Mindfulness e relazioni: come creare connessioni più profonde
Migliora le tue relazioni con la potenza dell'ascolto attivo, dell'empatia e dell'intelligenza emotiva grazie alla mindfulness
10min
Migliora le tue relazioni con la potenza dell'ascolto attivo, dell'empatia e dell'intelligenza emotiva grazie alla mindfulness
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Episodi di Pillole di Mindfulness
Ciao e bentornata (o bentornato) su “Pillole di Mindfulness”! In questo episodio parleremo di come la mindfulness può migliorare le nostre relazioni. Sì, perché questa pratica ci permette non solo di comprendere meglio noi stessi, ma anche gli altri.
Piccolo ripasso: nell’episodio precedente abbiamo visto come la pratica della mindfulness sia fondamentale per conoscere meglio se stessi e per prendere consapevolezza delle proprie emozioni. Oggi andiamo oltre: vediamo come e perché questa consapevolezza può aiutarci a sviluppare relazioni migliori.
Come di consueto, prima di entrare nel vivo dell’argomento, introduciamo il tema con le parole di alcuni dei più grandi autori di questo filone. Secondo Jon Kabat-Zinn, "La mindfulness non riguarda solo la riduzione dello stress e il miglioramento della concentrazione. Si tratta di scoprire chi siamo veramente e di vedere con maggiore chiarezza il modo in cui ci relazioniamo con gli altri e con il mondo."A questo si aggiungono le parole di Eckhart Tolle, secondo cui "La presenza mentale è il modo più profondo di connettersi con gli altri e con noi stessi.”
Se ci pensiamo un attimo è piuttosto intuitivo capire perché. Praticando la mindfulness, impariamo la presenza mentale, impariamo a non reagire automaticamente agli stimoli esterni, impariamo a non giudicare, impariamo ad accogliere. Impariamo a riconoscere le nostre tensioni interiori e a dare loro un nome. È facile capire come queste qualità possano effettivamente migliorare le nostre relazioni, siano esse professionali, di amicizia o intime.
Entriamo ora più nel merito della questione.
In un contesto di relazione, la mindfulness si manifesta attraverso tre elementi chiave: l’ascolto attivo, l’empatia e l’intelligenza emotiva. Tre caratteristiche fondamentali per coltivare relazioni sane e significative, tre caratteristiche interdipendenti che possono essere sviluppate o potenziate attraverso la pratica della mindfulness.
Iniziamo cercando di capire cos’è l’ascolto attivo. Gli psicologi Carl Rogers e Richard Farson hanno introdotto questo termine per la prima volta nel 1957, descrivendolo come una pratica di ascolto coinvolto e profondamente interessato. L'ascolto attivo è una qualità fondamentale per comunicare in modo efficace, e di conseguenza per costruire relazioni significative. Si tratta di prestare attenzione completa e genuina all'interlocutore, senza giudizio e senza interruzioni. Quando ascoltiamo in modo attivo entriamo quindi in uno stato di presenza e attenzione consapevole, lasciamo da parte pregiudizi e pensieri inopportuni, siamo in grado di cogliere i messaggi verbali e non verbali dell'altro, di metterci nei suoi panni e rispondere in modo empatico ed efficace.
La mindfulness può rafforzare la nostra abilità di ascolto attivo in diversi modi. Innanzitutto, la pratica della mindfulness ci aiuta a sviluppare la presenza mentale, che è un prerequisito fondamentale per l'ascolto attivo. Quando siamo consapevoli del momento presente, possiamo prestare attenzione al nostro interlocutore senza lasciarci distrarre dai pensieri, dalle emozioni e dagli stimoli che provengono dall’esterno, come ad esempio una notifica. Inoltre, la mindfulness ci insegna ad accettare senza giudizio le nostre esperienze, il che si traduce in una maggiore apertura e tolleranza verso le opinioni e le emozioni degli altri.
È facile notare come ascolto attivo ed empatia vadano di pari passo. Solo ascoltando attivamente l’altro possiamo realmente comprendere chi è ed entrare in connessione con lui o lei. Non si può praticare l’ascolto attivo se non si ha la sincera volontà di capire l’altro.
L'empatia è infatti la capacità di mettersi nei panni degli altri, di comprendere e condividere i loro sentimenti ed emozioni. È una componente fondamentale delle relazioni umane, poiché ci permette di connetterci con gli altri su un piano più profondo.
Uno degli errori più comuni quando si parla di empatia è credere di poter togliere le nostre lenti e guardare la realtà attraverso le lenti di qualcun altro. Beh… non è così che funziona, semplicemente non possiamo. Quello che possiamo fare è accogliere i diversi punti di vista delle persone, anche quando sono diversi dai nostri. Non potremo mai togliere le nostre lenti e indossare le lenti di un altro, però possiamo chiedergli: "Dimmi di più. Cosa stai pensando? Cosa provi?" e rispettare la sua prospettiva come una verità completa, non una versione scadente della nostra verità.
Anche in questo caso, la mindfulness può essere utilissima. Ci aiuta a sviluppare una maggiore tolleranza ed accettazione delle differenze. Quando pratichiamo la mindfulness, impariamo a osservare i nostri giudizi e preconcetti senza identificarci con essi. Questa abilità ci permette di vedere gli altri come individui unici e preziosi, anziché etichettarli o categorizzarli in base alle nostre aspettative e convinzioni. Quando siamo aperti e accettiamo le differenze, possiamo costruire relazioni più autentiche e armoniose.
