamo le nostre vite di cose delle quali alla fine non ce ne frega veramente niente soltanto per scappare da quella sensazione inesorabile che il tempo sta passando. Soltanto per scappare dai nostri pensieri. Soltanto per scappare da sensazioni che in realtà fanno parte della nostra vita e dalle quali non possiamo scappare. Perché da te stesso non scappi neanche se sei di Merckx. Quindi ogni volta che scegli, anche se vedi gli spazi vuoti, non ti far venire l'ansia come ancora molte volte capita a me. Gli spazi vuoti sono spazi dedicati ad altro, sono spazi dedicati a vivere la vita per quello che è, per quello che viene, a vivere la vita come un qualcosa che accade, non come un qualcosa che necessariamente dobbiamo scegliere. Quegli spazi vuoti vanno accettati perché la nota vive anche del silenzio che la uccide. Quindi prima di pianificare, fermati e chiediti. Questa cosa che sto facendo mi porta dove voglio andare? Ci sentiamo nella prossima puntata.