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Multiculturalità e Intersezionalità
Scopri come valorizzare l’unicità di ogni persona nel mondo del lavoro
8min
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Scopri come valorizzare l’unicità di ogni persona nel mondo del lavoro
8min
Bentornati e bentornate a una nuova lezione del corso Informado podcast Inclusione a parole, il luogo dove il linguaggio si trasforma per abbracciare ogni voce. Sono sempre Marcella Loporchio con voi e sono la vostra host. Oggi vi porto in un viaggio molto affascinante perché parleremo di multiculturalismo e intersezionalità nel mondo del lavoro. Probabilmente la prima parola è quella maggiormente conosciuta, la seconda l'avrete sicuramente già incontrata lungo la vostra strada ma forse non ci avete mai neanche fatto caso. Immaginate l'azienda come un grande mosaico dove ogni tessera rappresenta un individuo unico con la propria cultura, le proprie esperienze, la propria identità e quindi comunque come tale deve essere rispettato perché, non ho sentito la vostra risposta, bisogna valorizzare sempre l'unicità delle persone in ogni contesto però comunque non tutte rose e fiori e soprattutto nel momento in cui c'è questo mosaico che ha diverse culture e diverse sfaccettature bisogna far sì che tutte queste tessere si incastrino perfettamente, altrimenti l'immagine che viene generata non è un'immagine armoniosa, che può piacere o non piacere poco importa. Quindi pensiamo che il multiculturalismo che oggi è presente da moltissime parti deve essere il valore aggiunto, il fatto che ci siano aziende dove magari lavorano persone di 49 etnie diverse all'inizio può creare un caos, ma questo è la generazione di posti che sono incredibili perché nel momento in cui noi andiamo a vedere l'interculturalità e quindi il dialogo che si genera tra diverse culture, diverse religioni, diverse etnie, noi facciamo sì che il multiculturalismo sia un qualcosa di celebrativo che può essere portato avanti attraverso magari un'organizzazione di eventi e quindi che vadano però nel rispetto di quelle che sono le singole culture e che puntino assolutamente, solo e unicamente, a quella che è una conoscenza dell'altra persona, altrimenti rischieremmo di andare a finire inevitabilmente in un ennesimo stereotipo. Perché se noi pensiamo a un collega o una collega che ci vuole far capire di com'è la cultura dell'inshallah a Joao del Brasile o nello stesso tempo anche il fatto di qual è una cultura di tipo giapponese e anche poi di quelle che possono essere i rispetti diversi, completamente diversi da noi, noi dobbiamo essere pronti e pronte all'ascolto attivo. Ma c'è un'altra cosa perché noi dobbiamo ricominciare a ragionare nei termini che non siamo solo una cosa, non siamo solo una donna, non siamo solo un uomo, non siamo solo un unicum, ma siamo un caleidoscopio e quindi nel momento in cui noi parliamo di intersezionalità andiamo a guardare oltre l'etichetta è semplice e a vedere come le diverse identità di una persona si intrecciano, influenzando una sua esperienza di vita lavorativa e di tipo personale. Per esempio nel momento in cui parliamo di, pongo il caso di una donna che può essere italo-argentina, può essere contemporaneamente lesbica e disabile, lei non è un singolo ambito di ognuno di quello che ho detto, ma è una intersezione.
L'intersezionalità nasce come termine che va a cercare di spiegare proprio nel momento in cui non ci si può definire solo e in un unico modo, quindi in questo è una parola magica. Poi andiamo sempre a capire un fatto. Quante volte riflettiamoci, ci dà fastidio che una persona che noi magari conosciamo in questo momento e va solo a vedere la cosiddetta punta dell'iceberg, ciò che è conveniente poi fondamentalmente, invece noi stiamo lì che diciamo ma porca miseria, ma vai a vedere tutto quello che è il mondo che sta sotto la superficie. E quindi magari potremmo aiutare queste persone che al momento sono un po' con dei prosciutti sugli occhi a vedere oltre. Ed è importante andare a superare quindi quello che è una barriera, che è di tipo culturale, di tipo linguistico e che può venire facilitato nei processi aziendali e non solo magari con la creazione di un dizionario aziendale collaborativo, dove ogni singola persona può andare ad aggiungere espressioni divertenti della propria cultura o anche che non lo sono ma cerca di spiegarle in un modo divertente agli altri colleghi e le altre colleghe. E poi il fatto che andare a creare le cosiddette giornate in cui uno si mette nei panni dell'altro o incominciano a crearsi delle situazioni un po' tra virgolette leggere che non vuol dire essere superficiali perché come quando dicono i meridionali “ah sei napoletana ma cavolo non sembri”, lavori non sei solo pizza e mandolino. Beh pensate un po' con delle etnie dove noi crediamo che in base a una determinata caratteristica sono tutti nello stesso modo. Le donne giapponesi sono timide poi le vediamo fare magari un karaoke, diciamo cavolo anche loro fanno questo. Beh quindi abbattiamo e superiamo quelli che sono i prosciutti e poi se vogliamo parlare effettivamente di una comunicazione rispettosa dobbiamo fare in modo che magari si vadano a creare quelli che sono degli scambi di ruolo di responsabilità all'interno di un contesto aziendale. Fare la settimana del se fossi in te è estremamente importante così come andare magari a fare una cosa che è veramente forte il cosiddetto muro dei pregiudizi. Ognuno scrive lì sopra un pregiudizio che ha superato e immaginate l'impatto di chi entra in un'azienda vede questo muro che viene continuamente alimentato si potrebbe pensare anche di non vedere qualcuno che scrive ma chiaramente di utilizzare degli strumenti che alimentano quotidianamente tutto questo. Quindi se da un lato noi andiamo a scrivere un vocabolario con quelle che sono parole, usi, e costumi per farli comprendere a tutti anche in una chiave goliardica, dall'altro andare a vedere come la conoscenza e l'intraprendenza e l'intersezione possano veramente migliorare l'ambiente nel quale viviamo e prendiamo consapevolezza di ciò che scriviamo lì. Ricordiamoci sempre che insieme facciamo la differenza.