Il linguaggio inclusivo
Cambia il tuo modo di parlare per migliorare la società in cui viviamo
8min
Cambia il tuo modo di parlare per migliorare la società in cui viviamo
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Eccoci qui per parlare di questo nuovo corso in formato podcast chiamato Inclusione a parole. Salve, sono Marcella Loporchio e vi accompagnerò in questi bellissimi incontri dove partendo dal linguaggio inclusivo, ancor meglio dal linguaggio adattivo, andremo avanti in tutte quelle che sono delle caratteristiche che afferiscono al magico mondo del tanto ormai conosciuto e forse ancora poco riconosciuto diversity, equity ed inclusion. Sono una consulente aziendale e mi occupo da sempre delle tematiche che vanno nella direzione del rispetto delle persone. Io credo che le parole abbiano sempre un senso e un significato, pertanto quel famoso proverbio che mi hanno inculcato e fatto imparare già dalle scuole elementari è una cosa che mi ha contraddistinto da sempre. Quale? Prima pensa, poi parla, perché “parola poco pensata potrebbe portare poco piacere". Era anche uno scioglilingue in quanto da piccola io avevo la cosiddetta polpetta in bocca e questo mi creava non pochi problemi, soprattutto in alcuni ambienti. Ma che cosa vuol dire? Questo linguaggio inclusivo che non vi vada a rimandare immediatamente al non si può più dire niente, mannaggia, noi donne soprattutto quanto ne vogliamo. No, assolutamente no, non vuol dire questo. Vuol dire imparare a comunicare con tutte le persone, soprattutto andando a rispettarle e andando a considerare quelle che possono essere delle situazioni sgradevoli. Facciamo un esempio. I termini possono sempre ricondurre a quelli che sono dei pregiudizi, degli stereotipi. Quindi, più che dire gli uomini di successo e le loro mogli, magari potremmo iniziare a dire le persone di successo e i loro partner o le loro partner. Quando noi andiamo a cambiare quello che è un mood, il mood classico che magari vede da un lato l'uomo che deve sempre essere dedito all'eterosessualità e a ricoprire ruoli che strong, e le donne invece accanto, magari un passo indietro, ma che comunque sono lì a prendersi cura, beh forse potremmo anche cambiare questo stereotipo e non andare sempre a dire le segretarie e i boss. Non vi ricorda tanto una canzone di altri tempi? Il linguaggio inclusivo è una forma di comunicazione, è un modo di parlare rispetto alle diversità delle identità umane, che vada oltre quello che può essere il genere, quello che può essere un'etnia, una disabilità; è andare in una direzione, promuovere un ambiente in cui ogni persona si senta rappresentato. Ebbene, riflettiamo su questo. La parola persona… quanto ci può essere utile proprio in questa direzione? Cambiando pochissimo possiamo andare in una direzione veramente inclusiva. Quando noi andiamo a dire “i poliziotti stanno facendo il loro lavoro”, che cosa andiamo a identificar? Quasi prevalentemente che siano uomini. Ma se noi dovessimo dire le forze dell'ordine stanno facendo il loro lavoro, il marito e la moglie sono in vacanza? Ah vabbè Marcella su questo non c'è niente di male, e diamo per scontato sempre che siano marito e moglie, ma se noi vogliamo adottare un linguaggio che sia veramente adattivo e inclusivo, forse dovremmo dire i partner sono in vacanza. Questo non vi suona come un riconoscere le diverse forme di relazione? E poi nel momento in cui noi andiamo a definire degli standard, quale può essere sei una femminuccia, che è una battuta comune, che se viene rivolta sia al genere femminile che al maschile può essere molto, molto, molto offensiva e di solito fa riferimento a quel momento nel quale si manifesta un'emozione attraverso il pianto o un particolare modo di non sentirsi più adatti in quel momento. Se noi non vogliamo offendere la persona che abbiamo di fronte ma vogliamo utilizzare un linguaggio per fargli capire che siamo vicini, che anzi vogliamo sorreggerla, forse dovremmo dire cavolo quanto sei sensibile e quindi non andiamo più a dire la connotazione negativa che va al genere. Qual è la sintesi di tutto questo? Nel momento in cui uno vuole anche farle le cose si deve riuscire a mettere in gioco, deve capire che deve superare quella famosa resistenza al cambiamento che va a modificare quindi quelle che sono le abitudini linguistiche. A volte può essere complicato trovare delle alternative appropriate in determinate situazioni quotidiane, soprattutto se non siamo abituati a pensare in un modo inclusivo o anche a creare quel momento di attesa in una parafrasi di una frase. È impossibile non commettere errori, chiunque di noi li fa, ma l'importante è che nel momento in cui qualcuno ce li fa notare non li prendiamo come un attacco di tipo personale, quasi a dire che non si può più dire niente. Se qualcuno vi dice un qualcosa di spiacevole non sentitevi offese o arrabbiate immediatamente, riflettete, respirate prima di rispondere. E poi, punto numero uno, chiedete chiarimenti. Quindi: cosa intendevi dire? Spesso le persone non si rendono conto veramente di quello che dicono e dell'impatto delle loro parole. Seconda cosa, esponete quello che è il vostro disagio, perché quella frase è problematica e poi quella battuta potrebbe sembrare offensiva per alcune persone, tra queste mi sono sentito offesa anch'io. Ultimo ma non ultimo, essere pazienti ed empatici, e magari andare a offrire delle alternative, far sentire come vorremmo che la frase fosse elaborata nei nostri confronti. In conclusione, adottare un linguaggio inclusivo è fondamentale per far sì che comunque si vada veramente verso quella società che vogliamo, che sia più equa, più rispettosa, per cui insieme noi possiamo sempre fare la differenza.