
Maternità
La prima di due lezioni sulla genitorialità, per capire le sfide da affrontare e come superarle
8min

La prima di due lezioni sulla genitorialità, per capire le sfide da affrontare e come superarle
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Bentornati e bentornate a una nuova lezione del corso in formato podcast inclusione a parole, il luogo dove il linguaggio si trasforma per abbracciare ogni voce. Sono Marcella Loporchio e oggi inizierò un viaggio che sarà in due puntate, perché quando si parla di genitorialità, indipendentemente da tutto, a me piace anche distinguere da quelle che possono essere le criticità della maternità in quanto tale, ma non andare assolutamente a trascurare quello che è il valore di una paternità, di cui parleremo nel prossimo nostro episodio. Scoprire di essere incinte per delle donne può essere una gioia, così come può essere un momento di grande smarrimento, ma se noi facciamo un salto indietro e andiamo nell'immaginario comune, la donna nasce e già ha un suo etichettamento, perché le femminucce si devono comportare bene, perché comunque devi imparare a pulire casa, ad accudire, a prenderti cura. Non fare il maschiaccio, mi raccomando. E poi sai che in un futuro nella tua carriera va tutto bene, ma forse è preferibile che tu scelga un posto di lavoro che ti permette poi di conciliare la famiglia, perché che cosa se ne deve occupare tuo marito, il tuo compagno? In una società molto evoluta si potrebbe dire anche la tua compagna, ma lasciamo perdere, rimaniamo su un discorso di tipo tradizionale, perché le identità di genere seguono una loro definizione sulla quale io credo che bisogna prestare una grandissima attenzione e dare una grandissima informazione, perché vige forse più che in altri campi una grande ignoranza. Quindi, la scoperta della maternità porta delle sfide significative di tipo trasformazionale a livello fisico, a livello proprio di umori e quant'altro, ma c'è una questione, come conciliare la carriera con le nuove responsabilità familiari, perché gioco forza la maternità per quei cinque mesi, diciamo che il parto in quanto tale è ancora legato alla donna, dico ancora legato alla donna perché non so se avete letto che c'è stato un caso, sembra negli Stati Uniti, in cui un uomo ha partorito avendosi fatto impiantare quello che erano gli organi femminili. Ma ritorniamo a noi in questo, quindi cosa si fa? La maternità può essere vista come un ostacolo alla crescita professionale e questo di conseguenza porta a fare delle scelte lavorative in un senso di privazione. Le aziende non sempre offrono politiche adeguate per supportare le neomamme, qui apriremo l'argomento di quella che è la certificazione di parità di genere che va anche a favore di tutto questo. Ma la questione qual è? Ci sono anche delle difficoltà di tipo oggettivo, quelli che sono i permessi, quelle che sono anche le necessità dei figli e delle figlie che non hanno certo scelto di venire al mondo ma che comunque hanno delle loro esigenze. Quindi la mancanza di un supporto molte volte quando non si ha vicino a sé quello che può essere un supporto, un sostegno di tipo familiare piuttosto che la possibilità anche di andare a poter usufruire di quelli che sono dei supporti e sostegni a pagamento lì dove ci sono, si può tradurre tutto questo in discriminazione sul lavoro perché le assenze per maternità in alcuni casi vengono viste come un onere. Mi è capitata un'azienda in cui mi dicevano che non avevano nulla contro le donne ma purtroppo smarcano i figli. Peccato che mi avessero convocato per promuovere il welfare aziendale. Ma in tutto questo dopo la nascita di un bambino molte donne raccontano anche storie molto gravi, quindi delle conseguenze lavorative, quindi non trovano quello che è il loro posto di lavoro. Ma ci sono anche quelle che sono le motherhood penalty, cioè il fatto che le madri a volte guadagnano di meno rispetto alle donne senza figli che comunque hanno anche altre discriminazioni perché ora si sta andando tutto nella direzione della donna, famiglia, figli, prendersi cura, conciliazione, maggiori permessi, quello che sia e si rischia in molti ambienti andare a creare delle discriminazioni al passato. Certo estendere il congedo di paternità potrebbe aiutare a distribuire equamente i compiti di cura. Le domande sulla maternità se ve le fanno durante i colloqui, fuggite a gambe levate, ma anzi prima di fuggire mi raccomando andate a dire molto chiaramente questa domanda non è pertinente ai fini della mia valutazione professionale e dato che quando ci si presenta a un colloquio bisogna essere molto preparati sull'azienda nella quale si va, andate a vedere se è certificata per la parità di genere perché in quel caso ha in home page sul sito anche diciamo a volte sui social network apposto quello che è la propria politica per la parità di genere e c'è 99 su 100 quello che è un vademecum delle domande che non possono essere fatte e delle discriminazioni che non possono essere adottate. In pole position non fare domande sulla vita personale e soprattutto non andare a chiedere se ti vuoi sposare, vuoi avere dei figli, eccetera eccetera eccetera. Le politiche aziendali dovrebbero incentivare la pratica che vada verso la maternità ma anche verso i congedi di tipo parentale o cercare di favorire che ci sia una co-genitorialità in quello che è la cura di un figlio e di una figlia. Certo promuovere politiche aziendali inclusive e sostenere la genitorialità condivisa ha anche da questo punto di vista un costo e su questo non ci dobbiamo nascondere. Non siamo una nazione che ha poche tasse. Il costo del lavoro è molto alto ma tutto ciò che si apprende o comunque il desiderio di poter diventare madri così come il desiderio di non diventare madri devono rientrare in una libertà di scelta, in una libertà di consapevolezza che io posso fare ciò che voglio e che un figlio o una figlia non deve essere la fine delle mie ambizioni e non deve assolutamente o annullarmi o comunque privarmi di tutto perché poi oggi io magari ho possibilità di fare carriera e l'azienda mi deve garantire tutto questo oggi come domani. Andate a vedere lì dove ci sia una promozione in atto anche quando siete incinta. Se ve lo rifiutano potete anche andare a controbattere dicendo è la mia crescita professionale, non è la mia vita personale. Ricordatevi sempre che insieme possiamo fare la differenza.