L'empatia è inoltre un concetto centrale nella teoria dell'intelligenza emotiva dello psicologo Daniel Goleman.
Il concetto di intelligenza emotiva è stato però introdotto dai professori Peter Salovey e John Mayer nel 1990, in un articolo sulla rivista “Imagination, Cognition and Personality”. I due esperti intendevano l’intelligenza emotiva come “la capacità di controllare i sentimenti e le emozioni proprie e altrui, distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”.
L'intelligenza emotiva si riferisce quindi alla capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri. Le persone con un'alta intelligenza emotiva sono in grado di adattarsi alle diverse situazioni, risolvere i conflitti e comunicare efficacemente con gli altri. La mindfulness può contribuire significativamente allo sviluppo di questo tipo di intelligenza. Vediamo come.
Innanzitutto, la mindfulness ci aiuta a riconoscere e accettare le nostre emozioni. Quando pratichiamo la mindfulness, impariamo a osservare i nostri pensieri ed emozioni senza attaccarci a essi o giudicarli. Questa abilità ci permette di sviluppare una maggiore consapevolezza delle nostre reazioni emotive e di comprenderne le cause. Questa consapevolezza ci rende anche più sensibili alle emozioni altrui e ci permette di accedere ad un livello superiore di compassione e comprensione dell’altro.
Un altro aspetto importante dell'intelligenza emotiva è la regolazione emotiva, ovvero la capacità di gestire e modulare le proprie emozioni in modo appropriato. La mindfulness può aiutarci a sviluppare questa abilità, poiché ci insegna a riconoscere le nostre emozioni e a rispondere a esse con consapevolezza e intenzionalità. La regolazione emotiva ci permette di gestire i conflitti e le tensioni in modo più efficace, evitando di reagire impulsivamente o di fuggire dalle situazioni difficili. Quando siamo in grado di mantenere la calma e la presenza mentale anche in situazioni emotivamente cariche, possiamo comunicare con gli altri in modo più efficace e risolvere i problemi in modo più collaborativo.
In sintesi, la mindfulness può avere un impatto significativo sul miglioramento dell'ascolto attivo, dell'empatia e dell'intelligenza emotiva nelle nostre relazioni. Attraverso questa pratica impariamo a essere presenti durante le nostre conversazioni, sviluppiamo la capacità di riconoscere e gestire le nostre emozioni e quelle degli altri, sviluppiamo maggiore tolleranza, e comprendiamo meglio il punto di vista altrui. Questo, a sua volta, porta a relazioni più profonde, più autentiche e più gratificanti.
Quando, al contrario, non applichiamo la mindfulness alle nostre relazioni, possiamo essere facilmente distratti dai nostri pensieri, dalle nostre preoccupazioni e aspettative, e diventa difficile stabilire una connessione autentica e profonda con l’altro. Inoltre le emozioni possono essere gestite in modo inefficace, potremmo reagire impulsivamente alle situazioni e alle provocazioni. Questo può portare a un circolo vizioso di conflitti e tensioni, in cui le emozioni negative vengono amplificate e le emozioni positive vengono soffocate.
E non è questo ciò che vogliamo dalle nostre relazioni, non è vero?
Molto bene, quindi l’esercizio che ti proponiamo oggi è un esercizio di ascolto attivo. Per questa settimana, cerca di applicare l’ascolto attivo in ogni conversazione. Fallo in questo modo.
Quando parli con qualcuno, innanzitutto metti il telefono da parte. Sforzati di guardare negli occhi la persona che ti parla. Se non ci riesci, cerca comunque di non far vagare lo sguardo da una parte all’altra. Se hai la tentazione di interrompere chi ti sta parlando, conta nella mente fino a 5 senza perdere il filo del discorso. Segnati mentalmente i punti su cui desideri controbattere, ma non farlo finché l’altro non avrà finito di esporre un concetto. Se l’altro ha appena esposto un concetto piuttosto articolato, cerca di parafrasarlo con parole tue: ci sarà più chiarezza tra di voi e ti assicurerai di aver capito bene. Comunica al tuo interlocutore che lo stai ascoltando con attenzione tramite il linguaggio del corpo: tieni le mani ferme in grembo, siediti con la schiena protratta leggermente in avanti. Se una persona parla di sé, evita di contrattaccare parlando di te a tua volta: non è una gara! Resta concentrato sull’altro, cercando di immedesimarti nella sua situazione e trovando punti d’incontro. Solo dopo, se necessario, potrai trasmettere empatia parlando della tua situazione.
Questa settimana ti consigliamo due letture. Le trovi entrambe qui su 4books. La prima è “Le Parole Sono Finestre [Oppure Muri]”, dello psicologo Marshall B. Rosenberg. Questo libro ti insegnerà le basi della comunicazione non violenta e a praticare empatia e ascolto attivo nelle tue conversazioni. Il secondo libro è “Mindful Relationship Habits” che ti insegnerà a sviluppare empatia e ascolto attivo con il tuo partner, e a portare quindi la mindfulness all’interno della coppia.
Anche per questo episodio siamo arrivati alla fine. Oggi abbiamo visto come intelligenza emotiva, empatia e ascolto attivo sono 3 aspetti interdipendenti della mindfulness che possono migliorare di molto le tue relazioni.
Ora la palla ce l’hai tu. Metti in pratica questi insegnamenti e noterai dei risultati strabilianti. Al prossimo episodio!